avviso
articolo nave ucraina: erroneamente nell'elencare i nomi degli
operatori tv uccisi a Mogadiscio si faceva il nome di Palmisano al posto
di Miran Hrovatin, ci scusiamo con tutti i visitatori e preghiamo ai
webmaster che avessero riprodotto il nostro articolo di correggerlo
inserendo quindi il nome di Miran hrovatin grazie: la redazione
dell'Osservatorio
Approfondimento sulla notizia
del sequestro da parte di pirati somali di una nave ucraina carica di
carri armati di fabbricazione russa.
Di Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di
Brindisi
LA
NOTIZIA
Ancora un sequestro di una nave da parte dei pirati che operano nelle
acque tra la Somalia e la penisola arabica. Questa volta ad essere
attaccato è stato un mercantile ucraino battente bandiera del Belize, la
Faina. La nave era diretta in Kenya con circa 30 carri armati T-72 e altri
mezzi corazzati.
La Faina è stata arrembata dai pirati nell’Oceano Indiano vicino
alle coste somale nella giornata di giovedì 25 settembre 2008. Il
ministero degli Esteri ucraino ha precisato che a bordo ci sono 21 persone
dell'equipaggio: 17 cittadini ucraini, compreso il capitano, tre cittadini
russi e un lettone. La notizia è stata confermata anche a Nairobi dalla
Seafares Association Programme secondo cui i mezzi corazzati giunti in
Kenya sarebbero dovuti giungere via terra in Sud Sudan.
Il rischio principale, stando agli osservatori, è ora quello che tali
carri armati possano arrivare nelle mani degli insorti somali,
egemonizzati dal gruppo fondamentalista islamico “al Shabaab” (gioventù in
arabo), che è ritenuto una costola di al Qaida, e già controlla in larga
misura parti strategiche del territorio somalo. Le conseguenze, viene
sottolineato da fonti diplomatiche in Kenya, potrebbero essere devastanti
in una situazione come quella della Somalia già di per sé tragica.
Nell'ultimo mese circa una ventina di barche sono state oggetto di assalti
al largo delle coste della Somalia. Il governo spagnolo ha inviato un
Lockheed P-3 Orion, un pattugliatore marittimo multiruolo, per perlustrare
l'area. L'Unione europea ha creato una cellula di coordinamento per
avviare lavori di vigilanza nella zona. La Russia ha già inviato una nave
militare di pattugliamento per combattere la pirateria in Somalia. A
riferirlo è Igor Dygalo, portavoce della marina del Cremlino. Tale
decisione è finalizzata alla lotta '”degli attacchi dei pirati” inclusi
quelli contro i “cittadini russi”, ha detto il portavoce Dygalo.
Dal
sito di unita.it
Pubblicato il: 26.09.08
http://www.unita.it/view.asp?idContent=79370
IL COMMENTO DI
ANTONIO CAMUSO
Quella che si vuol far passare
come una notizia di “normale “ pirateria sulle coste somale nasconde
invece un complesso intreccio di interessi tra trafficanti d’armi, lobby
dei complessi militar-industriali ed accordi segreti tra paesi come la
Russia e l’Ucraina e la stessa NATO
Mentre ancora non si è spento il
putiferio alzatosi tra Russia e NATO a causa della guerra in Georgia e che
vede l’Ucraina anch’essa schierata come la Georgia per un ingresso nella
NATO e lo stesso governo arancione di Kiev in posizioni antagoniste a
Mosca , un piccolo fatto come questo misterioso sequestro fa uscire allo
scoperto quelli che sono invece i reali rapporti tra questi paesi e la
stessa NATO.
L’analisi del fatto:
Dal Mar Nero sotto gli occhi
della flotta NATO e americana giunta a dare dimostrazione di forza alla
Russia di Putin, una nave ucraina stipata di carri armati provenienti
dall’arsenale russo si dirige attraversando il Mediterraneo, poi, sotto
gli occhi della flotta internazionale che pattuglia la zona antistante il
Libano, attraversa il Canale di Suez ed infine imbocca il Mar Rosso e
l’Oceano Indiano dove vi è un altro pattugliamento NATO senza che a
nessuno venga in mente di controllarla e di scortarla a destinazione
visto il pericoloso carico.
Una destinazione che sa tutto di
un’operazione di triangolazione come quelle che abbiamo conosciuto
essere la costante nei traffici di armi: carri russi e di chissà quale
altro stato bisognoso di far “cassa” vendendo materiale bellico surplus,
imbarcati su nave ucraina, bandiera del Belize, destinazione di sbarco, un
porto del Kenya e poi arrivo nel Sud Sudan, dove teoricamente questi
pesanti carri armati T72, un gioiello degli anni 70/80 equivalenti ai
nostri Leopard dovrebbero cimentarsi in qualche nuova guerra d’Africa.
Insomma un gioiello di
triangolazioni ed intrecci come quelli che la giornalista Ilaria Alpi e
l’operatore Miran Hrovatin
stavano indagando quando furono uccisi proprio a Mogadiscio in Somalia,
negli anni 90.
Ancora una volta esce a galla la
fratellanza di sangue e di interessi che lega i macellai mondiali, i
complessi militar-industriali e dei servizi segreti NATO e Russi . una
fratellanza che li trova accomunati a continuare a fomentare le guerre
nella disgraziata Africa per poter continuare la rapina delle sue
ricchezze in maniera incontrastata.
Per adesso a muoversi è la
Russia che oltre a pensare di salvaguardare la pelle e i possibili segreti
che i due "misteriosi"russi presenti su quella nave, che in altre
situazioni simili si è scoperto essere uomini del KGB, vuol anche
assicurarsi che questo proficuo traffico non venga ulteriormente
disturbato.
ANTONIO CAMUSO
OSSERVATORIO SUI BALCANI DI
BRINDISI
osservatoriobrindisi@libero.it
http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm
19-20 SETTEMBRE 08 ,AFGHANISTAN: DUE ATTACCHI AI SOLDATI ITALIANI IN
DUE GIORNI : il ministro La Russa ordina di indagare sul perchè di questa
recrudescenza contro noi ..."buoni taliani!" La sindrome di Giarabub
avanza...un libro da consigliare al ministro...
Nella provincia di Bagdis ed intorno alla
"ridotta" di Bala Morghab il cerchio dell'offensiva talebana si stringe
quotidianamente col moltiplicarsi degli attacchi alle truppe della NATO
ed in particolare dei soldati italiani. Sotto molti aspetti si sta
riproponendo per i nostri comandi politico-militari quella che
eufemisticamente il sottoscritto ha definito la Sindrome di Giarabub.
