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28 OTTOBRE 2010 Make School Not War ottobre 2010 Riforma scolastica Gelmini LaRussa. Corsi paramilitari a scuola in convenzione con Ministero della Difesa LA NOSTRA POSIZIONE ESPOSTA ATTRAVERSO L'articolo /racconto di ANTONIO CAMUSO dell'Osservatorio sui Balcani di Brindisi a cui segue una breve riflessione di D.E inviatoci dal circolo Proletario Landonio di Varese che provocatoriamente dice: un po' di cultura militare non fa poi male ...non si sa mai... IL RACCONTO A scuola col moschetto in Lombardia? … quando i giudici anti-Jhad restarono senza lavoro Milano, ottobre 2014 Erano ormai passati quattro anni da quando i ministri LaRussa e Gelmini avevano dato il via al progetto “Allenati per la vita” e, dopo meno di un lustro, potevano dichiararsi soddisfatti dei risultati raggiunti. L’adesione ai corsi paramilitari da parte di giovani teen-ager, delle scuole pubbliche e private milanesi risultava altissima, con ricadute interessanti anche sull’economia della regione . Ai vecchi istituzionali Tirassegni Nazionali si era affiancata l’opera di decine di poligoni leghisti, gestiti dal personale della Guardia Nazionale Padana, dove si registrava ogni anno una crescita tendenziale logaritmica con l’afflusso di migliaia di giovani paganti le quote associative. Le armerie della regione vendevano ormai ogni inizio di anno scolastico decine di migliaia di pistole ad aria compressa ai frequentatori dei corsi paramilitari scolastici. Nella cartella di ogni ragazzo che avesse superato i 14 anni la vecchia armonica o flauto della antiquata lezione di musica erano stati sostituiti da griffate pistole ad aria compressa con calcio anatomicamente creato per giovani mani. I ragazzi più entusiasti , man mano che raggiungevano la maggiore età, abbandonati i vecchi videogiochi, si iscrivevano privatamente al tiro al bersaglio, con armi reali, producendo un lucroso mercato indotto di ogni tipo di revolver ed automatiche.Insomma un affare grandioso che dava da vivere a molta brava gente, tra istruttori, armieri, fabbriche di armi. I giovani rampolli della Milano bene, nell’università private impazzivano per l’ultimo modello della Mauser 1896, ” da discoteca”, calcio madreperlato contenente un dispenser multiplo per cocaina, estasi, crack, ecc, munita con telemetro laser e proiettili fosforescenti. I figli dei bottegai e borghesi padani, prediligevano invece l’ultimo modello della SW 44 Magnum con calcio munito di telefonino, Ipodcon e scheda per la visione del grande Fratello, mentre i figli di immigrati, precari ,disoccupati ecc facevano la fila , col naso incollato alle vetrine, a vedere gli ultimi arrivi, negli shop-center della Padanian Army Corporation , dove, alle porte d’ingresso c’era affisso un “ Non si vendono a neri, islamici, cinesi e meridionali!” Un peccato però, perché negli ultimi anni , erano proprio i figli di immigrati ed in particolare delle famiglia islamiche , ritenute sino allora ostili ai valori occidentali con genitori frequentanti luoghi di perdizione come le moschee di viale Jenner, ad aver vinto sistematicamente i premi messi in palio dal Ministero della Difesa. Insomma LaRussa e la Gelmini erano riusciti perfettamente dove altri avevano fallito, riuscendo a promuovere processi di integrazione sino ad allora impossibili. I giovani islamici , ma ad essi seguivano a ruota palestinesi, curdi, baschi, libanesi, afgani, somali, ecc primeggiavano nell’uso del fucile e della pistola ad aria compressa e in quelli di protezione civile: uso di esplosivo per smantellamento di manufatti come i ponti, edifici, in caso di alluvioni, catastrofi, ecc, nel recupero e soccorso di feriti , nel superamento di ostacoli e sentieri di guerra. Le scuole coraniche , dove si cantilenavano un tempo i versetti mandati a memoria, erano ormai praticamente deserte o meglio, frequentate da coloro che risultavano esser stati bocciati alle Olimpiadi scolastiche. In altre regioni, proprio dalle comunità su elencate, partivano continui appelli al governo affinché questo esperimento ben riuscito si estendesse , coinvolgendo la nuova generazione multietnica di italiani . A fronte di tanto attivismo c’era purtroppo un inquietante risvolto della medaglia. La speciale sezione della procura di Milano, che sino a qualche anno prima aveva messo nel sacco Jhadisti e reclutatori di combattenti per Iraq, Afghanistan ecc e, che ogni tanto rastrellava barbuti nelle moschee, languiva inattiva: Pm, investigatori, scribacchini, spioni passavano le giornate a rigirarsi le dita e rimirare faldoni che non si riusciva a riempire e ben presto di questo passo correva il rischio di essere smantellata. Inspiegabilmente , nelle moschee radicali non si incitava più ad andare nello Yemen, e altri posti proibiti dove addestrarsi alla Guerra Santa e, diventate luoghi innocenti, facevano a gara con le palestre parrocchiali per organizzare incontri di calcetto. Da Linate e Malpensa non si verificavano passaggi di jhadisti verso i campi di addestramento, né si registravano colloqui tra soggetti a rischio che presupponessero attività rischiose come l’uso clandestino di armi ed esplosivi. Nelle intercettazioni di barbuti padri era un fiorire di “-Hai visto mio figlio comè bravo a scuola?”- Con l’elenco poi delle prodezze fatte dai pargoli. Molti di loro si dichiaravano pronti ad iscriversi ai corsi serali per adulti analfabeti: insomma, Milano, finalmente, si stava preparando a giorni migliori…. Antonio Camuso Osservatorio sui Balcani di Brindisi Brindisi 24 settembre 2010
Giochiamo
alla guerra? Non
tutto il male viene per nuocere … d. e.
