Archivio storicol'archivio dei movimenti pugliesi"Benedetto Petrone"

ritorna a >HOME PAGE<

chi siamo documenti ricordi| poesia memoria fondi      foto/  video

mail

Bari

Brindisi/ Ostuni

Lecce Taranto Foggia Italia

 Mondo

per non dimenticare Benedetto Petrone, Fabrizio Ceruso, Walter Rossi. Francesco Saltarelli...

indice/elenco

MEMORIA

Archivi in rete per non dimenticare:

Generazione Comiso: Antonio Poletto, 

Jochen e gli altri

link

WALTER ROSSI

 

FABRIZIO CERUSO

 

FAUSTO E IAIO

 

DAX CESARI
 

VALERIO VERBANO

 

MARIO SALVI

GAETANO AMOROSO
 

GAETANO AMOROSO

SALTARELLI

ROBERTO FRANCESCHI

VARALLI

ZIBECCHI

BRASILI

PEPPINO IMPASTATO

GIUSEPPE PINELLI

12 dicembre 1969 Milano

BENEDETTO PETRONE

PIERO BRUNO

VINCENZO CAPORALE

PEDRO PIETRO GRECO

EDOARDO MASSARI BALENO

MARIA SOLEDAD ROSAS

ADELCHI ARGADA

Carlo Giuliani

per altri cliccare su Memoria

 

AL SERVIZIO DELLA RIVOLUZIONE:

 15/1/19 ROSA E KARL ASSASSINATI!

15/2/69 Don Camillo Torres morto in combattimento!

13 GIUGNO 1953 ASSASSINATI I CONIUGI ROSENBERG

klara zetkin una femminista al servizio della rivoluzione

23 LUGLIO 1970 muore AMADEO BORDIGA

 

ESILIO:

ROBERTO SILVI

 

MARTIRI DELLA                     NON VIOLENZA:

MARTIN LUTHER KING

 

ANNI DI PIOMBO

Mara Cagol

 

categorie
1800/1918
1918/1945
1945/1967

1968

1969/1976
1977
1978/1990
1990/2001
2001>>
 
Resistenza
l'altra Resistenza
Antifascismo
Puglia rossa
Irpinia ribelle
Iniziative
Benedetto Petrone
 
Genova 2001
Ylenia
 
 
 
 
 
 

4 APRILE 1982 : LA GRANDE MANIFESTAZIONE DEI CENTOMILA PER LA PACE E CONTRO I CRUISE- 4 APRILE 2012 PERCHE' MANIFESTARE OGGI A COMISO

8 agosto 1983: Comiso e la generazione delle lotte antinucleari degli anni 80.

La battaglia antinucleare di Comiso ha in quella giornata un momento durissimo che coinvolgerà quella generazione di militanti , cresciuti neghli anni 80 nelle lotte contro il riarmo e le politiche guerrafondaie imperialiste . Molti di quei militanti ci hanno lasciato, l'ultimo è stato Antonio Poletto storica figura del "Garibaldi" di Milano

A ricordare quella generazione gli scritti di questi giorni (marzo 2012) di Antonio Mazzeo e Vincenzo Miliucci. 

Come Archivio Storico Benedetto  pubblichiamo due foto emblematiche di quel giorno: la carica poliziesca contro manifestanti inermi e i segni della violenza che subirono sul corpo

ANTONIO POLETTO

Il compagno Antonio Poletto è morto ieri  25 marzo 2012 a Milano.
Con Antonio se ne va un altro dei protagonisti del ciclo di lotte che hanno
caratterizzato la stagione politica dalla metà degli anni '80 agli anni '90  a Milano e nel Paese.

Tra gli animatori del Centro Sociale Garibaldi - che insieme al Leoncavallo

dell'epoca fecero da contenitore creativo e formativo per le nuove generazioni
antifasciste e internazionaliste ( solidali con i popoli oppressi, palestinese,
basco,latino americano :nel '92 tante iniziative contro i " 500°della
conquista") - contribuì con sollecitudine alla sfida risultata vincente
contro il nucleare civile e militare.
Antonio e il Csoa Garibaldi , partecipi di quel ciclo e del

Coordinamento Antinucleare Antimperialista Antinucleare , sotto le cui bandiere seppero
imporre la chiusura delle centrali nucleari e la costruzione della base Nato
al S.Anna di CapoRizzuto, dopo che a Comiso si pose fine all'insediamento dei
missili nucleari Usa.
La lunghissima malattia che lo ha stroncato, gli ha impedito di essere
partecipe delle novità che agitano il panorama italiano, quelle della difesa
sempre più corale dei beni comuni ,del sostegno attivo alla lotta NO Tav ,
della lotta alla precarietà del lavoro e dell'esistenza.

Addio Antonio , ti tributano l'ultimo saluto vecchi e giovani compagni/e
resistenti e anticipatori

>Vincenzo Miliucci

 

 

Generazione Comiso. I ragazzi degli Anni Ottanta

di Antonio Mazzeo

 

“Renato A. e Renato C., Angelo, Alfredo, Turi, la piccola Giovannella, Alfredo, Angelo, Patrizia, Pippo, Enrico. E Alfonso da Catania e Teresa da Enna, e Tore e Morishita e Antonella. E Franz, Giuseppe e Giacomo e tu, Jochen...”

