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La
salute nei distretti della Cisgiordania
È terminato
il progetto di cooperazione scientifica tra l’Istituto di Fisiologia
Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Lecce (IFC-CNR) e
l’Istituto di Salute Pubblica e di Comunità dell’Università di
Birzeit.
La
salute nei distretti della Cisgiordania
è
il nome che al progetto hanno dato i suoi estensori: il sottoscritto,
che ne ha curato il coordinamento; il dott. Maurizio Portaluri che
l’ha diretto per gli aspetti medico-oncologici; la professoressa
Rita Giacaman e la dott.ssa Niveen Abu-Rmeileh che
hanno condotto il progetto nei Territori Palestinesi Occupati.
Il progetto
è stato finanziato dall’Assessorato al Mediterraneo della Regione
Puglia e cofinanziato dall’IFC-CNR e dall’ASL di Brindisi. Le
attività progettuali hanno riguardato l’analisi geografica di
mortalità nei distretti della Cisgiordania; e la valutazione
dell’organizzazione, della disponibilità e dell’accessibilità
nei Territori Palestinesi Occupati di servizi per l’assistenza di
malati oncologici. I risultati scientifici sono stati già presentati
in un consesso scientifico internazionale e saranno oggetto di
pubblicazione su riviste specializzate. Inoltre, un report completo è
stato trasmesso al ministro della salute Palestinese per le
valutazioni di competenza.
L’esperienza
di cooperazione scientifica è stata estremamente arricchente sia per
gli aspetti professionali sia, come spesso accade in questi casi, per
gli aspetti umani.
La
collaborazione è cominciata in un momento storico difficile per la
Palestina. Era la fine del 2008, prima della interruzione della tregua tra Hamas e Israele e l’inizio dell’attacco Israeliano
nella Striscia di Gaza, quando ho incontrato a Ramallah alcuni
colleghi dell’Istituto di Salute Pubblica e di Comunità
dell’Università di Birzeit. Istituto che rappresenta
un esempio di ricerca applicata alle reali condizioni di deprivazione
della popolazione, come ebbe modo di scrivere il dott. Maurizio
Portaluri in un articolo scientifico pubblicato nel 2005 sulla rivista
Epidemiologia e Prevenzione.
Dopo quella
prima missione se ne sono susseguite altre due, l’ultima agli inizi
dello scorso giugno. Abbiamo potuto lavorare a stretto contatto con i
colleghi palestinesi, apprezzandone l’elevato spessore scientifico e
culturale, l’aria cosmopolita che si respira nei laboratori e nelle
aule dell’Università di Birzeit. Abbiamo visitato ospedali a
Ramallah, Hebron, Gerusalemme, Betlemme; toccato con mano
l’esperienza del registro tumori palestinese, tessuto rapporti con
altri medici e ricercatori italiani presenti nei Territori.
Ci sono
immagini che porteremo per sempre scolpite nella memoria. Non sono
solo le immagini che riguardano lo studio geografico di mortalità.
Non sono solo immagini che si riferiscono alla ricerca sulla
disponibilità di servizi oncologici. Non sono solo le immagini che
hanno a che fare con la sanità Palestinese. Sono immagini
maledettamente correlate con la salute di questo popolo.
L’immagine
di un muro che imponente si staglia a dividere una nazione, intere
città, villaggi, famiglie. Contadini dalle proprie terre.
L’immagine
di divise militari che ricordano, se ce ne fosse il bisogno, che sei
in un territorio militarmente occupato.
L’immagine
di colonie che, in dispregio di decine di risoluzioni dell’ONU,
crescono in numero e dimensione.
L’immagine,
infine, di una madre che con il suo bambino in carrozzina tenta di
passare attraverso un tornello nel centro storico di Hebron; non
riuscendoci è costretta ad attraversarlo con il suo bambino in
braccio, lasciando ad un gruppetto di bambini il compito di
trasportare la carrozzina oltre il recinto.
Dott. Emilio
Gianicolo
Ricercatore
IFC-CNR
Mesagne
agosto 2011
cliccare
qui per vedere Manifestazioni mesi
precedenti per la Palestina in Puglia gennaio marzo 2009
Fa’
canestro per la Palestina!
Il
2 agosto alle 20.30 al Palaflorio di Bari
(Japigia) si incontrano le nazionali di basket di Italia e di
Israele. Potrebbe sembrare una normale giornata di sport, ma così
non è. Oggi in campo c'è una squadra, quella israeliana, che
rappresenta uno stato, nato da oltre 60 anni sull’eliminazione,
sull’espulsione, sull’oppressione e la discriminazione del
popolo palestinese, al quale toglie - con la violenza e il terrore
del suo esercito, nel silenzio complice della ‘comunità
internazionale’ - terra, acqua, vita, dignità.
Il
popolo palestinese non può giocare, non può fare il tifo per la
sua squadra, non può spostarsi liberamente nella sua terra,
discriminato da un feroce regime di apartheid,
oppresso, imprigionato, quotidianamente ucciso e massacrato.
I
palestinesi, costretti dalla violenza delle armi già
dall’invasione sionista del 1948 a lasciare le proprie case,
espulsi dalla propria terra di Palestina nei campi profughi dei
paesi arabi limitrofi, sopravvivono a stento, privati anche dei
diritti fondamentali. Ad essi e agli altri milioni della diaspora
palestinese (oltre 4 milioni di esseri umani condannati
all’esilio) Israele impedisce di tornare nella propria terra.
Un
milione e mezzo di palestinesi sono confinati nella Striscia di
Gaza, trasformata dal 2007 in una prigione a cielo aperto a causa
dell’embargo disumano,
deciso
e attuato unilateralmente da Israele,
una “punizione collettiva in violazione del diritto
internazionale umanitario” (risoluzione del Parlamento europeo,
15.1.2009). Tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009
l’esercito israeliano ha attaccato Gaza (Operazione “Piombo
fuso”) e fatto strage di 1500 palestinesi; migliaia sono i feriti
e gli invalidi. Quando i pacifisti del convoglio umanitario della
Freedom Flotilla hanno cercato di portare a Gaza farina, medicinali,
quaderni scolastici per i bambini delle scuole, l’esercito
israeliano, in acque internazionali, contro il diritto
internazionale e contro ogni diritto, e con un vero e proprio atto
di pirateria, li ha attaccati e uccisi, deportati e incarcerati in
Israele, e sequestrato la nave.
I
palestinesi con cittadinanza israeliana,
vivono,
sotto un regime di apartheid più
duro di quello combattuto in Sudafrica da Nelson Mandela.
Nella Cisgiordania occupata dal 1967, la costruzione del Muro, la
presenza degli oltre 500 checkpoint e la politica
israeliana di colonizzazione prosciugano i mezzi di sostentamento
della popolazione, rendendo la vita in quel territorio
assolutamente insostenibile.
Oltre
8000 prigionieri politici sono sequestrati nelle carceri israeliane,
colpevoli solo di battersi per la libertà della loro patria, come
lo furono i partigiani in Italia in lotta contro il nazifascismo.
Israele
ha imposto un divieto de facto per lo sport palestinese.
2004.
Israele rifiuta a parecchi membri della squadra di calcio
palestinese il permesso di lasciare la Striscia di Gaza, precludendo
la qualificazione ai Mondiali.
30
marzo 2006.
Israele bombarda lo Stadio palestinese di Gaza, lasciando un enorme
cratere al centro.
2006.
Coppa del Mondo.
I giocatori provenienti da Gaza attendono per settimane al confine
di Rafah - controllato da Israele – prima di potersi unire ai loro
compagni di squadra in Egitto.
Giugno
2007:
Israele impedisce per più di un mese alla nazionale giovanile
palestinese di rientrare a Gaza dopo la partita in Giordania.
Nella
West Bank e nella Striscia di Gaza, l'occupazione israeliana
soffoca il funzionamento delle associazioni e istituzioni sportive
e bombarda le strutture utilizzate da giovani palestinesi.
Bambini
palestinesi a Gaza sono stati assassinati mentre giocavano a calcio.
Il controllo israeliano su tutti i
confini e tutti gli spostamenti rende impossibile alle squadre
palestinesi di riunirsi e viaggiare per i giochi nazionali e
internazionali.
Il
2 agosto si gioca una partita di basket. Politica e sport – si
dice - non dovrebbe mescolarsi. Ma non
possiamo chiudere gli occhi di fronte alle sofferenze indicibili
che Israele provoca alla popolazione palestinese. Tacere sarebbe
colpevole, come fu colpevole, da parte di chi sapeva, tacere su
Auschwitz e Dachau e l’eliminazione nazista degli ebrei rei solo
di essere ebrei.
Perciò,
anche in occasione della partita di basket
invitiamo
i cittadini di Bari e della Puglia
a
manifestare al Palaflorio per la causa palestinese!
per
ricordare al mondo che milioni di esseri umani, milioni di bambini,
di donne, di giovani e di anziani palestinesi sono oppressi in tutte
le forme e resistono all’oppressore, e chiedono la liberazione
della loro terra e dignità per l’umanità umiliata e offesa. Fa’
un canestro per la Palestina!
