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Alberto Brasili
Alberto Brasili e la sua fidanzata Lucia Corna furono aggrediti alle 22.30 di
domenica 25 maggio 1975 in via Mascagni a Milano.
Cinque fascisti - Antonio
Bega, Pietro Croce, Giorgio Nicolosi, Enrico Caruso e Giovanni Sciabicco - li
avevano seguiti fin da piazza San Babila perchè erano vestiti da comunisti
e avevano osato sfiorare un manifesto del Msi. L'agguato scattò di
fronte alla sede provinciale dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia:
"Li ho sentiti arrivare quando erano ormai alle nostre spalle - raccontò
poi Lucia - e ho visto luccicare le lame dei coltelli. Uno dei cinque mi ha
afferrata e ha cominciato a colpirmi mentre gli altri si accanivano su Alberto."
Raggiunto da cinque fendenti a organi vitali, Brasili spirò poco dopo il suo
arrivo all'ospedale Fatebenefratelli con il cuore spaccato da una coltellata. E
Corna, colpita due volte all'emitorace sinistro, sfuggì alla morte solo perché
la lama aveva mancato il suo cuore di pochi centimetri.
"Il delitto -
scrisse il Manifesto due giorni dopo - è tanto più impressionante in
quanto ha chiaramente i connotati dell'azione terroristica. Alberto Brasili non
era un compagno conosciuto, era un lavoratore studente che frequentava le scuole
serali, l'ultimo anno dell'istituto tecnico industriale Settembrini, e il giorno
lavorava per per una ditta di antifurti elettrici, la Adt. Faceva questa vita
dall'età di 14 anni perché in famiglia c'era bisogno di soldi.
Brasili,
dichiararono preside, professori e studenti del Settembrini, era sicuramente di
sinistra e impegnato nelle lotte per il diritto allo studio. Nel 1970 aveva
partecipato all'occupazione della sua scuola per l' introduzione del biennio
sperimentale ed era anche stato identificato dalla polizia quando il Settembrini
fu sgomberato. Non per questo, però, era più conosciuto di altri, e poi di
giovani come lui in quegli anni a Milano ce n'erano decine di migliaia. E
allora, perché ucciderlo ?
"Non è - rispose Stefano Bonilli su il
Manifesto del 27 maggio 75 - come alcuni giornali hanno tentato di
accreditare, un errore di persona, è un delitto fascista che si lega
perfettamente al clima che la destra sta preparando in Milano in vista del
comizio di giovedi, anniversario della strage di Brescia. Per quel giorno il Msi
ha in programma di aprire la campagna elettorale con una manifestazione in
piazza degli Affari, a pochi metri da piazza del Duomo. Milano però ha negato
tutte le sue piazze ai fascisti per bocca del suo sindaco, il quale dopo
l'assassinio di Claudio Varalli aveva preso solennemente questo impegno. Questa
uccisione a freddo, apparentemente inspiegabile, - concluse il Manifesto - ha lo
stesso impatto psicologico di un attentato dinamitardo".