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DOPO
37 ANNI INAUGURATO PARCO PUBBLICO AD ADELCHI ARGADA
finalmente
dopo anni che abbiamo avuto sulla prima pagina dedicata alla memoria
abbiamo la soddisfazione di sapere che ad un compagno come Adelchi
l'amministrazione comunale ha dedicato a lui un luogo pubblico
l'APPELLO che avevano fatto PER
RICORDARE
Adelchi Argada
Invitiamo tutti ad aderire
all'appello dei compagni di Rifondazione di Lametia affinchè almeno una
strada sia dedicata al giovane antifascista ucciso nel 1974 nel nostro
Sud, a Lametia
La redazione dell'Archivio Storico
Bendetto Petrone
Dal lontano 1974 ci stiamo battendo affinché
venga intitolata una via di Lamezia Terme ad Adelchi Argada, giovane
militante antifascista barbaramente ucciso il 20 ottobre di quell’anno.
Nonostante, nel 1995 il consiglio comunale decise all’unanimità di
dedicare una via ad Adelchi a tutt’oggi quella decisione non è stata
rispettata. Abbiamo pensato di
proporvi
il testo di una mail da inviare al Sindaco di Lamezia Terme con la quale
chiedere che venga rispettata la delibera di quel consiglio comunale.
Allegato
troverete il testo, da sottoscrivere col
proprio nome e cognome (se volete anche a nome di associazioni, centri
sociali, organizzazioni sindacali, etc.), da inviare al sindaco
(eventualmente modificato, integrato, etc.).
Potete inviare la mail (solo l'allegato) al seguente indirizzo di posta
elettronica
sindaco@comune.lamezia-terme.cz.it
Al Sindaco di
Lamezia Terme
Gianni
Speranza
Egregio Signor Sindaco,
nel 1995, dopo anni di richieste e iniziative, il Consiglio
Comunale di Lamezia Terme approvava all’unanimità la proposta di
intitolare una strada della città ad Adelchi Argada giovane militante
antifascista barbaramente ucciso il 20 ottobre 1974. Nonostante quella
decisione unanime a tutt’oggi nessuna strada di Lamezia è stata intitolata
ad Adelchi Argada.
Intitolare una strada ad Adelchi significa ricordare non
solo il suo assassinio ma una ferita profonda e il lutto che non fu solo
privato e dei suoi compagni ma della Calabria e dell’Italia democratica
del tempo.
La memoria della vita di Adelchi, del suo impegno totale
per la trasformazione dello stato delle cose presenti possono essere di
monito alle giovani generazioni perché ritrovino fiducia ed entusiasmo nel
divenire protagonisti di una società più giusta e solidale.
Per questo Le chiedo il suo impegno affinché sin dal
prossimo 20 ottobre venga rispettata la decisione assunta nel 1995 dal
consiglio comunale della Sua città.
Cordialmente
Nome e cognome _____________________________________
Città_________________________________________________
IMPORTANTE
VI CHIEDIAMO DI INVIARCENE COPIA AL
SEGUENTE INDIRIZZO
info@rifondazionelamezia.it
per
visionare documenti su Adelchi clicca sui seguenti collegamenti
http://www.rifondazionelamezia.it/03%20pag.%20prin%20adelchi.htm
http://www.lametropolis.it/argada.htm
NATURALMENTE VI CHIEDIAMO DI FARE GIRARE IL PIU’ POSSIBILE QUESTA MAIL.
