-
ritorna ad HOME PAGE osservatorio consentita la riproduzione , ,senza fini di lucro dei materiali prodotti dall'Osservatorio sui Balcani di Brindisi con l'obbligo di riportarne esplicitamente la fonte.
|
||||||||||||||||||||
Armi Controllo di massa Forze Armate Italia Mondo Guerre Afghanistan Balcani Iraq Kosovo Mondo Movimenti no-global no-war no-nuke no-racisme Servizi segreti Stragi Storia II Guerra mondiale
Guerra fredda
|
Marzo ’91, Gli albanesi a Brindisi e il comodo falso storico del buon italiano.
---------------------------------------------------------
Lecce: PROCESSO DI APPELLO PER L'AFFONDAMENTO DELLA KATER I RADES, iniziative, commentiLE FOTO E IL REPORT SULLE INIZIATIVE DELL'8 E DEL 9 NOVEMBRE A LECCE Contro
tutte le forme di respingimento La Rete Antirazzista Salentina sarà presente il prossimo 9 novembre alle ore 8,30 dinnanzi alla Corte d’Appello di Lecce Per
evitare che cali il silenzio sulla tragedia vissuta dai profughi
albanesi Per
testimoniare la nostra vicinanza ai famigliari delle vittime e ai
sopravvissuti Per
rivendicare il rispetto del diritto internazionale d’asilo
BRINDISI 12 ANNI DI LOTTE CONTRO LA MILITARIZZAZIONE AL FIANCO DEI MIGRANTI 7/8 Marzo 91…sono ormai gli ultimi giorni della guerra del Golfo , quando la città di BRINDISI, si ritrova direttamente coinvolta nella vicenda della migrazione di popolazioni provenienti dall’oriente balcanico e anatolico, le cui dinamiche avrebbero avuto forti accellerazioni e sviluppi imprevedibili. Fino a quel momento , la Puglia e Brindisi (piazzaforte militare sul basso Adriatico), erano state l’avamposto difensivo meridionale della fortezza Occidentale dalle mire dell’Impero del Male. Durante la prima Guerra del Golfo , dalla Puglia erano partite le navi e gli aerei italiani e Nato, che avevano partecipato alla vittoriosa spedizione contro il diavolo Saddam Non solo, dalla importante base USAAF di San Vito dei Normanni - sede del 6917 th Electronic Security Group, poi convertita in base di Echelon e di guerra elettronica contro la Yugoslavia – è condotto il controllo e lo spionaggio delle comunicazioni militari e civili dell’area medioorientale e dei Paesi ex Patto di Varsavia, mentre dall’aeroporto militare di Brindisi e lungo le aerovie di sua competenza, transita il fiume di armi e materiale logistico che dai depositi Nato del Nord Europa va verso l’Armata AntiSaddam, schierata nel Golfo e verso le Basi Nato del tradizionale alleato , la Turchia. L’atmosfera che l’apparato mediatico ci fa respirare in quei giorni è quella di soddisfazione dello scoprirsi una Nazione “capace di mostrare , attraverso le sue vittoriose forze armate, di avere diritto di aspirare al ruolo di media potenza”, e di scoprire che con la caduta del MURO e l’essere interni alla più forte ALLEANZA MILITARE – la Nato-, nulla ci può realmente minacciare…. La doccia fredda arriva a pochi giorni di distanza: quelle immagini che ci arrivano dalla TV sui disordini ai moli albanesi, quelle bande di disperati affamati che cercano di impossessarsi di qualche nave a Valona o a Durazzo, ci sembrano venire da migliaia di chilometri di distanza, poiché fino a quel momento l’Albania , geograficamente così vicina, grazie al suo forzato isolamento, ci è apparsa un Paese enormemente distante e, invece, quella mattina del marzo 91, ci ritroviamo , a Brindisi, con ventimila disperati che vagano senza meta nelle nostre strade: una vera pacifica invasione. E’ un’esperienza che in un primo momento ci lascia attoniti, ma poi si innesca un meccanismo incredibile di solidarietà umana che coinvolge tutta la città in senso trasversale e che ci fa vivere un’esperienza unica. Entriamo così direttamente in un mondo nel quale aspetti complessi ed anche contraddittori si mescolano e ai quali la nostra esperienza politica fatica a dare delle risposte. Nonostante ciò comprendiamo che, accanto alla partecipazione dei nostri compagni al lavoro di prima assistenza, va fatta la denuncia e la