I
comitati per la Palestina delle province pugliesi
Tadamon
Filastin فلسطين
تضامن
(Solidarietà
- Palestina)
Comitato
di solidarietà col popolo palestinese in Terra di Bari
Bari
- II Str. Priv. Borrelli n. 32
tadamonbari@gmail.com
TARANTO
7 GIUGNO INIZIATIVA PER LA PALESTINA
ore
18 piazza della Vittoria
aderisce anche lo lo slai cobas per il sindacato
di classe aderisce
proletari comunisti partecipa all'iniziativa contro l'eccidio
israeliano
della nave pacifista e in solidarietà con il popolo palestinese
a taranto per lunedì 7 giugno ore 18 piazza della vittoria
proletari comunisti aderisce e partecipa alle manifestazioni pro
palestina
in esse porta la denuncia dello stato sionista di tipo nazista e
dell'imperialismo USA_ITALIA
la solidarietà al popolo palestinese e alle forze che conducono
contro lo
stato sionista la lotta armata antimperialista
l'indicazione della necessità della guerra di popolo di lunga durata
come
arma del popolo palestinese e dei popoli arabi per l'autoderminazione
nazionale e sociale
proletari comunisti è contro la parola d'ordine due popoli, due stati
ed è
per la eliminazione politico-giuridica dello stato di israele
proletari comunisti sostiene le iniziative di lotta contro le comunità
sioniste esistenti nei paesi imperialisti
proletari comunisti
giugno 2010 ro.red@libero.it
Lecce 31 Maggio 2010
Piazzetta "DE PACE"- ore 18.30-22.00
Presidio / Sit-in CONTRO
il criminale attacco terroristico
dello stato razzista
d'Israele
verso le navi pacifiste che cercavano di portare aiuti umanitari
nella STRISCIA di GAZA sottoposta
a blocco navale e ad un embargo criminale che dura ormai da 4 anni.
19 morti e oltre 60 feriti, un vero e proprio atto criminale e
terroristico di
stato,
con l´obiettivo di spaventare definitivamente i volontari
internazionali
dopo aver terrorizzato già la popolazione della Striscia di Gaza
distrutta
con i bombardamenti dell´operazione "Piombo Fuso" del dic.
2008 / gen. 2009.
Le navi di "Freedom Fotilla" avevano a bordo più di 700
passeggeri, -
INTERNAZIONALISTI, provenienti da ogni parte del mondo-,
e volevano consegnare 10 tonnellate di aiuti umanitari, tra cui
cemento,
medicine,
generi alimentari, case prefabbricate e 500 sedie a rotelle
elettriche.
La COALIZIONE,
organizzatrice della Freedom Fotilla,
formata dal Free Gaza Movement (Fg), European Campaign to end the
siege of
Gaza (Ecesg), Insani yardim vakfi (Ihh), Perdana global peace
organisation,
Ship to Gaza Greece, Ship to Gaza Sweden, e International Committee to
lift the
siege on Gaza,
LANCIA UN APPELLO ALLA COMUNITA' INTERNAZIONALE
per chiedere a Israele di fermare questo brutale attacco contro civili
che stavano tentando di portare aiuti di vitale importanza ai
palestinesi
imprigionati a Gaza e di consentire alle navi di continuare il loro
cammino.
L'attacco è avvenuto in acque internazionali, in violazione del
diritto
internazionale.
Molti gli stati allertati nel bacino del Mediterraneo.
Fra questi la Turchia e la Grecia: NON CREDIAMO AI LORO SPORCHI GIOCH.
La Turchia massacra i curdi e l'opposizione antagonista, di classe,
comunista,
rappresenta il puntello della Nato nel Mediterraneo e coopera
militarmente con
Israele.
La Grecia, invece, da un lato opprime i lavoratori con il lavoro
precario e in
nero, tagli alla spesa sociale, licenziamenti, prepensionamenti e
blocco dei
salari, dall'altro è costretta
ad indebitarsi, sempre di più, con il FMI (Fondo Monetario
Internazionale)
e la BCE (Banca Economica Europea) per il tasso degli interessi da
pagare al
5%, dall'altro a partecipare a missioni di guerra come l'operazione
congiunta
con l'aviazione israeliana "Minoan 2010" dal 25 Maggio al 3
Giugno di
quest'anno, nel Mar Egeo.
SOLIDARIETÀ con i lavoratori IN LOTTA greci, curdi, turchi e
palestinesi
contro il CAPITALISMO, il SIONISMO e l'IMPERIALISMO !!!
PASSA PAROLA - DIFFONDI - PARTECIPA
CSIDF (Collettivo di Solidarietà Internazionalista "Dino
Frisullo"-Lecce.
FOGGIA
17 APRILE 2010
17 aprile – giorno del prigioniero politico
palestinese
Appello per un Presidio - sabato 17/4 h.17 - Foggia
Corso Vittorio Emanuele – zona pedonale
Il
17 aprile è in Palestina, il giorno del prigioniero politico. Infatti
il 17 aprile del 1974 ci fu lo storico rilascio di Mahmoud Hijazi
Baker, il primo dei prigionieri politici palestinesi.
Per
il popolo palestinese il carcere è pane quotidiano, il regime
fascista sionista arresta, imprigiona, tortura quotidianamente uomini
donne e bambini, non c’è famiglia in Palestina che non abbia visto
incarcerare un figlio, un marito, una moglie. I dati in merito a
queste condizioni sono agghiaccianti, solo a partire dal 2000 (anno
dello scoppio della seconda intifada) fino al 2008 sono oltre 65.000
uomini, 750 donne e 7.500 ragazzi ad essere finiti nelle carceri
sioniste.
Attualmente
si contano circa 8.000 detenuti,
di cui molti malati terminali per problemi oncologici, che necessitano
di cure urgenti. Durante i mesi della seconda Intifada i decessi in
carcere sono stati 72. I dati
di settembre 2008 parlano di 69 prigioniere politiche detenute nelle
carceri Israeliane, di cui 6 bambine. 400 sono i detenuti che hanno
un’età tra i 13 e i 18 anni, la maggior parte delle volte detenuti
in carceri per adulti, con gli stessi “trattamenti” durante gli
interrogatori e senza alcuna assistenza psicologica e medica.
Dopo la scomparsa di Arafat nell'ottobre 2004, e con lui del simbolo più
forte e condiviso dell'unità dei palestinesi, i simboli che
richiamano all'unità dei palestinesi sono la lotta per il “ritorno
dei profughi”, quella per la “difesa di Gerusalemme” e
soprattutto quella per la “liberazione dei prigionieri politici”.
La questione dell'unità nazionale passa oggi sempre più attraverso
la centralità della lotta per la liberazione dei prigionieri
politici, lotta che non esisterebbe senza la loro resistenza, la quale
rafforza quella della popolazione.
Proprio
in questi giorni si sta assistendo ad un nuovo e pesantissimo attacco
israeliano.
Le
autorità sioniste hanno approvato un piano che prevede la costruzione
di 549 abitazioni per i coloni a sud di Gerusalemme, distruggendo le
case abitate dai palestinesi. Sono
numerosi gli scontri a fuoco tra militari israeliani e membri della
Resistenza palestinese, muniti purtroppo in molti casi solo di pietre.
Continuano inoltre i raid degli F16 israeliani nei territori
circostanti la Striscia di Gaza ed in particolare a sud di Rafah sui
tunnel di collegamento con l’Egitto, unica via contro l’embargo.
Di
fronte a questa nuova aggressione dettata dalla volontà del governo
israeliano di espandere ulteriormente le proprio “colonie”, non
tardano ad arrivare le dichiarazioni dei leader internazionali.
Il
premier USA Obama vorrebbe stupirci con il suo “no” a questi
ulteriori piani espansionistici, tuttavia le sue dichiarazioni
rientrano appieno nel gioco israeliano di equilibri e di interessi in
Medio Oriente.
Infatti,
se da una parte l’imperialismo USA teme che il popolo Palestinese,
che non ha mai chinato la testa, rappresenti un fulgido esempio di
lotta per le Resistenze dei popoli iracheno e afgano, dall’altra in
questo periodo di crisi, si teme che la decennale solidarietà
internazionale al popolo palestinese, in particolare europea, rafforzi
la lotta all’interno degli stessi paesi imperialisti.
Teniamo
alta la bandiera della solidarietà contro un’occupazione fascista
che incarcera, tortura e riduce in cattività i popoli!
LIBERTà PER IL POPOLO
PALESTINESE!! INTIFADA
FINO ALLA VITTORIA!!
Solidali con la Palestina
APRILE 2010
- f.i.p. via miracoli, 11 FG
vedi
anche
Brindisi
per Gaza
restiamo
umani
BARI
30 MARZO 2010
ITALIA
INIZIATIVE GIORNATA DELLA TERRA
Comitato per la Palestina
in terra di Bari
Comunità palestinese in Puglia
Palestina - Giornata della terra
Martedì 30 marzo 2010 - ore 19.30
Centro culturale - via Borrelli 32 Bari
Inaugurazione della Mostra fotografica sulla Gaza Freedom March
interventi di
Taysir Hasan: La "giornata della terra": perché?
Mimmo Colaninno: La Gaza Freedom March
Poesie di amore e lotta per la Palestina lette da
Amira Abu Amra
Gino Locaputo
Coordina: Andrea Catone
****
Il 30 marzo il popolo palestinese ricorda la Giornata della terra.
Gli eventi che commemorano questo giorno particolarmente importante,
risalgono al 30 marzo 1976, a partire dalla confisca, da parte dell´occupazione
israeliana, di centinaia di ettari di terreni di proprietà
palestinese in zone a maggioranza arabo-palestinese, in particolare in
Galilea.
A seguito di questo atto, gli arabi nei territori occupati nel 1948
dichiararono uno sciopero generale, sfidando, per la prima volta dall´occupazione
del 1948, le autorità israeliane.
La riposta militare di Israele fu forte: l´esercito, appoggiato da
corazzati, ha invaso le cittadine palestinesi, uccidendo e ferendo
diverse persone inermi.
Le proteste iniziarono il 29 marzo, con una manifestazione popolare a
Deir Hanna, repressa con la forza, e seguita da un´altra, a Arraba,
dove la reazione militare israeliana fu ancora più forte e portò
all'uccisione di Khair Yassin e al ferimento di altre decine di
cittadini.
La notizia dell´uccisione di Yassin amplificò le proteste in tutte
le aree arabe. Il giorno successivo furono uccise altre cinque
persone: Raja Abu Raia, Khader Khalaylah, Khadija Shawahneh, di
Sekhnin; Muhsen Taha di Kufor Kenna, e Rafat al-Zuhairi di Ain Shama.
