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  BARCELLONA (SPAGNA)5 NOVEMBRE 1936 Ottobre 1969  muore  

 IL COMPAGNO  Mario De Leone


ringraziamo i compagni

 del CIRCOLO DI INIZIATIVA PROLETARIA GIANCARLO LANDONIO

– BUSTO ARSIZIO – VA –

e-mail: circ.pro.g.landonio@tiscali.it che hanno voluto contribuire con questo articolo che pubblichiamo integralmente


 

---------------------------------Archivio documenti Sinistra Comunista italiana.

Stralcio di: Prometeo n. 139, 22 novembre 1936

Continuiamo nella ripubblicazione degli articoli di  Prometeo sulla guerra di Spagna. Siamo ora al n. 139 del novembre 1936 (che occuperà tre o quattro puntate) e che inizia con il ricordo di Mario De Leone.

Su Mario De Leone, sulla sua vita, la sua avventurosa militanza rivoluzionaria e la sua morte esiste una bella pubblicazione curata da Fausto Bucci e  Rossano Quiriconi, La vittoria di Franco è la disfatta del proletariato... Mario De Leone e la rivoluzione spagnola, La Ginestra - Comitato pro ex Ilva Follonica 1997 di cui consigliamo la lettura.

Alla commemorazione di De Leone seguono alcune note di attualità dell'autunno 1936; nelle prossime puntate altri articoli con il prosieguo della "discussione" nella Frazione.

 

 

In memoria di Mario De Leone

 

Il 5 novembre[1936], a Barcellona, è morto, schiantato da un attacco cardiaco, il compagno de Leone.

De Leone, dopo aver partecipato al movimento sindacale a Napoli, era stato tra i fondatori del Partito Comunista  Italiano.

Nel decennio che fu in Russia, dove si era recato per ragioni di lavoro, prese dall’inizio posizione contro la degenerazione centrista.

Era il pratico tra noi, che dedicava la sua attività sovratutto nell’ambiente russo dove aveva acquistata tra gli operai un ascendente intollerabile per i centristi che finirono per escluderlo dal partito. Quando il gruppo degli emigrati politici di Mosca ritrovò uno scatto di energia contro i castrati politici del centrismo italiano, De Leone fu eletto segretario di esso. La sua nomina fu naturalmente immediatamente annullata dall’alto ed il comitato di Mosca del P.C.It. impose un nuovo segretario di sua fiducia… il famigerato provocatore Vecchi, il futuro eroe della tragicommedia di Sartrouville.

Gli ultimi anni di vita sono stati per il De Leone un vero calvario: alla catastrofe finanziaria si aggiunse la morte della sua compagna che lasciava due figli ancora in tenera età.

Ciò ha certo contribuito alla sua fine prematura –non aveva ancora cinquant’anni- nonché influito a determinare certi suoi recenti atteggiamenti altrimenti inspiegabili. Proprio in lui, nel nostro De Leone, così pacato, sempre alieno da ogni forma di avventurismo politico.

Perdere un compagno del valore di De Leone quando gli avvenimenti che hanno occasionato la rottura di una comunanza di idee che aveva durato anni ed anni, è straziante. Ma le forze gli sono mancate per arrivare al termine degli avvenimenti spagnoli nei quali egli si era gettato a corpo perduto con un entusiasmo ed una fede che, nel loro ardore stesso,  avevano impedito un’assimilazione completa di tutti gli elementi di una tragedia che egli ha dolorosamente vissuto.

La veemenza del suo linguaggio contro la politica difesa dalla maggioranza della frazione faceva presagire che –quando la situazione avrebbe permesso un inventario definitivo- egli avrebbe agito nel senso di mantenere compatte ed unite le fila dell’organizzazione: «lavoro per voi» ci diceva quando operava per evitare la rottura e per rettificare degli errori.

Sei morto Mario. E’ il nemico che ti ha ucciso giacché la solidarietà fraterna dei pochi che siamo non ti ha permesso di salvare la tua compagna, di conservare presso di te i due fanciulli. Ma non hai esitato: tutto hai perduto per mantenere intatta la tua fedeltà alla causa del proletariato. Le forze ti sono mancate per continuare a combattere, ma il tuo esempio dura e durerà: noi che ti abbiamo conosciuto ed ammirato, troviamo nella tua vita dolorosa incitamento a continuare come te che ti sei reso degno soldato della rivoluzione, che domani sarai onorato dalle masse che conquistando la liberazione della loro classe, si ricorderanno di te che per loro hai combattuto, che per loro hai tutto sacrificato.

