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la pagina di archeologia : a cura della Open Area  di Pugliantagonista

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QUESTA PAGINA  E' DEDICATA AD UNA RAPINA COSTANTE CHE IN MANIERA SILENZIOSA E' ATTUATA NEI NOSTRI CONFRONTI E DEI NOSTRI FIGLI E DELLE GENERAZIONI FUTURE: QUELLA DEL PATRIMONIO CULTURALE CHE NELL'OTTICA CAPITALISTA E' RIDOTTO A MERCE E QUINDI VIVE GLI STESSI MECCANISMI DI SFRUTTAMENTO  DEL LAVORO SALARIATO MA  CHE HA COME CONSEGUENZA LA CANCELLAZIONE DELLE TRACCE DELLA NOSTRA STORIA DELLE NOSTRE ORIGINI PER SOSTITUIRE I NOSTRI VALORI TRADIZIONALI CON QUELLI EFFIMERI DEL MODELLO CONSUMISTA.

 Parlare  di Archeologia in termini politici può significare condurre una battaglia simile a tante altre contro il modello capitalista e noi non ci tiriamo indietro auspicando che altri collaborino con noi anche in questo campo La redazione 


l'abbandono di Muro tenente

BRINDISI NELLA PREISTORIA

VIDEO SULLA RISERVA DI tORRE GUACETO


 

 

                         CISTERNINO 22 APRILE 2010                                         

Oggetto: invito per incontro informativo sull’indagine archeologica eseguita presso il sito di Monte Gianecchia – 22 Aprile 2010 ore 18.00 (Sala Consiliare, Cisternino - BR)

                                                                                                                                    

            La Società Cooperativa S.A.E.T.T.A. organizza un incontro informativo sui dati raccolti durante l’indagine archeologica eseguita presso il sito di Monte Gianecchia (Cisternino –BR), dove da settembre a Novembre 2009 si è svolta una campagna di scavo con la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia.

            L’indagine ha messo in luce una serie di strutture di età Romana, riferibili molto probabilmente, ad un edificio privato. Grazie a questo incontro sarà possibile conoscere le strutture individuate con l’ausilio dei soci della cooperativa, che illustreranno i risultati raggiunti dall’indagine stratigrafica svolta in questi due mesi, le tecniche di scavo,  nonché la strumentazione utilizzata.

            Monte Gianecchia, inoltre, si presenta come una zona del nostro territorio con suggestive peculiarità ambientali e paesaggistiche: un pianoro, caratterizzato da una folta macchia mediterranea e diversi querceti secolari, che si affaccia direttamente sul Mare Adriatico con una incantevole vista panoramica .

            L’incontro rappresenta un momento di discussione sui possibili strumenti di tutela da utilizzare per conservare e valorizzare le scoperte effettuate durante il progetto.

           

Durante il programma dell´evento interverranno

  • Mario Luigi Convertini - Sindaco di Cisternino
  • Teresa Elena Cinquantaquattro – Soprintendente per i B. A. della Puglia
  • Assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva – Regione Puglia
  • Assunta Cocchiaro – Soprintendenza per i B.A. della Puglia
  • Patrizia Semeraro – Presidente Soc. Coop. S.A.E.T.T.A.
  • Girolamo Fiorentino -  Milena Primavera - Università del Salento
  • Grazia Semeraro – Università del Salento

 

            La Società Cooperativa S.A.E.T.T.A., composta da laureati in Beni Culturali con indirizzo Archeologico, Architettonico ed Ambientale, nasce nell’aprile 2009 grazie ai finanziamenti messi a disposizione dalla Regione Puglia con il bando “Principi Attivi - Giovani Idee per una Puglia Migliore”. Il progetto “Monte Gianecchia: una nuova idea di eco-museo” ha come partner la Soprintendenza per i B.A. per la Puglia, le Università del Salento, di Foggia e di Roma, il Gruppo Archeologico Valle d’Itria, l’ Associazione Pro-Loco e il Comune di Cisternino.

           

            Cordiali saluti.

