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Continuano a stanziare soldi per la guerra in Afghanistan25 febbraio 2010: nono anno di guerra la notizia :
http://bellaciao.org/it/spip.php?article26098
Il
governo olandese salta sull’Afghanistan. I senatori italiani votano il
rifinanziamento, ma Gino Strada accusa: i parlamentari italiani sono dei
’delinquenti politici’ di
Marco Santopadre* I
parlamentari italiani sono ’delinquenti politici’ perché si
apprestano a rinnovare una missione militare all’Estero contraria alla
Costituzione: questo ha detto in sostanza Gino Strada ai microfoni di
CNRmedia, alla vigilia del voto di domani al Senato che riconfermerà la
missione italiana in Afghanistan. "Vivo
questo voto con l’animo disgustato da questa classe politica, che
definisco di delinquenti politici. Perché quando una classe politica, la
stragrande maggioranza del parlamento, vota contro la Costituzione del
proprio Paese, delinque di fatto contro la propria Costituzione, quindi il
termine è appropriato". "Oltre questo c’è lo sdegno per chi
non vuol vedere la strage di civili che sta avvenendo in questi giorni,
proprio in queste ore, dove si stanno compiendo crimini di guerra
inauditi", ha aggiunto Strada. "Non solo si massacrano civili ma
si impedisce che i feriti vengano evacuati negli ospedali. Di questo,
ovviamente, abbiamo numerose testimonianze, da parte dei pochi che sono
riusciti a superare i cordoni che le forze di occupazione hanno disposto
intorno ai luoghi dei bombardamenti. Chiediamo, ancora una volta, con
forza, che si apra un corridoio umanitario per la popolazione di Marjah",
ha detto Strada. "Sull’Afghanistan
continuano a dire agli italiani bugie clamorose, palle gigantesche - ha
concluso Strada - l’unica cosa da fare è smettere di sostenere questa
classe politica. Io, personalmente, mi rifiuto di andare a votare. Lo farò
quando ci saranno politici degni di questo nome". "I nostri
politici non sanno niente dei talebani - ha attaccato Strada - non sanno
di cosa parlano, non saprebbero nemmeno indicare l’Afghanistan su una
cartina muta", ha detto Strada. "Purtroppo, questa è la gente
che prende decisioni costano la vita a tanti afgani. E che costa una
quantità di soldi impressionanti agli italiani". "Al
Ministro chiedo – aggiunge Strada - cosa sono i nostri, aerei da
turismo? Cosa fanno, portano in giro i turisti a vedere i bombardamenti?
Cosa ci fanno gli aerei militari in zone dove si sta bombardano? Sono
affermazioni ridicole. Piuttosto possiamo indicare alcuni dei pericolosi
terroristi feriti dalle operazioni militari nella zona di Marjah. Feriti,
perché i morti non li vediamo. Un ragazzo di 10 anni di nome Fasel, una
bambina di 12 di nome Rojah che stava prendendo acqua al pozzo e si è
presa una pallottola in un fianco, Said, di 7 anni, con una pallottola nel
torace, un bambino di 9 anni di nome Akter che stava guardando dalla
finestra quando gli hanno sparato in testa: questi sono i talebani",
ha concluso Strada. Le
durissime dichiarazioni del leader di Emergency giungono a poche ore
dall’ammissione da parte della Nato della responsabilità nella strage
compiuta ieri in Afghanistan. I comandi militari ’alleati’ e il
generale McChrystal si presentano davanti alle telecamere con il volto
contrito, presentando le proprie scuse per quello che definiscono un
’tragico errore’. E tutto finisce qui. Ma di errori come quello che
ieri ha ammazzato 27 persone nel dipartimento di Daykundi la Nato nel
paese occupato ne ha compiuti di innumerevoli, tanto che i raid aerei
delle forze militari occidentali sono ’’la principale causa di vittime
civili attribuite alle forze pro-governative (afgane e
internazionali)’’, ha scritto l’Onu nel suo ultimo rapporto del
2009. Solo
considerando gli ultimi quattro anni, sono state centinaia le vittime
civili dei bombardamenti aerei in Afghanistan. Ecco alcune delle stragi più
efferate: 22 maggio 2006 - Una Ong afgana parla di 37 civili morti durante
un raid aereo nella provincia di Kandahar. Per le autorità afgane il
bilancio e’ di 80 talebani e 16 civili uccisi. - 24 ottobre 2006, l’Isaf
ammette la morte di una dozzina di civili fra le 70 vittime degli attacchi
aerei nella provincia di Kandahar, ma gli abitanti parlano di 60 civili
morti. 27-29 aprile del 2007: le autorità locali e l’Onu contano più
di 50 morti civili nella provincia di Herat mentre la cosiddetta
coalizione parla di 136 talebani uccisi. 29 giugno 2007: nella provincia
di Helmand muoiono, secondo le autorità locali, 65 civili in raid aerei.
