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NO DAL MOLIN E NO MUOS Operazioni
USA ad alto rischio per i lavoratori civili di Sigonella di Antonio Mazzeo 27
ottobre 2010 Lavori
altamente pericolosi e scarsamente retribuiti in un ambiente dove imperano
comportamenti repressivi ed antisindacali. È il pane quotidiano degli
operai italiani della grande militare base USA di Sigonella. Un mondo a
parte fatto di precarietà e sfruttamento intensivo del tutto ignorato dai
politici e dai media perlomeno sino a quando non sopraggiunge la tragedia.
La notte di domenica 24 ottobre un grosso pallet contenente un carico di
zinco da 1.600 kg è caduto da un aereo schiacciando un lavoratore di 47
anni, Salvatore Maita, che si trovava sulla rampa sottostante. Trasportato
d’urgenza in ospedale, l’operaio è stato sottoposto a un intervento
chirurgico per la riduzione di un esteso trauma cranico, ma le sue
condizioni restano disperate. La vittima era impegnata nelle operazioni di
carico di un Md-11, aereo cargo trimotore prodotto dalla McDonnell Douglas,
di proprietà di una compagnia privata operante per conto del Fleet
and Industrial Supply Center (FISC), il centro logistico delle forze
navali degli Stati Uniti d’America istituito a Sigonella il 3 marzo
2005. Il FISC dirige e coordina la movimentazione e l’invio di merci,
attrezzature, viveri, armi, munizioni e materiali pericolosi alle truppe
schierate negli scacchieri di guerra in Africa, Caucaso, Golfo Persico,
Iraq ed Afghanistan. Sul
gravissimo incidente che ha coinvolto Maita è stata avviata un’indagine
da parte della Procura della Repubblica di Catania. “Quello di Sigonella
è l’ennesimo di
una lunghissima serie che si sta verificando negli aeroporti italiani”,
denuncia in un comunicato <?_xml:namespace prefix = st1 ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags"
/> I
rappresentanti locali della Cub Trasporti puntano il dito sui pesantissimi
tagli agli organici operati negli ultimi anni. “Nel 1997 noi lavoratori
eravamo 274”, denuncia uno dei colleghi di Salvatore Maita. “Ora siamo
sotto organico, in 162. Gli altri sono in mobilità e cassa integrazione.
Il consorzio di aziende con cui lavoriamo, dopo aver ottenuto l’appalto,
ha dichiarato lo stato di crisi. Hanno fatto fuori tutele, diritti e
sindacati. Il risultato finale è che c’è un collega che sta
morendo”. Il consorzio in questione è Algese2,
costituito dalle società Alisud, Gesac e Servisair, aggiudicatosi qualche
mese fa un contratto di oltre 100 milioni di dollari per gestire per
quattro anni le operazioni aeroportuali nelle basi di Napoli-Capodichino e
Sigonella. Grazie a un ricorso, Algese2
ha soffiato la commessa del Dipartimento dell’US Navy al colosso
industriale Lockheed Martin, uno dei principali attori del complesso
militare industriale statunitense. Inizialmente Con
l’accordo quadriennale per la gestione aeroportuale di
Napoli-Capodichino e Sigonella, Algese2
si afferma come uno dei maggiori contractor delle forze armate
statunitensi in Italia. Nel triennio 2004-2006 il consorzio aveva già
ottenuto dal Fleet and Industrial
Supply Center commesse per 18.412.208 dollari. Ad esse vanno poi
aggiunti i 15 contratti per complessivi 118.942.608 dollari sottoscritti
dal principale socio-azionista di Algese2,
l’Alisud Spa di Napoli, con diverse agenzie del Pentagono nel periodo
compreso tra il 2000 e il 2009. La società napoletana che ha pure in
gestione l’handling degli
scali di Venezia, Bologna, Catania-Fontanarossa e Palermo, opera
ininterrottamente dal 1972 nel terminal militare di NSA Napoli, e dal 1976
a Sigonella. La presenza in Sicilia si è interrotta per un breve periodo
nel maggio 1997, quando i servizi della base militare furono affidati ad
una joint-venture italo-statunitense composta da Pae, Aviation Management
e Climega, che presentò un’offerta di gara con un ribasso del 42%.
Subito dopo il loro arrivo, queste tre società presentarono un
pesantissimo “piano di ristrutturazione” che prevedeva tagli
occupazionali e salariali per il personale, con un ulteriore peggioramento
delle condizioni di lavoro e dell’agibilità sindacale. I lavoratori di
Sigonella diedero però vita ad una mobilitazione senza precedenti nella
storia delle basi USA in Europa, effettuando sino ad oltre 4.000 ore di
scioperi, blocchi stradali e un digiuno durato 46 giorni, subendo pure le
cariche delle forze dell’ordine. La straordinaria stagione di lotta dei
lavoratori, nota con il nome di “Popolo dei cancelli”, fu documentata
dal cineasta britannico Ken Loach. Con
il ri-affidamento nel novembre 2002 del contratto ad Algese2,
non si registrò tuttavia alcun cambiamento di rotta nelle politiche
aziendali. Il 10 maggio 2004, nel corso di un seminario di studio sul
ruolo strategico della base siciliana e sulla penetrazione mafiosa nella
gestione di subappalti di costruzione e servizi al suo interno, alcuni
lavoratori denunciarono che il “biglietto da visita” del consorzio
vedeva l’imposizione di una piattaforma aziendale “finalizzata al
contenimento ed alla compressione salariale”, con conseguente
“precarizzazione del rapporto di lavoro e l’intensificarsi dello
sfruttamento”. “Da allora in poi le cose sono ulteriormente peggiorate
e per i lavoratori non c’è stato più scampo”, dichiarano oggi i
rappresentanti locali della Cub Trasporti. “Non solo rispetto al loro
precedente “status” i lavoratori di Sigonella non recupereranno mai
nulla, ma dal 2002 al 2010 perderanno ancora altri livelli e perciò altri
soldi, perderanno gratifiche, diritti e speranze. Perderanno posti di
lavoro e perfino il rispetto di sé”. Non
è certamente migliore l’aria che si respira tra i dipendenti civili
italiani e statunitensi direttamente impiegati dalla marina militare USA.
Il 15 ottobre è stato completato il processo di ridimensionamento
numerico del personale delle basi di Napoli e Sigonella. “Di conseguenza
sono state eliminate 44 posizioni americane, 39 dipendenti locali sono
stati oggetto di cessazione non volontaria del rapporto di lavoro e 52
dipendenti locali sono stati ricollocati in posizioni create a seguito di
dimissioni volontarie e congelamento delle assunzioni”, scrive il
Contrammiraglio Tony Gaiani, Commander,
Navy Region Europe, Africa, Southwest Asia. “L’US Navy ha pure
sospeso temporaneamente le assunzioni durante il processo di adeguamento
del personale al fine di minimizzare le possibili perdite di posti di
lavoro. Inoltre,
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2)La Vicenza connection delle basi militari
USA in Italia
Articoli di Antonio Camuso, Antonio Mazzeo, Alex Zanotelli Vedi anche:
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