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Usa: Obama annuncia riduzione arsenale atomico
cinque paesi NATO contro le armi nucleari USA. Ma non
l´Italia
6 marzo 2010
http://www.swissinfo.ch/ita/rubriche/notizie
_d_agenzia/mondo_brevi/Usa:_Obama_annuncia_riduzione
_arsenale_atomico.html?cid=8426682
WASHINGTON
- Meno di una settimana fa aveva promesso una "spettacolare
riduzione" dell'arsenale atomico americano. Ieri il
presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha dato seguito alla
sua promessa annunciando che l'America ridurrà sia il numero
sia il ruolo delle sue testate nucleari.
In una lunga dichiarazione diffusa in serata dalla Casa Bianca,
Obama ha colto l'occasione offerta dal 40/o anniversario del
Trattato di Non-proliferazione nucleare per ribadire che è
intenzione del governo americano voltare definitivamente pagina
con le logiche proprie della Guerra Fredda. "Oggi il
rischio di una guerra nucleare globale non esiste più, ma il
pericolo di una proliferazione delle armi nucleari continua a
persistere, rendendo più importanti che mai le basi che
portarono al trattato di Non Proliferazione" ha detto.
Secondo Obama, che aveva annunciato il nuovo approccio in un
intervento a Praga, tutte le Nazioni hanno un "inalienabile
diritto" a perseguire un nucleare civile a fini pacifici.
In questa logica, il disarmo nucleare, la non proliferazione e
l'uso a fini civili sono tre "pilastri centrali" della
nuova visione americana. Per questo è necessaria una Nuclear
Posture Review, un documento che sintetizzi la strategia
nucleare della sua amministrazione, basata su un ruolo più
ampio di armi non nucleari come lo scudo anti-missile e come
nuovi siti di missili non nucleari in grado di raggiungere dagli
Usa entro un'ora qualsiasi bersaglio
Cinque paesi NATO contro le armi nucleari USA. Ma non l´Italia
di Antonio Mazzeo
"Testate nucleari? No grazie". Per la prima volta, alcuni paesi
europei dell´Alleanza Atlantica starebbero prendendo seriamente in
considerazione di chiedere agli Stati Uniti d´America di rimuovere l´arsenale
nucleare ospitato nel vecchio continente. La notizia è stata pubblicata
da alcune testate giornalistiche tedesche e francesi; più precisamente,
Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda e Norvegia sarebbero intenzionate a
porre la questione all´ordine del giorno del prossimo summit NATO
previsto per il mese di novembre 2010. Il quotidiano "Der Spiegel"
aggiunge che i ministri degli esteri dei cinque paesi avrebbero già
inviato una richiesta in merito al segretario generale della NATO, Fogh
Rasmussen, mentre sarebbero stati attivati i canali diplomatici per
invitare altri alleati europei ad aderire alla richiesta di
denuclearizzazione. Sempre per "Der Spiegel", il ministro degli
esteri tedesco Guido Westerwelle avrebbe già
richiesto agli Stati Uniti la rimozione di 20 testate nucleari dalla
Germania.
L´agenzia France Presse, da parte sua, scrive che alcuni importanti
esponenti politici del Belgio starebbero sostenendo la richiesta "No
Nukes" presso il quartier generale NATO di Bruxelles, anche se il
portavoce del ministero degli esteri belga, Bart Ouvery, ha dichiarato in
un´intervista che "non è comunque in discussione la rimozione
immediata di tutte le armi nucleari esistenti". L´ipotesi di
riduzione riguarderà inoltre solo le armi nucleari di proprietà degli
Stati Uniti, mentre Francia e Gran Bretagna manterrebbero inalterati i
loro arsenali di morte.
L´esistenza di contatti tra gli USA e i partner europei per un possibile
smantellamento parziale delle testate ospitate nel vecchio continente è
stata confermata dal "New York Times"; secondo il quotidiano, l´amministrazione
Obama starebbe per completare una "Revisione dei piani di guerra
nucleari" che "potrebbe potenzialmente condurre ad un
cambiamento della politica USA". Per Sharon Squassoni, ricercatore
del Center for Strategic and International Studies, è tuttavia difficile
prevedere oggi come Washington potrebbe reagire ad una formale richiesta
degli alleati NATO di rimozione delle armi nucleari dall´Europa.
C´è incertezza sul reale numero delle testate USA esistenti oggi nel
vecchio continente. Secondo alcuni ricercatori internazionali
indipendenti, esse andrebbero da un minimo di 200 a un massimo di 350. Si
tratterebbe in particolare di bombe di gravità del tipo "B-61",
trasportabili dai cacciabombardieri USA e dei paesi partner. Dal computo
sono ovviamente escluse le testate nucleari stoccate transitoriamente o in
transito nelle principali basi aeree europee o quelle poste a disposizione
dei sistemi missilistici dei sottomarini e delle unità navali in transito
nelle acque del continente.
