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Balcani Iraq Kosovo Mondo Movimenti no-global no-war no-nuke no-racisme Servizi segreti Stragi Storia II Guerra mondiale
Guerra fredda
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PRESENTIAMO QUESTA PAGINA DEDICATA AI DOCUMENTI PRODOTTI NEGLI ULTIMI DIECI ANNI , A NOME DALL'OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI E /O DAI SUOI PORTAVOCE, 22)
19) LaRussa Mai militari contro i civili.dateci le bombe 18) Svolta italiana: le bombe aeree rassicuranti 17) Quattro alpini morti. Domanda vietata ai giornalisti: quanti altri? 9-10-2010 16) Uav italiani per guerra in pachistan di A Mazzeo 15) Kill Team. Da gennaio 2010 impunità assoluta per militari italiani all'estero? 14) incidente di caccia: un incursore italiano ucciso mentre andava a caccia di talebani 13) Mentre due soldati italiani morivano in Afghanistan a Gallipoli, sulle spiagge i reclutatori dell'Esercito erano all'opera. 12) Ma i dossier di Wikileaks non scoprono un re nudo? 11) LA GUERRA AFGANA ATTRAVERSO WIKILEAKS 10) la guerra in Afghanistan (riv.Comunista) 9) 17 maggio 2010: Due morti sulla strada di Giarabub, ovvero la guerra logistica persa dalla NATO di Antonio Camuso 8) 25 feb 2010 Le accuse di gino strada sul rifinanziamento guerra afgana 7) botti di capodanno con strage di agenti Cia: un incidente di fuochi pirotecnici? 6) Quando i talebani andarono a scuola dagli italiani 23-8-09 5) nuovo codice militare per missioni all'estero?il vergognoso silenzio dell'opposizione 4)9 luglio 2009 Precipitati elicotteri russi in Afghanistan. Verità nascoste 3)3 maggio 2009 , uccisa bambina afgana da soldati italiani 2)Alpini, silenziatori e crisi mondiale 1)su attacchi a italiani da maggio a settembre 2008
CRISI
ALBANESE PRIMAVERA
97. Sono
passate solo
due settimane
dallo scoppio
virulento di
questa crisi
eppure son
bastate per
scrivere delle
nuove pagine
di storia
Europea che
molti cercheranno
di mandare
a memoria, sperando di evitare
nel futuro
il loro
ripetersi. I primi
che hanno
tremato e
fatto sogni
terribili sono
i nostri grandi
banchieri, quelli che giornalmente
impongono, gradino per gradino
lo smantellamento
del cosiddetto
“Stato sociale”,
nelle nostre
opulente democrazie
dell’ Europa di Mastricht.
Perché tanta
paura ? Quei
kalashinov impugnati
contro i
loro cugini
bastardi, i finanzieri
d’ assalto albanesi,
ricordano nel
loro patrimonio
genetico i
forconi e
le torce
dei fiammeggianti
dei Progroom
che dal
Medioevo sino
ai primi
del novecento
si sono
abbattuti ciclicamente sui loro
antenati, i banchieri
e i
commercialisti ebrei
ma rappresentano
una variante
ancor più
preoccupante. Nel
Medioevo era
usanza da
parte degli
squattrinati e rissosi
re, principi e signori
della guerra, di
promulgare leggi
favorevoli all’
insediamento di
attività commerciali
e finanziarie
di coloro
che la
chiesa medioevale
riteneva i
diretti responsabili
della morte
di Gesù: gli
ebrei. Gli
venivano concessi
dei quartieri
dove installare
liberamente le
loro attività
e usufruivano
di particolari
agevolazioni. Tanta
bontà principesca
però doveva
essere ripagata
con l’ apertura
di particolari
linee di
credito al
Sir, principe o
re che li ospitava. Così
si creava
una simbiosi
che troppo
spesso si
rompeva con
la fine
di uno
dei due:
quasi sempre
era il
Principe che
indebitandosi troppo,
a causa
di guerre
mal condotte
o eccesso
di sfarzo
decideva di
saldare il
conto, attizzandogli l’
ira del
popolino affamato,
indicandoli quali
colpevoli di
tutti i
mali. Poche
volte succedeva
il contrario, ovvero,
accortisi che
il debitore
insolvente stava
diventando pericoloso,
partecipassero, sovvenzionandola, a qualche
congiura di
palazzo. Queste
tristi esperienze
servirono a
creare una
rete di
legami di
mutuo soccorso
tra banchieri di
tutta Europa, gettando
le fondamenta
del sistema
Bancario Mondiale
e alla
nascita dell’attuale
Sistema Capitalistico,
dove lo
Stato si
fa garante dell’
incolumità fisicadei
banchieri, anche quando truffano
i risparmiatori
e, molto spesso, anche garante della
loro impunibilità.
