IL
COMPAGNO Mario
De Leone
ringraziamo
i compagni
del
CIRCOLO DI INIZIATIVA PROLETARIA GIANCARLO LANDONIO
– BUSTO ARSIZIO – VA –
e-mail: circ.pro.g.landonio@tiscali.it
che hanno voluto contribuire con questo articolo che pubblichiamo integralmente
---------------------------------Archivio
documenti Sinistra Comunista italiana.
Stralcio di: Prometeo n. 139, 22 novembre 1936
Continuiamo
nella ripubblicazione degli articoli di Prometeo
sulla guerra di Spagna. Siamo ora al n. 139 del
novembre 1936 (che occuperà tre o quattro puntate) e che inizia con il ricordo
di Mario De Leone.
Su
Mario De Leone, sulla sua vita, la sua
avventurosa militanza rivoluzionaria e la sua morte esiste una bella
pubblicazione curata da Fausto Bucci e Rossano
Quiriconi, La vittoria di Franco è la disfatta del proletariato... Mario De
Leone e la rivoluzione spagnola, La Ginestra - Comitato pro ex Ilva Follonica
1997 di cui consigliamo la lettura.
Alla
commemorazione di De Leone seguono
alcune note di attualità dell'autunno 1936; nelle prossime puntate altri
articoli con il prosieguo della "discussione" nella Frazione.
In
memoria di Mario De Leone
Il
5 novembre[1936], a Barcellona, è morto, schiantato da un attacco cardiaco, il
compagno de Leone.
De
Leone, dopo aver partecipato al movimento sindacale a Napoli, era stato tra i
fondatori del Partito Comunista Italiano.
Nel
decennio che fu in Russia, dove si era recato per ragioni di lavoro, prese
dall’inizio posizione contro la degenerazione centrista.
Era
il pratico tra noi, che dedicava la sua attività sovratutto nell’ambiente
russo dove aveva acquistata tra gli operai un ascendente intollerabile per i
centristi che finirono per escluderlo dal partito. Quando il gruppo degli
emigrati politici di Mosca ritrovò uno scatto di energia contro i castrati
politici del centrismo italiano, De Leone fu eletto segretario di esso. La sua
nomina fu naturalmente immediatamente annullata dall’alto ed il comitato di
Mosca del P.C.It. impose un nuovo segretario di sua fiducia… il famigerato
provocatore Vecchi, il futuro eroe della tragicommedia di Sartrouville.
Gli
ultimi anni di vita sono stati per il De Leone un vero calvario: alla catastrofe
finanziaria si aggiunse la morte della sua compagna che lasciava due figli
ancora in tenera età.
Ciò
ha certo contribuito alla sua fine prematura –non aveva ancora
cinquant’anni- nonché influito a determinare certi suoi recenti atteggiamenti
altrimenti inspiegabili. Proprio in lui, nel nostro De Leone, così pacato,
sempre alieno da ogni forma di avventurismo politico.
Perdere
un compagno del valore di De Leone quando gli avvenimenti che hanno occasionato
la rottura di una comunanza di idee che aveva durato anni ed anni, è
straziante. Ma le forze gli sono mancate per arrivare al termine degli
avvenimenti spagnoli nei quali egli si era gettato a corpo perduto con un
entusiasmo ed una fede che, nel loro ardore stesso, avevano
impedito un’assimilazione completa di tutti gli elementi di una tragedia che
egli ha dolorosamente vissuto.
La
veemenza del suo linguaggio contro la politica difesa dalla maggioranza della
frazione faceva presagire che –quando la situazione avrebbe permesso un
inventario definitivo- egli avrebbe agito nel senso di mantenere compatte ed
unite le fila dell’organizzazione: «lavoro per voi» ci diceva quando operava
per evitare la rottura e per rettificare degli errori.
Sei
morto Mario. E’ il nemico che ti ha ucciso giacché la solidarietà fraterna
dei pochi che siamo non ti ha permesso di salvare la tua compagna, di conservare
presso di te i due fanciulli. Ma non hai esitato: tutto hai perduto per
mantenere intatta la tua fedeltà alla causa del proletariato. Le forze ti sono
mancate per continuare a combattere, ma il tuo esempio dura e durerà: noi che
ti abbiamo conosciuto ed ammirato, troviamo nella tua vita dolorosa incitamento
a continuare come te che ti sei reso degno soldato della rivoluzione, che domani
sarai onorato dalle masse che conquistando la liberazione della loro classe, si
ricorderanno di te che per loro hai combattuto, che per loro hai tutto
sacrificato.