La Giornata della terra è stata un punto di svolta nei rapporti tra
le autorità israeliane e le masse palestinesi dei territori del '48.
Le autorità israeliane, con la loro risposta, hanno voluto dimostrare
a tutti quelli che, per la prima volta, protestavano apertamente
contro l´occupazione, chi sono "i padroni della terra".
La Giornata della terra ha aiutato a riunire il popolo palestinese dei
territori occupati, la cui lotta, fino ad allora, era limitata
all'iniziativa dei singoli o di piccoli gruppi. Tale risposta popolare
ha risvegliato i palestinesi che avevano accettato l´occupazione
israeliana del 1948, credendo che il progetto israeliano avrebbe
accolto qualsiasi minoranza razziale o religiosa non ebraica.
La Giornata della terra non finisce il 30 marzo, ma prosegue fino ai
nostri giorni. Le politiche di confisca continuano ancora, così come
i progetti coloniali israeliani. Crescono gli atteggiamenti razzisti
che tentano di togliere ai palestinesi il diritto politico, legale e
esistenziale, e non solo la terra.
all'attenzione delle/i
compagne/i di Roma e Provincia
ROMA, Martedi 30 marzo
GIORNATA DELLA TERRA
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA CAMPAGNA (BDS) BOICOTTAGGIO,
DISINVESTIMENTI E
SANZIONI contro l'apartheid israeliano
o ore 15.30 Aprilia Supermercato - Azione di informazione e
sensibilizzazione
sulla campagna BDS - rete di Nettuno
o ore 17.00 Supermercato COOP Prenestina - Azione di informazione e
sensibilizzazione sulla campagna BDS - Forum Palestina
o ore 17.00 Sala del parlamento Europeo Via 4 novembre 149 - Tribunale
Russel
- Rapporto Goldstone su Gaza - Action for Peace
o ore 17 Garbatella Largo delle 7 chiese - Impianto di un Olivo vicino
al
monumento d Rachel Corrie - Associazione Germogli
o ore 18 via Ostiense 152/b CdB S. Paolo
Assemblea/Dibattito "il muro c'e' e si vede...ma che nasconde?
con Bassam Saleh, Luigi Sandri, Enzo Mangini
Interromperemo l'assedio di Gaza via mare Progetto di Free Gaza
Movement
Presentazione di Paola Mandato
2. Mercoledì 31 marzo ore 17,30 - Redazione di Carta Sala Pintor -
Via dello
Scalo di San Lorenzo 67
Incontro Pubblico
con Wehbi Badarni, attivista e sindacalista palestinese del sindacato
"Sawt al
Amal" - La Voce del Lavoratore -
Interverranno
Emidia Papi - RdB Vincenzo Miliucci - Cobas Roberto Cortese - SdL -
Forum
PALESTINA
Il Calendario degli eventi può essere consultato sui siti Web,
continuamente
aggiornati, di:
"Forum Palestina" www.forumpalestina.
org
"Sguardo sul Medio Oriente" www.sguardosulmedio
riente.it
RESTIAMO
UMANI
TOUR
IN PUGLIA DI VITTORIO ARRIGONI
PRIMA
TAPPA BRINDISI 26 NOVEMBRE 2009
VIDEO
CONCERTO 99 POSSE- SCIAMANO-VIVIANA FONZINO-SCIASKALLO- TIRAKECHè
BRINDISI
19 Settembre 2009 SCIAMANO e VIVIANA FONZINO http://www.youtube.com/watch?v=WzA07CzIOIU
BRINDISI:
Tirakechè Aprono concerto dei 99 POSSE 19 - 09 - 2009 http://www.youtube.com/watch?v=o_yTQdTt6No
BRINDISI
Curre Curre Guagliò 99 posse CONCERTO 19 settembre 2009 http://www.youtube.com/watch?v=E9jd2-6xnek
SCIAMANO
99POSSE TIRAKECHé http://www.youtube.com/watch?v=OwGaOkYpZIQ
Pubblicato su
Quotidiano di Brindisi 21-09-2009
CONCERTO 99 POSSE A BRINDISI, PER GAZA CON
UNA CODA DI POLEMICHE SULL’INUTILE ED ECCESSIVO DISPIEGAMENTO DI
FORZE
Ieri sera,19 settembre 2009, si è tenuto,
all’interno del Teatro Impero di Brindisi, l’atteso
concerto dei 99 POSSE , introdotti e accompagnati
dai rapper tarantini Sciamano,
Viviana Fonzino, SciaKallo e dalla band barese dei Tirakechè.
Diverse
centinaia di giovani , e meno giovani, hanno salutato con la loro
presenza e lunghissimi applausi il ritorno dei 99 POSSE dopo 7 anni di
inattività,affollando le poltrone del teatro Impero. Dal 5 gennaio
del 2002, quando la 99 POSSE tenne il suo ultimo concerto a Napoli,
molte cose sono cambiate: Il gruppo ritrova un'Italia in piena
emergenza democratica ed economica, un Paese in declino nel quale si
sperimentano inedite politiche repressive che alimentano nel corpo
sociale sempre più frequenti episodi di razzismo e intolleranza
mentre la voglia securitaria cresce nel paese.
La band napoletana famosissima negli anni 90, nata
e cresciuta all’interno dei Centri Sociali e che si è esibita in
tutti i luoghi dell’underground della musica, negli spazi occupati e
autogestiti dalla “SINISTRA ANTAGONISTA”
oggi attraverso il messaggio musicale continua a battersi
contro il Fascismo e il Razzismo.
Inutile esibizione di forze dell’ordine
A nostro avviso, esagerato lo spiegamento di
forze dell’ordine e speciali e
in particolare il Nucleo Operativo della Guardia di Finanza di
Brindisi con il reparto cinofilo.
All’ingresso del teatro
tutti gli spettatori sono stati sottoposti al controllo dei
cani antidroga.
Questo inconsueto spiegamento di forze con
relativo dispendio di denaro pubblico (in straordinari per gli agenti,
etc) ha determinato un grandissimo risultato: il sequestro di
ben 2 grammi di Hashish come è stato denunciato da Zulù, il
Leader dei 99 Posse , esibendo e leggendo il verbale di
sequestro durante il concerto. Immediata la risposta del pubblico con
proteste e urla contro le forze speciali che presidiavano e
controllavano l’interno e l’esterno del teatro, anche dopo il
concerto la gente ha protestato, cantato e urlato slogan contro questa
scelta di blindare un concerto il cui scopo era di alto valore morale:
raccogliere fondi per la popolazione di uno dei luoghi più sfortunai
della Terra e della Palestina: GAZA, la città martirizzata
quest’inverno dall’operazione “Piombo Fuso” delle forze armate
Israeliane.Pino Marella , uno degli organizzatori della serata di
beneficenza ha tenuto a sottolineare che una parte dell’incasso andrà
all’ISM INTERNATIONAL SOLIDARIETY MOVEMENT
del quale il giornalista italiano Vittorio Arrigoni è uno dei cooperanti presenti da tempo a Gaza.
Cronaca e foto a cura
della redazione Brindisina di Pugliantagonista.it
Brindisi 20 settembre 2009
VEDI
TUTTE
LE NOSTRE INCHIESTE
99 POSSE IN
CONCERTO A BRINDISI
19
Settembre al Teatro Impero di Brindisi,
A sostegno dell 'ISM GAZA in difesa dei diritti umani in Palestina
Torna la storica band napoletana 99 Posse dopo sette anni dall'ultima
esibizione dal vivo.
Il gruppo, in tour a settembre nelle principali città italiane,
sceglie la Puglia quale seconda tappa dopo Napoli.
La formazione vede Luca Zulù Persico alla voce, Massimo Jrm Jovine al
basso, Marco Messina alle macchine, Sascha Ricci alle tastiere,
Claudio Klark Kent Marino alla batteria.
Un concerto unico, in programma il 19 Settembre al Teatro Impero di
Brindisi, non solo perché unica data in Puglia, ma perché parte di
un progetto di solidarietà da tempo promossa dalla rassegna
"Interferenze Sonore".
Il progetto "Brindisi X Gaza" prende vita subito dopo
l'ultimo massacro di gennaio in Palestina, presente con banchetti in
tutti gli spettacoli organizzati dalla rassegna vuole essere strumento
informativo circa le gravi violazioni dei diritti umani in atto nella
Striscia di Gaza e contribuire concretamente, con una raccolta fondi,
per sostenere i volontari dell'ISM.
L'International Solidarity Movement è una Ong. palestinese da anni
impegnata a fianco della popolazione nella lotta di resistenza civile
e non violenta contro l'occupazione sionista in Palestina.
A Gaza ha documentato i crimini di guerra israeliani nell'ultimo
massacro di gennaio,
e ogni giorno schiera volontari internazionali come scudi umani a
protezione dei contadini e dei pescatori palestinesi continuamente
vittime del terrorismo di stato d'Israele.
http://palsolidarity.org/
http://guerrillaradio.iobloggo.com/
Posto unico ? 11,50
Inizio ore 21,30
INFO PREVENDITE: 349 5403328 - 327 4437988
INIZIATIVE
IN PUGLIA PER PALESTINA DA MARZO A MAGGIO 2009
Comitato di solidarietà con il popolo
palestinese in terra di Bari
Mercoledì 27 maggio
Ore 19.00
c/o Centro studi di via Borrelli 32
Seminario sul tema
L´acqua,
un ruolo centrale nell´occupazione della Palestina
Negli ultimi giorni di maggio Bari ospita un importante convegno
internazionale sull´acqua [cfr. il programma al sito www.federutility.it.
