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12 dicembre una data e un libro da non dimenticare
Quest’anno è stato lo sciopero degli autotrasportatori a far oscurare la memoria della data del 12 dicembre e della strage fascista di Milano del 1969, antesignana delle tante stragi che la sinistra rivoluzionaria definì di Stato a causa dei tanti intrecci e collusioni tra esecutori e mandanti: neofascisti, neonazisti, pezzi di servizi segreti, italiani, greci, CIA, NATO, uniti insieme nel cospirare in quella che fu definita la strategia della tensione e degli opposti estremismi, volta a cementare il dominio democristiano come baluardo del potere capitalistico e del mantenimento dell’Italia nella Nato e della NATO in Italia.
Una data quella del 12 dicembre che per molto tempo ebbe come parola d’ordine, scritta a chiare lettere sugli striscioni di movimento il : No alla repressione! e che vide sfilare per le piazze italiane centinaia di migliaia di giovani studenti , operai , intellettuali che sin dall’inizio gridarono forte l’innocenza di Valpreda e degli anarchici e la colpevolezza di fascisti , servizi segreti e lobby politico- industriali e militari .Gli stessi organizzatori occulti che trovammo coinvolti nelle stragi successive e che, in quelle degli anni 90, videro il coivolgimento diretto delle cosche mafiose, protette da un sistema politico clientelare e corrotto che, oggi nell’epoca della globalizzazione non ha motivo di essere connotato geograficamente, solo nelle regioni del Sud-Italia ma che si snoda dai Balcani alla Russia post-sovietica dalla Columbia fino a giungere in Cina
La verità è rivoluzionaria…
un libro che ha fatto la storia
LA STRAGE DI STATO controinchiesta
Edizioni la nuova sinistra / samonà e savelli
Fu grazie ad un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare che iniziando a lavorare il giorno dopo la strage di Milano del 12 dicembre 1969 e che mandarono in stampa il 13 maggio 1970 , solo sei mesi dopo quella che fu un capolavoro di controinchiesta e che permise di mettere in piedi la campagna per la liberazione di Valpreda e poi il mettere sotto inchiesta i veri esecutori e mandanti.
Un libro dedicato a Giuseppe Pinelli, ferroviere e a Ottorino Pesce , magistrato.
Il primo , ucciso da un finto suicidio, volato giù da una finestra della questura di Milano, durante un interrogatorio in cui si voleva a lui , anarchico, imputare la responsabilità della strage, l’altro il magistrato che rifiutando di essere il difensore degli interessi degli sfruttatori sugli sfruttati si schierò da parte degli ultimi, di coloro che debbono sempre soccombere e fu sin dal primo momento in prima fila a dichiarare l’innocenza dei “ sovversivi, rossi e maoisti, “ dalla accusa di essere i fomentatori di stragi di innocenti. Si trovò tutti contro nella sinistra ufficiale. Morì d’infarto dopo pochi giorni in seguito ad un vero e proprio linciaggio morale il 6 gennaio 1970.
BRINDISI E LA STRAGE DI STATO
Nelle controinchieste degli anni successivi ( vedasi quella condotta da Filippo Gaja con le edizioni IL MAQUIS, casa editrice a cui per un certo periodo uno dei nostri redattori collaborò ) venne alla luce il coinvolgimento degli uomini del neofascismo pugliese e brindisino nel supporto logistico e la partecipazione ai campi di addestramento nella Grecia dei colonnelli , da parte delle cellule neofasciste e neonaziste italiane .
Ma Brindisi divenne il luogo in cui il neofascista Franco Freda fu tenuto per un certo tempo in carcere e che poi scelse di risiedere con la sua convivente brindisina. Lo si può tranquillamente incontrare a passeggiare per il Corso o nei locali del centro da uomo libero, mentre sentenze ripetute hanno sì sentenziato che militanti di Ordine nuovo organizzarono la strage ma senza dare completa giustizia a quei morti innocenti di Milano e né quelle delle stragi successive che a essa seguirono generando quel clima di odio, rancore e rabbia che invelenì l’intera società italiana.
Attende ancor oggi giustizia Pinelli,… forse rileggendo quel libro e consigliando di leggerlo ai nostri figli sarebbe un passo utile.
La redazione dell’Archivio Storico Benedetto Petrone
archiviobpetrone@libero.it
13 Dicembre 2007