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE
COMUNISTA
CIRCOLO A. ARGADA
LAMEZIA TERME
http://www.rifondazionelamezia.it
dAL SITO DI
http://www.lametropolis.it/argada.htm
Abbiamo trovato su Adelchi questo importante contributo
...“Lamezia
non era distante da tutto questo…fino a diventare uno dei punti di
riferimento per l’intera regione. Sono anni in cui personaggi legati al
neofascismo organizzano nella nostra regione summit con esponenti della
‘ndrangheta e dei servizi’deviati.’ (Rimini)
I camerati di Junio Valerio Borghese e quelli di
S. d. C. (trent’anni dopo
quest’ultimo vive e lavora proprio a Lamezia Terme) fanno proselitismo e
attività sovversive. (Leporace)
…vengono rinvenuti un arsenale e i resti di un campo paramilitare fascista
e una bomba, sul tratto ferroviario tra Sambiase e Nicastro. (R)
Il “Giornale di Calabria” ha riproposto all’attenzione pubblica la bomba
esplosa nell’atrio del Palazzo della Provincia di Catanzaro la notte tra
il 3 e 4 febbraio 1971, ad opera – si disse allora - di un commando (neofascista)
di Lametia Terme, poche ore prima dell’esplosione che uccise (l’operaio
socialista)
Malacaria. (Malvedi)
In questo contesto matura la morte di Argada. Adelchi che nell’omonima
tragedia manzoniana è il figlio di Desiderio, re dei Longobardi, l’eroe
che preferisce battersi fino in fondo fedele al suo dovere. Il desiderio
di Argada, come tanti giovani rivoluzionari di quel periodo, era quello di
battersi per una società più giusta fondata su un forte senso di
collettività e solidarietà. Anche Adelchi Argada si batterà fino in fondo,
senza tirarsi indietro, per i valori in cui credeva. Milita in un gruppo
extraparlamentare di estrema sinistra che a Lamezia prende il nome di
Fronte Popolare Comunista Rivoluzionario FPCR, un gruppo di lotta sociale,
impegno politico e valori antifascisti.
Lamezia era la città delle scuole occupate, dei circoli culturali, dei
collettivi femministi, insomma della sinistra molto a sinistra e del
vecchio PCI.
Era anche però la Lamezia democristiana e perbenista, del campanile
agitato nelle lotte per l’università, della SIR e delle sue promesse
mancate di sviluppo, la Lamezia dei fascisti catalizzatori e simbolo
dell’intolleranza e dell’odio verso chi come Adelchi esprimeva una volontà
di riscatto, uno sguardo generoso e aperto nei confronti del mondo.
(Tavella)
La sera di sabato 19 ottobre, Sergio Adelchi Argada aveva assistito allo
spettacolo che il “Canzoniere Popolare Calabrese” di Cosenza aveva dato
nella piazza del Municipio verso le 19. Assieme ad altri giovani del suo
gruppo formava il pubblico che accompagnava con la voce i canti popolari
della resistenza. (M)
Una mattina mi son svegliato…
20 ottobre1974, Lametia Terme
Quella mattina, di fronte al Comune a Lamezia, c’era stata una
manifestazione nell’ambito del Festival Provinciale dell’Avanti. Nella
notte scritte fasciste ingiuriose sui muri avevano provocato tensione tra
gli opposti estremismi, "avevano avuto parole" - fino ad arrivare alle
mani, spinte, minacce: la questione era destinata, purtroppo, a non finire
li.
Alle 15.30 Adelchi in compagnia del fratello Otello e dei fratelli Morelli
tornano dallo stadio quando incrociano cinque camerati. (L)
Spari, molti spari, si udirono provenire dalla zona dietro la Madonnina, a
lato della Chiesa di San Domenico.
“Hanno ammazzato Argada” fu la voce che correva velocemente per le vie di
Lamezia, da Corso Numistrano poi su per il centro storico, fino ad
echeggiare stridula e struggente per tutta la piana lametina in quella,
apparente, tranquilla domenica d’autunno.
Si è appreso che i colpi sparati contro il morto ed i feriti sono stati 14
… Le pistole che li hanno esplosi … sono due: una di
O.P., l’altra di
M.d.F.. Sembra confermato
che il
primo a sparare sia stato P..
Egli avrebbe sparato contro Giovanni Morello che gli si era avvicinato per
chiedergli i motivi per i quali domenica mattina
P. stesso avrebbe picchiato
un suo fratello di 14 anni.
P., invece di
rispondere, ha esploso un proiettile che ha ferito alla coscia Morello.
E, in questa fase, per proteggere il ferito dall’aggressione neofascista,
che sarebbe intervenuto Adelchi Argada, giovane generoso e pieno di
coraggio. Ma le pistole hanno continuato a sparare e Adelchi è stato
colpito una prima volta al ventre, mentre cadeva a terra, con cinismo
inaudito, i fascisti lo hanno finito. Sul suo corpo sarebbero stati
accertati quattro fori di proiettile, due ritenuti e a due fuoriusciti, e
uno dei quali - il secondo - è stato quello mortale avendo attraversato il
cuore. (Saccà)
Il rifiuto, per il vile gesto, fu immediato,
P. scappa,
d. F. fu assalito dalla
folla, salvato dall’intervento dei Vigili Urbani, la sede dell’MSI
bruciata.
