ARTICOLI DI A. MAZZEO E ZANOTELLI
Contro i pirati, aerei USA alle Seychelles. Li controlla
Sigonella
di Antonio Mazzeo
L´amministrazione Obama potenzia ulteriormente il dispositivo militare
per combattere la pirateria marittima a largo delle coste dell´Africa
orientale. Tre aerei P-3 Orion e 112 militari in forza al VP-26 "Tridents",
lo squadrone dell´US Navy con base a Maine, sono stati trasferiti nell´aeroporto
internazionale di Mahe, Seychelles. Gli Orion opereranno congiuntamente ai
velivoli senza pilota UAV "MQ-9 Reaper" che il Comando navale
statunitense per l´Europa e l´Africa NAVEUR NAVAF (con sede a Napoli) ha
trasferito nell´arcipelago qualche mese per eseguire missioni d´intelligence,
sorveglianza e riconoscimento delle imbarcazioni dei pirati. I velivoli
P-3 Orion sono stati messi a disposizione di Africom, il Comando delle
forze armate statunitensi per il continente africano, ma la pianificazione
e il coordinamento delle operazioni sono stati assegnati alla Combined
Task Force (CTF) 67 di Sigonella (Sicilia) che dirige le forze aeree
della Marina USA nel Mediterraneo.
L´utilizzo in Corno d´Africa degli aerei da pattugliamento dell´US Navy
è stato pianificato dal Pentagono da diverso tempo. Nell´agosto del
2009, un P-3 Orion di stanza nella grande base aeronavale siciliana aveva
effettuato dei test operativi a Mahe, congiuntamente al dislocamento degli
UAV "Reaper" e di 75 tra tecnici e militari preposti al loro
funzionamento. "I velivoli P-3 Orion alle Seychelles possono
assicurare la copertura di una vasta aerea marittima", ha dichiarato
John Moore, comandante del CTF-67. "Hanno un´autonomia di volo che
può arrivare alle otto ore e saranno utilizzati a tempo indeterminato ed
esclusivamente per missioni anti-pirateria". Per l´occasione, il
VP-26 "Tridents" dell´US Navy ha modificato le insegne degli
aerei rischiarati nell´Oceano indiano: i tradizionali siluri che
sormontano l´emblema del gruppo di volo sono stati sovrapposti a forma di
X, assumendo il tetro aspetto della bandiera
con il teschio degli antichi pirati dei Carabi.
Gli aerei P-3 Orion, progettati e prodotti dall´industria Lockheed per
pattugliare i mari ed intervenire nella guerra contro navi e sottomarini,
a partire dagli anni `90 sono stati orientati sempre più alle attività d´intelligence
e riconoscimento e alla cosiddetta "lotta al terrorismo". Per la
loro versatilità, sono usati a supporto delle forze terrestri USA e NATO
in Iraq ed Afghanistan e in missioni di "sorveglianza" del
Mediterraneo, del Golfo Persico e dell´Africa orientale, sempre sotto il
controllo del CTF-67 di Sigonella. La definizione di "aerei-spia"
non è però del tutto appropriata per gli Orion. Essi sono infatti veri e
propri famigerati strumenti di guerra e con duplice capacità,
convenzionale e nucleare. Possono imbarcare siluri "Mark 46" e
"Mark 50", missili AGM-84 "Harpoon" e AGM-65 "Maverick",
cannoni da 127 mm, mine antinavali, bombe a caduta libera.
L´utilizzo di questi aerei per contenere i tentativi di sequestro di unità
mercantili e petroliere in rotta nel Golfo di Aden e nell´Oceano indiano,
non è nuovo. A partire dell´autunno 2008, l´aeronautica militare
spagnola ha dislocato un imprecisato numero di P-3 Orion a sostegno della
crociata internazionale contro la pirateria che vede impegnate una
trentina di navi da guerra di Stati Uniti, NATO, Unione europea, Cina,
Russia, India, Giappone e di alcuni paesi mediorientali. Una
dispendiosissima campagna autorizzata dal Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite che non è stata in grado però di ridurre gli assalti. Al
contrario, il 2009 si è concluso registrando un record nel numero degli
arrembaggi e dei sequestri navali nelle acque dell´Africa orientale.
Secondo il Centro di studio sulla pirateria dell´International Maritime
Bureau, lo scorso anno sono state attaccate 214 grandi imbarcazioni, 47
delle quali sono finite in mano agli
assalitori. L´anno prima, sempre secondo l´International Maritime
Buerau, gli assalti erano stati 111, il 200% in più del 2007. Una
evidente escalation, dunque, che testimonia il fallimento delle strategie
d´interventismo militare contro un fenomeno dalle profonde radici
sociali, politiche ed economiche. Washington però non sembra aver
compreso la lezione e rilancia l´offensiva anti-pirati a suon di P-3
Orion e velivoli senza pilota.