 

Mi ero proprio rotto. Due giorni a fare su e giù, Comiso-aeroporto, aeroporto-Comiso. Una Fiat 127 blu tutta ammaccata, scarrozzando inviati Rai e corrispondenti annoiati, persino tre grigi inviati della Pravda e di chissà quale altro quotidiano dell’URSS. Tutti gli altri, davanti ai cancelli, a cantare, giocare, ballare, condividere l’utopia che avremmo fermato i lavori, i missili. Così, la sera in assemblea, dissi che l’8, ultimo giorno di blocco, non avrei più fatto l’addetto stampa e che mi sarei unito ai siciliani in sit-in all’ingresso principale. Avvenne tutto in un attimo: il comandante dei CC col frustino, i suoi insulti, poi le sirene, i bengala, i lacrimogeni e gli assalti davanti e di dietro. Botte da orbi, il dolore pungente sulle spalle, il sangue, la fuga in un’immensa nube di polvere tra i vigneti. Insieme a Tullio che mi aveva raccontato, felice, che sarebbe presto andato in Nicaragua da cooperante. E quel maledetto elicottero che c’inseguiva, dappertutto, l’agente bastardo che rideva e fingeva di spararci addosso.

Riuscimmo a tornare all’IMAC. I primi soccorsi, un punto di sutura, a pulirci il fango, anestetizzando le lacerazioni dell’anima. Quella notte fu l’inferno. Ardevo di dolore e rabbia. Poi il crollo in un oceano d’incubi. Le immagini della carica in moviola, i volti di quei criminali che ci avevano rubato l’innocenza, la gioia, la speranza. E i manganelli. Ancora quel frustino. I bastoni di legno. Orrore a orrore. Infine, grazie al mixer di antidolorifici e vino, un insperato torpore, un senso di pace fatto di ricordi, flash back con loro, sorelle e fratelli di un anno di convivenza e lotte nel Campo internazionale della pace di Comiso.

La festa della luna piena con Marianne, narratore clown di un villaggio trasformato in industria di morte ma che come in tutte le fiabe, alla fine, prima del vissero tutti felici e contenti, il missile a multipla testata nucleare esplodeva in bon-bon e caramelle. Le pazienti lezioni di giornalismo di Marina, due anni negli States come stagista. “Hai talento, ma ti perdi in inutili fronzoli. Vai subito al sodo, sii anglosassone!”. Antonio, disoccupato, che aveva respinto a muso duro l’unica offerta di lavoro che gli avevano fatto. Quella di fare da muratore all’interno della base. L’incontenibile gioia di Iano di Avola, obiettore di coscienza in servizio civile, quando lo informammo che sarebbe andato a parlare di noi, una settimana, tra i metalmeccanici di Milano e di Varese. Le processioni a piedi scalzi di Turi, dietro il Vescovo che benedì nel nome di Cristo la prima pietra della chiesa all’interno del complesso atomico. Ed Enrico, sardo cocciuto e ribelle, sempre più capace di noi a tessere, abilmente, legami politici impossibili. La forza di Tore per continuare a vedere le cose belle della vita, leggere, scrivere, studiare, anche quando gli occhi ti hanno vigliaccamente tradito. L’incomparabile dolcezza di Antonella che aveva ammansito con una carezza i cani lupo che ci avevano scagliato contro i tutori dell’ordine di Sigonella. E le ballate a Sacco e Vanzetti e Pio La Torre, Give peace a change e Al Magliocco al Magliocco, tutti a fare il coro, stonati, di Fortunato cantastorie di Barcellona Pozzo di Gotto. La santità del reverendo Morishita, irraggiungibile nella sua imperturbabile pace interiore e proprio per questo intimamente nostro. Nostro davvero e di tutta Comiso. L’attesa, una settimana sì e una no, del furgone dei nonviolenti messinesi, Renato A e Renato C, la piccola Giovannella, Alfredo, Angelo, Patrizia, Pippo. E Alfonso da Catania e Teresa da Enna, l’amore che ha generato Irene, la pace. E quell’uomo spuntato chissà come e da dove, barba incolta e bastone. “Sono un giornalista di un mensile che verrà, parlatemi di voi pacifisti che voglio scrivere un pezzo”. Fui diffidente, quasi maleducato. Vedevo spie dappertutto e un giornalista di un giornale mai nato era sicuramente uno sbirro. Invece era Riccardo e quell’inchiesta sui giovani di Comiso uscì sul primo numero de I Siciliani. Missili e mafia, mafia e missili. Erano stati il pallino di Pio, lo sarebbero stati per il direttore-scrittore Fava, anche lui martire sacrificato all’altare dei Principi della morte. 

Con Giuseppe se ne sono andati via prima Giacomo, l’ex sindaco che sfidò il Partito, il suo Partito, che lo aveva lasciato solo contro gli Americani. Poi Franz dei comitati popolari veneti, che in una settimana aveva trasformato un terreno incolto in un camping autosufficiente per i mille compagni di tutta Europa, i protagonisti di quella splendida estate dell’83. L’anno scorso te, Jochen. Ti ricordi quando c’incapriolammo, caddi e mi spezzai il polso e ti dovetti abbracciare perché piangevi come un bambino, splendido nei tuoi lunghi capelli biondi e il volto d’angelo? Non ti ho più visto da quel maledetto giorno che ti arrestarono come un bandito. Gli facevi paura. Invincibile. Ma so che ci sei. E ci sarai. 

Picchiarono e picchiarono, con quei ba­stoni di cuoio, sopra teste, schiene nude, braccia dei ragazzi, chiusi, serrati fra due schiere… Vincenzo Consolo, Comiso, l’Unità, 7 settembre 1985.

 

Articolo pubblicato in I Siciliani giovani, n. 3, marzo 2012

 

 

 

 la riproduzione a fini non di lucro dei materiali dell'Archivio Storico Benedetto Petrone con l'obbligo di riportarne  la fonte

home page


 

Open Area Pugliantagonista

mail provvisoria

pugliantagonista@libero.it


 

 
Osservatorio sui Balcani

di Brindisi

osservatoriobrindisi@libero.it
 

Archivio Storico
Benedetto Petrone
 
mail provvisoria
archiviobpetrone@libero.it