Per la critica alla sua impostazione generale, tendente alla
privatizzazione sotto varie forme, piuttosto che alla pubblicizzazione
di questo bene primario fondamentale per garantire il diritto alla
vita, cfr. il comunicato del comitato di Bari del CONTRATTO MONDIALE
SULL'ACQUA (http://www.contrattoacqua.it/public/journal/),
riportato in calce].
Tra gli ospiti di rilievo vi è una folta delegazione israeliana, con
una sessione specifica a cura del Ministero degli esteri di Israele e
dell´Ambasciata di Israele sul tema "Gestione della carenza d´acqua:
politica e tecnologia" (tra l´altro Israele è l´unico paese,
oltre l´Italia, ad intervenire con rappresentanti ufficiali del
governo).
Non conosciamo il contenuto della relazione dei rappresentanti del
governo israeliano sulle politiche di gestione della carenza d´acqua.
Sappiamo molto bene però che proprio sull´approvvigionamento e la
distribuzione dell´acqua emerge con chiarezza una politica di
discriminazione razziale di tipo coloniale a danno della popolazione
palestinese, in particolare in Cisgiordania e a Gaza.
Di questo intendiamo parlare - dati alla mano - nel seminario che
proponiamo il 27 maggio. L´occupazione israeliana della Palestina
significa la sofferenza quotidiana di un popolo oppresso, privato
anche di un bene primario ed essenziale quale è l´acqua. È questo
che intendiamo dire e denunciare, a questo vogliamo dare evidenza e
voce, lì dove il convegno ufficiale di villa Romanazzi Carducci
stende un´assordante cortina di silenzio.
http://www.voltairenet.org/article148185.html
Colonizzazione et apartheid
L´acqua, un ruolo centrale nell´occupazione della Palestina
di André Rousseau * - 21 maggio 2007
Come in tutte le zone aride, il problema dell´acqua, nel Vicino
Oriente, è fondamentalmente politico. Sin dall´inizio della
colonizzazione l´acqua è diventata un problema centrale nella
politica israeliana di occupazione della Palestina e dell´annessione
del Golan. Questo testimonia della politica discriminatoria di Tel
Aviv. Vitale, l´acqua è al cuore di tutta la strategia militare e
coloniale israeliana.
Fiume vicino al Campo dei rifugiati di Al Faraa prosciugato in estate
a causa del pompaggio eccessivo delle sue acque a monte da parte delle
colonie israeliane.
Il Vicino Oriente è una terra arida. Se ci si limita alle tre regioni
dove il problema dell´acqua si pone in modo preponderante, Giordania,
Israele e Territori palestinesi, si constata che lo sfruttamento reale
delle risorse per soddisfare la domanda attuale, è molto vicino, anzi
superiore, a ciò che è effettivamente disponibile.
Così, nel 1994, il consumo d´acqua in Israele supera i 2000 milioni
di metri cubi l´anno, quando le risorse rinnovabili non eccedono i
1500 milioni di metro cubo l´anno. In Giordania, il deficit d´acqua
sale nel 1999 a 155 milioni di metri cubi e le falde acquifere hanno
subito un sovra-pompaggio del 180%. Il caso è ancora più netto nella
striscia di Gaza che sfrutta le proprie energie rinnovabili al 217%,
cosa che pone notevoli problemi, sia per la qualità dell´acqua nelle
falde, che per l´avvenire, dato il rischio di disseccare queste
falde, tra cui molte non rinnovabili.
Foto: Fiume vicino al Campo dei rifugiati di Al Faraa prosciugato in
estate a causa del pompaggio eccessivo delle sue acque a monte da
parte delle colonie israeliane
Storia
Già nel 1919, Chaim Weizman, dirigente dell´organizzazione Sionista
Mondiale, scrive al primo ministro inglese Lloyd Gorge che "l´insieme
del futuro economico della Palestina dipende dal suo
approvvigionamento d´acqua per l´irrigazione e l´energia
elettrica". I confini interessati inglobano, oltre la Palestina,
il Golan e i Monti Hermon in Siria, il sud del Libano e la riva est
del Giordano.
Un anno dopo, nell´ ottobre 1920, lo stesso C. Weizman scrive al
segretario del Foreign Office: "Se la Palestina fosse amputata
del Litani, dell´Alto Giordano e dello Yarmouk, senza neanche parlare
della riva ovest del mare della Galilea (Lago di Tiberiade), non
potrebbe essere economicamente indipendente. E una Palestina debole ed
impoverita non sarebbe d´alcuna utilità per nessuna potenza."
Nel 1941, D. Ben Gourion dichiara: "Dobbiamo ricordarci che per
radicare lo Stato ebraico, bisognerà che le acque del Giordano e del
Litani siano comprese all´interno delle nostre frontiere". Ben
Gurion e Moshe Dayan erano dall´inizio favorevoli ad invadere il sud
del Libano fino al Litani.
Dayan proclamava nel 1954: "la sola cosa necessaria è trovare un
ufficiale (libanese), anche solo un Maggiore... potremo sia
convincerlo sia comprarlo perché si dichiari da sé stesso il
salvatore della popolazione maronita (cristiana). In seguito l´esercito
israeliano entrerebbe in Libano, occuperebbe i territori necessari ed
instaurerebbe un regime cristiano che si alleerebbe con Israele. Il
territorio a sud del Libano sarebbe totalmente annesso e tutto sarebbe
perfetto." Si capisce, le ulteriori invasioni del sud del Libano
erano programmate da tempo!
Dal 1953, Israele comincia a deviare le acque del Lago di Tiberiade
per irrigare la costa ed il Neguev, senza consultare né la Siria, né
la Giordania, e preleva una parte delle acque del Giordano. Nel 1964
il National Water Carrier (trasporto dell´acqua per canalizzazioni)
(in rosso sulla carta Passia) è operativo.
La Siria e la Giordania intraprendono allora la costruzione di
barriere sullo Yarmouk e la deviazione del Baniyas per trattenere l´acqua
a monte del Lago Tiberiade e impedire così ad Israele di pompare l´acqua.
Israele li accusa allora di aggredirli e bombarda i lavori fino allo
scoppio della guerra dei 6 giorni.
Il Libano sospetta anche Israele di pompare la sua acqua sotterranea
dal bacino di Hasbani River [1].
La guerra del 1967 permette ad Israele di accaparrarsi le risorse di
Gaza, della Cisgiordania e del Golan.
Nel 1978, questo Stato invade il Sud del Libano e devia attraverso il
pompaggio una parte del Litani fino al 2000, data in cui si ritira, a
seguito della resistenza degli Hezbollah che si forma in questa
regione.
L´annessione del Golan, soprannominato il "castello d´acqua",
permette il controllo del bacino d´alimentazione a monte del
Giordano, e si traduce nell´espulsione della maggior parte della
popolazione (100.000 persone), ciò che, allo stesso tempo, permette
ad Israele di recuperare l´acqua che non è più consumata
localmente.
Nel 1994, Israele e la Giordania firmano un trattato di pace con una
clausola sull´acqua sfavorevole ai giordani. Con la Siria, che
propone di negoziare tutto, in particolare l´acqua, contro un ritiro
totale dell´occupante del Golan, le discussioni riprese nel 1999 sono
bruscamente interrotte da Ehoud Barak.
Quanto agli accordi di Oslo del 1993, se riconoscono di fatto "i
diritti dell´acqua dei palestinesi" rinviano il loro negoziato
alle discussioni finali sullo Stato dei Territori Palestinesi.
Anche quei responsabili israeliani, cosiddetti moderati, hanno
rifiutato d´impegnarsi sull´acqua secondo il protocollo di Ginevra.
La politica israeliana dell´acqua
Figurina 1 : piantina delle risorse d´acqua in Palestina.
Dal 1936, Walter Clay Lowdermilk s´ispirò ai grandi lavori, condotti
allora nel Tennessee Valley negli Stati Uniti, per proporre la messa
in opera di una "Jordan Valley Tennesse Authority" posta
sotto sorveglianza internazionale.
Questa idea fu ripresa in gran parte dal piano Johnston per la vallata
del Giordano, dal nome di un inviato del Presidente americano
Eisenhower, in vista di creare un´autorità regionale nel 1954-1955,
fondata su una cooperazione interstatale dei Paesi sulla riva del
Giordano, al fine di assegnare e gestire al meglio le risorse d´
acqua.
La legge sull´acqua di Israele
Tuttavia Israele decise altrimenti. La sua legge sull´acqua del 1959
fa delle risorse idriche "una proprietà pubblica (...)
sottomessa al controllo dello Stato." Il contenuto legale, il
valore economico e sociale della proprietà fondiaria e le risorse che
essa contiene, risultano allora profondamente modificate.
Ciò dà luogo ad un sistema che impedisce ai palestinesi di disporre
liberamente delle proprie risorse idriche, instaurando una sistematica
discriminazione.
Ma la politica messa in opera dal 1967 a Gaza ed in Cisgiordania è di
un altro ordine di grandezza. Dai primi giorni dell´invasione della
Cisgiordania e di Gaza nel 1967, sono sancite due misure:
1 - interdizione di ogni nuova infrastruttura idrica, trivellazione e
pozzi senza autorizzazione,
2- confisca delle risorse in acqua che sono dichiarate proprietà
dello Stato conformemente a questa legge israeliana sull´acqua del
1959 che ha nazionalizzato la risorsa.
Per applicare la sua legge sull´acqua, Israele usa ad oltranza
decreti militari: il settore principale di discriminazione è quello
degli intralci imposti alle trivellazioni dei pozzi.
350 pozzi palestinesi funzionano attualmente in Cisgiordania, 23 di
essi, che rappresentano il 6,5 %, sono stati scavati dall´inizio dell´occupazione,
a profitto esclusivo delle colonie di ripopolamento.