La scelta della NATO di mantenere la FOB
"base avanzata" di Bala Morghab è l'equivalente di quella che fece nel
lontano 1940 il comando della Decima armata sotto la supervisione di Italo
Balbo, di mantenere a tutti i costi un forte presidio militare nella
"ridotta Marcucci", in un'oasi pressocchè sconosciuta a molti,
Giarabub, lontana circa duecento chilometri di deserto dalle rotabili
costiere sulle quali si svolse la "guerra d'Africa". Per tre anni lungo le
strade costiere vi fu l'alternarsi di offensive e controffensive
delle forze italotedesche al comando di Rommel contrapposte agli
inglesi, neozelandesi, australiani e loro alleati, mentre il deserto,
quello vero, ove erano allocate Giarabub e l'oasi di Gialo, fu
tenuto a distanza dai cingoli dei pesanti carri armati tedeschi ed
inglesi.
Allora all'iniziale motivazione di
"tenere su tutta la linea del reticolato Graziani" per motivi di
orgoglio militare, in seguito si aggiunse quella di costringere gli
inglesi a distogliere notevoli forze dal settore costiero, onde
eliminare la spina nel fianco di Giarabub che impediva la libera
circolazione delle piste che portavano nel profondo del deserto libico e
dalle quali le forze speciali inglesi (le SAS) avrebbero condotto
incursioni alle spalle dello schieramento italo-tedesco.
Fu così che la traumatica esperienza
per circa un migliaio di italiani e ausiliari libici di 12 mesi di
assedio e poi una lunga prigionia, divenne un'epopea da leggenda che
ammantò di eroismo un fatto militare di proporzioni infinitesimali
rispetto ai milioni di uomini che morirono per esempio sul fronte russo.
Oggi l'esercito italiano sta vivendo in quel piccolissimo posto
dell'Afghanistan che si chiama Bala Moghab un'esperienza che ha alcune
similitudini se pur con particolari paradossalia causa della scelta della
NATO di ostentare una sua presunta capacità di controllare il teritorio
grazie a truppe dotate di armi tecnologicamente avanzate.
A Giarabub , l'attaccante erano le colonne inglesi
ed australiane formate da veloci autoblindo e camionette potentemente
armate, mentre i soldati italiani e libici comandati dal famoso Colonnello
Castagna avevano mitragliatrici austriache , preda bellica della prima
guerra mondiale, qualche cannone anticarro, vecchi camion anch'essi
residuati della Grande Guerra, nessuna copertura aerea, gallette e acqua
razionate.
In Afghanistan nella "ridotta" Bala Morghab
armi e munizioni di tutti i calibri non mancano, la pasta asciutta e
la carne con l'acqua minerale sono assicurati eppure, nonostante che
la situazione degli armamenti sia praticamente l'opposto,
per gli italiani o per le forze Nato che a rotazione occupano quella Base,
sembra di vivere i giorni di Giarabub.
I convogli di autoblindo superprotette e
potentemente armate degli italiani sono quotidianamente presi di
mira con attacchi a colpi di mine improvvisate e agguati a colpi di fucile
e razzi ed addirittura come narrato dall'inviato di Panorama si arrivi
sino all'attacco alla stessa ridotta Marcucci...pardon... Bala Morghab con
colpi di mortaio e missili.
Così , nonostante la presenza della copertura
aerea NATO gli aggressori , piccoli gruppi di cinque sei
guerriglieri che si muovono a piedi o su moto, scompaiono tra rocce e
sabbie di quell'aspro territorio mettendo una seria ipoteca sulla
credibilità che forze potentemente armate come quelle italiane e NATO
possano riuscire a mantenere il controllo di un territorio che fino a
qualche tempo fa era considerato un'isola felice e che qualcuno, nella
stessa coalizione antiterrorismo, aveva malignamente obbiettato per
la scelta fatta nell'affidarlo alla custodia degli italiani.
Come è possibile tutto ciò? Forse dovremmo
consigliare ai nostri generali e innanzitutto il signor ministro
Ignazio La Russa di andarsi a rileggere il libro del colonnello Castagna
che narra della difesa di Giarabub per cercare una via di uscita ( lo può
trovare nelle edizioni della Longanesi, anche in versione tascabile e se
fa un giro la domenica a Porta Portese lo troverà a modico prezzo su
qualche bancarella!)
A quanto pare son passati i tempi dei raduni
di nostalgici del ventennio a cui partecipava il signor ministro ed in cui
era facile ritrovarsi a rivedere tra camerati i film d'epoca
come quello sulla difesa di Giarabub ed a cantare l'omonima canzone che il
regime fascista, pur sotto le bombe angloamericane, faceva
imparare a memoria ai giovani "figli della lupa".
http://www.fabiofattore.it/canzone.php
Se il ministro rileggesse quel libro si accorgerebbe
quanto " le scimmie" di Castagna ( era così che gli australiani chiamavano
i nostri soldati ausiliari libici che alla guerra di trincea preferivano
la guerriglia) sapendo muoversi nel deserto a piedi, con un sorso
d'acqua e trasportandosi appresso spezzoni e bombe
d'aeroplano, le utilizzavano, modificandole, per minare il percorso
delle autoblindo inglesi o anche lanciandole come bombe anticarro. Con
questa tecnica , come scriveva nel suo libro Donald Cowie " the
champaigns of Wavell" ....-molti ardimentosi giovani di Sydney, Melbourn,
Adelaide, Perth, Brisbane, ecc caddero con la fronte in giù in
quella sabbia...-"
Oggi sono"le scimmie" afghane/talebane che
modificando vecchi ordigni e mine di cui è pieno l'Afghanistan,
conducono con quella tecnica gli agguati alle forze NATO. Per adesso,
grazie alle superbindate e costosissime Lince e molta fortuna, le perdite
su quel settore sono ridotte a qualche ferito e molti mezzi distrutti (con
relativo danno al contribuente italiano) ma fino a quando questa
paradossale situazione potrà andare avanti?
Tra pochi giorni inizierà il settimo anno di guerra,
una guerra lunga come quella della Seconda Guerra mondiale, che per noi
italiani significò anche la perdita di Giarabub e dei suoi eroici e
sfortunati difensori.
ANTONIO CAMUSO
OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI
osservatoriobrindisi@libero.it
http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm
Prosegue la nostra
inchiesta sul futuro militarizzato attraverso le analisi dei
documenti prodotti da aziende che operano del settore militare e dalle
Forze Armate.
