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le inchieste della Open Area  di Pugliantagonista

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TUTTE LE INCHIESTE

22) BRINDISI: PETROLCHIMICO, I RISULTATI DELLE NOSTRE DENUNCE SUI GIORNALI LOCALI

21) Brindisi: quartiere Minnuta la benedizione delle Palme nella chiesa che non c'è

20) BRINDISI: torcia accesa al petrolchimico nella Giornata delle Palme

19)  Articolo e video fumata bianca petrolchimico durante primarie PD

18)Incendio a Brindisi  in casa Rom

17)Quartiere Minnuta -BR, un cavalcavia nella stanza da letto 

16)Australia Bushfires e cambiamenti climatici globali

15)Acque rosse o facce rosse di vergogna?inquinato litorale brindisino

14)PACIFISTA BRINDISINO TROVA ORDIGNI BELLICI IN SPIAGGIA....

13) SE A RIMINI SI FA FESTA DI NOTTE,BRINDISI NON è DA MENO

12)BRINDISI:A GRANCHIO ROSSO DISCARICHE ABUSIVE

11)BRINDISI: GRANCHIO ROSSO, CANI AVVELENATI DA UN KILLER

10)BRINDISI: PALME MORTE.... COME QUALCUNO HA DECISO DI DISFARSENE

9)BRINDISI: UNA SALUTARE PASSEGGIATA ALL'ARIA APERTA......... (ALL'AMIANTO) NEL PARCO DEL CILLARESE

8) BRINDISI: DISCARICA ABUSIVA ZONA ACQUE CHIARE

7) BRINDISI: DISTRUZIONE FALDA ZONA CARREFOUR

6) BRINDISI: CILLARESE CONTINUANO A MORIRE I PESCI

5) BRINDISI: CILLARESE INQUINATO MORIA DI PESCI

4) BRINDISI: DISCARICHE ABUSIVE FEBBRAIO 2008

3) BRINDISI: ANTENNE CAMUFFATE

2) BRINDISI: DISCARICHE-CAVE

1) BRINDISI: DISCARICHE ABUSIVE GENNAIO 2008

 

 
 

 

 
 

 

 

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BRINDISI: PETROLCHIMICO LE NOSTRE DENUNCE HANNO AVUTO RISALTO SUI GIORNALI LOCALI   

LA DIGOS E LA PROCURA INDAGANO SULLE TORCE ACCESE

QUOTIDIANO DI BRINDISI  23 MARZO 2009

                                 

QUOTIDIANO DI BRINDISI  6 APRILE 2009

QUOTIDIANO DI BRINDISI  15 APRILE 2009

 

  

 

 


 FONTE: GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO BRINDISI   17 APRILE 2009

Un topo ha bloccato 
mezzo Petrolchimico

Il «mistero» delle sfiammate che si susseguono dal luglio scorso al centro di un’inchiesta. Qualche mese fa sempre ad un topo fu scaricata la responsabilità di una serie di black-out a Trani. La domanda sorge spontanea: è sempre lo stesso roditore o per la Puglia vaga un commando di topi sabotatori?
di VINCENZO SPARVIERO    ......................

Che i topi spaventassero gli elefanti è fin troppo risaputo. E passi anche che una montagna partorisca un... topolino. Ma che un ratto potesse mandare in tilt un colosso come il Petrolchimico, in pochi lo avrebbe mai potuto immaginare. Eppure, per giustificare il black out alla base di una delle tante sfiammate delle torce di sicurezza del mega- impianto alle porte della città, i tecnici dello stabilimento hanno fatto riferimento proprio ad un topo che ha combinato un casino in un cabina elettrica di ultima generazione provocando «un corto circuito che ha bloccato alcuni impianti ubicati nell’area dello stabilimento», è scritto negli atti che ora sono all’esame del sostituto procuratore Antonio Negro. Il magistrato ha deciso di vederci chiaro e non potendo indagare sul topo, presumibilmente morto durante la «passeggiata» tra i cavi scoperti della cabina, ha aperto un fascicolo contro ignoti sulla base di un dettagliato esposto presentato dal presidente della Provincia Michele Errico al quale si sono aggiunte almeno una ventina di segnalazioni di semplici cittadini «terrorizzati» dall’idea che i fumi di quelle torce potessero aggravare ancor più una situazione ambientale che definire ad alto rischio appare un eufemismo. 