Il diritto di scavare dei nuovi pozzi necessita di un permesso,
rilasciato a discrezione delle autorità israeliane. Dal 1975, sono
state imposte delle quote ed il loro superamento implica delle pesanti
multe (sono stati installati dei contatori): Le quote non sono
aumentate che di 4 volte...
La quantità d´ acqua disponibile per gli agricoltori della
Cisgiordania è gelata dal 1967: il tetto è fissato a 90-100 milioni
di metri cubi all´anno per 400 villaggi. Viceversa, la quantità d´
acqua destinata alle colonie ebraiche è aumentata del 100% nel corso
degli anni 1980.
Utilizzazione della "Legge degli Assenti"
Con il pretesto della sicurezza, la "legge degli Assenti" è
rinforzata dalla proclamazione delle " zone o regioni
speciali".
Conformemente all´ordinanza militare sulla "proprietà
abbandonata", Israele prende possesso di queste terre,
espropriando in tal modo un numero imprecisato di pozzi che erano
utilizzati dai palestinesi che hanno subito l´esodo del 1948 e da
allora considerati "assenti".
Pure, la legislazione israeliana sottomette certe regioni della
Cisgiordania a delle regolamentazioni rigide: "regioni sottomesse
a razionamento", "distretti di drenaggio",
"regioni di sicurezza militare".
E´ il caso di una striscia di terra lungo il Giordano, dichiarata
"zona militare", che i palestinesi utilizzavano per
irrigare. Queste misure limitano ulteriormente l´accesso dei
palestinesi all´acqua, che è acquistata ad alto prezzo - quello dell´acqua
potabile - dagli agricoltori palestinesi per i bisogni dell´irrigazione.
Prima del 1967, questa pratica era sconosciuta dalle popolazioni
palestinesi: per la Cisgiordania, le autorizzazioni concernenti l´utilizzo
delle acque erano generalmente accordate dall´autorità giordana.
Nella striscia di Gaza, nessun sistema di permesso esisteva prima del
1967 e l´utilizzo dell´acqua derivava dal diritto consueto.
Così, attraverso le ordinanze militari n° 450 e 451 del 1971, il
diritto di concedere delle licenze di utilizzo dell´acqua,
prerogativa del Direttore del catasto giordano, è stato trasferito
alle autorità israeliane: Secondo diverse fonti, da 5 a 10 permessi
sono stati concessi dal 1967.
Ugualmente, dal 1975, il rifacimento e la pulizia dei pozzi sono
sottoposti ad autorizzazioni israeliane, in pratica mai accordate.
Israele ha riconosciuto la sua politica di limitazione dei nuovi
permessi per i palestinesi con il pretesto di un´economia dell´acqua
e di miglioramenti dei metodi d´irrigazione che permettano una
maggiore produttività dell´agricoltura locale!
La Mekorot
Queste pratiche discriminatorie sono istituzionali: il governo
israeliano, l´Agenzia ebraica e il Fondo nazionale ebraico (FNJ)
controllano la Mekorot (Compagnia di gestione israeliana) e la Tahal
(Compagnia di pianificazione delle risorse in acqua di Israele), il
cui l´obiettivo comune è il sostenimento esclusivo degli interessi
israeliani. L´integrazione dei servizi israeliani, imponendo una
centralizzazione di queste compagnie e sopprimendo la partecipazione
delle popolazioni locali, pone i territori palestinesi in una
situazione di dipendenza giuridica e amministrativa.
La Mekorot sviluppa dal 1967 un´erogazione di fornitura a profitto
quasi esclusivo delle colonie. Lo sviluppo e la manutenzione dei
sistemi municipali palestinesi sono stati abbandonati, mano a mano che
la Mekorot controllava ed estendeva la propria rete di distribuzione.
Nei settori palestinesi non serviti dalla Mekorot, lo stato di
mantenimento è tale che fino al 40% dell´acqua trasportata in
Cisgiordania si perde lungo il percorso. Il sistema idraulico
palestinese è restato al suo livello dal 1967.
A Tulkarem, queste perdite si elevano al 60%, a Ramallah al 20% e la
creazione d´infrastrutture idrauliche che collegano le colonie di
ripopolamento tra loro, stringe i territori palestinesi in uno stretto
quadrilatero.
A Gaza, la situazione è ulteriormente più drammatica, poiché l´acquifero
costiero sovra-sfruttato è adesso infiltrato da acqua marina.
Per il futuro stato palestinese, l´eventuale divisione della rete
idrica sarà difficile ed onerosa.
Ineguaglianza nell´accesso e nel prezzo
Ma non è sufficiente che la risorsa esista, bisogna anche che questa
sia accessibile ed i coprifuoco e i blocchi continui portano a
situazioni drammatiche.
Le distruzioni delle reti di distribuzione e delle riserve obbligano a
far venire l´acqua in camion-cisterne, rincarandone il prezzo che può
raggiungere fino a 40 NIS al metro cubo (più di 8 euro), o circa 10
volte il prezzo inizialmente domandato dalla municipalità.
Nei Territori Occupati Palestinesi dal 1967, le reti sono
frequentemente sotto il controllo diretto dei coloni, che, quando lo
desiderano, possono chiudere le paratoie di distribuzione degli
avamposti in direzione dei villaggi palestinesi.
Se gli Israeliani beneficiano dell´acqua corrente tutto l´anno, i
palestinesi sono vittime di tagli arbitrari, in particolare durante l´estate.
Quanto al prezzo pagato da un consumatore palestinese, esso è, in
principio, lo stesso che per un israeliano, quando il PIL è 20 volte
più elevato in Israele che in Cisgiordania.
In realtà l´acqua è notevolmente sovvenzionata per le colonie
ebraiche cosicché un palestinese deve pagare 4 volte più caro che un
colono, per accedervi.
Così una famiglia palestinese può spendere centinaia di shekels al
mese, quando i suoi introiti non oltrepassano i 1500 NIS mensili. (1
NIS = 0,21 euro = 1,37 FF; 1 euro = 4,7 shekels).
"L´Autorità Palestinese dell´Acqua"
In tali condizioni, "l´Autorità Palestinese dell´Acqua"
che è stata creata dall´Oslo 1, faceva già una magra figura, prima
di essere annullata dall´Oslo 2, poiché è Israele che gestisce i
flussi.
Essa fungeva soprattutto da capro espiatorio di fronte al malcontento
delle popolazioni palestinesi, e ha perso la sua ragione di essere con
la distruzione sistematica delle infrastrutture (le cisterne) e l´impossibilità
di controllare l´inquinamento.
Stato dei luoghi idrogeologici e ripartizione del consumo d´acqua
Il consumo medio ed annuale di un israeliano (357 metri cubi) è
quattro volte superiore a quello di un palestinese della Cisgiordania
(84,6 metri cubi). Il consumo domestico di un cittadino israeliano è
tre volte maggiore di quello di un palestinese.
Il consumo agricolo è egualmente molto più alto, e la politica
israeliana di sovvenzioni incoraggia, di fatto, un consumo elevato.
Doloroso handicap per l´agricoltura palestinese: le colonie irrigano
il 60% delle loro terre coltivate, contro il 45% in Israele ed il 6%
in Cisgiordania.
La legislazione descritta sopra permette ad Israele di soddisfare i
suoi bisogni in acqua grazie a deviazioni che somigliano a delle vere
e proprie depredazioni.
Dal 1967, la conquista del Golan ha permesso di disporre del Baniyas
come delle falde e corsi d´acqua che percorrono il Mont e gli danno
il suo soprannome di "castello d´acqua".
Il Golan apporta ad Israele più di 250 milioni di metri cubi d´acqua
all´anno. Il Golan e lo Yarmouk forniscono così circa un terzo del
consumo totale israeliano.
Di conseguenza, il 75% delle acque del Giordano sono deviate da
Israele prima che raggiungano i Territori.
In Cisgiordania, tre sorgenti forniscono un altro terzo delle riserve
idriche ad Israele, che consuma circa l´86% dell´acqua della
regione.
I palestinesi ne utilizzano dall´8 al 12%, e le colonie israeliane
dal 2 al 5%. Dopo più di trent´anni d´occupazione, circa 180
villaggi della Cisgiordania continuano a non essere collegati ad un
sistema di distribuzione.
Il controllo delle sorgenti d´acqua è nelle mani della compagnia
israeliana Mekorot, che distribuisce ogni anno 110 milioni di metri
cubi ai 1,5 milioni di palestinesi (circa 73 metri cubi per abitante),
30 milioni di metri cubi ai 140.000 coloni (ovvero 214 metri cubi per
colono), mentre 460 milioni di metri cubi sono diretti ad Israele.
Questa compagnia pratica non solo una distribuzione, ma anche tariffe
discriminatorie. Fa pagare 0,7 $ il metro cubo per uso domestico e
0,16 $ per l´agricoltura agli israeliani, mentre non esiste prezzo
differenziato per i Palestinesi che devono pagare 1,20 $ il metro
cubo. Fortunatamente questa falda si rigenera facilmente grazie alle
precipitazioni abbondanti.
A Gaza la superficie del territorio è ridotta e le precipitazioni
scarse. Si stima che solo 35 milioni di metri cubi penetrino nel suolo
per raggiungere la falda freatica. Visto l´accrescimento della
popolazione (da 50000 persone prima del 1948, oggi si è passati a 1,2
milioni, con una corrispondenza di 29 metri cubi d´acqua per abitante
e per anno!), questa falda acquifera è sovra-sfruttata, ed il 70%
delle sue risorse è danneggiato.
Gli israeliani pompano in modo troppo importante vicino la striscia di
Gaza e prosciugano i pozzi palestinesi dove l´acqua disponibile è
salmastra ed ormai inquinata. Non esiste fiume nella striscia di Gaza,
ma un wadi (letto di corso d´acqua prosciugato n.d.t) che riunisce le
acque di più wadi nella regione.