6 agosto 2008: bombe su un banchetto nuziale nella provincia di Nangarhar,
per le autorità afgane le vittime civili sono 47, in maggioranza donne e
bambini. 22 agosto 2008: colpita la zona di Farah, per le autorità afgane
e l’Onu le vittime civili sarebbero 90, fra cui una cinquantina di
bambini. 3 novembre sempre del 2008: bombe Usa su una festa di matrimonio
nella provincia di Kandahar: muoiono 37 civili. 4-5 maggio del 2009:
decine di civili muoiono nella provincia di Farah sotto i bombardamenti
statunitensi, 97 i civili uccisi secondo una commissione d’inchiesta
indipendente, 140 per il governo afgano, e solo ’’dai 20 ai 30’’
per gli americani. 4 settembre 2009: un raid aereo della Nato a Kunduz,
ordinato dal colonnello tedesco Georg Klein, costa la vita a 142 persone,
tra 30 o 40 civili che cercavano di approvvigionarsi di benzina
distribuita dai talebani ai bordi di una strada. Intanto
uno scontro tra i partiti sulla scelta di mantenere o ritirare i soldati
dall’Afghanistan ha causato nei giorni scorsi la caduta del governo
olandese. La regina Beatrice di Olanda dovrà decidere presto sulle
dimissioni del premier olandese, il cristiano-liberale Jan Peter
Balkenende, con la probabile convocazione di elezioni anticipate per
maggio o giugno. Ma intanto lo stesso Balkenende ha ammesso che la
missione militare in Afghanistan potrebbe finire ad agosto, come
preventivato, dopo l’opposizione degli alleati laburisti a mantenere una
presenza finalizzata "all’addestramento delle truppe afgane"
fino al 2011. Balkenende voleva estendere l’impegno delle truppe
olandesi in Afghanistan nell’ambito della missione Nato oltre il termine
previsto per agosto, ma il Partito laburista del vicepremier Wouter Bos si
è opposto causando così lo scioglimento dell’esecutivo. Una mossa
coraggiosa quella dei laburisti che i sondaggi di opinione ritengono in
sintonia col sentimento popolare nel paese: nel primo sondaggio realizzato
sabato dopo la caduta del governo, infatti, i laburisti guadagnano quattro
seggi e arrivano a 19, mentre i liberal-cristiani di Balkenende ne perdono
uno scendendo a 26. Gli osservatori indicano per ora che un governo di
minoranza formato dai soli cristiano-democratici e dalla piccola
formazione cristiana Cu, dopo l’uscita dei laburisti Pvda, potrebbe
continuare a gestire gli affari correnti fino all’indizione di elezioni
politiche per maggio. Il ritiro dell’Olanda dall’Afghanistan non è
solo simbolico, visto che il piccolo paese mantiene attualmente ben 1880
militari nel paese occupato, 1250 dei quali di stanza nella provincia di
Uruzgan, proprio quella dove è avvenuta la strage di ieri e dove gli
eserciti invasori sono in particolare difficoltà per la resistenza dei
talebani all’offensiva della NATO. Un altro sondaggio, realizzato su un
campione di 12 mila telespettatori dal programma SenVandaag, evidenzia che
il 62% della popolazione giudica la caduta del governo un fatto positivo,
con il 37% degli intervistati che dà la colpa della crisi ai
liberal-cristiani. Tornando
all’Italia, i deputati e i senatori di forze politiche ben più radicali
(almeno a parole) dei socialdemocratici olandesi, quando PdCI, Verdi,
Rifondazione e Sinistra DS ne ebbero la possibilità, subordinarono il
loro voto contro la missione militare in Afghanistan alla stabilità del
governo Prodi, permettendo così alla maggioranza di centrosinistra di
continuare la propria complicità con le strategie della Nato in Asia. Ed
ora nel nostro paese impazza la polemica dopo la strage di ieri e dopo le
assurde dichiarazioni del Ministro La Russa in vista del voto al Senato
sull’ennesimo e costosissimo rifinanziamento della missione a Kabul.
Maggioranza ed opposizione, senza distinzioni, sembrano compatte e martedì
al Senato non ci dovrebbero essere sorprese nel voto per il
rifinanziamento, già approvato in sordina alla Camera nelle scorse
settimane. Ma sembrano crescere i dubbi sulla costituzionalità del
’nostro’ intervento militare e sui costi che lievitano di anno in
anno. Per
i primi sei mesi del 2010 vengono infatti stanziati 308 milioni di euro
(pari ad oltre 51 milioni al mese contro i 45 spesi nel 2009), con una
spesa destinata a lievitare nel secondo semestre visto che non copre il
previsto invio di 700-1.000 nuovi soldati italiani sul fronte afgano.