Oggi, in Albania, c’è
stata una piccola
“variante” a
norme ben
consolidate: il
Progoom, ben presto, è diventato
rivolta e
poi insurrezione ed
ad essere
coinvolti sono
stati non
solo i
banchieri d’ assalto
ma anche
il Principe
Berisha e
la sua corte. Quei risparmiatori
truffati, armati di
mitra, che col
sangue agli
occhi, fermano i
carri armati
inviati a
reprimerli, sono un
brutto segnale
per tutti
quei banchieri
e sono veramente tanti
che hanno
la coscienza
sporca. Ognuno
di essi
sa di
quanto sangue
umano, sofferenze e tragedie
è intriso
il denaro
che hanno
i loro
forzieri. Ognuno
di essi
sa che
solo attraverso
l’ ininterrotta truffa, la rapina
delle risorse
dei Paesi
debitori strangolati
dal meccanismo
perverso degli
interessi usurai,
avviene il
miracolo della
moltiplicazione del DIO
DENARO. E,
nei loro forzieri, oggi, vi sono
custoditi i
miliardi della
truffa albanese, sotto
forma di
dollari, marchi, lire e
titoli di
Stato delle
banche centrali, ma
non hanno
nessuna intenzione
di mollare
l’ oggetto del
reato, il malloppo
insanguinato albanese. Ma
che vi
aspettate? Queste
sono le
leggi del
mercato finanziario……..della
segretezza bancaria…e
gli gnomi
svizzeri fanno
scuola!!!… Son
passati cinquant’
anni ma
di restituire
l’ oro dell’
Olocausto non se
ne parla
nemmeno!… “al massimo
con gli
interessi istituiremo
un fondo
benefico, naturalmente gestito
da noi, svizzeri… Quindi,
cosa vogliono questi selvaggi
albanesi? E
poi il
loro denaro
è frutto
in gran
parte di
reati: della
prostituzione delle bambine
albanesi sui
viali d’ Italia
e d’ Europa, del
traffico della
droga e
di armi, del
trasbordo incessante
di migliaia
di dannati
sulle sponde
dell’ Adriatico, ecc…… Questo
“sporco denaro”
ha bisogno
di un lungo periodo
di espiazione
e purificazione nei tabernacoli
delle Banche
Occidentali dove
poi si tramuterà nell’
Olio Santo
lubrificante della
meravigliosa macchina capitalistica. In
quel momento
poco importerà
che esso
significhi morte,
mercificazione del
corpo umano, infanzie
violate, esseri affogati
ad un
passo dalle
spiagge pugliesi,
altra morte
distribuita sotto
forma di
droga. Gli
gnomi nostrani
che oggi
tremano, leggendo dalle
corrispondenze quotidiane da
Argiroc stro
o da Saranda
dell’ attacco sistematico e
lo svuotamento
delle banche
locali da
parte di
bande di
selvaggi, affermano sdegnati: -
Ci debbono ringraziare questi
selvaggi, per aver permesso
loro di
partecipare staziosamente
alla costruenda Unione
Monetaria Europea!