L'ARMATA
AEREA IMPERIALE SI ROBOTIZZA
di Antonio Camuso
... l’Italia e la
Germania che partecipano alle missioni NATO , ma anche al progetto NATO UO (year) 2020, dopo aver acquistato qualche anno fa la prima
generazione
di Predator da ricognizione , pochi giorni fa secondo notizie provenienti
dal congresso Americano, hanno richiesto l’acquisto di aerei Robot-killer...
un
articolo pubblicato sulle home page di http://www.disinformazione.it
e
http://webnotizie.blogspot.com/
11 settembre 2001 attacco alle
torri gemelle di NY
Una sorpresa o gli
avvertimenti rimasero inascoltati sotto la pressione delle lobby
dello scudo spaziale?
riproponiamo
un articolo di Antonio Camuso
apparso a pag7 del Manifesto del 18/11/2001
pubblicato da:
http://www.mentereale.com/index.php/200809071741/News/Articoli/
GLI-AFGANI-CHE-MATTACCHIONI.html
GLI AFGANI CHE MATTACCHIONI!
...solo noi italiani li possiamo capire.
una cronaca semiseria di Antonio Camuso
dell'Osservatorio sui Balcani di Brindisi
Afghanistan, Herat, 7 settembre 2008 :un
kamikaze si fa saltare in aria al passaggio di un convoglio militare
italiano la notizia rivelata dalla polizia afgana e da un reporter di
France press il Comando militare italiano dopo qualche ora è stato
costretto a confermarlo.
I nostri CC indagano per scoprire se è stato un attentato... o
invece una delle espressioni di festeggiamento afgano.
Molto strani questi afgani per dimostrare
la loro gioia! Quello sbadato di Gino Strada che da più di un decennio è
lì con gli ospedali di Emergency nei suoi interminabili interventi
in TV ci aveva nascoste molte cose sugli afgani...
Non ci aveva detto che quando si sposano
organizzano grandi feste nel deserto, dove confluiscono in carovane di
animali e auto e torpedoni e che montano lì dei caravan serraglio
che sembrano accampamenti militari. Nel bel mezzo della festa,a notte
fonda incominciano a sparare in aria con tutto l'armamentario che si
portano addosso che sembrano l'antiaerea di Saddam.
Poi quando qualche aereo o qualche
elicottero della NATO gli risponde,lanciando come omaggio nuziale per la
sposa un paio di bombe a grappolo e un po' di fosforo per tenerli caldi
tutta la notte,...eccoli lì che si lamentano e incominciano a rompere le
balle a quel povero Karzai tanto che non gli fanno mai ultimare la sua
enciclopedia che distribuirà ai generali della NATO su usi e costumi del
popolo afgano!
Ultimamente, soddisfatti della
presenza dei militari USA e NATO nel loro paese, hanno incominciato
a disporre fuochi pirotecnici ai margini delle strade e li fanno scoppiare
quando passano carri armati , autoblindo e camion pieni dei soldati della
Coalizione occidentale. Questi ultimi non gradiscono molto queste
espressioni di fratellanza e gli rispondono male a colpi di
mitragliatrice.
Gli afgani sono riandati da Karzai per
protestare:-"Ma perchè ci sparano? Sì è vero, qualche volta esageriamo
nella potenza dei fuochi d'artificio ma che ci vogliamo fare?
Russi, pachistani, Cia e Iran ci hanno
lasciato un mucchio di roba che a dargli un calcio fa un bel botto e così
abbiamo messo su l'Azienda Artigiana Afgana dei palloni di Maradona.
I cooperanti, che son venuti insieme alla coalizione, ci hanno detto
che dovevamo ingegnarci a costruire imprese artigianali con quello che
abbiamo sul posto e con le nostre capacità tecniche. Noi lo abbiamo fatto
e ci sparano addosso?
Quelli della NATO, con la
fissazione delle sigle invece li chiamano IED ( ordigni improvvisati) che
noi collochiamo secondo la tecnica degli scugnizzi napoletani che da tempo
immemore piazzano i tric_trac in mezzo alle rotaie dei tram di Piazza
Garibaldi per vederli esplodere quando le ruote di acciaio ci passano
sopra. Caro Karzhai se a Napoli questo si può fare perchè qui no?"-
Karzhai , scocciato per l'ennesima
interruzione gli disse:"-Gli occidentali son gente seria. Mica son
mattacchioni come noi afgani. Non lo capiscono che non ce n'è uno tra noi
che a causa di bombardamenti, invasioni ecc, non sia diventato scemo di
guerra!"-
(Il povero Gino Strada all'inizio non
capiva come mai il venerdì, giorno di festa arriva negli ospedali di
Emergency tutta quella gente con un piede amputato: lo ha scoperto quando
è stato invitato ad una partita di calcio. Vide così che all'uscita
fuori campo della palla , dal pubblico dei tifosi della squadra che
aveva fatto il fallo, ritornava indietro la palla modificata con
una piccola mina antiuomo così il calciatore avversario appena la
calciava... BUM! tra lo sganasciarsi del ridere di tutta la curva! Poichè
questo scherzo è diffusissimo in Afganistan nessuno si sogna mai di
colpire di testa una palla recuperata dalla linea al di fuori del
campo. E'' uno scherzo che glielo facevamo spesso ai russi quando ci
obbligarono ad assistere alle loro partite che per noi erano una noia...lo
sapevano bene che a noi andiamo matti per i giochi duri come contenderci
la carcassa di qualche montone correndo a cavallo.
Gino Strada quando scoprì
l'inghippo rimase così choccato che è rimasto muto...qualcun altro
dice che preferisce non divulgare la notizia altrimenti i soldi per
protesi e stampelle non gli arrivano, poichè le assicurazioni
non pagano quelli che si fanno male apposta!)
Insomma Karzai disse seccamente ai
sempliciotti afgani:
"-Dovete far vedere agli americani, agli
italiani e a tutti quelli che sono qui per il bene nostro che voi li amate
tanto che sareste pronti a morire piuttosto che far del male ad uno di
loro!"-
Gli afgani ritornarono a casa e
consultandosi con i loro saggi più anziani cercarono di capire cosa
volesse dire Karzhai , ma poi svelti come fulmini afferrarono
pienamente il senso delle sue parole.
Da qualche tempo hanno organizzato una
specie di gioco che è quello di riempirsi di fuochi
d'artificio e farli scoppiare quando passa qualche convoglio
militare. Certo qualche volta esagerano nel quantitativo, ma
normalmente a farsi male è solo lo scugnizzo afgano che ha deciso di
immolarsi gridando:"-Viva la Nato! viva gli Americani! "- Al massimo
sono i suoi compagni di gioco che gli sono vicini che risultano feriti dalle
schegge e poi per paura di buscarle dalla mamma corrono dalla polizia e
dicono che sono stati feriti durante un attacco Kamikaze.