Il
saluto del gruppo di Marsiglia
Il
compagno Mario De Leone (Topo) è morto a Barcellona in seguito ad un attacco
cardiaco. La notizia è giunta fulminea, inattesa, fra noi che lo conoscemmo nei
momenti più difficili della sua vita di militante comunista. Già anziano, ma
maggiormente invecchiato dal logorio imposto a tutti gli elementi che,
distaccandosi dalla loro classe, ascendono il calvario dell’inserimento nella
classe dei nulla-tenenti e ne affrontano le conseguenze con sacrificio e con
stoico coraggio.
L’ideale,
la famiglia: questo fu il suo dilemma costante e scottante. Servire il primo,
sovvenire ai bisogni della seconda, ecco il terribile assillo che lo tormentava.
E’ in questa lotta interna, spesso feroce, cagionata da elementi contrastanti
insiti nel sentimento umano, che Topo, con sforzi supremi seppe fare emergere e
convergere il suo totale apporto alla lotta liberatrice della classe di cui
oramai divideva gli stenti e le privazioni rivoluzionari. Fu in Ispagna per
incarico della frazione, ritornò poi in disaccordo con noi per seguire gli
avvenimenti nel concetto della minoranza che vedeva nella tragedia spagnuola la
possibilità di porre le condizioni per la ripresa della lotta liberatrice delle
masse proletarie avvilite sotto il duplice apparato della borghesia: fascismo e
fronte popolare.
Malgrado
le divergenze, la perdita ci colpisce in pieno. Il suo sforzo di vivere con la
classe proletaria, per la classe proletaria, senza fini arrivisti, senza
preconcetti di fronte alla classe che lo aveva generato ed educato, lo inserisce
nella lista delle vittime della grande battaglia fra sfruttati e sfruttatori.
L’ultima fase vendicherà, insieme alla immensa schiera di combattenti che ne
spianarono il terribile cammino, anche Mario De Leone.
Il
compagno De Leone
Il
compagno Mario De Leone ha cessato di vivere. La rivoluzione proletaria ha
perduto uno dei suoi migliori militanti.
Aveva
47 anni e aveva dedicato i due terzi della sua esistenza alla lotta proletaria
rivoluzionaria. Ancora in giovane età entrò nel partito socialista dove emerse
sempre per la sua attività ed il suo spirito di sacrificio. Occupò nel
movimento politico e sindacale posti di responsabilità ponendosi in prima fila
nei momenti più difficili. Fu nel partito socialista alla sinistra, lottò
indefessamente contro il riformismo e ne bollò tutte le
deviazioni opportuniste.
Nel
1920 partecipò alla formazione della frazione astensionista che formava la
reazione sana del proletariato rivoluzionario al marasma collaborazionista del
P.S. e fu il nucleo del futuro partito Comunista.
Durante
la guerra mondiale si ribellò contro la forma opportunista ed equivoca del P.S.
e fu per la trasformazione della guerra imperialista nella guerra civile delle
masse. Nel 1921, alla scissione di Livorno, fu uno dei fondatori del Partito
Comunista d’Italia occupando posti di responsabilità nel periodo tormentoso
della guerra civile. Il terrore fascista lo obbligò [a] rifugiarsi
all’estero. Fu prima in Germania, poi in Russia, dove fu segretario dei gruppi
di lingua italiana. Sempre coerente ai principi del comunismo internazionalista
lottò contro la degenerazione burocratica stalinista, contro la teoria del
socialismo in un solo paese, contro la liquidazione della rivoluzione di
Ottobre.
Nel
1929 l’ondata di reazione scatenata dal centrismo trionfante lo obbligò
rifugiarsi in Svizzera e, espulso di là, in Francia.
Aderì
alla frazione di sinistra comunista che si era costituita, per scissione dal
P.C., a Pantin nel 1927 sulla base delle «tesi di Roma» che costituiscono il
patrimonio e la continuazione del movimento comunista rivoluzionario del
proletariato, contro la degenerazione controrivoluzionaria del centrismo.
Fedele
ai principi internazionalisti, allo scoppio del movimento rivoluzionario di
luglio, si recò tosto in Spagna per portarvi il suo concorso fisico ed
ideologico. Per tutta la sua vita lottò per l’emancipazione del proletariato
ed è spirato nella terra scossa dalle convulsioni della rivoluzione sociale
dove il proletariato lotta colle armi alla mano per la sua emancipazione che sarà
sicura e definitiva se, al fuoco della lotta, si formerà un vero partito di
classe alieno da ogni sorta di compromesso e di collaborazione.
Il
compagno De Leone non è più, ma la sua opera di militante rivoluzionario vive
e ci serve di stimolo per continuare l’opera nostra fino al trionfo della
rivoluzione mondiale.