 

                                                                                                             Il Presidente

Dott.ssa Patrizia SEMERARO


COSA RIMANE DEL SACCO DI BRINDISI CINQUANT'ANNI DOPO?

INSULA ROMANA

ZONA SAN PIETRO DEGLI SCHIAVONI

NELLE FONDAMENTA DEL TEATRO VERDI

della vergognosa storia che ha accompagnato la costruzione del teatro verdi ne parleremo in seguito , per adesso vogliamo cogliere il fatto positivo che in una nuova versione, accompagnata con buone didascalie è possibile in un suggestivo itinerario ammirare quanto si è salvato del sacco di Brindisi operato dai palazzinari degli anni 60

Il lato negativo è che questo è cioò che rimane di un'intera città, quella contenuta nelle mura romane_medioevali con una lunga teoria di necropoli all'esterno non rimane nient'altro sotto il rullo compressore delle ruspe e del cemento. VERGOGNA!!!

 


Cronaca di una strage annunciata di 12.000 anni fa

L’alluvione che fece strage di paleolitici a Giancola –Torre Testa, Brindisi.

VERSIONE RIDOTTA

Inserito nel 2017  speciale n 21 dei  10 anni di Pugliantagonista

Cronaca di una strage annunciata di 12.000 anni fa

L’alluvione che fece strage di paleolitici a Giancola –Torre Testa, Brindisi.

http://www.pugliantagonista.it/openarea/archeo_open.htm

Ammur si rigirò sul, rabbrividendo al rumore di un tuono lontano. Sua moglie si era alzata, tenendo attaccato a sé il piccolo Mmir,  per attizzare il fuoco all’ingresso della grotta.

Fuori sibilava il vento che dal mare risaliva impetuosamente l’alveo del torrente Giancola , mentre  nere nubi,  solcate da improvvisi lampi presagivano l’arrivo della tanto aspettata pioggia dopo una primavera poco piovosa,un’estate arida e un ottobre insolitamente caldo che avevano messo a dura prova le capacità dei cacciatori e dei raccoglitori di molluschi e bacche commestibili nel fornire cibo alla comunità.

Negli ultimi tempi per stanare le prede si era praticato l’incendio di vaste zone dei boschi ai lati del fiume, deturpando quella che era una immensa foresta. Ammur non partecipava alla caccia poiché era un artigiano della pietra, uno dei più rinomati costruttori di utensili di selce della stazione Paleolitica di Giancola ( a poca distanza dell’attuale Torre Testa) e grazie a ciò non aveva bisogno di cacciare per far vivere la sua famiglia poichè i suoi prodotti litici erano scambiati con prede, frutti di mare, pelli e conchiglie.Una comunità che Ammur aveva raggiunto anni prima, giovanissimo, proveniente da una stazione Paleolitica  posta sul Gargano dove si producevano raffinati rasoi per le pelli, coltelli e punte di lance affilate, molto richiesti  tra gli abitanti delle “stazioni” del brindisino di  Giancola, Torre Guaceto, Apani,  Punta Penne e Punta delle Terrare.

Quello di Giancola era un insediamento realizzato su un costone del canale, a qualche centinaio di metri dell’attuale spiaggia sottostante Torre Testa e che si specchiava su un suggestivo lago creato da un’ansa: Esso sembrava una grande groviera per la presenza di tantissime grotte scavate nella roccia ed abitate da una comunità di raccoglitori di conchiglie in parte riconvertitisi in abili cacciatori che risalivano il fiume a caccia di prede. Prede che negli ultimi tempi erano divenute scarse e spesso fonti di liti con le tribù vicine e di richieste pressanti per Ammur  di armi da guerra come quelle decine di pesanti asce di pietra che, in un vano della grotta, attendevano di essere barattate .