Chi sono? Uno, M. d. F.,
è studente universitario a Firenze, figlio di famiglia che intrattiene
rapporti con fascisti del posto e della città in cui frequenta la facoltà
di legge. … L’altro, O. P.,
è iscritto al MSI della cui organizzazione giovanile lametina è stato
segretario per un paio di anni. (M)
Al processo, spostato a Napoli per motivi di ordine pubblico, riconosciute
le attenuanti generiche, furono condannati rispettivamente a 15 e 8 anni
di reclusione.
La reazione che suscitò in città la morte di Adelchi fu dapprima di
generale incredulità, certo il clima di quegli anni a Lamezia era si di
lotta, ma di ‘lotta politica’, nessuno mai avrebbe pensato che si potesse
arrivare all’omicidio, poi commozione e pianto, soprattutto per le persone
che avevano avuto modo di conoscere il ragazzo. Ci fu una partecipazione
enorme della città ai funerali, come grande fu la partecipazione da ogni
parte della regione, arrivarono anche da fuori.
L’Italia rossa guardò a Lamezia per la morte di un compagno che incarnava
quelle qualità che non tutti i militanti rivoluzionari possedevano. (L)
22 ottobre 1974
Studenti, operai, militanti ed anche rappresentanze istituzionali. Ci fu
il Presidente della Giunta regionale Aldo Ferrara e Francesco Caruso per
la Federazione CGIL. Una folla immensa, più di trentamila persone, di
tutte le estrazioni sociali, si era riversata, dopo due giorni di lungo
lutto, su Corso Numistrano. La gente già dalla prima mattina a fare la
fila, in processione di fronte alla bara, di fronte alla mamma piangente,
ai fratelli disperati, ai familiari e agli affetti lasciati, distrutti dal
dolore, a manifestare solidarietà e cordoglio. Stretta attorno al Palazzo
Municipale la casa lametina e la città oggi piange il suo figlio, figlio
del suo popolo: Adelchi Sergio Argada, figlio del Sud, costretto ad
emigrare negli anni della sua ‘meglio gioventù’.
Un ragazzo di vent’anni. Un proletario ucciso dai fascisti. Da ragazzo la
mattina va a scuola, il pomeriggio in segheria per aiutare la famiglia.
(L)
Proprio il giorno del suo funerale, martedì 22 ottobre, il giovane
compagno, operaio edile lametino, sarebbe dovuto partire per Modena e
lavorare in un cantiere di quella città come altre migliaia di calabresi
emigrati. (M)
Argada è il frutto di un Sud sottosviluppato, clientelare, familista e
notabil-politico, incarna l’archetipo dell’operaio di massa e il luogo
comune, diffuso nella letteratura marxista, della connessione tra
emigrazione e proletarizzazione. Ma nel meridione l’utopia si scontrerà
con una realtà di sradicamento, stravolgimento sociale e pervasività
mafiosa.
Nella Cattedrale dei S.S. Pietro e Paolo, di Papa Marcello II e Innocenzo
IX, il rito funebre celebrato dal Vescovo della città Mons. Ferdinando
Palatucci. A lato, davanti al Palazzo di Città, c’è ancora il palco messo
su per il Festival dell’Avanti, sarà luogo da dove si terranno le orazioni
funebri. A chiudere gli interventi è lo
…studente di sinistra Jovine il quale ha detto: “Conoscevamo Adelchi
Argada come uno dei nostri migliori militanti, sempre schierato dalla
parte degli oppressi. Bisogna capire perché è morto; era un operaio, uno
dei tanti giovani costretto ad una certa età a lavorare perché per i
proletari, per i figli dei lavoratori non esistono
privilegi che sono di altri.
Argada ha fatto una scelta, si è messo dalla parte di chi vuole una
società diversa, non a parole, in cui lo sfruttamento sia abolito e il
fascismo non possa trovare spazio…” (M)
Infine il corteo ha accompagnato la bara lungo le vie della città, fino al
cimitero. Di fronte al luogo del delitto il feretro, portato a spalle dei
giovani compagni del morto, si e fermato.---------Migliaia
di braccia alzate a pugno chiuso hanno reso omaggio in silenzio. (S)
Nel punto in cui il giovane è caduto colpito a morte, c’è una
scritta: «Qui è stato assassinato il compagno Argada». Sul muro una
gigantografia ne mostra il volto aperto, leale, di lavoratore … (S)
Il cronista locale sostiene la tesi della legittima difesa e non è tenero
con la figura dell’ucciso. (L)
Un giornale, di “certa stampa siciliana” molto vicina ad ambienti
neofascisti (S) bruciato a in migliaia di copie sulla piazza del delitto
il giorno dei funerali (M) dai giovani compagni di Adelchi Argada. (S)
“Tutti devono morire, ma non tutte le morti hanno eguale valore. La morte
di chi si sacrifica per gli interessi del popolo ha più peso del Monte Taj”;
era scritto su un manifesto scritto a mano ed affisso sul muro di un
edificio accanto al Municipio di Lametia. (M)
Memoria / non è peccato fin che
giova.