Cosa dovrebbero
dire, altrimenti, quel centinaio
di milioni
di italiani, inglesi,
ecc. colpiti dalla
speculazione finanziaria
(pochi anni
fa) dai
SOROS &C
(finanziata dai
nostri fratelli
gnomi tedeschi) e che
portò alla
svalutazione di
oltre il
30% delle
valute nazionali
di quei
paesi, determinando quindi
una rapina
secca sulla
ricchezza della
collettività? Non
parliamo poi
dei pesantissimi riflessi che
questo fatto
determinò sul
cosiddetto Stato
Sociale. Fortunatamente
per noi, siamo
nella civile
democratica Europa
dove partiti
“di sinistra”
e sindacati
si attengono
ai principi
giuridici dell’
intoccabilità e
dell’ onnipotenza bancaria e
che legalizzano, con
il loro
assenso, la giustezza
delle “leggi
del Mercato”
anche quando
significano la
distruzione, pezzo per
pezzo di
quei gangli
di coesione, di solidarietà e
di soccorso
che oggi
viene spregevolmente
chiamato “Stato
Sociale”;…..- Ma
i nostri
gnomi sono
coscienti che
una volta
dissolta quella
colla che
permise la
-
momentanea- uscita
dei popoli
Europei dagli
anni bui
del Medioevo, il
rischio del
ritorno al
passato dovrà
essere messo
nel conto; rivolte;
progrom ecc. potrebbero essere frequenti. Da
qui l’ esigenza
di strutturarsi militarmente per
rispondere alle
durissime sfide
del prossimo
futuro. Contro
le orde
delle selvagge
tribù che
ancora abitano
tra le
montagne balcaniche,
le steppe
o le tundre siberiane,
ma anche
all’ interno del
territorio metropolitano,
è imperativo
che risorga
lo Spirito
degli antichi
Cavalieri Teutonici,
una nuova
Alleanza tra
i Signori del
Denaro e i Signori della
Guerra. Questo
può avvenire
solo con
una espansione
e una
trasformazione radicale
della Nato,
che dovrà
assumere perciò
ruolo di
coesione interna
degli stati
membri e
aspiranti ad
essa (
con il
controllo e il
rendere “inoffensivi”
i sabotatori
e gli
untori ) e
contemporaneamente consolidare la
forza, la potenza,
l’ immagine di
capacità di
annicchilimento di
qualsiasi “nemico
esterno”. BRINDISI
21 / 3 / 97 Osservatorio
Italia-Albania Di Brindisi Via
Annunziata 34 72100
Brindisi. Testo rielaborato e corretto dall’OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI Brindisi
nella crisi albanese del
marzo 97 e suo coinvolgimento nelle operazioni militari conseguenti.
Partiamo
da una considerazione:quella del marzo 97
è una crisi ben differente da quella del 91. Ha
innanzitutto il carattere di una rivolta che si trasforma bempresto in una
insurrezione contro il potere centrale. la
nascita della rivolta ha un luogo geografico ben definito. il sud del
paese con Valona e Argirocastro le città capo. 1)Il
motivo di questa
localizzazione ben definita è perchè su questi territori che è avvenuto
il rastrellamento di denaro liquido-da parte delle finanziarie truffa in
percentuale ben maggiore che in altre parti del paese. Che una parte di
questa eccedenza di liquidità fosse frutto ti attività illegali quali il
contrabbando,il traffico di clandestini, di droga e di armi è un fatto
innegabile,ma una volta innescato questo meccanismo ha
avuto un effetto moltiplicatore che ha coinvolto le "rimesse
" degli emigrati e il risparmio "sano" delle famiglie fino
a provocare vendite di poderi,unico mezzo di sussistenza. 2)l'esito delle
elezioni truffa denunciato dai partiti di opposizione e dagli stessi
osservatori internazionali,porta allo scontro frontale con Berisha ed il
suo governo. Chiaramente
di fronte all'occasione di coinvolgere in questo scontreo grandi masse ,
il partito socialista da un lato e le forze autonomiste del sud
dall'altro, non perdono tempo. 3)
A fronte di una presenza nulla (sotto il punto di vista del miglioramento
delle condizioni di vita generali) di interventi governativi su quelle
aree,se non quelle poliziesche mirate a colpire l'opposizione , nel
momento dello scoppio della protesta è prevalsa tra quelle popolazioni
una voglia di taglio netto con il potere statale impersonato da Berisha. Solo
così si può interpretare l'assalto a tutto ciò che apparteneva allo
Stato o che comunque avesse con esso una qualche relazione. Quell'assalto
alle armerie potremmo definirlo una forma di riappropriazione del maltolto
sostituito dall'unico bene esistente in gran quantità su tutto il
territorio ed in secondo luogo come