La pioggia  incominciò cadere, prima lentamente , poi sempre più scrosciante e il fiume , dopo mesi di siccità , incominciò a far risentire la sua voce. A causa degli incendi creati dai cacciatori ed alimentati dalla siccità,  alberi bruciati ed altro materiale avevano ostruito il percorso del fiume, creando delle dighe artificiali a monte e per la comunità di Giancola, molto più a valle , avere acqua  pulita e fresca  era divenuto un grave problema, specialmente dopo che, a causa delle maree, e di una mancata manutenzione, la foce,ostruita da sabbia e detriti, era divenuta paludosa e malarica .   La grotta di Ammur era posta con l’ingresso volto a Sud, più in alto delle altre, le più antiche,  quasi alla sommità del costone onde poter sfruttare tutta la luce del giorno per meglio lavorare la pietra e questo per lui fu una fortuna.

 Mentre l’intera tribù era rintanata nelle grotte in attesa che scampasse, un mostro di schiuma nera, di fango, detriti, alberi bruciati ed abbattuti giunse, spazzando ed ingoiando ogni cosa.

Ammur, fece in tempo ad afferrare  il braccio della moglie e risalire insieme a lei quei pochi metri che lo separavano dalla cima del costone. Sotto di loro, decine, centinaia di tonnellate di materiale si schiantarono contro l’ansa del canale come un rullo compressore.

Giunta alla sommità la famiglia impaurita continuò a correre allontanandosi da quel luogo maledetto. Dietro di loro la morte nera aveva fatto una strage. Non uno dei compagni di Ammur ,  né donna , né bambino si salvò. Quel luogo fu la loro tomba e divenne tabù per qualche migliaio di anni. Dopo quel grande smottamento il percorso del torrente Giancola ostruito dall’enorme massa di detriti cambiò corso sfociando sulla destra dell’attuale Torre Testa, dove ancor oggi esso termina il suo corso.

Le scuri invendute di Ammur furono trovate casualmente solo nel ventesimo secolo dopo Cristo ed oggi,  custodite in un museo sono mute testimoni di una tragedia,  di una strage provocata non solo dalla Natura , ma anche dall’incauto e sconsiderato atteggiamento dell’uomo verso di Essa e che a distanza di migliaia di anni, e nonostante che si dica civilizzato, persevera ad oltraggiare .

Antonio Camuso

Osservatorio sui Balcani di Brindisi

osservatoriobrindisi@libero.it

Brindisi 11 ottobre 2009


versione completa

pubblicata su quotidiano di puglia 

edizione di Brindisi dell'12 ottobre 2009

Ammur si rigirò sul giaciglio fatto di foglie secche sul quale aveva steso una pelle di un cervo, rabbrividendo al rumore di un tuono lontano. Sua moglie, non era vicino a lui poiché si era alzata  tenendo attaccato a sé il piccolo Mmir e stava attizzando il fuoco posto in un’ansa all’ingresso della grotta.

Fuori sibilava il vento che, arrivando dal mare e incuneandosi attraverso l’alveo del torrente Giancola , saliva impetuosamente  verso l’interno, dove nere nubi,  solcate da improvvisi lampi facevano presagire l’arrivo della tanto aspettata pioggia. Erano i primi giorni di ottobre, ma la temperatura era stata sino a poche ore prima rimasta insolitamente alta.

Una primavera scarsa di acqua e un’estate arida avevano reso difficile il lavoro dei cacciatori e dei raccoglitori di frutta e bacche commestibili.

Si era dovuti risalire per molti chilometri all’interno, alla ricerca di prede e spesso per cercare di stanarle si era procurati incendi  tali da spingere la selvaggina verso il letto del fiume, dove vi era la presenza di polle di acqua, ma anche di cacciatori, armati di tutto punto , pronti ad accerchiare  le vittime e  finirle.

Ammur non partecipava a queste feroci , ma necessarie orge di distruzione ambientale, sangue e violenza. Lui era un artigiano della pietra, uno dei più rinomati costruttori di utensili di selce  della stazione Paleolitica di Giancola  e non aveva bisogno di cacciare per far vivere la sua famiglia. Il vitto, le pelli di cui era adornata la sua grotta, le più belle conchiglie pescate erano a carico della comunità di cacciatori e raccoglitori di molluschi di quella comunità preistorica che si era insediata da molti anni alle foci del  canale Giancola , in prossimità di quel promontorio che oggi prende il nome  da una torre di avvistamento spagnola , Torre Testa.

