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Quarant’anni di mercurio a Brindisi Nei prossimi giorni, nella pagina Inchieste di Pugliantagonista troverete la ricerca e i documenti dell’epoca. Osservatorio sui Balcani di Brindisi 21 ottobre 2009 l'inchiesta Il
mercurio a Brindisi. Un nemico implacabile che giunse a Brindisi negli
anni sessanta con la Chimica Il dottor Maurizio Portaluri, in un articolo pubblicato qualche giorno fa, pone l’accento su due nemici invisibili, ma micidiali per la nostra salute, contenuti nelle polveri e nei processi di combustione legati al carbone: il mercurio e la radioattività.
Vedi: http://www.brundisium.net/approfondimenti/shownotiziaonline.asp?id=6066 Giustamente per le loro caratteristiche estremamente malefiche nei confronti dell’organismo umano, contro questi due nemici occorrerebbe mantenere la guardia alta ed imporre accurati controlli nell’aria , sui terreni e nelle acque sia marine che di falda, ma anche disporre di screening condotti in maniera scientifica sulla popolazione brindisina relativamente alle patologie che essi possono produrre. Purtroppo, relativamente all’agente mercurio ben poca attenzione si è fatta negli ultimi 40-50 anni a Brindisi e anche senza fare particolari ricerche, semplicemente scorrendo le cronache dei giornali locali dell’epoca,scopriremmo come l’inquinamento da mercurio dei terreni, della falda di acqua dolce e marina, e delle specie animali e vegetali che con esso entravano in contatto, fosse un fatto accertato dagli stessi tecnici dell‘allora Petrolchimico Montedison, , rilevabile nelle quantità e comunque insito degli effetti collaterali del ciclo produttivo della chimica. Che la quantità dispersa a vario titolo, per effetti di volatilità (poca) trasudamenti da tubazioni, (flange, valvole, contenitori, mezzi di trasporto ecc) e da tracimazioni (da vasche di contenimento e di celle da elettrolisi) fosse a conoscenza di coloro che erano addetti al rabbocco delle vasche, dei tecnici del reparto e degli addetti ai magazzini e uffici ordini, lo deduciamo da un curioso articolo apparso esattamente 40 anni fa , il 22 ottobre 1969 sulla Gazzetta del Mezzogiorno nella pagina locale di Brindisi. Un giovane autista della
Montedison cade nella trappola col mercurio rubato. Titola così a mezza pagina , la Gazzetta, ma leggendo meglio l’articolo rileviamo che :”questo metallo liquido è usato in considerevoli quantità per alcuni procedimenti del Petrolchimico e …per la sua natura è prevista e calcolata una certa dispersione…i tecnici da un anomalo aumento di indice di dispersione hanno rilevato l’anomalia, fatta partire una denuncia e i carabinieri il 21 di ottobre del 69 arrestano un giovane autista che in alcune lattine trasportava illegalmente una settantina di chili di mercurio dal valore di allora 650 mila lire ( l’equivalente di uno stipendio di un anno di un operaio attuale). ..” Che esso, il mercurio rubato, fosse poi rivenduto ad altre piccole fabbriche chimiche e/o farmaceutiche del posto, che anch’esse disperdevano sul territorio di Brindisi “ accidentalmente e quindi ne avessero un gran bisogno, fu tra le ipotesi degli investigatori di allora. A noi, quello che inorridisce è il fatto che quella sostanza è perennemente annidata, nemico silenzioso, nelle acque, nei terreni, in ogni essere vivente che riproducendosi ed entrando nel ciclo alimentare continua a ammalare, uccidere , devastare fisicamente e psicologicamente. Allora, nella prima metà degli anni sessanta a Brindisi il mercurio arrivò, sulle nostre tavole, con la costruzione del P12, il reparto dotato di celle di elettrolisi, grandi vasche piene del metallo liquido, dove immettendo idrogeno si ricavava il cloro, un gas velenosissimo che era indispensabile per il reparto P14 dove si produceva il dicloroetano che inviato al P31 con il cracking diveniva CVM, il CloroVinileMonomero. Sigle legate alle produzioni di avanguardia della chimica italiana degli anni 60 e che fecero Brindisi famosa in tutto il mondo industriale, peccato che i morti d’inquinamento, la devastazione ambientale non siano cosa da portarsene come vanto e che nessuno abbia pagato per quella strage infinita , né industriali, né amministratori, né politici è un’ingiustizia gravissima e che crea un’aureola di impunità su tutti coloro che ritengono Brindisi un luogo dove poter portare morte in cambio del classico piattino delle elemosine. Che ad esso si sia poi aggiunto il rischio mercurio insito nel ciclo del carbone come afferma il dottor Portaluri, la cosa sicuramente ci amareggia ancora di più, ma ci spinge anche a lottare ancora più forte, perché questo meccanismo infernale si spezzi. Antonio Camuso Osservatorio sui Balcani di Brindisi osservatoriobrindisi@libero.it Brindisi 20 ottobre 2009 l'ARTICOLO DELLA GAZZETTA DI 40 ANNI FA
La redazione brindisina di Pugliantagonista.it http://www.pugliantagonista.it/open%20area.htm mail:
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