forma di armamento individuale nell'insicurezza e diffidenza generale. Su
come , nel giro di pochi giorni,sia piombata
in uncontesto definibile medioeval/ottocentesco/balcanico ci
sarebbe molto da approfondire. Comunque tutto ciò ha gettato nello
sconforto chi (gli Stati Uniti) si
era illuso di renderla elemento
stabilizzante del quadro balcanico,in funzione antiserba. Avviene
così il passaggio del testimone durante la crisi, tra gli Usa e l'Italia
che accettando la sfida gioca il tutto per tutto
e decide di entrare direttamente in campo. Mentre
gli usa preparano il rimpatrio dei loro centinaia di militari,agenti
segreti consiglieri ,affaristi e loro famiglie, l'ambasciatore italiano
che ha sostenuto a spada tratta Berisha pure
nelle elezioni truffa,incomincia a tessere una nuova tela di ragno. attiva gli uomini dei servizi segreti per preparare
la fuga del clan Berisha e dei
pag 1 suoi
collaboratori nel caso la situazione precipiti,appronta i piani di
evacuazione degli italiani , ma dall'altro incomincia a preparare il
terreno per addolcire gli avversari di berisha più furibondi:il partito
socialista, predisponendo il varo di in governo di pacificazione e nuove
elezioni. E'
bizantinismo politico cdi cui gli
americani non sono abituati, nè capaci di portare avanti (tutte le volte
che in èpolitica estera ci hanno provato hanno combinato sempre dei gran
pasticci e molto volentieri ,ci lasciano la delega di andare a salvare il
salvabile:così vediamo un
Dini che in piena rivolta va a stringere la mano a Berisha mentre i
marines americani evacuano con uno spettacolare ponte aereo i loro uomini,
i nostri incursori proteggono la fuga di cittadini di diverse nazionalità,generali
e ufficiali della polizia segreta albanese(i più invisi alla
popolazione), caricandone a centinaia sulle nostre navi da sbarco e sugli
elicotteri. Contemporaneamente si prepara il dopo Berisha e
la politica albanese si trasferisce sul ponte delle nostre navi al
largo del canale d'Otranto:riunioni e riunioni con
rappresentanti dei "comitati", dei partiti di opposizione
e di governo,mentre si aspetta il mandato internazionale per poter
intervenire militarmente in Albania. Ruolo
di Brindisi. Voglio
solo ricordare che sia geograficamente che storicamente
Brindisi è stata sempre legata indissolubilmente con le vicende
albanesi e dell'altra costa adriatica. Tra
tutte le testimonianze ancora presenti è la grande lapide commemorativa
che si trova accanto al portone della Capitaneria (giù ai giardinetti )
nella quale si ricorda l'incredibile opera di salvataggio
(pari solo a quella di Dunkerque) dell'intero esercito serbo da
parte della nostra marina dur ante
la Prima guerra mondiale. ruolo
rafforzatosi ancora di più nella seconda ,tale che nel momento della
disfatta dell'otto settembre sarà prescelta come capitale del regno-per
la sua sicurezza da Vitttorio Emanuele. Durante
l'occupazione dell'Albania e l'invasione successiva della Grecia, insieme
con gli aeroporti ad essa collegati e al porto di Bari, Brindisi è il
fulcro principale dell'intero nostro sforzo bellico su questo settore. oggi
stiamo assistendo ad una nuova valorizzazione di tale ruolo nel campo del
controllo della frontiera del Basso Adriatico,di retrovia logistico e
militare. Pasiamo
ai fatti di questi mesi: Berisha
a,allo scoppio dell'insurrezione al sud,invia i carri armati,come segno di
determinazione nella repressione del dissenso. E'
una mossa avventata l'incapacità di
avere unità di fanteria fedeli e specializzate all'appoggio dei carri ed
esperte nell'antiguerriglia porta ben presto al disastro. Le
immagini del primo carro fermato e distrutto ,di altri catturati, di
qualche agente diella polizia segreta bruciato vivo sul suo automezzo,
ampiamente diffuse dalle TV di tutto il mondo, hanno un effetto
amplificante della rivolta. Il
re Berisha è nudo-
pag 2 si
passa all'assalto di tutte le armerie e a tutto ciò che ricorda lo stato. Arrivano
nel frattempo i primi profughi ad Otranto e a Brindisi.La rivolta si
estende a tutto il paese. Gtli
Stati Uniti mettono in salvo i loro uomini,l'Ialia viene demandata da
tutti i paesi che hanno interessi in quel paese a svolgere un ruolo
primario nelle vicende di questo paese balcanico.