I prodotti in selce ed altre pietre  lavorate che uscivano dalle mani di Ammur venivano scambiati con prede, frutti di mare, frutta e pezzi pietra non lavorata  e questo faceva di Ammur un uomo felice, orgoglioso delle sue capacità e sicuro di poter dare un futuro a sé e alla sua famiglia. Erano passati ormai alcuni anni da quando , insieme ad una decina di altri suoi compagni, provenienti  dalla  grande stazione presistorica   situata sul Gargano e dopo un viaggio durato molti mesi, avevano raggiunto il vecchio nonno  Immor, il primo artigiano della selce immigrato a Giancola.

 

Immor attraverso il sistema  di collegamento fatto di sentieri, passi tra fiumi e paludi e che faceva giungere selce di ottima qualità e prodotti finiti dal Gargano sino alle stazioni paleolitiche del Salento, aveva fatto sapere al nipote di esser diventato troppo vecchio, quasi cieco per schegge finitegli negli occhi in tanti anni di lavoro e impossibilitato a soddisfare la grande richiesta di attrezzi  della stazione di Giancola e dei tanti nuovi nuclei di cacciatori insediati presso quei luoghi che oggi si chiamano Torre Guaceto, Apani,  Punta Penne e Punta delle Terrare .

Rasoi per le pelli, coltelli e punte di lance affilate,  secondo la raffinata tecnica del Gargano erano molto richiesti  tra gli abitanti delle “stazioni” del brindisino e non avevano  praticamente concorrenza da parte degli artigiani locali, capaci solo di fare attrezzi molto più rozzi.

 Occorreva quindi che altri giovani raggiungessero il vecchio Immor,  per soddisfare le richieste di un mercato reso sempre più esigente a causa del diminuire delle grandi prede e bisognoso di armi ed utensili leggeri, affilati e precisi

Ammur era rimasto stupito dalla stazione paleolitica di Giancola costruita  su un costone  di un’ansa del canale,  a qualche centinaio di metri dell’attuale spiaggia sottostante Torre Testa .

Il costone che si specchiava su un suggestivo lago creato dall’ansa,  sembrava una grande groviera per la presenza di tantissime grotte scavate a nella roccia ed abitate da una comunità di raccoglitori di conchiglie che poi si erano trasformati in abili cacciatori che risalendo il fiume  riuscivano a spingersi  a decine di chilometri all’interno.

Ammir e i suoi amici  si divisero tra i diversi siti, prendendo moglie tra le giovani dei villaggi , ma mantenendo sempre uno stretto legame tra loro e la tribù di provenienza.

In notti come questa, quando il tuono  si avvicinava la mente di Ammur tornava alla madre che aveva lasciato, anni prima . Lei stessa lo aveva spinto a partire dicendogli che  a Sud avrebbe avuto possibilità di mangiare e stare al caldo meglio che nella fredda stazione  della Foresta Umbra , dove l’inverno sembrava non finire mai e gli animali  da cacciare non essere più sufficienti per tutta la comunità.

Ammur la ringraziava ogni giorno per questo suo consiglio, ma nonostante tutto, quando tuonava nelle notti d’inverno, ritornava piccino, come quando si rannicchiava sul petto della madre per sentirsi rincuorare da quel rumore , quei lampi che lo terrorizzavano.

La pioggia  incominciò cadere, prima lentamente , poi sempre più scrosciante e fastidiosa a causa di improvvise folate di vento marino. Ammur si alzò  per rinforzare i legacci che tenevano a mo’ di tenda una pelle dinanzi all’ingresso della grotta e controllò che i canali di scolo, scavati dinanzi all’uscio, fossero sgombri da terreno o materiale di risulta delle sue lavorazioni.

I prodotti migliori, lui li teneva custoditi in una nicchia posta nella parte più interna della grotta: lame e punte di fecce , ma anche ultimante molte scuri che  gli appartenenti di una tribù dell’interno gli avevano ordinato. Una richiesta insolita  per il numero e l’urgenza ma Ammur aveva provveduto,  senza far domande ed ora decine  di  pesanti asce di pietra  attendevano di essere barattate . Se esse servissero, insieme a coltelli e frecce, per cacciare una insolita mandria di orsi o regolare i conti tra tribù rivali a lui questo non contava: lui era un professionista serio e discreto con i clienti!.