Ultimamente, poichè gli americani
appena vedono il gruppo di scugnizzi che si mette a gridare"- USA! USA!"-
gli sparano addosso, gli afgani , tutti studenti che hanno saltato
la scuola che da loro si chiama "Madras"- ( altro posto noiosissimo dove
devi impararti a memoria centinaia di versetti del Corano ) si sono
inventati di lanciarsi dalle finestre dando fuoco alla miccia dei
petardi così finalmente gli americani capiscono che quelli sono fuochi
d'artificio organizzati per loro e non attentati!
Gli italiani, che sino a questo
momento se la sono quasi cavata bene grazie a delle nuove autoblindo
corazzate, ci conoscono meglio e fino a quando non ci scappa
il morto o il ferito non lo fanno sapere in giro quando scherziamo con
loro e ci ricambiano di tanto affetto regalandoci penne , quaderni,
giocattoli, pannolini e ci fanno pure le vaccinazioni. Poi si fanno
fotografare tutti sorridenti con gli scugnizzi quando li trovano a
scuola invitandoli a non saltarla troppo spesso perchè poi a chi
porteranno tutto quel ben di Dio?
Antonio Camuso
osservatoriobrindisi@libero.it
Osservatorio Sui Balcani di Brindisi
http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm
Due
bersaglieri feriti accidentalmente in Afghanistan.
Durante un avio-rifornimento, il
vento ha spostato dalla traiettoria un fusto di carburante lanciato
con un paracadute. I militari non sono gravi. L’incidente è avvenuto
verso le 7,30 locali a Bala Morghab, una località nella provincia di
Badghis (nel settore occidentale dell’Afghanistan), dove gli
italiani da poco gestiscono una ”Fob”, cioè una base
operativa avanzata. Un fusto
di carburante lanciato da un C-130 con un paracadute, ha colpito
infatti “due caporalmaggiori del 1° Reggimento bersaglieri di
Cosenza. Hanno riportato
forti contusioni, ma niente di grave. Hanno già avvertito
personalmente le famiglie”, ha detto da Herat il colonnello Carmelo
Abisso, portavoce del contingente italiano nella Regione Ovest,
precisando che quattro ore dopo l’incidente i due erano già
nell’ospedale da campo di Herat.
http://www.ultimenotizie.tv/notizie-dal-mondo/fusto-di-carburante
-ferisce-2-soldati-italiani-in-afghanistan.html
UN
aggiornamento del 2/9/08 al
precedente articolo dell'Osservatorio sui Balcani di Brindisi sui
due
bersaglieri feriti accidentalmente in Afghanistan.i
Con le precisazioni sulla
località( Bala Morghab , distretto Bagdis) dove è avvenuto questo "
banale incidente" confrontando con quanto appare descritto
nell'articolo di Biloslavo apparso su Panorama questa
settimana possiamo dire di avere azzeccato in pieno le brevi
considerazioni e ipotesi del contesto in cui poteva essere accaduto
il fatto in questione e che riportavamo nel nostro articolo del 31
agosto 2008 e che conferma come in quel luogo vi sia attualmente una
situazione simile a quella raccontata nel reportage di
Panorama, ovvero un ritorno della presenza italiana, ma anche una
minacciosa presenza talebana.
La località di Bala Morghab
è proprio quella specie di Alamo che le forze NATO stanno
mantenendo in una parte di territorio che sta divenendo il sentiero
di Ho chi minh che permette l'infiltrazione talebana nei territori
alle spalle dello schieramento statunitense a Sud del paese. Quel
fortino va a divenire il luogo che i nostri militari, in
Afghanistan, si ricorderanno come la loro Giarabub: un pugno
di case in una zona desolata, un campo trincerato dove l'importante
è far presenza e di tanto in tanto se coperti dall'aviazione fare
una puntata per evitare che i principali nodi di comunicazione
viaria diventino preda della guerriglia talebana.
Un luogo che a volte diventa esso
stesso un obbiettivo privilegiato di attacchi con razzi e
mortai e che in caso di assedio o di difficoltà di controllo della
rete viaria deve essere rifornito con il lancio con il
paracadute di tutto ciò che è necessario. Quanto questa operazione
( l'aviolancio) sia anch'essa delicata è evidente anche per chi non
è un esperto di cose militari. Se fatto a quota elevata e con
il nemico che controlla il territorio circostante rischia di essere
un boomerang; il materiale spinto dal vento può andare a rifornire i
nemici! a questo punto si ricorre a quello che è un lancio quasi a
volo radente con il paracadute che si apre giusto per attutire
l'impatto del " pacco" con il terreno , la sicurezza di centrare
l'obbiettivo ma il rischio come è successo l'altro giorno che il
materiale lanciato divenga quasi una bomba gettata in testa ai
propri soldati specialmente se questi ultimi non hanno una
preparazione specifica a simili situazioni.
Nel racconto di Biloslavo si parla di
personale dei corpi speciali impiegato presso quel fortino durante
la battaglia dei primi di agosto, ma l'altro ierii i
militari feriti non appartenevano a corpi d'elites, segno
evidente che l'impegno sempre più gravoso del nostro contingente
costringe ad impiegare i " soldati normali" in luoghi pericolosi
dove prima si cercava di metterci solo i nostri "supermen" , onde
evitare un prezzo di sangue politicamente pesante di fronte
all'opinione pubblica.E' a questo punto obbligatorio per
il governo italiano e per i generali che si dica chiaramente
al Parlamento e a tutto il popolo italiano come la missione in
Afghanistan sarà d'ora in poi lacrime, sangue e tanti soldi dei
contribuenti italiani...
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
osservatoriobrindisi@libero.it
http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm
PUBBLICATO SU :
http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o12647
vedi
dossier Panorama
http://blog.panorama.it/mondo/2008/08/31/
afghanistan-diario-di-guerra-dallultimo-avamposto-italiano/
Due
bersaglieri feriti accidentalmente in Afghanistan.
La notizia è stata
lanciata quest’oggi, 31 agosto 2008, dalle agenzie e confermata
dal portavoce dello Stato Maggiore Esercito che comunque ha
assicurato che i soldati non erano gravi, che il fatto era stato un
incidente dovuto ad un fusto di carburante lanciato con il
paracadute da un C130 che aveva investito, forse a causa del vento,
i nostri due soldati.
Si faceva sapere che il
tutto era avvenuto in una FOB nel distretto di Bagdis ad occidente
di Kabul.
Per chi non è esperto in
cose militari quanto avvenuto può sembrare una cosa banale in un
contesto quale quello dell’Afghanistan, dove attentati ed attacchi
in quest’ultimo anno si sono moltiplicati facendo cadere la Nato nel
terrore di essersi invischiata in un conflitto infinito e sempre più
costoso.