In questa fase tutto l'apparato militare Usa -Nato collaudato nelle
diverse operazionidi guerra condotte
in sei anni di crisi exyugoslava,(SHAPE GUARD, DENY FLIGHT, ecc)
viene attivato al massimo. Le
portaerei americane stazionanti nel Golfo di Taranto e
nell'Adriatico,lanciano verso l'Albania,elicotteri d'assalto e da
trasporto per iniziare lo sgombero del personale civile e militare non
indispensabile. Un'operazione che ha come fulcro l'ambasciata americana
a Tirana che viene blindata da un cordone di marines che sigilla
l'intero quartiere circostante. Da
essa viene coordinato il "recupero" degli addetti alle basi di
spionaggio elettronico in funzione antiserba che hanno ospitato in questi
anni i miniaerei spia che sono serviti tantissimo per la raccolta di dati
sulle forze serbe e serbobosniache(fondamentali per la riuscita degli
ultimi bombardamenti su Pale e dintorni e che permisero poi la svolta di
Dayton).Ricordiamo che questi aerei spia erano stati rifiutati
dall'Italia,provocando un certo risentimento Usa, addolcito dal fatto che
noi demmo la disponibilità di una serie di basi aeree per le operazioni
sulla Bosnia. Altro
importante recupero è quello degli"spioni" dei Peace Corps (una
organizzazione civile finanziata dai servizi segreti americani) che si
erano sparsi per tutto il paese che con la scusa di incentivare gli scambi
culturali hanno condotto un'ampia opera di acquisizione dati su tutto e su
tutti,tenendo conto che fino al 91 il paese era un buco nero per gli
esperti della CIA. Tutta
questa gente, con le propre famiglie, una volta salita a bordo degli
elicotteri,parte è stata scaricata sulle stesse navi americane, parte
sulle stesse navi appoggio italiane,anch'esse al largo
d'Albania,altra ancora è stata trasportata all'aeroporto di Brindisi,dove
con voli speciali è stata poi evacuata.
In poche ore l'aeroporto di Brindisi ed il cielo sovrastante quelle
poche decine di chilometri che lo separano dalle coste albanesi è così
diventato brulicante di mezzi aerei di ogni genere e nazionalità e molto
spesso con pochissimo spazio alla sicurezza. Infatti
anche questa volta gli americani si sono ritenuti padroni di tutto il
cielo ,il mare e il territorio che serviva ai loro scopi senza chiedere il
permesso a nessuno e i nostri addetti civili e militari ai dovuti
controlli, hanno dovuto in silenzio condiscendere a questo tipo di
operato. Va
visto all'interno di questo quadro l'episodio del Mig albanese disertore
piombato sulla base di Galatina ,senza che nessuno lo avesse potuto fermare e così gli elicotteri militari
disertori atterrati nelle campagne brindisine e baresi: nella grande
confusione che c'era con gli americani
pag 3 che
non facevano sapere nulla, sul volo di centinaia di mezzi aerei, la nostra
difesa aerea ha tranquillamente pensato che quelli che volavano verso il
nostro territorio fossero i solitiYankee maleducati e non mezzi da
combattimento di un paese non appartenente alla Nato. Torniamo
a Brindisi: il settore voli internazionali dell'aeroporto civile
Papola Casale viene requisito dai marines americani per istituire un
gruppo di "accoglienza" per gli speciali "profughi "
in arrivo dall'Albania e per i Giornalisti delle varie televioni americane
che filmano per i loro telespettatori l'ennesimo grande spettacolo
americano. I