Gli israeliani hanno stabilito delle piccole dighe su questi wadi e la
sola acqua che scende ormai nel Wadi Gaza è quella usata e non
riciclata della città di Gaza. La striscia di Gaza ha, da adesso,
ricevuto un certo sostegno internazionale per risolvere in parte la
crisi dell´acqua (desalinizzazione, importazione d´acqua e lotta
contro l´inquinamento), ma questo resta insufficiente in rapporto
alla domanda locale.
Conseguenze sull´ambiente
Per i vari tipi d´uso, il consumo medio in acqua dei palestinesi in
Cisgiordania a Gaza rappresenta circa 150 metri cubi a persona all´anno,
quando i coloni della Cisgiordania ne consumano tra 799 e 800 metri
cubi. Di conseguenza, le acque sotterranee sono state sovra-sfruttate.
Dall´occupazione in Cisgiordania e a Gaza, dal 70 all´80% delle città
e dei villaggi palestinesi non ricevono che qualche ora d´acqua a
settimana, obbligando la popolazione a fare delle riserve nei bidoni,
anche in condizioni igieniche dubbie, mentre le postazioni militari
israeliane e le colonie sono alimentate 24 ore su 24.
Queste ultime vivono come se fossero in un Paese europeo, invece la
popolazione palestinese ha sempre gestito la sua acqua considerando l´aridità
della regione.
In più, lo sviluppo agricolo israeliano si attua in contraddizione
con le risorse in acqua disponibili. I palestinesi non hanno il
diritto di scavare pozzi, mentre i coloni lo possono e a grandi
profondità (300 a 500 metri).
Così, non solo è proibito ai palestinesi scavare nuovi pozzi senza
autorizzazione militare israeliana, ma soprattutto i loro pozzi non
devono oltrepassare 140 metri di profondità, mentre quelli dei coloni
possono raggiungere 800 metri.
Aggravamento della situazione
Dalla seconda Intifada , la situazione è ancora degradata, poiché l´esercito
israeliano ed i coloni attaccano in modo quasi sistematico i pozzi,
impediscono ai palestinesi di accedere all´acqua e alla fine cercano
di spingerli a partire. A causa di questo, il costo dell´acquisto
delle cisterne d´acqua è considerevolmente aumentato, passando da 3
$ al metro cubo a 7$.
Gli elicotteri israeliani bombardano le cisterne sui tetti delle case
così come i pozzi importanti, come fu il caso a Rafah.
L´acqua delle falde della Cisgiordania è rivendicata dai
palestinesi, che sottolineano sia come Israele la sfrutti attraverso
pozzi profondi, sia che l´80- 90% delle falde dovrebbero essergli
restituite, poiché sono situate sulle colline della Cisgiordania. In
più gli stessi reputano che lo Stato israeliano abbia violato la
convenzione di Ginevra ( stipulando lo status quo dei suoli dei
Territori occupati) scavando pozzi per i propri impianti, tanto da
bloccare lo sfruttamento palestinese dell´acqua. Del resto questi
pozzi avrebbero prosciugato quelli meno profondi dei villaggi
tradizionali.
Per Gaza, il problema proviene dai pozzi scavati nella falda freatica.
Secondo l´autorità palestinese, gli israeliani hanno pompato nelle
falde, nelle immediate vicinanze della striscia di Gaza, causando così
l´ attuale forte salinizzazione dei pozzi.
Aggiungiamo che il 31% delle comunità palestinesi non sono collegate:
dipendenti da Mekorost, che fa ciò che vuole, esse si ritrovano
spesso non alimentate, sia dal fatto che i camion cisterna vengono
bloccati ai check point, sia perché l´acqua è salmastra, come a
Gaza e nella falda orientale in Cisgiordania.
Il vero ruolo del Muro e la politica dell´annessione
E´ in nome di una pretesa - e illusoria - sicurezza che i governi
israeliani successivi hanno rifiutato di applicare le risoluzioni dell´ONU
che gli intimava di ritornare entro le frontiere del 1967 - la
cosiddetta linea verde - e in particolare di rendere alla Siria l´altopiano
del Golan.
In realtà, la politica dei "fatti compiuti", guidata dalla
volontà conosciuta di conquista territoriale d´Israele (il sogno del
"Grande Israele biblico" di certi dirigenti israeliani), ha
soprattutto per obiettivo quello di mettere le mani sul 90% delle
risorse d´acqua della regione, che dovrebbe essere effettivo quando
il Muro sarà terminato.
Questa politica, pianificata per cacciare i palestinesi della
Cisgiordania attraverso il prosciugamento dell´accesso alle loro
risorse in acqua, è destinata a passare attraverso qualche piccolo
rimprovero internazionale!
Che si giudichi sul terreno! Il tracciato del Muro segue una logica
deliberata: massimo di terre, minimo di popolazione, in vista dell´annessione
e dell´espansione futura delle colonie. Il tracciato di quest´ultimo
segue accuratamente le principali colonie, ma è anche stabilito sul
dominio delle migliori terre e sul recupero ottimale degli accessi all´acqua.
Separare i pozzi dalle terre porta prima di tutto a prosciugare quest´ultime,
alla perdita degli investimenti e dei raccolti, poi all´abbandono e
dunque al recupero da parte di Israele per via della "Legge sui
terreni non coltivati".
Per esempio, nelle regioni di Qalqiliya e Tulkarem, nel giugno 2003,
più del 50% delle terre irrigate sono rimaste isolate e più del 5%
distrutte, 50 pozzi su 140 e 200 cisterne si ritrovano isolati o in
zona cuscinetto, 30 km della rete d´irrigazione e 25 pozzi e cisterne
sono state distrutti, interessando 51 comunità, ovvero più di
200.000 persone, di cui il 40% sono adesso senza risorse.
Un rapporto dell´ONU indica che, tra la firma degli accordi di Oslo
nel 1993 ed il1999, 780 pozzi che fornivano acqua per uso domestico e
per l´irrigazione sono stati distrutti. Quanto ai settori dove,
malgrado tutto, sussiste qualche produzione, come le serre a Qalqiliya,
la chiusura delle vie di comunicazione rende impossibile ogni
commercio.
La chiusura dei campi di lavoro, già effettiva a Gaza da più di
dieci anni, si accelera oggi con la costruzione del Muro in
Cisgiordania.
A Rafah, nella striscia di Gaza, dove la demolizione sistematica di
centinaia di case è stata condotta dall´esercito d´occupazione, le
infrastrutture corrispondenti come le cisterne, le reti di
distribuzione e riserve pubbliche sono state distrutte.
Questo è stato il caso, in particolare, all´inizio del 2003, della
stazione di pompaggio di due pozzi che forniscono l´acqua al 50%
degli abitanti della città. Questi due pozzi fornivano 6000 metri
cubi d´acqua al giorno (di buona qualità e non salmastra) sui 13000
giornalieri consumati dai 130000 abitanti. Uno di questi due pozzi era
stato costruito nel 2001 dall´Autorità Palestinese con l´aiuto dei
fondi del governo canadese.
Nel marzo 2003 e dopo l´inizio della seconda Intifada, i danni nei
Territori occupati sono risultati essere: 151 pozzi, 153 sorgenti, 447
cisterne, 52 cisterne mobili (tanker), 9128 cisterne da tetto, 14
riserve, 150 Km di canalizzazioni che servono più 78000 case [2].
L´avvenire?
E´ inaccettabile che Israele possa accaparrarsi la quasi totalità
delle risorse idriche della regione al profitto esclusivo dei suoi
cittadini - minoritari in numero.
Il fatto innegabile che le sue risorse siano insufficienti per
permettere
Figurina 2 : Annessione delle risorse d´acqua da Israele
Esempio di Quaqiliya che indica il Muro in blu, e che rinchiude la
zona dei pozzi e delle risorse (cifre scritte in blu).Questa zona
annessa da Israele (zona in verde fra il muro e la "linea verde
del 1967".In verde pure sulla piantina), fa parte del territorio
palestinese, ed è ora separata dal Muro. I Palestinesi non hanno più
risorse a loro disposizione. (Le colonie sono in rosa)
un´utilizzazione dell´acqua simile a quella dei paesi temperati
dovrebbe al contrario incitare alla ricerca di un modus vivendi dei
popoli della regione.
Ora, Israele rifiuta fino ad ora ogni patteggiamento su questo
argomento, tanto con l´Autorità Palestinese che con i suoi vicini,
come prova la sua politica nel sud del Libano e nel Golan.
La politica internazionale dell´acqua, che era stata iniziata negli
anni 50 con il Piano Johnston, è stata accantonata da Israele.
Sarebbe ora che, sotto l´egida dell´ONU, si tenga una conferenza
internazionale con i paesi confinanti, coscienti che il regolamento
politico sulla base delle risoluzioni ONU è indissociabile dalla
divisione equa dell´acqua.
E´ anche evidente che se, in Palestina, un solo paese, laico,
permettesse all´insieme della popolazione di vivere sotto le stesse
leggi, la risoluzione del problema dell´acqua sarebbe più facile.
Aspettando, lo status quo conduce direttamente ad una catastrofe
annunciata. Ricordiamoci che, nella storia della Mesopotamia, intere
civiltà sono scomparse a causa dell´ insufficienza delle risorse
idriche.
André Rousseau
Al nome del "Collectif Girondin de Soutien au Peuple Palestinien".
1] David Paul, "Water Issues in the Arab - Israeli Conflict"
[2] fonte: Palestinians Hydrology Group, marzo 2003
Oggetto: Convegno "H2Obiettivo 2000" organizzato da
Federutility.
Il convegno "H2Obiettivo 2000" organizzato da Federutility
con la collaborazione dell´Acquedotto Pugliese SpA, in programma il
28 e 29 maggio prossimi presso Villa Romanazzi Carducci, promuove una
logica di privatizzazione dei servizi pubblici e dell´acqua, il bene
pubblico per eccellenza, in continuità con la politica che ha animato
il Forum Mondiale sull´acqua di Istanbul, secondo il quale l´acqua
deve essere considerata un bisogno - e, dunque, un bene economico
commercializzabile da cui trarre profitto - e non un diritto umano
inalienabile.