…Il fiume , dopo mesi di siccità , incominciò a far risentire la sua voce insieme a quella della pioggia.  A causa degli incendi creati dai cacciatori ed alimentati dalla siccità, lungo tutto il percorso del fiume  alberi bruciati ed altro materiale avevano ostruito il percorso del fiume, creando delle dighe artificiali che erano divenute luoghi per pescare  agli insediamenti umani posti a monte della foce dello stesso e questo aveva fatto sì che,  avere acqua  pulita e fresca  per la comunità di Giancola era divenuto negli ultimi mesi un grave problema, insieme al fatto che le maree sterpaglie ostruito la foce con sabbia e detriti rendendo l’acqua stagnate, malarica e paludosa. Ci sarebbe voluto un lavoro di moltissimi uomini , coordinato, di manutenzione a quel particolare luogo, ma purtroppo molti  cacciatori erano stati troppo a lungo lontano e bambini e donne erano impossibilitati a sostituirli in tale compito…Pioveva  a dirotto ormai da alcune ore e Ammur sbirciò dietro la pelle-tenda,  il livello del fiume era salito  ed il rumore  che si mescolava con quello della pioggia aveva qualcosa di angosciante. Non era quella l’acqua che ci si aspettava …

 Il piccolo Mmir iniziò a piangere e la madre andava nervosamente  avanti  e indietro nella grotta. La sua sorellina anche lei sveglia , fissava muta  il padre come cercasse da lui aiuto e sicurezza.

 La grotta di Ammur era posta con l’ingresso volto  a Sud, più in alto delle altre, le più antiche ,  che erano più in basso per poter agevolmente raggiungere l’acqua e il sentiero che, costeggiando il fiume giungeva al mare.

Ammur aveva voluto costruirsela più in alto sfruttando  una particolarità della roccia del luogo, a più strati calcarei   che gli aveva permesso di costruirsi  un preingresso riparato da un cornicione naturale, dove lui, poteva lavorare la pietra alla luce del giorno

Ma aveva anche scolpito un sistema di gradini che, non solo scendevano verso il fiume, ma anche salivano verso l’alto, sino alla sommità del costone. Ammur aveva fatto ciò affinché lui, nei momenti in cui era libero dall’impegno dello scheggiare la selce, potesse salire facilmente su in vetta,  per rimirare il mare  e assaporarne la fresca brezza , ma anche volgere lo sguardo al Nord, dalla direzione da dove molti anni prima era giunto.

 

Bomm! La pioggia si fece più intensa, l’intera tribù era rintanata nelle grotte in attesa che scampasse. Un rumore sordo e continuo sembrava arrivare dalle lontane sorgenti del fiume.Un  lampo improvviso illuminò la scena che paralizzò per alcuni secondi Ammur. Un mostro di schiuma nera, di fango, detriti, alberi bruciati ed abbattuti stava giungendo , grande come una montagna , spazzando ed ingoiando ogni cosa.

Ammur comprese che doveva agire, l’adrenalina del ragazzo di un tempo ritornò a scorrere nelle vene:

-“ Via! Fuori tutti!”-

Afferrata la piccola Mmer  con una mano e con l’altra il braccio della moglie le fece risalire, lungo quei provvidenziali gradini che aveva un tempo scavato mentre il mostro di fango sembrava giunto a  ghermirli ed i piedi incerti dalla pioggia e dal terrore sembravano non far presa su quelle rocce.. --“Via!”- Mentre sotto di loro ,  decine, centinaia di tonnellate di  materiale come un macigno si schiantavano contro l’ansa del canale che un tempo aveva accolto come un paradiso l’originaria  tribù di raccoglitori di conchiglie.