marines (uomini e donne) addetti all'accoglienza appartengono a quei
reparti che da 6 anni vivono nella exBase Usaaf di S.Vito dei Normanni e
facenti parte dello schieramento Nato per la Deny Flight(sull'aeroporto
militare di brindisi stazionano da allora i reparti d'assalrìto dei
fucilieri di marina, gli elicotteri d'assalto Black Stallion per le
operazioni speciali-una di queste fu il recupero di un pilota da caccia
americano abbattuto durante i bombardamenti sui serbobosniaci- i C130 e
gli AC130 (cannonier Volanti) che anch'essi hanno avuto un ruolo
determinante nella soluzione militare della guerra in Bosnia . Troppi
indizi fanno pensare che su quei C130 che partivano ogni notte da Brindisi
verso la Croazia e la Bosnia, sia passato tutto qull'arsenale
ultramoderno che nella fase finale della guerra in Bosnia permise alla
spettacolare vittoria delle truppe di Tudjman e dei mussulmani di sarajevo,nonostante
che ci fosse il divieto ONU sull'armamento dei Belligeranti,attuato
addirittura con un blocco. Ricordiamo
ancora che quelle cannoniere volanti AC130 sono gli stessi,spostati più
volte su Aden ,che attuarono gli spettacolari bombardamenti sui quartier
civili di Mogadiscio,abitati dalla etnia fedele ad Aidid. Bombardamenti
con centinaia di vittime attuati per vendicare la brucinte sconfitte dei
marines in quel settore dopo
che si era cercato di pacificarlo con alcuni raid combinati di tanks ed
elicotteri (a scopo umanitario) ma costati la vita a numerosi soldati
americani. Sono
gli stessi mezzi che, ora , forniscono l'ombrello di copertura
all'operazione "rimpatrio" pronti però a dare
"spettacolo" nel caso qualche albanese esagitato,ricordandosi di
come Berisha sia stato eletto a suon di dollari, voglia rompere le scatole agli exprotettori americani. Tenendo
conto quindi di un così grande affollamento di militari sia nel cielo che
sul mare antistante brindisi che farebbe pensare ad un muro impenetrabile,
lascia tutti stupiti l'apparizione -come vascelli fantasma avvolti nelle
nebbie dei racconti di avventura- di decine di carrette del mare civili e
militari alla bocca dei nostri porti.Eppure queste navi hanno impiegato
anche decine di ore
per traversare lo stretto spazio di mare che ci separa. Di
domande ce ne facciamo molte ancor oggi sui retroscena di quella che noi
chiamiamo "operazione bandiera bianca",ovvero la resa della
marina militare albanmese nel porto di Brindisi. Questa
infatti ha avuto poco di fuga disordinata ma bensì qualcosa
avvenuta in seguito ,ad un piano preordinato tra le
pag 4 autorità
albanesi ed italiane ad alto livello.Possiamo dire che le navi di grosso
tonnellaggio della marina facessero finta di non vedere e non sentire i
rapporti dell'Aeronautica sull'arrivo di tali navi perchè qualcuno gli
aveva detto di fare così. Immaginatevi poi la sorpresa degli uomini della
Guardia costiera e della Capitaneria di porto che poi se li son viste
arrivare tranquillamente
fuori dal porto!!! Il
dibattito in Parlamento e nel paese si infiamma su cosa fare dei profughi
ed inizia,tramite i mass Media-come l'Espresso- una campagna feroce
antimmigrato ed antialbanese. Questa
campagna va così buon punto
che viene unanimemente presa con sollievo la notizia che la nostra flotta
si sta schierando davanti ai porti albanesi per dissuadere altre partenze.