Dopo / è letargo di talpe,
abiezione / che funghisce su sé …
Eugenio MONTALE
Adelchi è uno dei morti della non memoria, della memoria mancata…Tra gli
smemorati non vi sono solo
i semplici voltagabbana del personale politico, di cui Lamezia abbonda…
Coltivare la memoria è compito di una classe politica, disposta ad
assumersi le proprie responsabilità. Comprendere le cause che hanno
portato all’assassinio di Adelchi … significa abbandonare l’omertà sulle
pesanti condizioni di vita
in cui sono costretti tanti nostri concittadini e i tanti migranti che la
abitano… quella di Adelchi, non è una storia del passato…ma del presente.
(R)
A Milano, nel ’78, dopo quattro anni di iniziative e lotte gli dedicano
una scuola. Istituto Tecnico per Geometri “Adelchi Argada.”
Il 18 ottobre 1994, a Lamezia, nel corso delle celebrazioni del
ventennale, con una lettera ex studenti ed ex professori comunicano che,
nel frattempo, una nuova docenza aveva cambiato idea intitolando
l’istituto ad un ex sindaco di Milano (che già dava il nome ad altre
quattro scuole milanesi) ma testimoniano anche ai lametini che il ricordo
di Adelchi era ancora vivo, non conosceva né distanze, né tempo. (E)
20 ottobre 1974. Una data che resta nella storia di Lamezia e che alcuni
compagni di Aldelchi, come Luciano Rimini e Rosa Tavella non hanno mai
fatto disperdere. (L)
…in difficoltà sui problemi dell’oggi, impigliati in contraddizioni dalle
quali non abbiamo saputo più districarci e che ci hanno reso incapaci di
comunicare, di vedere oltre, di
dare valore ai tanti giovani e non
che vivono nelle pieghe di questa città. (T)
Non ho mai conosciuto Adelchi Argada, e questo oggi mi dispiace. Infatti
se le nostre strade si fossero incrociate, mi avrebbe sicuramente
arricchito -e non poco- conoscerlo, frequentarlo, confrontarmi con uno
come lui. Con le sue speranze dei vent’anni; la sua ansia d’un futuro
migliore; il suo impegno per il riscatto di una terra -la sua- che di
speranze e riscatti non ne avrà mai abbastanza, per quanto sono stati
-troppo spesso, e più o meno volutamente- dimenticati, soffocati,
sottovalutati…
Stasera a mio figlio ho raccontato di Adelchi. Di Adechi, che io non ho
mai conosciuto. Gli ho raccontato di come un’intera città lo salutò, fino
a commuovere anche qualcuno che
i calli non li ha soltanto sui polpastrelli; di come in
tanti, in quei giorni e spero anche dopo, lo abbiano onorato; di come,
davanti a lui per l’ultima volta, un vescovo gridasse che la violenza é
davvero - l’arma arma dei deboli”. Di come le indagini -una volta tanto,
perché non capita sempre- abbiano avuto un corso sollecito e un esito
chiaro: tale da non lasciarci l’angoscia del dubbio, o la rabbia
dell’insoluto. L’ho raccontato a mio figlio, e mio figlio l’ha capito.
Adesso anche lui, conosce un pochino Adelchi: perché è giusto, perché
quelli come lui nessuno deve dimenticarli. Mai. (Isman)
Compagno Argada Presente,
DOVE
SON FINITI TUTTI?
Lamezia Terme, lì 20 ottobre 2005
ALTRI
CONTRIBUTI SULLA VICENDA:
UN
VOLANTINO DEL 1974
Piazza Morselli, 3
CiclinproprioL’esecutivo
milanese di RIVOLUZIONE COMUNISTA
Edizione a cura di
RIVOLUZIONE COMUNISTA
SEDE CENTRALE: P.za Morselli 3 - 20154 Milano
e-mail: rivoluzionec@libero.it
http://digilander.libero.it/rivoluzionecom/
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