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ROBERTO SILVI
MORTE DI UN ESILIATO
Riceviamo dal web questa lettera di Oreste Scalzone, con il suo inconfondibile stile sulla morte o meglio sulla lunga agonia di molti decenni di Roberto Silvi, uno dei tanti vivi/non vivi che a causa delle vicende terribili degli anni 70 e dell'incapacità di una repubblica democratica con oltre sessant'anni di vita di chiudere con un gesto rappacificatore il capitolo esiliati da legislazione d'emergenza e follia inquisitoria di oltre trent'anni fa.
Come Archivio Storico vogliamo solo ricordare come la giovane Repubblica italiana seppe in pochi anni, forse affrettatamente, sicuramente sotto spinte trasversali di ambienti poitici/economici/internazionali, dire chiuso il capitolo legato al ventennio fascista e ai crimini odiosi perpetrati da esso e la guerra civile conseguente con provvedimenti che fecero ritornare tutti i cittadini italiani uguali tra loro a prescindere dal passato
invece ancor oggi a distanza di trent'anni abbiamo centinaia di non cittadini italiani che vivono il dramma dell'esilio
come Archivio Storico Benedetto Petrone raccogliamo l'invito che giunge da tanti affinche' si ponga fine a questa ignominia e forse si possa voltare definitivamente pagina su questo nero capitolo
Un gesto che forse servirebbe anche per togliere ogni legittimità a chi si illude su presunte rivoluzioni col nichilismo terrorista a nome del proletariato e che invece vorrebbe riproporre solo una guerra tra bande , in cui i movimenti reali di ,lotta si troverebbero stritolati come nel nostro comune recente passato
la redazione dell'Archivio Storico Benedetto Petrone
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DA VINCENZO MILIUCCI RICEVIAMO:
E' arrivata in queste
ore, da Parigi, la brutta notizia della morte del
compagno Roberto Silvi. Roberto era costretto, da anni, ad una
condizione di
"latitanza" in terra di Francia a seguito del tzunami repressivo
degli anni
'80.
Vi giro questo ricordo di Oreste Scalzone, suo amico e compagno
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Roberto Silvi è
morto.
Roberto "Roberto senza galere" questo il soprannome che si
portava
dietro da
Napoli, dalle nebbie lombarde da immigrato...- è morto oggi per un ultimo
sorriso tra le lacrime, verrebbe da dire che ha "tirato l'anima coi denti"
per lasciarci un primo aprile, come tra il serio e il faceto, come
lasciare
un dubbio, tra realtà e simulazione.
Sulla linea d'ombra, crinale di confine tra il vivere comunemente,
corporalmente inteso era vissuto gli ultimi 25 anni. Un quarto di
secolo, ça
fait un bail, nu contratto `e locazione, quasi una vita-di-lavoro,
cioè una
semi-vita, attendendo il <<parco umano>> dei sopravvissuti, esuberi dal
lavoro, che quando sono operai, o nemmeno, muoiono in fretta, che una
derisoria "libertà-dal-lavoro", uno scampolo residuo, una nostalgia di
vita
intera irrompe nei polmoni come l'aria dolorosa alla nascita e i
polmoni dal
lavorio salariato sono così avvelenati e "cirrotici" che possono morire di
aria fresca, mitridatizzati dal lavoro coatto per forza di bisogno anche
quando è giuridicamente "liberamente" cercato, trovato, il prezzo della
forza che lo sprigiona, forza creatrice trasmuta in merce, è contrattato.
Roberto, la vita gliela ha mangiata non già il ritmo lavoro /
"tempolibero",
cioè scampoli di vita di risulta, (semi-vita affannata e ipotecata
dall'ombra dell'altra mezza, come una voce ventriloqua o un fratello
siamese crudele, come il controllore di ogni controllato, nell'incubo
visionario e reale di Orwell)...Roberto, la vita gliela era andata
mangiando
un nome nosologico, nelle cartografie, nelle tassonomie, nomenclature di
male di vivere ulteriore, a oltranza, definito "sclerosi multipla
bilaterale", o "amiotrofica", o "a placche".
Aveva cominciato con l'incespicare, e poi la discesa per questi 25
anni era
stata lenta, continua e, come sul dirsi, inesorabile.