 Giunti alla sommità del costone, Ammur e la sua famiglia non volsero la testa a vedere il disastro, e continuarono a correre a perdifiato per allontanarsi da quel luogo maledetto e raggiungere la parte più alta del promontorio di Torre Testa. Dietro di loro la morte nera aveva fatto una strage. Non uno dei compagni di Ammur ,  né donna , né bambino si salvò. Quel luogo fu la loro tomba e divenne tabù per qualche migliaio di anni.

Dopo quel grande smottamento il percorso del torrente Giancola ostruito dall’enorme massa di detriti cambiò corso sfociando sulla destra dell’attuale Torre Testa, dove ancor oggi esso termina il suo corso.

Le scuri invendute di Ammur furono trovate casualmente solo nel ventesimo secolo dopo Cristo  ed oggi,  custodite in un museo sono mute testimoni di una tragedia,  di una strage provocata purtroppo non solo dalla Natura , ma anche dall’incauto e sconsiderato atteggiamento dell’uomo verso di Essa e che a distanza di migliaia di anni, e nonostante che si dica civilizzato, persevera ad ignorare e oltraggiare le sue regole.

 

Antonio Camuso

Osservatorio sui Balcani di Brindisi

Brindisi 5 ottobre 2009

 


 


  3 Agosto 2009  Incendio contrada Montenegro-Pittachi  tra discariche abusive , speculazione edilizia e una strada consolare romana da tutti volutamente dimenticata.

http://www.pugliantagonista.it/openarea/brindisi_incendio_contradamontenegro.htm

 

 

Circa una decina di anni fa grazie ad uno studioso del luogo fu divulgata dal Quotidiano di Brindisi, nella pagina cultura, la splendida notizia che  quel tratto di strada, che si inerpicava dal canale Cillarese  verso contrada Montenegro e i cui resti erano sotto gli occhi inconsapevoli di tutti , era nientedimeno che il primo miglio della strada imperiale Appia-Traiana .

Una notizia che avrebbe dovuto essere accolta con impegni da parte delle amministrazioni di bonificare la zona dalle discariche abusiva di materiale edile, provenienti dai cantieri dei quartieri circostanti e relativa valorizzazione di un luogo e di una storia di cui noi brindisi dovremmo esser fieri,fu invece accolta in un silenzio tombale.

Nessuno si mosse, nessuno volle finanziare un solo metro di scavo, nessuno pensò di ripulire quella zona.

 Troppi erano gli interessi in campo e così il Grande Cemento e il Grande Pattume che imperano su Brindisi fecero in modo che quella strada romana  ricadesse nell’oblio.

Quei meravigliosi e fertilissimi campi coltivati, di quella contrada, che rifornivano di verdure, meloni e pomodori per ”pendole” e contraddistinti da alcuni pini centenari  (che per tradizione erano stati piantati e rimpiantati per secoli  inconsapevolmente da contadini ignari che quegli alberi erano lì a causa l’usanza dei milites romani di cingere le consolari ed in particolare l’Appia dell’albero simbolo del mediterraneo divenuto mare Nostrum) , sono stati sostituiti da un proliferare di costruzioni similvillette e tante discariche che un bell’incendio, ieri , ha mandato a fuoco con dispersione di inquinanti.

 Gli unici ad essersi salvati sono quei pini che attendono silenziosi di sapere quale sarà la loro fine, testimoni ingombranti di un passato di una città che vuol essere senza memoria. Da parte nostra con le foto e i video  da noi prodotti ed inseriti nella pagina http://www.pugliantagonista.it/openarea/brindisi_incendio_contradamontenegro.htm

 

abbiamo voluto testimoniare l’ennesimo scempio cittadino.

 

 

La redazione brindisina di Pugliantagonista.it

Brindisi 4 agosto 2009

alcune notizie sull'appia traiana tratte dal web:

I lavori per la costruzione della via Appia iniziarono nel 312 a.C. per volere del Console Appio Claudio Lucio. Il percorso originale dell'Appia Antica collegava l'Urbe (partendo vicino alle Terme di Caracalla) con Ariccia, il Foro Appio, Terracina, Fondi, Itri, Formia, Minturno, Mondragone ed infine Capua.