Eppure il piccolo incidente
di oggi ha nelle poche striminzite dichiarazioni dell’esercito
elementi molto interessanti e che confermano quanto la situazione
sia grave e sempre più gravosa anche per le tasche dei contribuenti
italiani.
Esaminiamo il primo punto:
la presenza di nostri bersaglieri in una FOB in una parte del
territorio abbastanza lontano dalle zone un tempo ritenute infestate
da talebani e che invece ora , a quanto pare, necessita di avere
distaccamenti sul territorio, presidiati anche da piccole unità,
pur col rischio di rimanere isolati a causa del l’aumento della
presenza della guerriglia.
L’urgenza di un aviolancio
di qualche fusto di carburante è sinonimo di una situazione di
emergenza in cui l’alto costo dell’invio di un C130 per rifornire
di qualche centinaio di litri di carburante una Base Avanzata è
stato messo in conto ( nelle nostre tasche di contribuenti) pur di
rifornire uomini e mezzi che altrimenti avrebbero dovuto attendere
tempi lunghi e altro pericolo per la colonna rifornitrice.
E’ quindi evidente che anche
in quella zona un tempo sicura sta divenendo sempre più zona di
guerra a tutti gli effetti e l’immagine dei nostri soldati e
soldatesse che distribuiscono pannolini e fanno vaccinazioni dovrà a
chiare lettere essere cancellata per essere sostituita a quella di
una lunga e usurante guerra in un territorio in cui l’Armata Rossa
negli anni 80 perse un numero impressionante di uomini e mezzi e la
reputazione di essere un esercito invincibile.
Questo lo sa la NATO e per
questo motivo le richieste di rinforzi a tutti i Paesi e nuove
regole d’ingaggio che vedano una maggiore libertà nell’uso di
artiglierie e mezzi aerei su zone anche abitate da civili: lo sa
anche il governo italiano che dovrà trovare giustificazione per i
futuri costi in uomini, mezzi e denaro se vorrà mantenere gli
impegni presi.
Cos’è una FOB?
Ce lo dicono i manuali
dell’esercito italiano: la Forward Operating Base è una base
avanzata temporanea (o meno) avente scopo di fornire supporto
sanitario, munizioni, carburanti ecc per le operazioni tattiche di
comando e controllo e comunicazioni su una certa area. Solitamente è
fornita di una aviosuperficie o un eliporto. ( in parole povere è un
posto avanzato di combattimento, quasi direttamente al contatto con
il nemico!)
Solitamente , aggiungiamo
noi, essa è il “tentacolo” di una Fire Base ovvero di un campo
trincerato difeso da potenti artiglierie quale per esempio è stato
quello che accolse gli alpini della task force Nibbio , a Khost ,
sempre in Afghanistan nel 2003 e che li vide coinvolti in uno
scenario ben diverso di quello una operazione “umanitaria” bensì
quello di una difficile operazione di controguerriglia tra i monti e
sotto gli attacchi dei mujhaeddin. In quell’occasione fecero bella
mostra i nostri mortai da 120 mm nuovi di zecca che tirarono alcune
centinaia di colpi (umanitari) contro gli attaccanti la Fire Base
“Salerno”.
Un’operazione tenuta al
pubblico quasi segreta per molti mesi e che solo alla sua
conclusione il ministro Martino disse che aveva tirato un bel
sospiro di sollievo.
Allora ce la cavammo bene
anche se tutte le problematiche dell’operare con automezzi in zone
dove le rotabili sono scarse e mal ridotte e dove dietro ogni masso
ci può essere un guerrigliero furono ben evidenziate.
Fu cosi che ufficiali e
soldati italiani si ritrovarono ad assaporare gli stessi problemi
del rifornimenti di carburante che facevano ricordare quelli della
seconda guerra mondiale nel deserto libico.
Spesso questo carburante al
quale si approvvigionano i nostri nelle Fire Base o nelle FOB è
trasportato da autisti locali o affittati da compagnie private
americane e spesso quel carburante stranamente è inquinato e di una
cattiva qualità che manda in tilt il motore dei nostri VM90 che sono
la spina dorsale dei movimenti veloci sulle rotabili afgane.
In caso di dubbi sulla
veridicità di quanto detto, chiedetelo agli autisti della task
force degli alpini che tra il 30 aprile e 4 maggio 2003 si
ritrovarono letteralmente appiedati e bestemmianti sul carburante
che gli americani gli avevano rifornito in una FOB nella Bermel
Valley in pieno di una operazione di caccia al talebano!
Quanto è avvenuto oggi
potrebbe esser visto in questo contesto o comunque è anche sinonimo
di operazioni militari difficili su un terreno che sempre più sta
divenendo “difficile”...
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di
Brindisi
osservatoriobrindisi@libero.it
http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm
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AGOSTO 2008: FERITI TRE ALPINI ITALIANI A KABUL!
nei giorni scorsi uccisi 10 paracadutisti francesi e
feriti altri 20
IN AFGHANISTAN VA TUTTO BENE?
ultim'ora il
governo di Kabul accusa la NATO di un bombardamento nella provincia di Herat che
ha causato 76 vittime tra donne e bambini. la NATO ammette e dice che apre
un'inchiesta ma afferma di aver ammazzato comunque almeno 30 talebani quindi non
lamentiamoci troppo per i danni collaterali...
Un approfondimento di Antonio Camuso per
l'Osservatorio sui Balcani di Brindisi
Che le cose stiano diventando pesanti in Afghanistan
lo si sapeva da tempo:
Un impegno logistico non indifferente per la
NATO , un'alleanza militare le cui competenze un tempo
arrivavano alle sponde orientali del Mediterraneo, un impegno che
avrebbe dovuto terminare con la sconfitta dei talebani e
l'insediamento di un governo più o meno fantocci come quello di
Karzai e che si sperava concluso o per lo meno ridotto da
parte degli USA prima dell'attacco all'Iraq.
Invece non è così, stiamo entrando nel
settimo anno di guerra,con un impegno militare lungo quanto la
seconda guerra mondiale e che rischia di avere troppe analogie
con il Vietnam dopo la caduta di Musharraf
Il Pachistan infatti rischia ormai di
divenire la riserva umana di questa guerra infinita, una riserva che
sembra inesauribile tal quale fu il Vietnam del Nord nel
conflitto di Indochina Le cifre, se credessimo ai
rapporti militari NATO sono di perdite da capogiro per le formazioni
talebane:ogni settimana a detta della NATO vengono ammazzati
la media di cento talebani in scontri, bombardamenti o attacchi
sulle zone tribali. Numeri che porterebbero a cifre di
trenta_cinquantamila talebani ammazzati all'anno senza contare dei
feriti che ponendo una media da tre a cinque ogni morto
farebbero un numero ancora più impressionante da 150.000 a
250.000 feriti talebani.
