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28
febbraio 1978-28 febbraio 2010
ROBERTO
SCIALABBA
uno
di noi
Sono passati 32 anni dall’assassinio di Roberto Scialabba per mano
dei fascisti dei Nuclei Armati Rivoluzionari.
Ucciso dai fratelli Fioravanti e Franco Anselmi nei giardinetti di
Cinecittà, per non aver fatto NULLA.
Roberto era lì a chiacchierare e fumare tra amici, ma il gruppo di
fuoco neofascista, che era andato a Cinecittà con lo scopo di sparare a
qualche comunista (girava una voce che gli autori di Acca Larentia fossero
di una casa occupata di quella zona; non trovandola spararono a caso
contro un gruppo di ragazzi che si trovava sulle panchine).
Roberto è stato ucciso a freddo, con due colpi alla nuca dopo esser
stato ferito.
I fascisti hanno sparato a casaccio, ma hanno lasciato a terra un compagno
vicino all’Autonomia Operaia.
La sua lapide in Piazza Don Bosco a Roma recita queste parole:
ROBERTO SCIALABBA
23 ANNI COMPAGNO RIVOLUZIONARIO ASSASSINATO IN QUESTA PIAZZA IL
28-2-78 DAI FASCISTI SERVI DEL REGIME.
LA NOSTRA LOTTA NON SI FERMERA I COMPAGNI CADUTI CI HANNO INSEGNATO
A NON FARCI TROVARE MORTI Roberto era per le strade a lottare contro i
padroni e i loro servi,
Roberto era per le strade per sovvertire questo paese,
Roberto era uno di noi e vive nelle nostre lotte.
28 FEBBRAIO 2010, ORE 17.
PRESIDIO IN PIAZZA DON BOSCO.
UN FIORE PER ROBERTO SCIALABBA
3 AGOSTO 2009 TORNA LIBERO FIORAVANTI
L'ASSASSINO DI ROBERTO SCIALABBA
pagina
curata da
(CIRCOLO DI INIZIATIVAPROLETARIA GIANCARLO LANDONIO
VIA STOPPANI,15 -21052 BUSTO ARSIZIO -VA-
(Quart. Sant´Anna dietro la piazzaprincipale) e-mail: circ.pro.g.landonio@tiscali.it)
Notizia ANSA delle 10.41 di oggi 3 agosto 2009: Fioravanti è
da oggi a tutti gli effetti un uomo libero. PENA ESTINTA. Questa è l'Italia del
potere fascio-piduista - democratico-borghese-banditesco-assassino, (dal famoso
detto proletario: borghese non mangia borghese) che commemora in maniera
ipocrita i morti del 2 agosto alla stazione di Bologna. Noi gridiamo a pugno
chiuso: GIUSTIZIA PROLETARIA senza dimenticare mai e poi mai; Roberto Scialabba
assassinato a Roma il 28 febbraio 1978 dall´infame "Giusva"
Fioravanti!!
ore 10.41
Per l'ex Nar scattato termine liberta' condizionata
(ANSA) - ROMA, 3 AGO - L'ex terrorista dei Nar Valerio Fioravanti e' a tutti
gli effetti un uomo libero. E' infatti scattato il termine di liberta'
condizionata. La conseguenza e' che la sua pena e' stata dichiarata estinta. A
confermare la notizia riportata oggi sul 'Corriere della Sera' e' l'avvocato
Michele Leonardi, che ha assistito l'ex terrorista condannato all'ergastolo per
la strage della stazione di Bologna e la moglie Francesca Mambro, anche lei
condannata per la stessa strage
.
---Roberto
Scialabba---
Scheda a cura di Andrea Barbera
BIBLIOGRAFIA:
«Lotta Continua», in particolare l'edizione romana del 2, 3
e 6 marzo 1978
La data del 28 febbraio 1978 per i fascisti di Roma ha un significato
particolare: ricorre il terzo anniversario della morte di Mikis Mantakas,
giovane appartenente al FUAN. Il 1978 si è aperto inoltre con un grave fatto di
sangue: il 7 gennaio, in un agguato teso da militanti di sinistra fuori della
sezione del MSI di via Acca Larentia al quartiere Appio-Tuscolano, vengono
uccisi due giovani militanti di destra cui se ne aggiunge un terzo caduto a
seguito degli scontri scoppiati con la polizia immediatamente dopo l'accaduto.