La resistenza di Roberto (e da poco dopo l'inizio di questo millennio, con
le superstizioni progressiste, o il misto di superstizioni e realtà
apocalittiche, che il sommarsi dell'effetto fin-de-siècle e passaggio di
millennio propaga, quella "monstruosamente" simbiotica, a due, a noio, di
Roberto&Jeanie, Rob&Jany ) era stata, appunto, "mostruosa", nel senso
proprio del monstrum mirabilis.
Ancora dal 24 agosto dell'anno scorso fino a dicembre, non avevano mancato
un udienza della Chambre, una riunione, un sit-in, un volantinaggio ad una
manifestazione, nella scommessa disperata, con troppo aria di causa persa
per strappare la persona demonizzata di turno, Marina Petrella ad un
estradizione che sarebbe l'inizio di una traiettoria di agonia vestita da
ergastolo.[...]
Come per coincidenza, come per un saluto estremo, già ricordo,
nostalgia del
presente, ieri mattina a Napoli al banco dei libri di "Sensibili alle
foglie" con Renato, Nicola, Nicola, Rafele e un po' di altri e altre di
noialtri "avanzi di galera" o scampativi di misura; ieri sera al Corto
Circuito a Roma con Franco e Robertaccio, Barbara, Bruno e poi altri,
sopravvenuti più di recente per età, avevamo riparlato di Roberto, di
questa
sua condizione di recluso nel corpo che tenta e ritenta incessantemente
l'evasione, come di una sorta di homo sacer, di un soprassalto della
potenza
che persiste in nuda vita.
[...] Noi, noi, Orest'&Complici, siamo costretti a interrompere il
giro, i
canti e i ragionamenti, le chiacchiere, i sussurri e le grida...non serve
nemmeno scusarsene, se una qualche ubiquità ce lo permettesse,
continueremmo
accelerando proprio per Roberto, come fosse la forma migliore di
quella che
nei rituali (da non irridere perché la consolazione si cerca come
l'aria), è
abbassare le bandiere, rosse come quelle della Sociale, nere come
grembiali
da lavoro dei Canuts, operai delle fabbriche tessili della Croix-Rousse a
Lione schiacciati nel 31 - milleottocentotrentuno, come in una
anticipazione
del massacro versagliese di 40 anni dopo contro i comunardi - ... bandiere
rosse, nere ross&nere de La Comune.
Contiamo di ripartire, con una infinita tristezza di più, il 7 prossimo,
dallo Ska. Comme par hazard, - e, vorremmo aggiungere - come per caso,
Robbè!
Il fiotto delle cose da dire di Roberto è tale che per ora restiamo un
lungo
attimo senza parole. Lo cominceremo a fare domani e sarà comunque iscritto
in una insurrezione di voci, dal profondo. Ci sale alle labbra la banalità
del "non ho parole". Ma un attimo di silenzio è forse il solo
adeguato,come
l'attimo prima del colpo di inizio di uragano o di coro.
Oreste Scalzone &C 1 aprile 2008
Napoli, Roma, Parigi.
LE INIZIATIVE PER RICORDARLO
Roberto Silvi è deceduto a Parigi, la mattina del 1º aprile scorso.
Nato a Napoli nel 1952, ha avuto, in gioventù, una formazione scientifica, interrotta a causa del suo crescente impegno politico.
Per sfuggire ai procedimenti giudiziari relativi al suo coinvolgimento nel ciclo della lotta armata degli anni Settanta in Italia, come molti altri, si è rifugiato in Francia, restandovi dall’82 al’92. Per vivere è diventato professore di Italiano e, contemporaneamente, ha intrapreso una formazione di Letteratura e Linguistica comparata di Italiano e Francese.
Dopo
l’insorgere della malattia, è rientrato in Italia, dove ha scontato la sua
pena detentiva, per poi trasferirsi definitivamente in Francia.
Nell’ultima fase della sua vita, si è dedicato alla scrittura affrontando le
tematiche degli anni Settanta.
"Le ragioni dell’altro" – scritto insieme con Cecilia Calvi, pubblicato e messo in scena nel 2005 – è stato il suo primo lavoro drammaturgico; "La memoria e l’oblio", d’imminente pubblicazione, l’ultimo.
Domenica 6 aprile, gli amici e i compagni che ne hanno condiviso l’esperienza di vita e le passioni lo ricorderanno.
Appuntamento a MILANO in Calusca, alle cinque del pomeriggio.