Il
gruppo di Barcellona della Sinistra Comunista Italiana
(dalla
«Batalla», 11. XI. 1936)
*
* * * *
Mario De Leone
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Mario De Leone detto Topo
(Napoli,
2 luglio 1889
– Barcellona,
5 novembre
1936) è stato un politico
italiano,
rivoluzionario comunista.
Nato a Napoli
nel 1889, diplomato
in ragioneria,
frequentò le avanguardie letterarie futuriste,
dalle quali si distacco in seguito al crescente impegno nel Partito
Socialista Italiano (PSI) e nel movimento
sindacale. Aderì alla corrente rivoluzionaria intransigente, che a Napoli
era rappresentata dal Circolo Carlo
Marx, formato da alcuni giovani socialisti, tra i quali Amadeo
Bordiga. Allo scoppio della guerra mondiale, combatte fermamente
l'intervento, partecipando alla formazione del gruppo di militanti rivoluzionari
che, nel dicembre 1918,
fondò il giornale Il
Soviet. Nel periodo successivo, si schierò con la Frazione
comunista astensionista e si impegnò a fondo nell'attività che, nel gennaio
1921, portò alla
fondazione del Partito
Comunista d'Italia (PCd'I). Eesponente di primo piano della Federazione
comunista napoletana, nel marzo 1922,
fu costretto all'espatrio, prima in Austria
e in Germania,
poi in Unione
Sovietica, dove si stabilì nei pressi di Mosca,
con l'incarico di gestire una cooperativa agricola e di consumo. Ebbe occasione
di conoscere Ferruccio
Virgili, tecnico napoletano che, per circa dieci anni, lavorò per
l'industria aeronautica sovietica, tentando di realizzare un avveniristico
progetto.
Nel giugno 1925,
come molti altri comunisti italiani rifugiati in Russia,
De Leone prese le difese del Comitato
di Intesa, iniziativa promossa da alcuni esponenti della sinistra del PCd'I,
per sostenere le loro posizioni in vista del congresso del partito. Tornato in
Italia, da fine agosto a fine ottobre del 1925, soggiornò a Napoli,
dove si sposò con Giuseppina
Minieri (o Miniero). Tornato in URSS, partecipò alla costituzione della Frazione
di Sinistra del PCR(b), subendo misure disciplinari sempre più vessatorie.
Alla fine 1929, raggiunse la Svizzera insieme ad Alfredo
Morelli, si trasferì poi ad Annemasse,
nell'Alta Savoia dove, nel 1931, intraprese un’attività commerciale, che
incontrò scarsa fortuna, malgrado l'aiuto di un vecchio amico, il medico Berardino
Fienga, ex segretario della Federazione comunista campana. Nel frattempo
aveva aderito alla Frazione
di sinistra del PCd'I. Nel 1934, in seguito alla morte della moglie, fu
costretto ad affidare i figli ai parenti di Napoli. Nel frattempo si era
stabilito a Marsiglia, lavorando come rappresentante.
Allo scoppio della guerra
civile in Spagna, in seno alla Frazione di Sinistra scoppiarono accesi
dibattiti, in cui De Leone, a fianco di Enrico
Russo, fu il più deciso fautore dell'intervento, contribuendo a dare dignità
teorica alla necessità di intervenire in Spagna, a fianco del proletariato
combattente. In quei burrascosi frangenti, si mostrò il vero antagonista
politico e teorico di Ottorino
Perrone e di Virgilio
Verdaro, con il quale aveva condiviso l'esperienza dell'esilio russo dal 1925
al 1929. Il
contrasto che ne derivò spaccò sostanziamente a metà la Frazione, benché, in
una fase successiva, la tendenza di Perrone e Verdaro fu condivisa dalla
maggioranza dei militanti. In settembre, il gruppo di De Leone e Russo costituì
a Barcellona la federazione locale della Frazione
italiana della Sinistra Comunista e strinse contatti con il Partido
Obrero de Unificación Marxista (POUM) e con la Confederación
Nacional del Trabajo (CNT). Molti militanti entrarono nella Columna
Internacional Lenin del POUM e combatterono sul fronte d’Aragona. Il 12
ottobre, quando la svolta moderata impose la militarizzazione delle milizie, la
Federazione di Barcellona invitò i compagni a dimettersi dalla Columna Lenin,
per dedicarsi ad attività civili e, soprattutto, a intensificare gli interventi
politici, proponendo la costituzione dei Gruppi
operai di azione rivoluzionaria. In questo momento cruciale, il 5 novembre,
De Leone morì di infarto, lasciando un vuoto che non fu colmato.
- Fausto Bucci e Rossano Quiriconi (a cura di), Claudio Carboncini
(collaborazione di), La vittoria di Franco
è la disfatta del proletariato. Mario De Leone e la rivoluzione spagnola,
La Ginestra – Comitato pro ex Ilva, Follonica, 1997