Il convegno riceve contributi, fra gli altri, dalla Veolia Eau, prima
multinazionale del settore idrico a livello mondiale, in Italia dal
1884 e oggi presente attraverso diverse società su tutto il
territorio nazionale fra cui Acqualatina S.p.A., che dall´inizio
della sua attività ha aumentato le tariffe fino al 300% (non
"giustificate" neanche da un miglioramento del servizio)
interrompendo il servizio a coloro i quali non si potevano permettere
di pagare. Del resto, Silvano Morandi, Amministratore Delegato di
Acqualatina, in un´intervista rilasciata al TG3 lo scorso marzo, ha
sostenuto "se il cittadino non vuole avere il servizio idrico da
parte di Acqualatina non deve far altro che dare disdetta e
approvvigionarsi in modo differente con un pozzo e con una fossa
imhoff". La Veolia, secondo Amnesty International, si è anche
resa responsabile (quando ancora si "chiamava" Vivendi) di
una serie di violazioni dei diritti umani in molti Paesi asiatici e
sud americani.
Allo stesso Convegno prenderanno parte, inoltre, esponenti del
Ministero degli Esteri Israeliano e dell´Autorità delle acque di
Israele, cioè i rappresentanti di uno Stato che pratica l´occupazione
militare, la segregazione e il massacro nei confronti del Popolo
Palestinese, e che si appropria con la forza delle armi delle risorse
idriche degli Stati confinanti, nonché di quelle della popolazione
palestinese.
La Regione Puglia non può in alcuna maniera legittimare queste
politiche.
Chiediamo, dunque, alla Giunta Regionale di ritirare il Patrocinio
concesso a questa iniziativa, e al Presidente della Regione Nichi
Vendola e all´Assessore alle Opere Pubbliche Onofrio Introna di non
prendere parte all´iniziativa come previsto dal programma ufficiale
del convegno (www.federutility.it).
Perché si scrive acqua ma si legge diritto alla vita e alla
democrazia.
Primi firmatari:
COMITATO DI BARI CONTRATTO MONDIALE SULL'ACQUA, COMITATO DI
SOLIDARIETA' CON IL POPOLO PALESTINESE IN TERRA DI BARI, Daniela
Dovolich, Francesco Altamura (Bari), Silvia Moresi, Alessandra Lorusso,
Maria Russo, Silvia Dipinto, Oronzo Mario Schena (delegato RdB ufficio
scolastico provinciale di
Brindisi), Paola Rotolo, FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA,
Rosario Attanasio, COMITATO SPONTANEO DI LOTTA CONTRO ACQUALATINA (FORMIA),
Don Angelo Cassano, MEET UP 100 MASSERIE DI CRISPIANO, Avv. Stefano
Palmisano (Presidente di "Salute Pubblica"), COMITATO
"L'ACUA DI PREVALLE" DI PREVALLE (BS), ATTAC VERCELLI,
Gianni De Giglio (Sinistra Critica Bari),Sergio Moccia e Catia
Esposito (Mugnao di Napoli), Claudio Giambelli (Roma), Lidia Passante,
Carlo Fino, COMMERCIO EQUO E SOLIDALE COOP. SOC. ONLUS LECCE, COMITATO
UMBRO ACQUA PUBBLICA, Giuseppe Brescia (Bari), Matteo Pagliara
(Portavoce Spazio Sociale Zei di Lecce), Giorgio Verardi (Lecce), Dr
Paolo Ferrari (candidato Sinistra e Liberta´), Domy Sbiroli, Tarcisio
Bonotto (Proutist Universal Verona),Prof Giulio Girardi (Roma), Prof
Bruno A. Bellerate (Rocca di Papa, Rm), Antonio Pedone (Perugia),
SALENTO NO WAR - COORDINAMENTO SALENTINO CONTRO LA GUERRA E CONTRO LE
BASI MILITARI, COMITATO PER LA DIFESA DEI DIRITTI DEGLI IMMIGRATI (LECCE),
Katia Baglivo, SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE (Taranto),
Antonio Antonelli, SARO-WIWA - ASSOCIAZIONI MULTIETNICA DI
INTERCULTURA E SERVIZI, SINISTRA CRITICA - BARI, Francesca Rubino (Fasano
- Br), Leonardo Tamberi, METICCIA - ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE
SOCIALE,
Valentina Ceppaglia, AMICI DI BEPPE GRILLO -Taranto, COORDINAMENTO
PROVINCIALE P.R.C. Bari, Antonella Alicervi (Firenze), Maria Gabriella
Lerario, Roberto Budini Gattai (Universita´ di Firenze), Isabella
Molina, Beatrice Romano (Firenze), Giacomo Muscatella, Sandra Cangemi,
giornalista (Milano), Ing. Giovanni Zaffarana, Marilisa Picca (Mola di
Bari), ASSOCIAZIONE A.S.C. EUROPA, Mirko Sgaramella (Bari), MOVIMENTO
PER I DIRITTI DI CAPITANATA DI TORREMAGGIORE, OSSERVATORIO SUD - BARI;
INGEGNERIA SENZA FRONTIERE - BARI; CIRCOLO DI MOLFETTA DI LEGAMBIENTE;
ASSOCIAZIONE CITTADINI E TERRITORIO - BARI; COMITATO CITTADINO ACQUA
PUBBLICA APRILIA; Eugenio Scardaccione, dirigente scolastico - Bari;
Giovanni Cataldo, impegnato nel volontariato cattolico, Terlizzi.
iniziative
del mese di marzo a Bari e nella provincia di Lecce a favore popolo palestinese
BARI Martedì 31 marzo - Ore 17.30
aula A della Facoltà di Lingue (via Garruba 4)
Comitato di solidarietà col popolo palestinese in
Terra di Bari
Il 30 marzo si celebra in Palestina la "Giornata della
terra" per ricordare l'esproprio delle terre palestinesi in
Galilea da parte del governo israeliano e dell'allora ministro
dell'agricoltura Ariel Sharon.
È un'occasione per rievocare i tragici avvenimenti del 1976, quando
gli arabi-palestinesi rimasti in Palestina dopo l'occupazione
israeliana del 1948 - e la conseguente espulsione della maggior parte
del popolo - scesero in piazza per difendere il diritto alla loro
terra. Ventotto anni di occupazione erano stati, infatti,
segnati da leggi repressive, coprifuoco, divieto di spostamento,
terrorismo, immiserimento, confisca delle terre, distruzione dei
villaggi, divieto di espressione e di organizzazione. Tentativi tutti
di cancellare ogni identità fisica, storica, culturale dalla terra
palestinese.
La storia ricorda che quel giorno gli arabi-palestinesi affrontarono a
mani nude i carri armati. Risultato: sette caduti, tra cui una donna,
decine e decine di feriti, centinaia di arresti. Si apriva, così, una
pagina nuova nella lotta palestinese, con una coesione popolare sempre
più stretta.
Ed è appunto da quel marzo 1976 che la lotta palestinese è lotta per
il mantenimento della terra.
Giornata del ricordo, quindi, che verrà celebrata in tutto il mondo,
in cui i palestinesi ricorderanno le tragiche tappe della loro
esistenza.
Israele fino ad oggi ha continuato la politica di occupazione ed
espropriazione della terra palestinese con l'espansione continua degli
insediamenti colonici, la confisca e l'appropriazione delle risorse
idriche, la devastazione ambientale, lo smantellamento delle strutture
economiche e sociali palestinesi e l'umiliazione costante della
popolazione sottoposta ad occupazione e privata di ogni diritto civile
e sociale.
Invitiamo tutti a cogliere e ad amplificare il profondo legame che
unisce la lotta del popolo palestinese a quelle degli altri
espropriati del pianeta, di coloro che vedono ogni giorno la loro
terra e le loro risorse assediate e distrutte dagli interessi del
mercato globale.
Ciò che avviene in Palestina è l'annientamento di un popolo che
vuole continuare a vivere sulla terra che abita e coltiva da millenni
e che rischia invece l'espulsione e la condanna ad essere rinchiuso
nelle riserve ad esso In occasione della Giornata della terra
BARI Martedì 31 marzo - Ore 17.30
aula A della Facoltà di Lingue (via Garruba 4)
La guerra contro Gaza non si è conclusa con la fine dei bombardamenti
israeliani, ma continua con l'embargo e con l'assedio, continua con il
silenzio. Rompiamolo.
Incontro-dibattito con
Taysir Hasan
Comunità Palestinese di Bari
Ester Pignone
Educatrice, volontaria internazionale, di ritorno da Gaza
Augusto Ponzio
Professore ordinario, Dipartimento di Pratiche Linguistiche e Analisi
di Testi, Università di Bari
Coordina
Andrea Catone
Comitato di solidarietà col popolo palestinese in Terra di Bari
iniziative
nel mese di marzo nella provincia di Lecce a favore popolo palestinese
INIZIATIVE DI CONTROINORMAZIONE
E DI LOTTA:
- Domenica 15 marzo a Salve;
- Giovedì 19 marzo a Casarano, presso ed in collaborazione con il
Centro
Sociale
"U Kefir": presentazione del libro "La pulizia
etnica della Palestina "
dello storico
Ilan Pappe a cura di Alfredo Tradardi, responsabile dell´ISM-Italia,
-
International
Solidarity Movement -; esposizione di mostre fotografiche e
lettura di
poesie. ,
- Venerdì 20 marzo, a Lecce, presso ed in collaborazione con il
Teatro
"Astragali", via
Candido 23: presentazione del libro "La pulizia etnica
della Palestina "
dello storico
Ilan Pappe a cura di Alfredo Tradardi. Porterà il suo saluto,
in
solidarietà con la
lotta del popolo palestinese, la Comunità marocchina del
Salento.