A Roma da un po' di tempo è attivo un gruppuscolo di fascisti particolarmente
agguerrito che rivendica le proprie azioni con la sigla NAR (Nuclei Armati
Rivoluzionari); tra le sue file spiccano elementi come Valerio e Cristiano
Fioravanti, Alessandro Alibrandi e Franco Anselmi. Essi sono decisi a
«ricordare» i recenti accadimenti. Tramite informative poco attendibili,
Valerio Fioravanti ritiene che a commettere l'agguato di Acca Larentia siano
stati gli occupanti dello stabile situato in via Calpurnio Fiamma, a Cinecittà.
La sera del 28 febbraio, tra le 23:10 e le 23:30 il gruppo, coadiuvato da altri
esponenti della destra romana, si reca presso lo stabile ma giunto là si
accorge che è chiuso; essi non sono a conoscenza che il giorno precedente, per
l'ennesima volta, la polizia aveva attuato uno sgombero contro gli occupanti. A
questo punto si recano in direzione della vicina piazza San Giovanni Bosco, i
cui giardinetti fungono spesso da ritrovo per molti compagni della zona.
Arrivati sul posto il gruppuscolo scende rapidamente dalla FIAT 132 chiara e, a
volto scoperto, irrompono nella piazza sbucando da cespugli vicini e fanno
fuoco quasi a casaccio. Nell'immediato parapiglia cade a terra, colpito al
torace, un giovane di 24 anni, Roberto Scialabba. Il ragazzo non è tuttavia
ancora morto quando Valerio Fioravanti a bruciapelo, DOPO ESSERGLI MONTATO
SOPRA, GLI SPARA ULTERIORI DUE COLPI ALLA NUCA.
Nella sparatoria rimane ferito anche il fratello di Roberto, Nicola, che
tuttavia riesce a fuggire e mettersi in salvo poiché i fascisti si allarmano
per l'arrivo di una macchina di passaggio. La spedizione di stampo squadristico
dura non meno di 5 minuti durante i quali non interviene alcuna volante. Spesso
in passato la piazza, che funge da punto oltre che di ritrovo per i compagni
della zona anche da luogo per lo spaccio di eroina, è «frequentata» dalla
polizia. I fascisti hanno quindi tutto il tempo per poter fuggire indisturbati.
Roberto giace ormai senza vita sulla ghiaia che ricopre il giardino della
piazza. Qualche ora dopo la sigla «Gioventù Nazional Popolare», dietro la
quale
si celano i NAR, si attribuisce con una telefonata al «Messaggero» la
responsabilità dell'attentato affermando di aver vendicato Acca Larentia. Il
giorno dopo però i vari quotidiani non fanno cenno della rivendicazione e
inseriscono l'omicidio, secondo anche quanto si apprende dalle notizie delle
indagini condotte dalla polizia, nel quadro di un regolamento di conti tra
bande diverse nell'ambiente del controllo del mercato dello spaccio
dell'eroina.
La «colpa» di Roberto era che, al momento del suo omicidio, aveva in tasca
qualche canna da fumare con gli amici. Fino al marzo del 1982, quando il
«pentito» Cristiano Fioravanti rivendicherà con chiarezza la paternità, sia
pur
non materiale, di quell'omicidio, gli esecutori per molti non hanno voluto
avere nome. Per anni Roberto è stato per la stampa uno spacciatore ucciso nella
guerra tra bande di quell'emarginata zona-ghetto di Roma. Non una sua parola
sul suo impegno politico, prima come militante di Lotta Continua, poi come
occupante attivo del centro sociale di via Calpurnio Fiamma.
In una scritta, quando il 30 settembre
di un anno prima era stato ucciso Walter Rossi, Roberto, pur non conoscendolo
direttamente, lo aveva così ricordato: «Una lacrima scivola sul viso, una
lacrima che non doveva uscire, il cuore si stringe, si ribella, i suoi tonfi
accompagnano slogan che si alzano verso il cielo "non basta il lutto
pagherete caro pagherete tutto"».
Così, all'indomani della morte, i compagni di Cinecittà lo ricordavano:
«Roberto era un compagno che lottava, come tutti noi, contro 'emarginazione che
Stato e polizia gli imponevano. E' caduto da aprtigiano sotto il fuoco
fascista».
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