Successivamente la strada venne ancora ampliata (190 a.C.) fino a Benevento (Beneventum) e Venosa, che venne fondata a quell'epoca e popolata da 20.000 contadini romani. In epoca successiva, la strada venne prolungata fino a Taranto e Brindisi.

La via Appia Traiana, avrebbe unito Roma "caput mundi" con le provincie meridionali della penisola, e attraverso il porto di Brindisi, dove la "Regina Viarum" termina, con l'Oriente. Difatti, sono numerosi i ritovamenti di anfore olearie e contenitori per il trasporto delle merci.

Nei primi anni del II secolo d.C. l'imperatore Traiano le aggiunse il suo nome. Grazie alla via Appia Traiana era possibile andare da Roma a Brindisi in 13/14 giorni lungo un percorso totale di 540 chilometri.
La Via Appia aveva una larghezza standard di circa 4,15 metri, sufficienti a consentire iI passaggio contemporaneo di due carri nel doppio senso di marcia.

Colonne, marmi, capitelli, statue, fregi, bassorilievi erano disseminati lungo tutto il tragitto, e circa ogni otto o nove miglia era possibile sostare presso una "stazione" adibita al ristoro degli animali e dei viaggiatori.

*** *** ***

Nell'epoca delle crociate la via Traiana fu conosciuta anche con l'appellativo di "via Francigena del Sud".
Con il termine di Via Francigena del Sud si indica il tracciato della Via Traiana che nel Medioevo e per tutto il periodo delle crociate collegò Roma, punto di arrivo della Via Francigena proveniente da Canterbury, all'Oriente, passando attraverso la Puglia nel tratto da Troia a Brindisi.
Essa nacque come variante alla via Appia rispetto alla quale consente di abbreviare il tratto montuoso fra Campania e Puglia. Oltre naturalmente ai porti d'imbarco numerosi e ben distribuiti per l'intera regione, la Puglia offrì ai pellegrini la possibilità di visitare santuari di altissimo valore spirituale già allora conosciuti in tutto il mondo cristiano.

[Lettura consigliata: La via francigena del sud. L'Appia Traiana nel Medioevo; di Stopani Renato]

http://www.ostuniolio.it/pagina.asp?pg=189

 

Si trattava di una variante della via Appia e collegava Benevento (Beneventum) a Brindisi ( Brundisium ), attraverso Aecae (Troia), Herdonia (Ordona), Canusium (Canosa di Puglia), Rubi (Ruvo di Puglia), Butontum (Bitonto); da qui proseguiva lungo la costa toccando Barium (Bari) ed Egnatia (presso Fasano). 

Colonne, marmi, capitelli, statue, fregi, bassorilievi erano disseminati lungo tutto il tragitto, e circa ogni otto o nove miglia era possibile sostare presso una "stazione" adibita al ristoro degli animali e dei viaggiatori. 

Nell'epoca delle crociate la via Traiana fu conosciuta anche con l'appellativo di via Francigena del Sud, in quanto costituiva il percorso che nel periodo delle crociate collegava Roma, punto di arrivo della Via Francigena proveniente da Canterbury, all'Oriente, passando attraverso la Puglia. 

Nelle campagne pugliesi (ad esempio a Monopoli) è possibile ritrovarne ancora alcuni tratti lastricati. A Bari e ad Ascoli Satriano sono conservate le colonne miliari che ne segnavano l'attraversamento.   

Considerato l'interesse storico e il valore dei reperti archeologici rintracciabili lungo la via, è stata proposta molte volte l'istituzione di un'area protetta che permetta di preservare e fruire di queste ricchezze.
 

http://www.viaggioadriatico.it/ViaggiADR/rete_interadriatica/beni/via-appia-traiana

 

 


 

Carabinieri ed Archeologia

13 gennaio 2009- Archeologia: l'Italia devastata  dal saccheggio di opere...ma è solo opera di maniaci collezionisti o l'effetto della  cementificazione e  della rapina del territorio coordinata dai padroni di case d'asta e grandi capitalisti che diversificano i loro investimenti in tempi di crisi del valore dei mercati  finanziari?

 

 

Il Rapporto del Comando  carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

 

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