Nel maggio 2008, la Federazione degli Scienziati Americani (FSA) ha
rivelato i contenuti dei manuali prodotti nel 2005 e 2007 dall´US Air
Force, denominati "Nuclear Surety Staff Assistance Visit and
Functional Expert Visit Program Management". Destinati al personale
che cura la sicurezza degli ordigni, i manuali indicano le località dove
essi sono stoccati in siti sotterranei protetti noti come "WS3 -
Weapon Storage and Security System", e dove, di conseguenza, i
tecnici nucleari svolgono i controlli di sicurezza semestrali. Entrambi
gli elenchi riportano i nomi delle installazioni italiane di Ghedi
Brescia) e Aviano (Pordenone), insieme alle basi di Kleine Brogel in
Belgio, Büchel in Germania, Volkel in Olanda, Lakeneath in Gran Bretagna
e Incirlik in Turchia. La lista del 2005 comprendeva anche le basi
tedesche di Ramstein e Spangdahlem, ma le infrastrutture sono state
escluse dalle ispezioni nel documento del 2007. Di conseguenza la
Federazione degli Scienziati Americani ritiene che le testate siano
state rimosse definitivamente da queste due ultime installazioni. In tempi
più recenti, l´US Air Force avrebbe rimosso anche le bombe dislocate
nella base britannica di Lakenheath. Così, secondo la FSA, la
"maggior parte delle armi nucleari USA è stoccata in tre basi
mediterranee: quelle di Ghedi, Aviano e Incirlik". Solo in Italia, le
testate a disposizione delle forze aeree USA sarebbero una novantina, una
cinquantina ad Aviano e il resto a Ghedi. Nell´installazione bresciana,
gli ispettori dell´US Air Force avrebbero però rilevato "problemi
di sicurezza" ai sistemi di protezione delle armi. L´inquietante
particolare è stato denunciato ancora dalla Federazione degli Scienziati,
che ha citato come fonte un altro report dell´US Air Force, denominato
"Air Force Blue Ribbon Review of Nuclear Weapons Policies and
Procedures", parzialmente declassificato nel 2008.
Problemi di difficile risoluzione al punto che il Pentagono starebbe
pianificando il ritiro da Ghedi del 704 MUNSS, lo speciale squadrone USA
di manutenzione delle bombe atomiche, e il trasferimento degli uomini e
dei sistemi d´arma ad Aviano.
Ad oggi, nulla è trapelato in Italia se e quando verrà realizzata la
concentrazione di tutte le testate nell´installazione friulana. Date le
posizioni esasperatamente filo-nucleari del governo italiano è però
impensabile che Berlusconi, Frattini e La Russa possano prendere sul serio
la proposta di denuclearizzazione parziale di Belgio, Germania,
Lussemburgo, Olanda e Norvegia. A complicare le cose c´è poi l´articolato
programma di potenziamento delle infrastrutture in atto all´interno della
base di Aviano. Per l´anno fiscale 2011, l´US Air Force ha richiesto al
Congresso lo stanziamento di 19 milioni di dollari per costruire tre nuovi
edifici che ospiteranno 114 abitazioni per il personale di stanza nella
base. Essi dovrebbero sorgere accanto alle sei palazzine esistenti nella
cosiddetta Area 1 dove sono concentrate le unità abitative, l´ospedale
militare e le scuole per i figli del personale USA. Secondo la scheda
progettuale
presentata al Congresso, lo scopo delle nuove costruzioni è quello
di "eliminare o ricollocare tutte le funzioni oggi esplicate nell´Area
2 utilizzata dai primi anni ´90 dai militari USA (niente di più di un
paio di dormitori e qualche facilities di supporto), per restituirla alle
forze armate italiane, proprietarie dell´area". Secondo il
colonnello Bo Bloomer, comandate del 31st Civil Engineer Squadron, le
modalità per la restituzione dei circa 13 acri dell´Area 2 sono in via
di discussione con le autorità militari italiane. Ciò non comporterà
tuttavia cambi significativi al numero del personale militare e civile USA
assegnato ad Aviano; l´US Air Force prevede che si passerà a 4.248 unità
nel 2015, 15 in meno di quanto presenti a fine 2009.
L´Area 2 è raggiungibile dall´Area 1 grazie alla "Via Pedemonte",
ma la distanza tra i due siti e i "rischi" e le difficoltà di
protezione dei mezzi USA in transito hanno convinto i comandi dell´US Air
Force a richiedere il ricongiungimento dei dormitori dei militari. Secondo
il quotidiano delle forze armate Stars and Stripes, "gli Stati Uniti
hanno tentato di ottenere il controllo della Via Pedemonte qualche anno fa
per ridurre questi svantaggi ma sono incorsi nella strenua opposizione
degli italiani". "Grazie al nuovo programma - aggiunge Stars and
Stripes - ad Aviano si sta tentando di liberare 100.000 metri quadri di
facilities entro il 2020 e ciò consentirà risparmi per oltre 360.000
euro all´anno".
A un possibile nuovo scenario militare USA sulla Pedemontana ha fatto
accenno nei giorni scorsi il console generale degli Stati Uniti a Milano,
Carol Peres, durante un´intervista ai microfoni del Tg3 del Friuli
Venezia Giulia. Solo una semplice ammissione di possibili novità a medio
termine, per poi trincerarsi nel "top secret". Peres ha comunque
negato che gli USA siano intenzionate a trasferire in Polonia una o più
squadriglie con cacciabombardieri F-16, come invece auspicato e pubblicato
da uno dei massimi strateghi dell´US Air Force nell´ambito di una
maggiore proiezione ad Est del dispositivo aereo e missilistico
statunitense.
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