Una campagna così ben orchestrata che l'affondamento della motovedetta
albanese nel Canale d'Otranto e l'affogamento di un centinaio di civili
,da parte della corvetta
Sibilla,scuote molto poco l'opinione pubblica italian che accetta di buon
grado la versione della Marina che parla di propositi suicidi
dell'equipaggio della nave. Le
lacrime di Berlusconi (col rischio che questo possa diventare cavallo di
battaglia per l'opposizione che fino allora aveva invece parlato di
lassismo governativo) e la manifestazione antitaliana a Valona, fanno
modificare l'atteggiamento del governo italiano che promette il recupero
delle salme , indennizzied una inchiesta,pur di avere il placet delle
parti in lotta in Albania e passare poi alla fase successiva della
operazione Alba. Ma
entriamo più nel dettaglio su ciò che
è successo in quei giorni. Allo
scoppio della rivolta i nostri servizi segreti presenti sul posto hanno
allertato ministero interno e difesa sui rischi di ondata di profughi
sulle coste albanesi. Vengono
rafforzate le capitanerie di Brindisi, Otranto e i comandi Marina del sud
Adriatico con l'invio di mezzi del settore tirrenico. Vengono altresì
inviati elicotteri ed uomini di PS ,GDF,C.C che si posizionano
nell'aeroporto di Brindisi. Incominciano
ad arrivare i primi gruppi consistenti di profughi. L'apparato di polizia
(che ha ricevuto nuovi ordini che si espliciteranno poi col decreto
dell'accoglienza momentanea) è mobilitato al massimo con l'arrivo di
contingenti della Celere e di CC provenienti da altre regioni. Parte
di questi serviranno per il controllo, l'identificazione e la scorta ai
campi profughi,altri per stendere una rete di controllo lungo le coste e
gli approdi possibili.. Fase"
operazione bandiera bianca" La
procedura attuata nei confronti delle navi militari albanesi che in
piccoli convogli o isolatamente si presentano davanti al porto di Brindisi
segue le metodologie attuate nell'operazione Shape Guard. Vanno
incontro ad esse le unità della Capitaneria di Porto e i rimorchiatori
militari(anch'essi rinforzati nel numero per l'occasione) Sulle
unità dell CP ci sono i "team ispettivi",ovvero personale
addetto alla perquisizione delle imbarcazioni,controllo e sequestro di
eventuali armi a bordo e
pag 5 segnalazione
alle forze di polizia a terra di eventuali "situazioni
pericolose" a bordo. Sequestrati
libri di bordo ed identificati i comandanti,le unità vengono scortate o
rimorchiate sino all'interno del porto militare di Brindisi. Quest'operazione
che all'inizio sarà vissuta come una routine,una volta che, una selva di
giornalisti di tutto il mondo si sarà installata sui moli della città e
farà pressioni per poter strappare qualche immagine più forte di una
semplice sfilata navale,diventerà un
po' più concitata. I
motoscafi di GDF,polizia,e della stessa CP con a bordo i
giornalisti,faranno a gara per andare incontro,affiancarsi per filmare le
facce degli alieni che stanno navigando verso la nostra madre patria.
Qualche
volta i potenti motoscafi avvicinatisi troppo,con le ondate da loro
provocate,faranno correre qualche rischio alle bagnarole albanesi
e agli stessi uomini della Capitaneria presenti a bordo per
ispezionarle. L'atmosfera
che si respira a Brindisi in quei giorni è molto strana,specialmente per
chi ,come noi,ha vissuto i giorni dell'invasione del marzo 91. Al
contrario di allora quando ci ritrovammo migliaia di albanesi praticamente
nel salotto di casa,sporchi,laceri ed affamati, questa volta , noi
brindisini, per vederne le
facce siamo costretti ad accendere
la TV tanto il controllo è
severo. Dopo
l'identificazione,la separazione dagli elementi pericolosi, I
profughi vengono smistati nei locali della Stazione marittima o in
una excaserma della stradale o ancora in un capannone della exSACA attuale
caserma dei vigili urbani e momentaneamente rifocillati. Poi,
appena trovato il campo profughi o la struttura di accoglienza ,avviene il
trasferimento su pulman scortati dalla polizia. Dall'esterno
si ha un'impressione di