Diversi parlamentari e addirittura alcuni ambienti militari puntano il
dito su quella che ritengono una violazione dell’articolo 11 della
nostra Costituzione, di fronte a quella che considerano una missione di
natura bellica, in particolare dopo il lancio dell’Operazione Mushtarak,
l’offensiva condotta contro la resistenza talebana nella zona di Helmand.
Un’interrogazione in questo senso è stata presentata nei giorni scorsi
da Maurizio Turco, deputato radicale eletto nelle file del Pd, il quale ha
spiegato a Peacereporter di averla presentata ’’in seguito alle
dichiarazioni del ministro La Russa sulla partecipazione dei comandi
italiani all’operazione Mushtarak e sullo scopo di questa offensiva
condotta dalle forze Isaf. Non abbiamo avuto risposta’’. Reazioni
critiche anche da parte di alcuni militari, come l’ex maresciallo
dell’Aeronautica militare Luca Comellini, oggi segretario del Partito
per la tutela dei diritti dei militari (Pdm). ’’Nelle
sue dichiarazioni pubbliche sulla missione militare italiana in
Afghanistan - ha detto Comellini a Peacereporter - il ministro della
Difesa, pur non usando mai la parola ’guerra’, fa regolarmente ricorso
a una terminologia prettamente bellica: ’battaglie’, ’combattimenti’,
’nemici eliminati’, occupazione del territorio’’. Secondo
Comellini, é evidente che ’’questa non è più una missione di
pace’’ e nelle forze armate il malcontento si farebbe via via più
diffuso. Anche per il generale in pensione Fabio Mini, interpellato
dall’agenzia Misna, "non dovremmo essere in Afghanistan’’,
perché ’’formalmente, sulla carta, lo scopo della missione Isaf
autorizzata dalle Nazioni Unite rimane il sostegno al governo afgano. Ma
di fatto la natura della missione é mutata nel tempo, diventando
un’operazione di controinsurrezione, nella quale noi italiani siamo
pienamente coinvolti’’. Peacereporter ripercorre la progressione
annuale del costo di questa guerra per le casse del nostro paese: 70
milioni di euro nel 2002, 68 milioni nel 2003, 109 milioni nel 2004, 204
milioni nel 2005, 279 milioni nel 2006, 336 milioni nel 2007, 349 milioni
nel 2008, 540 milioni nel 2009, per mantenere operativi 3.300 soldati, 750
mezzi terrestri (tra carri armati, blindati, camion e ruspe) e 30 velivoli
(4 caccia-bombardieri, 8 elicotteri da attacco, 4 da sostegno al
combattimento, 10 da trasporto truppe e 4 droni). Anche
alla luce di questi costi e del carattere sempre più violento
dell’offensiva della Nato in Afghanistan il direttore di Peacereporter
Maso Notarianni ha indirizzato oggi una lettera aperta ai senatori
italiani. ’’E’ dal profondo del cuore che vi scrivo queste righe.
Vorrei - dice Notarianni - che le leggeste mettendo per un momento da
parte i formalismi della legge che vi apprestate a votare, del decreto che
vi apprestate a convertire, e aprendo il vostro cuore a quell’umanità
che una carica istituzionale importante come la vostra deve sempre
rappresentare. Sappiamo tutti che la missione militare italiana in
Afghanistan è sempre meno chiara: sempre più confondibili sono infatti
Enduring Freedom e la missione Isaf. Lo stesso nostro ministro della
Difesa ha testualmente dichiarato che ’gli insorti si sottraggono al
confronto e cercano di assorbire l’azione militare del contingente Isaf,
che non incontra grandi resistenze se non sporadiche’ e che ’non
c’e’ alcun italiano tra i soldati impegnati sul territorio,
naturalmente qualcuno c’e’ nella linea di comando a Kabul’.
Chiarendo definitivamente che il contingente Isaf sta effettivamente
svolgendo operazioni di guerra volte ad occupare un territorio straniero e
che militari italiani sono comunque coinvolti in un’operazione che nulla
a che vedere con stabilizzazione o ricostruzione’’. PeaceReporter ha
chiesto ai senatori di ’’leggere le storie pubblicate dal giornale.
Sono storie di guerra, sono le storie di Fazel, di Gulalay, di Ali’, di
Kuhudainazar, di Aktel, di Roja, di Said, le cui vite abbiamo contribuito
a segnare per sempre. Conosco bene l’Afghanistan e conosco bene questo
conflitto e vi dico: i finanziamenti che vi apprestate a votare serviranno
ad armare i nostri soldati. E i nostri soldati è con questi ’nemici’
che dovranno combattere’’. *
Radio Città Aperta
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