Poichè le operazioni militari su quel
territorio si svolgono solo in alcuni mesi a causa delle condizioni
climatiche dobbiamo dividere per tre per avere delle cifre
corrispondenti ad un minimo d realtà ma sono sempre impressionanti:
dovremmo essere 10-15.000 i talebani morti e
trenta-quarantamila feriti, ovvero l'equivalente di mezzo esercito
italiano messo fuori combattimento.
Naturalmente di civili ammazzati per errore
il numero è top secret, salvo quando Karzai alza un po' la
voce, ma giusto per chiedere in cambio come risarcimento
qualche danaroso aiuto per per il suo clan e quelli locali che lo
appoggiano.
Se è così gli avvertimenti in sede NATO che
chiedevano un forte aumento di partecipazione dei paesi NATO presso
quella zona di operazione. Su questo punto a maggio di quest'anno ho
già redatto una nota che troverete a piè pagina
A gettare il terrore nel campo Nato è stato
poi l'annuncio di questi giorni del congelamento dei rapporti
NATO-Russia con il rischio della chiusura dei corridoi militari e le
basi nelle repubbliche exURSs che confinano con l'Afghanista e che
risultano essere la retrovia logistica per quel fronte!
Questa sarebbe la peggiore delle ipotesi
poichè qciò renderebbe inutile qualunque aumento NATO di
uomini e mezzi in Afghanistan venendo a mancare quella la cinghia di
trasmissione delle macchine militari moderne: la logistica.
L'episodio di oggi del ferimento degli
alpini in un attacco con un ordigno più o meno telecomandato
va inquadrato come una naturale conseguenza dell'attività
di ricerca mine depositi di armi e stupefacenti che il contingente
italiano supportato dai Ranger alpini , truppe speciali e militari Afghani conduce con risultati di rilievo ma che prima o poi portano
a risposte della controparte.
Un'attività che per esempio nel distretto di
Surobi a 70 km da Kabul ha portato alla scoperta di 50 depositi di
armi e 2000 kg di stupefacenti
Un risultato equivalente di tutti i
sequestri avvenuti nell'intera provincia di Kabul e che
è divenuto fonte di studio da parte dei vertici ISAF che vorrebbero
operare il modus operandi presso gli altri comandi regionali.
Dietro cifre da far inorgoglire più di
qualche generale e qualche ministro della Difesa sappiamo bene che
è quella che presso il nostro Stato Maggiore a Kabul si chiama
" modello operativo poliedrico" : fasci di banconote e di aiuti
presso i capi locali che segnalano o fanno trovare qualche depositi
di armi e munizioni e il buon senso di non urtare la suscettibilità
e le usanze della popolazione chiudendo qualche volta un
occhio o tutti e due
E' evidente che se queste operazioni, come
dicono presso lo SM , concorrono all'implementazione della sicurezza
del distretto di Kabul, da parte talebana e dei capi ribelli a
Karzai questo non è preso di buon grado e qualche volta la
segnalazione di un deposito di armi può esser una trappola come è
stato in questo caso.
Da quello che possiamo immaginare la
classica unità di genieri per la bonifica , affiancata da una
sezione di 12 militari di scorta, si muoveva verso la zona da
ripulire da mine o altro materiale esplosivo e che sia stata colpita
da ordigni telecomandati a filo, a radiocomando o semplicemente con
meccanismi di ritardo tali che hanno " graziato" il VM90P dei nostri
alpini, esplodendo con una frazione di secondi dopo il
passaggioe danneggiandolo solo posteriormente. Fortunatamente
c'è stato solo il ferimento lieve dei soldati ma altre volte
le cose non sono andate così e le conseguenze son state ben più
gravi.
Domani si riapriranno le solite
polemiche sui mezzi inadatti, su maggiori protezioni dei mezzi e sul
fatto che è meglio far muovere i soldati "umanitari" su carri armati
o autoblindo superprotette e solo con la protezione aerea e quella
degli specialisti delle forze speciali.
Sappiamo anche che le ricadute di
tutto ciò sono una lievitazione delle spese, ovvero maggiori tasse
per i cittadini o ancora tagli ai servizi sociali e ancor peggio
un 'ulteriore spostamento verso una presenza " guerresca" del nostro
contingente in Afghanistan rendendolo simile agli altri con il
rischio di far la fine di francesi ed americani, ovvero divenire un
bersaglio ambito come lo fummo in Iraq.
Sotto le pressioni NATO, USA e dei generali
cosa deciderà il governo Berlusconi e quale atteggiamento avrà la
cosiddetta opposizione?
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
22 agosto 2008
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i6
maggio 2008 ultim'ora-
le truppe italiane saranno più
coinvolte nelle operazioni di guerra in Afghanistan
i
ministri Frattini e La Russa concordano:
-"
i soldati italiani non saranno i furieri della NATO!"-
nuova retorica
militaresca degli esponenti del nostro governo o invece tentativo di
salvare la crisi tutta
interna alla Missione ISAF della NATO?
una nota dell'Osservatorio sui Balcani di
Brindisi
Non si è spenta ancora l'eco dell'ultimo
attentato contro le nostre truppe di stanza nella capitale Kabul, con il
ferimento grave di un nostro giovane soldato, che , da parte
di esponenti del nostro governo partono dichiarazioni volte a
dimostrare la capacità dell'attuale governo Berlusconi di prendere
decisioni ferme, sia che si tratti di ripulire le strade di Napoli passando
sui corpi dei manifestanti antidiscariche, che di spostare i nostri
militari sui fronti della guerra al terrorismo.
In piena campagna
elettorale è stata sollevata la boutade della modifica delle regole
d'ingaggio dei nostri militari in Libano quasi che il loro esiguo
contingente potesse risolvere il problema del disarmo degli hezbollah,
dove il potente esercito israeliano non era riuscito in quasi vent'anni.Alla
luce degli accordi interlibanesi di questi ultimi giorni che vedono Siria, Iran e Arabia Saudita,
fare da pacificatori nel martoriato Libano, i nostri fanfaroni
politicanti incapaci di comprendere come vanno le cose del Medioriente,
hanno preferito vergognosamene fare marcia indietro:-Nessuna variazione delle regole
d'ingaggio! Vanno bene quelle che ci sono!-
Le nostre truppe in Afghanistan se richieste
dalla NATO andranno a combattere nel SUD con tempi di preavviso di sole 6
ore!
Che significa questa dichiarazione del
ministro Frattini del 26 maggio 2008?