 

 

Il saluto del gruppo di Marsiglia

 

Il compagno Mario De Leone (Topo) è morto a Barcellona in seguito ad un attacco cardiaco. La notizia è giunta fulminea, inattesa, fra noi che lo conoscemmo nei momenti più difficili della sua vita di militante comunista. Già anziano, ma maggiormente invecchiato dal logorio imposto a tutti gli elementi che, distaccandosi dalla loro classe, ascendono il calvario dell’inserimento nella classe dei nulla-tenenti e ne affrontano le conseguenze con sacrificio e con stoico coraggio.

L’ideale, la famiglia: questo fu il suo dilemma costante e scottante. Servire il primo, sovvenire ai bisogni della seconda, ecco il terribile assillo che lo tormentava. E’ in questa lotta interna, spesso feroce, cagionata da elementi contrastanti insiti nel sentimento umano, che Topo, con sforzi supremi seppe fare emergere e convergere il suo totale apporto alla lotta liberatrice della classe di cui oramai divideva gli stenti e le privazioni rivoluzionari. Fu in Ispagna per incarico della frazione, ritornò poi in disaccordo con noi per seguire gli avvenimenti nel concetto della minoranza che vedeva nella tragedia spagnuola la possibilità di porre le condizioni per la ripresa della lotta liberatrice delle masse proletarie avvilite sotto il duplice apparato della borghesia: fascismo e fronte popolare.

Malgrado le divergenze, la perdita ci colpisce in pieno. Il suo sforzo di vivere con la classe proletaria, per la classe proletaria, senza fini arrivisti, senza preconcetti di fronte alla classe che lo aveva generato ed educato, lo inserisce nella lista delle vittime della grande battaglia fra sfruttati e sfruttatori. L’ultima fase vendicherà, insieme alla immensa schiera di combattenti che ne spianarono il terribile cammino, anche Mario De Leone.

 

 

 

Il compagno De Leone

 

Il compagno Mario De Leone ha cessato di vivere. La rivoluzione proletaria ha perduto uno dei suoi migliori militanti.

Aveva 47 anni e aveva dedicato i due terzi della sua esistenza alla lotta proletaria rivoluzionaria. Ancora in giovane età entrò nel partito socialista dove emerse sempre per la sua attività ed il suo spirito di sacrificio. Occupò nel movimento politico e sindacale posti di responsabilità ponendosi in prima fila nei momenti più difficili. Fu nel partito socialista alla sinistra, lottò indefessamente contro il  riformismo e ne bollò tutte le deviazioni opportuniste.

Nel 1920 partecipò alla formazione della frazione astensionista che formava la reazione sana del proletariato rivoluzionario al marasma collaborazionista del P.S. e fu il nucleo del futuro partito Comunista.

Durante la guerra mondiale si ribellò contro la forma opportunista ed equivoca del P.S. e fu per la trasformazione della guerra imperialista nella guerra civile delle masse. Nel 1921, alla scissione di Livorno, fu uno dei fondatori del Partito Comunista d’Italia occupando posti di responsabilità nel periodo tormentoso della guerra civile. Il terrore fascista lo obbligò [a] rifugiarsi all’estero. Fu prima in Germania, poi in Russia, dove fu segretario dei gruppi di lingua italiana. Sempre coerente ai principi del comunismo internazionalista lottò contro la degenerazione burocratica stalinista, contro la teoria del socialismo in un solo paese, contro la liquidazione della rivoluzione di Ottobre.

Nel 1929 l’ondata di reazione scatenata dal centrismo trionfante lo obbligò rifugiarsi in Svizzera e, espulso di là, in Francia.

Aderì alla frazione di sinistra comunista che si era costituita, per scissione dal P.C., a Pantin nel 1927 sulla base delle «tesi di Roma» che costituiscono il patrimonio e la continuazione del movimento comunista rivoluzionario del proletariato, contro la degenerazione controrivoluzionaria del centrismo.

Fedele ai principi internazionalisti, allo scoppio del movimento rivoluzionario di luglio, si recò tosto in Spagna per portarvi il suo concorso fisico ed ideologico. Per tutta la sua vita lottò per l’emancipazione del proletariato ed è spirato nella terra scossa dalle convulsioni della rivoluzione sociale dove il proletariato lotta colle armi alla mano per la sua emancipazione che sarà sicura e definitiva se, al fuoco della lotta, si formerà un vero partito di classe alieno da ogni sorta di compromesso e di collaborazione.

Il compagno De Leone non è più, ma la sua opera di militante rivoluzionario vive e ci serve di stimolo per continuare l’opera nostra fino al trionfo della rivoluzione mondiale.