Dalla scorsa estate ad oggi è stato tutto un susseguirsi di sfiammate. I bene informati parlano di almeno una trentina di casi: tutti più o meno giustificati dai tecnici del Petrolchimico. Si tratta, a loro dire, di procedure di sicurezza in quanto le fiamme bruciano eventuali sostanze dannose. Sarà proprio così? Questo stanno cercando di accertare gli investigatori della Digos, che hanno già acquisito una notevole documentazione che dalla prossima settimana potrebbe essere esaminata dal perito incaricato dalla Procura. Sarebbero stati anche prelevati alcuni campioni dai terreni circostanti per cercare di completare un fascicolo di indagine che - per il momento - è a carico di ignoti. Quello che appare strano, agli occhi «interessati» dei brindisini costretti a convivere con impianti altamente inquinanti, è che le «sfiammate» avvengono o nei giorni di festa o a ridosso degli stessi.
Capitò, ad esempio, la sera della festa di San Teodoro. Al porto «sparavano» i fuochi, poco più in là «sparavano» i... fumi. Poi, sebbene esista una protocollo per far circolare le informazioni, nessuno si sarebbe mai preoccupato di attivarlo a dovere. Vale a dire, gli addetti alla sicurezza del Petrolchimico avrebbero dovuto tempestivamente informare la Prefettura che a sua volta avrebbe poi potuto chiedere l’intervento della Protezione civile e dei vigili del fuoco e attivare le procedure che avrebbero consentito - in tempo reale - di effettuare i rilievi. Tutto questo non sempre sarebbe avvenuto. Il perchè qualcuno dovrà spiegarlo in Procura. I tecnici del Petrolchimico, comunque, hanno una spiegazione per tutto. Hanno giustificato l’avvenuto alla commissione nominata dal presidente della Provincia e formata dal presidente stesso, dall’assessore Antonio Gennari, da Annamaria Attolini, Danilo Urso, Micaela Faieta, Angelo Semeraro, Stefania Leone e Danilo Morciano. Si tratta di esperti e di componenti le principali commissioni anche nazionali che si occupano di ambiente. 

«Le sfiammate - per i tecnici del Petrolchimico della società Polimeri Europa, Basell ed Enipower - rappresentano un «normale sistema di sicurezza» che si attiva in determinate condizioni come il blocco degli impianti. Il problema è che la commissione provinciale, preso atto dell’accaduto, ha riscontrato «assenza di sistemi di controllo efficaci per monitorare la concentrazione delle sostanza in ingresso alla torcia e i gas risultanti dalla combustione emessi in atmosfera»: cosa che avviene sistematicamente all’impianto di Porto Marghera. Ma non è tutto. Assente anche un «efficace sistema di controllo e monitoraggio interno aziendale per la verifica delle ricadute al suolo delle concentrazioni inquinanti derivanti dalla combustione in torcia» e «assenza in torcia di sistemi di rilevazione della temperatura nell’affluente gassoso ed anche un analizzatore per la misurazioone e la registrazione in continuo dell’ossigeno libero e del monossido di carbonio». Eppoi, la commissione ha anche sottolineato che «non è stata allertata l’Arpa» e quindi «non è stato possibile rilevare e misurare con mezzi mobili l’incremento dlele concentrazioni degli inquinanti correrabili all’evento». 

A Napoli direbbero «chi ha avuto, ha avuto, ha avuto... scurdammonce ‘o passato». Il problema è che anche per il futuro, al momento, è stato fatto ben poco. Sarà perchè l’impianto brindisino è obsoleto. Sarà altro? Lo stabilirà la perizia: questa, almeno, è la speranza dei brindisini che si ritrovano la loro città ad un pugno di chilometri da una zona estesa 500 ettari ed identificata dal ministero come «Sit» (sito di interesse nazionale) ancora tutta da bonificare. E proprio nel bel mezzo di quest’area - compresa tra la zona industriale e la centrale di Cerano - il cielo è illuminato dalle «sfiammate» della torcia. Possono i brindisini considerare il «fenomeno» solo un «romantico rogo» che illumina il cielo? Oppure non dormono la notte al solo pensiero che un’altra bomba ecologica si stia abbattendo sulle loro teste?

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