- Sabato 28 marzo, a Lecce, dalle ore 17.00 in poi, in Via Trinchese,
Piazzetta De Pace,
di fronte ai Magazzini Zara, SIT-IN di Protesta in occasione
della
campagna
internazionale di boicottaggio dei prodotti israeliani;
- Domenica 29 marzo, dalla mattina alla sera, in occasione della
"GIORNATA
della
TERRA" (Palestinese), presso la villa Comunale di
Corigliano d´Otranto, in
collaborazione con l´Associazione
"Maieutica" di Martano: musica,
lettura di
poesie, allestimento di mostre fotografiche e presentazione del
libro
"Palestina 1881 - 2006" di e con Fabio De Leonardis.
COLLETTIVO SALENTINO INTERNAZIONALISTA "Dino Frisullo"
COLLETTIVO IQBAL MASIH
Fip. 12/03/2009 - Viale Udine, 11, (Lecce
PALESTINA LIBERA
IERI SENZA SE E SENZA MA
dalla parte degli EBREI CONTRO IL NAZIFASCISMO
OGGI SENZA SE E SENZA MA
dalla parte dei PALESTINESI
CONTRO GLI EBREI SIONISTI E RAZZISTI ISRAELIANI
PERCHÉ NON CI SIAMO DIMENTICATI:
- dei 22 mesi di brutale assedio israeliano imposto a un
milione e mezzo
di
esseri umani, residenti nella Striscia di Gaza,
privandoli delle
forniture più elementari;
- del boicottaggio israeliano e internazionale verso il
governo
palestinese
democraticamente eletto;
- dell´ isolamento forzato con la Cisgiordania,
separazione imposta per
isolare
e punire la popolazione di Gaza per la sua scelta
democratica
"scorretta".
- dei 160 mila ulivi sradicati negli ultimi due anni in
Cisgiordania con
vari
pretesti: esigenze militari, costruzione di aree e
parcheggi;
- del furto continuo dell´acqua del fiume Giordano e
delle falde acquifere
palestinesi
da parte dei sionisti israeliani che, in tal modo,
utilizzano 350 litri
di acqua pro capite, al giorno,
lasciandone ai palestinesi appena 70 litri, quando,
invece, l´ OMS
(Organizzazione Mondiale
della Sanità) ne raccomanda un minimo di 100
litri;
- la costruzione del Muro della Vergogna, - lunga più di
600 km. e larga
800 metri -,
che attraversa territori palestinesi e li spiana,
dividendo i
palestinesi
anche all´interno
della medesima provincia, città o addirittura
villaggio, rinchiudendoli
in ghetti, bantustan, -
così come denunciato dal vescovo anglicano del
Sudafrica, Monsignor
Tutu.
PERCHÉ
- Lo stato di Israele, prima dell´ ultimo attacco contro la
popolazione
civile di Gaza, ha violato
la tregua 117 volte, nel silenzio complice della Europa,
del mondo e
della
società civile;
- ha sequestrato, violentato ed ucciso i legittimi rappresentati
del
governo
palestinese,
democraticamente eletto;
- ha massacrato,con brutale follia, più di 1300 persone
ferendone più di 6
mila, - quasi un terzo
i bambini -, solo nell´ ultimo attacco criminale del
dicembre scorso
contro la popolazione
indifesa di Gaza;
- ha utilizzato, anche in quest´ ultimo crimine, bombe non
convenzionali: a
grappolo, al fosforo
bianco e DIME (Dense Inert Metal Explosive);
PERCHÉ NON SCORDEREMO MAI:
- i 17.500 morti, in maggioranza donne e bambini, dell´invasione
israeliana
del Libano
nel 1982 ed i 1.700 civili palestinesi uccisi nel
massacro di Sabra e
Chatila;
- la strage dei 106 civili libanesi che si erano rifugiati nella
base dell´
Onu a Qana nel
1996;
- il massacro dei rifugiati di Marwahin, ai quali gli israeliani
avevano
ordinato di
abbandonare le proprie case e che poi sono stati
assassinati dai
proiettili sparati da un
elicottero israeliano;
- i mille morti, quasi tutti civili, durante i bombardamenti
israeliani del
Libano, nel 2006;
- l´occupazione dei territori palestinesi da parte dello stato
razzista di
Israele - che dura dal 1948 -
e la costruzione dj nuove colonie, che violano e ignorano
TUTTE le
risoluzioni dell´Onu;
- i 4.349.946 rifugiati palestinesi di cui 1.278.678 nei campi
profughi,
sparsi fra Giordania, Libano,
Siria, Cisgiordania e Striscia di Gaza, (dati UNRWA
maggio 2006);
- La Disposizione militare nr. 58 del 1967 , meglio conosciuta
come Legge
della proprietà assente
con cui, lo stato di Israele incamera i terreni e le
proprietà dei
profughi palestinesi;
- i 10.298 Prigionieri palestinesi -(dati del 30 settembre
2006);
- i 4 mila minori arrestati nell´arco degli ultimi 5 anni, 321
dei quali
sono ancora in prigione, in
campi di concentramento o centri di detenzione;
- che il 4% dei minori arrestati sono sotto detenzione
amministrativa, vale
a dire che non hanno
subito un regolare processo e non ci sono accuse
specifiche contro di
loro;
Per tutto questo e molto altro
ancora:
ESIGIAMO la fine dell´occupazione israeliana in Cisgiordania ed a
Gerusalemme
Est, la fine dell´embargo contro la popolazione palestinese di Gaza
ed il
congelamento di tutti gli accordi economici politici e militari tra
Italia
ed
Israele;
sosteniamo il diritto del popolo palestinese a resistere ed a
liberarsi dall´
oppressione israeliana e, nel solidarizzare con la lotta contro l´imperialismo
degli Stati Uniti e del neocolonialimo europeo in Medio Oriente;
RIVENDICHIAMO la liberazione immediata di tutti i Prigionieri
palestinesi.
PARTECIPIAMO alla campagna internazionale di boicottaggio dei prodotti
israeliani del 28, 29 e 30 marzo 2009;
qui
stiamo e
qui restiamo
Corrispondenza
da Gaza della compagna Ester di Bari presente nella
delegazione italiana che sta cercando di portare aiuti alla
popolazione
domenica
primo marzo la delegazione dei medici e partita per Il
Cairo
dove
siamo rimasti per due giorni per completare la procedura necessaria
con l
ambasciata, e in questo periodo non siamo rimasti con le mani in mano,
ma
abbiamo visitato l ospedale al falastin, dove abbiamo potuto
incontrare alcuni
dei feriti palestinesi trasportati al cairo per ricevere cure piu
adeguate: la
situazione e difficile davvero
ragazzi giovanissimi ormai senza gambe, senza
orecchie ed un ragazzo di soli 15 anni senza entrambi gli occhi e con
il viso
completamente deturpato: tutti senza speranze per il futuro, mutilati
per
sempre, nel corpo e nell anima.
l ultima che abbiamo incontrato e stata una
bambina di soli 5 anni, in coma e senza la calotta cranica: il suo
cervello
senza protezione era semplicemente avvolto da garze.
sono tornata anche il
giorno successivo per incontrarli, perche questi giovani sono stati
felicissimi
della nostra visita, sono stati felicissimi di incontrare qualcuno che
non
palestinese si preoccupasse della lorte sorte. e quando sono arrivata,
il
medico che ci ha portati nelle stanze, ci ha comunicato che la piccola
era
morta in mattinata.
evito di descrivere il mio stato d animo, e sufficiente
descrivere ciò
che abbiamo visto.
mercoledi siamo partiti per rafah con tanta
rabbia in corpo per le notizie sempre piu sconfortanti riguardo la
situazione a
gaza, ma con la sicurezza dataci dall ambasciata, di poter entrare
nelle
prossime ore, perche l apertura del valico era nell aria,
ma amara sorpresa,
non solo il valico era chiuso, ma abbiamo scoperto che l ambasciata
non aveva
fatto il lavoro che avrebbe dovuto, poichè
i servizi
di sicurezza egiziani, ci
hanno detto che loro non hanno l autorizzazione da parte del ministero
degli
interni, il quale a sua volta sostiene di non aver ricevuto alcuna
notizia da
parte dell ambasciata.
questa si e giustificata dicendo di non essere a
conoscenza degli avvenuti cambiamenti della procedura, ma che si
sarebbero
attivati, per aiutarci.
oggi e giovedi e nulla e cambiato, mentre a gaza
continuano i bombardamenti israeliani.
anche noi abbiamo sentito ieri i
cannoneggiamenti in prossimita del mare ed oggi si e sentito un forte
boato
proveniente dall interno della striscia.
intanto i pochi palestinesi che
riuscivano a passare hanno raccontato che nella mattinata di oggi vi
sono stati
tre morti ma non hanno saputo dire il numero dei feriti: la notizia ci
e stata
confermata da al jazira.
intanto alcuni compagni del forum palestina venuti
anche loro in delegazione e le delegazioni dei medici inglese e
americana,
hanno deciso di fermarsi a dormire, come segno di protesta, presso il
valico.
questa sera, mentre sto scrivendo mi e giunta da gaza la notizia che
il valico
aprira lunedi per gli stranieri.
si spera che sia vera la notizia ma l
atteggiamento dell ambasciata italiana e davvero deplorevole, hanno
perfino
avuto il coraggio di dirci che dal valico di taba al confine
israeliano, è
più
facile passare.
tutto cio che sta succedendo serve solo per fiaccarci, farci
andar via da rafah cercando di prenderci in giro con gentilezza.
qui stiamo e
qui restiamo
hajester
cliccare
qui per vedere
Manifestazioni
mesi precedenti per la Palestina in Puglia
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