Le anime belle
del pacifismo in servizio permanente effettivo si sono scandalizzate per
l’intesa tra il ministero della Guerra e il ministero dell’Istruzione
che, accogliendo la proposta del Pirellone al Comando militare regionale
del 2007 (programma Allénati per la vita), prevede l’istruzione
militare nelle scuole superiori di Lombardia. Nel 2009, la
Regione Lombardia ha emanato un documento di realizzazione che, tra le
varie attività oggetto di studio e di pratica, prevede cultura militare,
difesa nucleare, batteriologica e chimica, trasmissioni, armi e tiro,
mezzi dell’esercito e sopravvivenza in ambienti ostili. C’è poco da
scandalizzarsi, con l’aria che tira sarebbe bene far di necessità virtù. Da quando è
stata abolita la leva obbligatoria (2005), il mestiere delle armi è
monopolio esclusivo della classe dominante italiana, che può contare su
truppe mercenarie. Al di fuori di questa infame prospettiva, i proletari
sono del tutto esclusi da ogni possibile contatto e utilizzo delle armi. Il progetto
varato dal Pirellone, potrebbe offrire ai giovani proletari una preziosa
occasione per non dover affrontare «disarmati» le conseguenze di una
crisi, che si profila tutt’altro che pacifica, anzi sta marciando a
passi spediti verso una crescente militarizzazione della vita sociale,
accompagnata da continui soprusi polizieschi. In passato,
molti giovani proletari furono costretti a indossare la camicia nera e a
frequentare la paramilitare, ma poi seppero da che parte rivolgere la
canna del fucile. Le rivoluzioni
in Russia nel 1917, in Germania nel 1918 e in Ungheria nel 1919, poterono
contare sul fondamentale contributo dei milioni di proletari che erano
sotto le armi, le future guardie rosse. Le sconfitte in Germania e in
Ungheria avvennero solo quando i proletari in armi persero la loro
autonomia politica, e furono inquadrati e subordinati alla logica
legalitaria della democrazia borghese. In Italia,
nell’agosto 1920, molti operai che occuparono le fabbriche erano reduci
dal fronte e, armi alla mano, affrontarono con successo gli attacchi dei
carabinieri e dei fascisti. La via alla reazione fascista fu poi aperta
dall’aperto boicotaggio dei politicanti e dei sindacalisti riformisti
che, con tresche e minacce, riuscirono a disarmare politicamente gli
operai. Nell’agosto-novembre
1936, i proletari spagnoli poterono respingere le truppe di Franco e
passare all’offensiva, perché avevano il controllo delle armi e grazie
a una propria organizzazione autonoma ch e, nella
conduzione della guerra, metteva in primo piano gli interessi dei
lavoratori. Poi, quando il governo repubblicano, imponendo la «militarizzazione»
delle milizie operaie, ripristinò i vecchi criteri militari borghesi e
fece prevalere una guerra difensiva e di logoramento che, inevitabilmente,
favorì i fascisti. La rivoluzione
non è certo una questione di tecnica e organizzazione militare; ma la
tecnica e l’organizzazione militare contribuiscono al buon esito della
rivoluzione. Milano, 25
settembre 2010. Tagliamo i precari e militarizziamo gli alunni la rivoluzione Gelmini-LaRussa
Mai
la scuola italiana aveva raggiunto, nel corso degli ultimi decenni, un
livello così basso. Per molti quasi un punto di non ritorno. Lo
confermano i dati statistici, lo stato degli atenei italiani, le difficoltà
della didattica, gli scarsi risultati degli studenti (rispetto ai coetanei
europei). La scuola italiana è al collasso, si sa, nonostante le tante
riforme (pseudo-riforme) di questi ultimi anni. Un numero considerevole di
tentativi che, invano, hanno cercato di dare un po’ di respiro al
settore, senza riuscirci. Anzi, quello che abbiamo davanti è un quadro
sempre più cupo, senza prospettive. E così, assistiamo, ad una serie di