controinformazione sulle storture , gli inganni e le truffe , antesignane della “ARCOBALENO”, che si stanno realizzando sin dalle prime ore. Riusciamo a coinvolgere alcuni giovani studenti universitari, operai, professori albanesi che son fuggiti anch’essi sulle navi della speranza e formiamo nelle prime 48 ore un Comitato di Solidarietà Italo-albanese , organizziamo conferenze stampa, ci si presenta durante le dirette delle tv nazionali ed internazionali, giunte a Brindisi in quei giorni ad assistere al crollo della parte meridionale del MURO, si partecipa ai dibattiti negli studi televisivi, insomma non crediamo che limitarsi alla buona azione del vestire gli ignudi e dar da mangiare agli affamati, possa soddisfare la nostra voglia di estirpare dalle radici le ragioni per cui migliaia di esseri umani debbano fuggire , come topi, dal loro paese di origine , lasciando gli affetti e la loro storia. L’essere meridionali, in una terra che da secoli ha prodotto migranti per tutto il mondo, ci stimola ancora di più nel campo della solidarietà , mentre l’essere antagonisti al Sistema Capitalistico-Imperialista ci porta ad affermare che il NUOVO ORDINE MONDIALE, che si vuol fondare in quei giorni del 91, porterà all’ accellerazione della rapina nei confronti del SUD del Mondo e che questo comporterà tragiche conseguenze che, a loro volta, metteranno in moto ancor più grandi fette di popolazione mondiale. In quei giorni ci capita dover vedere di tutto, in particolar modo assistere allo spettacolo indegno dello sfruttamento dell’immagine del Migrante, di pennivendoli e incantatori della tele-comunicazione. A seconda degli imput che arrivano dalle direzioni dei giornali e delle TV , gli albanesi sono rappresentati come sporchi e ignoranti o all’opposto tutti intellettuali forbiti e unanimemente anticomunisti . Riusciamo in quei difficili momenti , grazie al COMITATO DI SOLIDARIETA’ ITALO-ALBANESE fondato in quei giorni, a far parlare gli albanesi del Comitato con gli organi di informazione in un rapporto più corretto , dando anche alcune indicazioni relative all’esigenza di non disperderli onde evitare , data la fragilità della loro situazione che fossero macinati ed inghiottiti dai meccanismi implacabili e vorticosi della nostra società. Infatti dove ciò fu possibile ,ed in particolare per quella prima ondata e grazie all’impegno di tutte le organizzazioni del volontariato e di assistenza sociale, si riuscì a dare delle ottime risposte nel campo del lavoro, dell’abitazione e più in generale di quella che impropriamente è definita integrazione. Tutto questo non fu ottenuto in maniera indolore, ma attraverso la tenacia di alcuni compagni che riuscirono , per esempio ,con la presenza DECISA di alcuni albanesi, a far sospendere la diretta di un TG della RAI Nazionale. Era arrivato l’ordine di smobilitare , nonostante che ci fossero sulle banchine del porto di Brindisi, avvolti il teli di plastica centinaia di donne e bambini affamati, mentre i giornalisti dicevano che erano stati rifocillati e messi in strutture al coperto . Quell’AZIONE DIRETTA riuscì a far rettificare l’Informazione e il TG riprese solo dopo che gli impalliditi giornalisti decisero di dire la verità: ovvero che i migliaia di pasti caldi pagati con i soldi pubblici, commissionati ad una ditta della grande ristorazione di Taranto, non erano mai arrivati, come anche le cucine da campo dei militari , promesse e mai viste. Solo grazie alla mobilitazione dell’intera cittadinanza brindisina che istituì mense e dormitori nelle strade , nelle chiese, nelle private abitazioni, si riuscì a reggere l’emergenza in quei primi giorni. Le premesse dell’ARCOBALENO furono gettate in quell’occasione con la decisione di istituire a cento chilometri di distanza da Brindisi , ovvero a Bari , noto feudo DC , il Centro di Crisi da parte del Ministro Lattanzio. Durante una sua frettolosa visita a Brindisi, una decina di appartenenti del Centro Sociale, dopo avergli urlato che