grande efficienza,tutto l'opposto della disorganizzazione imperante nel
marzo 91. Ma
nel momento dell'arrivo di una miriade di pescherecci e motonavi zeppe all'inverosimile, il dispositivo vacilla
sotto l'impatto. Uomini e mezzzi incominciano a risentire la
stanchezza,specialmente quelli impegnati nelle operazioni in mare,si fa a
fatica nel trovare strutture
disposte ad accogliere i profughi e ad un certo punto si parla di chiudere
il Porto di Brindisi a queste operazioni. Come
risposta è l'arrivo di altre navi di grosso tonnellaggio:corvette e
fregate pronte per posizionarsi di fronte ai porti albanesi . Cresce
l'allarmismo da parte dei mass media. Il
governo accetta la versione della
presenza tra i profughi di criminali evasi. Iniziano
i rimpatri con un ponte aereo all'incontrario: da Brindisi e da Bari, si
caricano gli indesiderabili
su aerei ed elicotteri e li si sbarca in Albania. Intanto
si parla di incominciare le operazioni di respingimento in mare. Una
notte viene intercettata una motovedetta ,con un centinaio di profughi a
bordo,a sud di Brindisi.Cerca di sbarcarli
pag 6 direttamente
sulla spiaggia,ma sbanda si incaglia ed incomincia ad affondare. Grazie
ai marinai italiani e ai rimorchiatori civili della ditta
Barretta,prontamente chiamati dalla capitaneria,si riuscirà a salvare
tutti i naufraghi.L'unita presa a rimorchio affonda. E'
il preludio della tragedia del mare d'Otranto. Si
incomincia a parlare di intervento in Albania delle nostre truppe,arriva
la Vittorio Veneto e le navi supporto per lo
sbarco(dragamine,officina,ecc). Il
blocco navale davanti alle coste albanesi incomincia ad avere effetto:c'è
un periodo di relativa calma,sembra che le navi si siano esaurite e
profughi non ne arrivano. Passa
quasi sotto silenzio il fatto che un'altra imbarcazione con un centinaio
di uomini,partita dal nord del paese,durante un temporale,viene fermata
dalla nostra marina e rimorchiata indietro. E'
il primo caso di respingimento accertato ed anche un segnale di
cambiamento di linea. i
militari sembra che siano riusciti nella scommessa sulla
loro capacità di fermare un flusso di profughi. E'
un'illusione che dura qualche giorno: mentre l'Italia sta per ottenere il
mandato internazionale per la missione Alba, avviene il fattaccio del
canale d'Otranto. Lo
smacco per tutto l'apparato militare e di polizia che ha operato sin
qui,ma anche per il Governo,è fortissimo e si cerca con la collaborazione
dei giornalisti di sminuirlo momentaneamente. Si parla di qualche morto e
di alcuni dispersi. La
nave Sibilla che è entrata in collisione con la albanese, è attesa per
24 ore prima che si presenti sotto gli
occhi dei giornalisti in porto. Motoscafi
ed elicotteri che dovevano
portare i giornalisti sul luogo della tragedia,inspiegabilmente hanno
delle avarie in mare e sono costretti a tornare indietro o anche non
riescono proprio a partire. Si
respira aria di Ustica. I
superstiti del naufragio vengono trattati duramente e praticamente isolati
per qualche giorno dal contatto col mondo esterno. Le
scene di rabbia a Valona, fanno impressionare i politici e i militari che
si stanno preparando allo sbarco in Albania e ciò determina un
allungamento dei tempi per la
preparazione. Si
decide di farlo dopo un dibattito in Parlamento, mentre si preparano
alcune di manifestazioni di protesta, tra cui una, quella a carattere
nazionale a Brindisi. Intanto
i contatti del nostro governo coi politici albanesi continuano e si cerca
tramite contatti col comitato di Valona di ricucire lo strappo del Venerdì
Santo. Assicurato,da
parte del governo,che sarà la procura civile a curare l'indagine sul
fatto,che non ci saranno intoppi nel recupero della nave,che non sarà
messo il segreto di Stato e digerito l'amaro boccone della manifestazione
di protesta di Brindisi all'intervento militare, finalmente si parte. OSSERVATORIO ITALIA ALBANIA RIVISTO
E CORRETTO DA OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI Brindisi
12 luglio 1997 di
Brindisi
I
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