scandali, di decisioni eclatanti, spesso non conformi neanche alla stessa
legge italiana. Lo sa il Ministro dell’Istruzione Gelmini, lo sanno gli
operatori della scuola, lo sanno gli studenti. E dalla scuola di Adro al nuovo
protocollo firmato fra il Ministro dell’Istruzione Gelmini e il Ministro
della Difesa La Russa, il passo è davvero breve. Forse l’ultimo
colpo di coda di un’estate “drammatica” per la scuola, che
preannuncia un autunno davvero caldo, anzi, incandescente. Lo
chiamano “allenati per la vita”
ed è un corso valido come credito formativo rivolto agli studenti dei
licei. In realtà sembra un vero e proprio corso
“paramilitare”. Non è uno scherzo. E’ un protocollo già
firmato fra la Gelmini e La Russa. Ma cosa prevederà? Con grande pace
della Gelmini, gli studenti dei licei impareranno a sparare
con pistola (ad aria compressa), a tirare con l’arco, ad arrampicarsi, a
eseguire perfettamente “percorsi ginnico-militari”. E quale
sarebbe l’assurda spiegazione (motivazione) di questa nuova trovata
“geniale” del Ministro Gelmini? Ecco la laconica ed “ipocrita”
risposta: “Le attività in argomento permettono di avvicinare, in modo
innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alla forze armate, alla
protezione civile, alla croce rossa e ai gruppi volontari del soccorso”.
Si tratta, in buona sostanza, di veicolare la pratica del mondo militare
in quello della scuola: roba da altri tempi, tempi bui e, speriamo, non
riproponibili.
E
con la nuova proposta Gelmini – La Russa, si allunga, di fatto,
l’elenco degli incomprensibili provvedimenti del Ministro
dell’Istruzione. I tagli alle elementari hanno eliminato qualsiasi
potenzialità di realizzare il vero tempo pieno e ridotto gli spazi per
progetti, uscite didattiche e laboratori. Non c’è un insegnante di
sostegno ogni due studenti disabili, come prevede la legge, a tal punto
che alcuni alunni vengono seguiti solo per cinque ore settimanali. Il
provvedimento che prevede il numero maggiore di studenti per classe, da 27
a 35, viola apertamente il testo sulla sicurezza scolastica: Il D.M.
Interno del 26/8/1992, recante “Norme di prevenzione incendi per
l’edilizia scolastica”, al punto 5.0 (“Affollamento”) stabilisce
che, al fine dell’evacuazione delle aule, il massimo affollamento
ipotizzabile è fissato in 26 persone/aula ed al punto 5.6 (“Numero
delle uscite”) che le porte devono avere larghezza di almeno m 1,20 ed
aprirsi nel senso dell’esodo quando il numero massimo di persone
presenti nell’aula sia superiore a 25 (quante scuole, in tutto il
territorio nazionale, non sono in regola? La maggioranza). E la riduzione
del tempo scuola nei licei artistici (11%) , nei licei linguistici (17%),
negli istituti tecnici e professionali (diminuzione del 30% delle ore di
laboratorio) a quale esigenza didattica di rinnovamento rispondono? Forse
servono a far posto a pseudo-corsi di natura “paramilitare” come
quello messo in campo dal duo Gelmini – La Russa? Tante sono le domande,
poche le risposte e le certezze. Quello che appare chiaro, tuttavia, è
che non basteranno anni di riforme e provvedimenti ad hoc per far risalire
la china alla scuola italiana. E la trovata degli studenti soldato nei
licei, a dir poco bizzarra, non va in quella direzione. Siamo al punto più
basso della scuola italiana? Peggio di così non può andare? Seppur
infinitamente poco consolatoria, dateci almeno questa, di certezza. Fonte:Famiglia
Cristiana (http://www.famigliacristiana.it/Informazione/News/articolo/la-scuola-militare.aspx
) Emanuele Ameruso il commento di Doriana goracci http://www.reset-italia.net/2010/09/24/a-squola-di-guerra-gelmini-i-pampini-cretini/
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