si doveva vergognare, furono denunciati per diffamazione, accusa poi caduta con l’incriminazione per ben più pesanti reati di quel ministro. Smantellate ben presto le TV , il problema dei ventimila albanesi diventa solo di ordine pubblico: La città si ritrova a dover riparare i danni dell’incompetenza della Protezione Civile e del Ministero dell’Interno, avendo dovuto ospitare nelle scuole pubbliche 20.000 esseri umani, ai quali non erano state aperte le porte degli edifici militari e civili statali notoriamente inutilizzati nel suo territorio . Questo fatto provoca la chiusura per molto tempo delle scuole, per le riparazioni ed innesca un risentimento che ben presto trasformò quella spontanea e corale corsa alla solidarietà, che l’aveva contraddistinta nei primi momenti, in fredda indifferenza, ad eccezione dei soggetti più sensibili che ancor oggi, a dieci anni di distanza, continuano la loro volontaria opera di assistenza , nel campo dell’associazionismo. La città,che in quei giorni vive le contraddizioni di una progressiva deindustrializzazione senza alternative occupazionali, con un’agricoltura messa in crisi da logiche di mercato Europeo, che hanno visto la distruzione forzata di vigneti e oliveti, che per secoli l’avevano contraddistinta e con una malavita resasi forte e tracotante, grazie all’appoggio di connivenze incredibili, comprese con la GdF e la PS, viene lasciata a sé stessa con un “grazie tante e arrivederci.” Intanto industriali d’assalto leccesi e baresi , coperti dalle lobby politiche in parlamento e nel governo regionale si lanciano all’assalto dell’Albania. La lotta si sposta nei campi profughi, quale per esempio quello di Restinco, un exCaserma dell’Esercito alla periferia della città e poco distante dalla base USAAF di S.Vito dei Normanni, dove gli albanesi sono rinchiusi ed attendono di essere dispersi in piccoli nuclei in tutta Italia.[1]
Si organizza lo sciopero della fame che si estende negli altri campi e che si ferma solo dopo una parziale accoglienza delle richieste relative al rispetto dei nuclei familiari e di appartenenza dei paesi di origine, oltre che religiosa .Il prezzo da pagare è comunque pesante: la maggior parte dei soggetti, in particolare intellettuali, ingegneri, operai , tecnici, che avevano partecipato al Comitato Italo-Albanese , vengono dispersi in tutt’Italia e, con loro, il patrimonio di quattro mesi di lotta. D’ora in poi sarà sempre più difficile riuscire a coinvolgere gli albanesi in Italia in un movimento di protesta organizzato.
fine prima parte A CURA DELL'OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI
|
22) 28 marzo 2012 ricordata la strage di 15 anni fa della Kater i Rades 21)Strage di migranti, la NATO e la lezione di umanità del cane ferroviere 20) tunisini e la maledizione di Annibale 19) CIE Restinco (Brindisi) 3 Aprile 2011 presidio antirazzista 7 ) iniziative per ricordare il ventennale sbarco albanesi a Brindisi:SUOR GRAZIA Rotunno e il centro Sociale, radio casbah e la Comunità di Restinco(video- intervista e foto) 16) Lecce iniziative a sotegno per la Kater I Rades 9 novembre sit- in presidio al tribunale 15) processo di appello Kater I Rades 14) Rosarnum libera est (sulla rivolta nera) 9 /1/10 13) Jetoi- Vivo un film sulla strage del canale d'Otranto 12) 28 settembre 1997 la manifestazione degli albanesi. L'avvocato Baffa e Falco Accame intervengono 11) il primo, profetico, comunicato sulla Strage 10) La mostra sull'affondamento della Kater 9) The case of the Kater I Rades 8) la Pivetti disse ributtateli a mare! 7) Il processo ai responsabili della strage della Kater 6)Kater: i fatti raccontati dai superstiti 5)le iniziative per ricordare i morti della Kater 4) 28/3/97 la strage del canale d'Otranto
3)Il Comitato di solidarietà italo-albanese di Brindisi 2)Brindisi, 8 marzo 1991, ventimila albanesi 1bis) La bacheca della pagina Migranti e Forze Armate 1)Brindisi 12 anni di lotte al fianco dei migranti ( documento luglio 2003) |