7 ANNI DI GUERRA!
titolava così un famoso
periodico degli anni 50 e 60 che attraverso le immagini fotografiche raccolte
da cinegiornali di guerra della seconda guerra mondiale ha ricordato a più
generazioni come quel conflitto e le sue tragedie fosse durato un tempo
che per molti era sembrato infinito eppure ...
AUTUNNO 2001 dopo l'attacco alle torri
gemelle di NYork la coalizione internazionale contro il terrorismo a guida
Usa e con coinvolgimento NATO iniziava le operazioni di guerra contro i
talebani afghani e le milizie di Bin Laden di stanza in Afghanistan.
Sembrò una passeggiata militare condita
con spettacolari bombardamenti, milizie, mercenari, commandos,
scannamenti di prigionieri per strada o nelle prigioni e poi
finalmente si
salutò l'arrivo della democrazia.
Estate 2008, sette anni
dopo...
A distanza di sette anni il quadro è ben
diverso, pur nelle mille contraddizioni di quel paese , con le donne che
indossano i burqa, la legge islamica che fa da padrona, il paese ha
aumentato a dismisura la sua produzione di papavero , pur riconoscendo
d'altro canto che
l'83% della popolazione accede ai servizi sanitari e si è dato un forte
impulso alla scolarizzazione compresa quella femminile, mentre si è messo
mano alla ristrutturazione della rete viaria, fondamentale per un paese orograficamente così difficile.
Ma la battaglia principale. quella contro i
talebani nel sud del Paese non è stata vinta nonostante sette anni di
impegno militare USA e NATO, gravoso e pieno di polemiche per i tanti civili ammazzati
per sbaglio, per le perdite tra militari occidentali e soldati regolari
afgani che vanno man mano crescendo a causa della irachenizzazione degli attacchi guerriglieri.
Sempre più statunitensi e canadesi
richiedono un maggiore coinvolgimento degli altri contingenti della NATO
compreso quello italiano ma, il problema vero non è spostare mille o
duemila uomini nelle zone calde del paese.
ISAF VENTI DI CRISI?
titolava così la relazione del generale
tedesco Bruno Karsdof, capo si Stato maggiore dell'Isaf alla conferenza
sulla sicurezza a Berlino il 4 luglio 2007, a circa sei anni di guerra una
relazione impietosa in cui sui due piatti della bilancia son messi
le conquiste avutasi in campo socio-umanitario in parti importanti del
paese, grazie ai cospicui contributi internazionali e l'opera delle ONG e
associazioni umanitarie, ma anche la pesante cverità che nel 40 % del
paese il controllo del governo di karzai è praticamente nullo e in zone
come come la provinchia dell'helmand appena conquistate dalle forze
NATO, una volta ritirate le truppe occidentali i guerriglieri ritornano
immediatamente ad infiltrarsi debolmente contrastati dalle truppe di
Karzai.
Senza mezzi termini e facendo il paragone con
la missione NATO nel Kosovo , a detta del generale tedesco occorrerebbe un
intervento di...800.000 per assicurare il pieno controllo del
territorio di un paese grande due volte quanto l'attuale Germania. Stiamo
parlando di una cifra rispetto alla quale i 40.000 uomini dell'ISAF
rappresentano una cifra ridicola e che conferma come qwuella
dell'Afghanistan è una guerra finita in partenza : due modi di concepire
il tempo, quello occidentale pesato a suon di dollari? o euro? e
dall'altro quell'orientale con lo scorrere immutato degli inverni e delle
primavere sugli altopiani afgani, con le preghiere quotidiane nelle madras
del vicino pachistan, con il rincorrersi di bambini scalzi su
strapietrose, con il te preso nelle tende dei clan delle zone tribali, con
il...
ma la crisi dell'ISAF non è puramente militare
, ma anche paragonata al Vietnam crisi di sostegno dell'opinione pubblica.
Dice testualmente così il Capo di Stato
Maggiore dell'ISAF:"-non c'è alternativa dobbiamo avere successo,
nell'interesse nostro, della nostra Alleanza e del popolo afgano"-
L' ordine in cui son messi i tre punti fa
comprendere come per la NATO la guerra afgana rischia di divenire un
pesante precedente politico militare che ne metterebbe in cattiva luce la
sua credibilità internazionale e darebbe un calcio poderoso a quel
concetto strategico della NATO varato a Washington nel suo 50mo, dopo la
"splendida vittoria" sulla Serbia nel 1999 e che decretava la NATO come
forza politico-militare avente campo d'intervento
a fronte di questo rischio il ritornello dei
vertici militari NATO è da anni lo stesso:.. più risorse, più sostegno..
ma in tempi di crisi economica chi sarà pronto
a far fare altri sacrifici ai proprioi cittadini-consumatori per mandare
altri soldati, altri carri armati nel lontano Afganistan?
Chi vorrebbe morire per Danzica?
questa tragica domanda fu ritorta contro
l'opinione pacifista europea ed americana che non voleva entrare in
guerra contro la germania nazista pochi giorni prima dell'invasione della
Polonia nel settembre 1939
per gli interventisti la frase classica
fu : oggi Danzica, domani Parigi e Londra e poi il mondo intero sotto il
tallone nazista...
agitando questi spettri il segretario generale
della NATO , Jaap de Hoop Sheffer a Washingngton nel gennaio 2004
lanciando l'ennesimo appello per più truppe e più coraggio daglia alleati
NATO, ha detto:"- la nostra priorità immediata è quella di sistemare le
cose in afghanistan, non possiamo permetterci di fallire...se noi non
andiamo in Afghanistan, sarà l'afghanistan a venire da noi...-
son pasati 4 anni e nulla è cambiato,
neanche il governo italiano in carica , che agitando manie di gradeur
vorrebbe mostrare i muscoli con sparate come quella della diminuzione dei
tempi di intervento dei soldati italiani nel Sud del paese. per chi è
stato in quelle lande pietrose sa che nel muoversi le ore diventano giorni
e i giorni settimane ed intanto i ribelli nel giro di pochi minuti
scompaiono come neve al sole confusi nella popolazione
ANTONIO CAMUSO
OSSERVATORIO SUI BALCANI DI
BRINDISI
4
AGOSTO 2008 MILITARI NELLE CITTA’
4
AGOSTO 2015, BARI, LA BATTAGLIA DEI FORNI
ovvero
…lo scenario possibile della militarizzazione del territorio.