 

Il gruppo di Barcellona della Sinistra Comunista Italiana

(dalla «Batalla», 11. XI. 1936)

 

 

* * * * *

Mario De Leone

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Mario De Leone detto Topo (Napoli, 2 luglio 1889Barcellona, 5 novembre 1936) è stato un politico italiano, rivoluzionario comunista.

Biografia [modifica]

Nato a Napoli nel 1889, diplomato in ragioneria, frequentò le avanguardie letterarie futuriste, dalle quali si distacco in seguito al crescente impegno nel Partito Socialista Italiano (PSI) e nel movimento sindacale. Aderì alla corrente rivoluzionaria intransigente, che a Napoli era rappresentata dal Circolo Carlo Marx, formato da alcuni giovani socialisti, tra i quali Amadeo Bordiga. Allo scoppio della guerra mondiale, combatte fermamente l'intervento, partecipando alla formazione del gruppo di militanti rivoluzionari che, nel dicembre 1918, fondò il giornale Il Soviet. Nel periodo successivo, si schierò con la Frazione comunista astensionista e si impegnò a fondo nell'attività che, nel gennaio 1921, portò alla fondazione del Partito Comunista d'Italia (PCd'I). Eesponente di primo piano della Federazione comunista napoletana, nel marzo 1922, fu costretto all'espatrio, prima in Austria e in Germania, poi in Unione Sovietica, dove si stabilì nei pressi di Mosca, con l'incarico di gestire una cooperativa agricola e di consumo. Ebbe occasione di conoscere Ferruccio Virgili, tecnico napoletano che, per circa dieci anni, lavorò per l'industria aeronautica sovietica, tentando di realizzare un avveniristico progetto.

Nel giugno 1925, come molti altri comunisti italiani rifugiati in Russia, De Leone prese le difese del Comitato di Intesa, iniziativa promossa da alcuni esponenti della sinistra del PCd'I, per sostenere le loro posizioni in vista del congresso del partito. Tornato in Italia, da fine agosto a fine ottobre del 1925, soggiornò a Napoli, dove si sposò con Giuseppina Minieri (o Miniero). Tornato in URSS, partecipò alla costituzione della Frazione di Sinistra del PCR(b), subendo misure disciplinari sempre più vessatorie. Alla fine 1929, raggiunse la Svizzera insieme ad Alfredo Morelli, si trasferì poi ad Annemasse, nell'Alta Savoia dove, nel 1931, intraprese un’attività commerciale, che incontrò scarsa fortuna, malgrado l'aiuto di un vecchio amico, il medico Berardino Fienga, ex segretario della Federazione comunista campana. Nel frattempo aveva aderito alla Frazione di sinistra del PCd'I. Nel 1934, in seguito alla morte della moglie, fu costretto ad affidare i figli ai parenti di Napoli. Nel frattempo si era stabilito a Marsiglia, lavorando come rappresentante.

Allo scoppio della guerra civile in Spagna, in seno alla Frazione di Sinistra scoppiarono accesi dibattiti, in cui De Leone, a fianco di Enrico Russo, fu il più deciso fautore dell'intervento, contribuendo a dare dignità teorica alla necessità di intervenire in Spagna, a fianco del proletariato combattente. In quei burrascosi frangenti, si mostrò il vero antagonista politico e teorico di Ottorino Perrone e di Virgilio Verdaro, con il quale aveva condiviso l'esperienza dell'esilio russo dal 1925 al 1929. Il contrasto che ne derivò spaccò sostanziamente a metà la Frazione, benché, in una fase successiva, la tendenza di Perrone e Verdaro fu condivisa dalla maggioranza dei militanti. In settembre, il gruppo di De Leone e Russo costituì a Barcellona la federazione locale della Frazione italiana della Sinistra Comunista e strinse contatti con il Partido Obrero de Unificación Marxista (POUM) e con la Confederación Nacional del Trabajo (CNT). Molti militanti entrarono nella Columna Internacional Lenin del POUM e combatterono sul fronte d’Aragona. Il 12 ottobre, quando la svolta moderata impose la militarizzazione delle milizie, la Federazione di Barcellona invitò i compagni a dimettersi dalla Columna Lenin, per dedicarsi ad attività civili e, soprattutto, a intensificare gli interventi politici, proponendo la costituzione dei Gruppi operai di azione rivoluzionaria. In questo momento cruciale, il 5 novembre, De Leone morì di infarto, lasciando un vuoto che non fu colmato.

Bibliografia [modifica]

  • Fausto Bucci e Rossano Quiriconi (a cura di), Claudio Carboncini (collaborazione di), La vittoria di Franco è la disfatta del proletariato. Mario De Leone e la rivoluzione spagnola, La Ginestra – Comitato pro ex Ilva, Follonica, 1997

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