Quella
di oggi potrebbe essere una data storica nell’avvento di un
futuro sempre più militarizzato in un contesto di catastrofe
globale. Antonio Camuso, da tempo portavoce dell’Osservatorio
sui Balcani di Brindisi e studioso dei problemi della
militarizzazione della società, propone per l’occasione uno
stralcio significativo del suo racconto " L’ultimo
disertore " in corso di stesura ed ambientato in un mondo che
giorno per giorno, in maniera preoccupante, sembra a noi
avvicinarsi rapidamente.Il titolo di questa pagina vuol ricordare
un’altra battaglia, quella dei ponti di Nassirya , in cui fu
coinvolto il nostro esercito e su cui si è posato un pietoso
silenzio nonostante i tanti interrogativi ed inchieste nate anche
grazie agli articoli dello stesso autore su Liberazione ed
altri media. Concediamo la divulgazione a fini non di lucro con l’obbligo
di riportarne in maniera completa la fonte
Da L’ULTIMO
DISERTORE…
LA
BATTAGLIA DEI FORNI
Bari , 4 agosto
2015
Il Maresciallo di prima classe
Gavino Sassu fu svegliato dal sergente Wu Minh, si stropicciò gli
occhi, stiracchiandosi all’interno del Blindato Puma e cercò di
riordinare le idee dopo una notte popolata da incubi.
Il giorno prima, 3 agosto 2015 ,
a Bari si era passata una giornata di ordinaria follia con l’ennesimo
tentativo di qualche centinaio di baresi della Città Vecchia, in
gran parte donne e bambini, di superare le barriere antisommossa,
poste lungo corso Vittorio Emanuele II, per raggiungere l’area
dei depositi alimentari e dei forni sita tra via Sparano e via
Dante Alighieri.
Le barriere acustiche erano
entrate in funzione con scarsi risultati poiché da qualche tempo
i gruppi sovversivi, che fomentavano le sommosse popolari, avevano
escogitato un metodo singolare per ovviare alla mancanza di caschi
isolati acusticamente.
Era il metodo"Cavallo
Pazzo": nei punti di raduno si allestivano palchi stile
Festival rock con amplificatori di elevata potenza davanti ai
quali i manifestanti danzavano in preda a droghe sintetiche,
alcool e qualunque cosa li rendesse fuori di sé, nel caso non
fosse sufficiente la fame che li angosciava perennemente.
Resi praticamente sordi , avendo
sostato dinanzi agli amplificatori per ore, partivano in corteo
per cercare di superare le barriere antisommossa..
Così era stato anche ieri, 3
agosto ‘15 e quando la situazione si era messa male, il
maresciallo Sassu aveva dato l’ordine in cinese agli uomini del
terzo bersaglieri della brigata Garibaldi.
Da tempo , dare un ordine in
italiano sarebbe stato inutile, poiché nei reparti dell’esercito
italiano "impiegati nella difesa delle aree strategiche del Paese
ed in ordine pubblico" era stato vietata la presenza di militari
di grado inferiore di origine italiana ed in particolare
meridionali. Questa circolare ministeriale era stata conseguenza
degli ammutinamenti seguiti alla repressione dei tumulti del
2012.
Il reparto di Sassu era composto
essenzialmente da cinesi ed altri immigrati di origine asiatica
che dopo un periodo di due anni nelle file dei reparti di O.P.
conseguivano la cittadinanza europea e la carta alimentare argento
.
Un reparto che il giorno prima
si era comportato valorosamente; ad un ordine dato da Sassu
avevano sparato per qualche minuto lacrimogeni e pallottole di
gomma secondo i manuali dettati dalle nuove regole d’ingaggio
NATO ( approvate dal governo di emergenza Berlusconi-Veltroni del
2012) e poi si era passati ai fucili mitragliatori armati con
proiettili ad energia cinetica costante, potenzialmente non
mortali ma capaci di mettere Ko qualunque manifestante.
Dall’altra parte della
barricata i cecchini ( la maggior parte scugnizzi baresi arruolati
dai sovversivi nella "brigata generale Nicola Bellomo",
un generale italiano che nel 43, insieme agli scugnizzi baresi
aveva liberato Bari dai nazisti)) annidati tra le mura annerite
dagli incendi del palazzo Prefettura avevano bersagliato i cinesi
del reparto Bersaglieri a colpi di RPG e fucili di precisione.,
obbligandoli a rifugiarsi nei blindati Puma e Dardo.
Lo scontro era durato meno di un’ora
ed aveva lasciato sul terreno qualche decina di morti ed alcuni di
essi giacevano ancora lì, impigliati nel filo spinato che
circondava il teatro Piccini, sede attuale del comando dell’Esercito
Italiano a Bari….
Il maresciallo Gavino Sassu
sorseggiando il caffè portatogli dal sergente Wu Minh , ingoiò
un paio di pillole di Simpax ( un derivato della simpamina), il
doppio della razione di ordinanza consentita nell’esercito ma…tanto
non se ne fotteva più nulla,… nella giornata avrebbe ingoiato
altri intrugli clandestini per dimenticare quanto successo negli
ultimi sette anni e non fare a pugni con la propria coscienza.
Ricordava il 4 agosto del 2008,
quando il governo Berlusconi , con la debole vergognosa protesta
dell’opposizione , aveva inviato i primi reparti dell’Esercito
ad affiancare le forze di polizia " per migliorare la
sicurezza dei cittadini e la tutela di aree di interesse
strategico nazionale".
Anche Gavinu con il grado di
caporale era stato tra i primi a fare quell’esperienza,
giovanissimo, orgoglioso nella sua tuta impeccabile e la Beretta
92 al fianco, che insieme a carabinieri e poliziotti, anch’essi
in divise fiammanti che passeggiando tra le strade delle grandi
città conversavano amabilmente con negozianti e gente per bene.
Il popolo italiano, che qualche
mese prima aveva eletto Berlusconi a capo del governo, aveva
applaudito e la Lega Padana aveva urlato che era giunta l’ora di
finirla con gli extracomunitari che invadevano le nostre città
Che ironia della sorte! Oggi se
non fosse stato per loro, gli immigrati in divisa, quello
scugnizzo barese che stava lì a marcire, ormai cadavere,
impigliato nel filo spinato , con la bocca aperta in una smorfia
orribile, forse sarebbe riuscito a saccheggiare i forni di via
Sparano , qualificati da tre anni aree di interesse strategico
nazionale…
Tratto dal racconto " L’ultimo
disertore"’ in corso di stesura dello stesso autore
Antonio Camuso osservatoriobrindisi@libero.it
Osservatorio
sui Balcani di Brindisi
Pubblicato
alla pagina http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/bari_battaglia_forni.htm
E sulla open area di
pugliantagonista
http://www.pugliantagonista.it/open%20area.htm
Se ne consente la riproduzione
senza scopi di lucro con l’obbligo del riportare in maniera
completa la fonte.
Brindisi 4 Agosto 2008
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08/02/2009 07.21
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