Africom pianta le tende alle Seychelles
di Antonio Mazzeo
13 settembre 2009
Il Comando generale delle forze armate per il continente africano, Africom,
mobilita uomini e mezzi per proteggere dalla pirateria l´industria
turistica delle Seychelles. E a difesa dei turisti a cinque stelle non
saranno lesinati i più sofisticati sistemi di guerra. Così, dal prossimo
mese di ottobre, un numero imprecisato di velivoli senza pilota UAV "Reaper"
sarà trasferito nell´arcipelago che dista più di 1.000 miglia dalle
coste dell´Africa meridionale. "Le Seychelles hanno un ruolo è
importante per assicurare la libertà di navigazione a beneficio di tutte
le nazioni", ha dichiarato Vince Crawley, portavoce del Comando
Africom di Stoccarda. "Sono una piattaforma ideale per osservare i
vasti corridoi marittimi dell´Oceano Indiano ed assistere i nostri sforzi
contro la pirateria".
I "Reaper" saranno utilizzati in missioni d´intelligence,
sorveglianza e riconoscimento. Con una lunghezza di 20 metri, questi
velivoli possono volare per 30 ore consecutive ad una velocità di oltre
440 chilometri all´ora, con un raggio operativo di 4.800 chilometri.
Dotati di sofisticate telecamere e numerosi sensori per captare qualsiasi
oggetto si muova nell´oceano, i "Reaper" sono guidati a
distanza utilizzando stazioni terrestri e satellitari. Utilizzati per la
prima volta nel conflitto afgano, gli MQ-9 "Reaper" dell´US Air
Force continuano ad operare dalla base aerea di Kandahar per missioni di
spionaggio e attacco con missili e bombe a caduta libera. Il Comando di
Africom assicura comunque che i velivoli senza pilota destinati alle
Seychelles non saranno armati. "I Reaper saranno ospitati presso l´aeroporto
internazionale di Mahe, la capitale", ha spiegato Vince Crawley.
"E saranno in un numero sufficiente per avere
costantemente un aereo in volo a copertura del centinaio di isole
che compongono l´arcipelago".
A supporto della missione degli UAV giungeranno a Mahe 75 militari
statunitensi. Il Comando per le operazioni navali in Europa ed Africa,
"NAVEUR NAVAF", con sede nella città di Napoli, ha pure deciso
di dislocare a tempo indeterminato nelle Seychelles due velivoli da
pattugliamento marittimo P-3 Orion, attualmente operativi nelle stazioni
aeronavali di Sigonella e Diego Garcia. "Il trasferimento dei nostri
P-3 Orion rafforzerà notevolmente la conduzione delle operazioni di
sorveglianza delle acque territoriali delle Seychelles da parte degli aeri
senza pilota", ha dichiarato il generale William Ward, comandante di
Africom.
La presenza militare USA è stata richiesta dalle autorità governative
locali dopo gli attacchi pirati ai danni di alcune imbarcazioni in
navigazione tra le isole. Lo scorso mese di aprile, il presidente delle
Seychelles, James Michel, aveva interrotto una visita ufficiale in
Giappone dopo che due unità nazionali erano state sequestrate a largo
delle isole Comoros. Qualche giorno dopo, la nave da crociera MSC "Melody",
in rotta da Durban (Sud Africa) verso Genova con oltre 1.000 passeggeri e
550 membri d´equipaggio, veniva avvicinata da un´imbarcazione pirata che
però veniva individuata e prontamente bloccata da una fregata spagnola.
"Simili incidenti - ha dichiarato il presidente Michel - sono
pericolosi non solo perchè sono atti di terrorismo, ma perchè potrebbero
spingere le navi da crociera fuori dalle nostre acque territoriali e
ferire gravemente il turismo nazionale".
La dipendenza del paese dalla valuta straniera è totale. Incapaci di
pensare a qualsivoglia forma di sviluppo autocentrato o perlomeno ad una
diversificazione delle fonti d´ingresso economico, per le autorità di
governo la difesa del turismo di lusso diviene vitale, a costo di
accelerare il trasferimento di isole ed isolotti ai privati e dare il via
alla militarizzazione USA dell´arcipelago. Già un anno prima della crisi
legata ai pirati somali, il tasso di occupazione del settore alberghiero
aveva subito una flessione del 60-65 per cento. A favore delle Seychelles
è intervenuto il Fondo monetario internazionale con un credito di
emergenza, mentre il Club di Parigi ha annullato il 45% di un debito di
215 milioni di euro.
In funzione anti-pirati, le Seychelles hanno dotato la propria Guardia
Coste di due moderne imbarcazioni veloci. Hanno inoltre chiesto a diversi
paesi di trasferire loro unità militari a presidio delle acque
territoriali. L´autorità legislativa ha già approvato un patto di
"cooperazione militare" con le forze armate USA, mentre il
Dipartimento della Difesa ha stanziato a favore del paese 300.000 dollari
per il triennio 2008-2010 nell´ambito del programma di addestramento
"IMET International Military Educations and Training".
Consiglieri militari e personale specializzato del "Combined Joint
Task Force - Horn of Africa (CJTF-HOA)", il reparto interforze USA di
stanza a Gibuti, operano a fianco dei militari locali sin dal 2005. Nel
maggio 2009, gli uomini del Comando Africom di Stoccarda hanno tenuto un
ciclo settimanale di conferenze ed incontri con le autorità civili e
militari locali in vista del "miglioramento delle procedure di
controllo del traffico aereo" e di un "rafforzamento dell´impegno
bilaterale a favore della sicurezza e dell´intelligence e ridurre l´attività
criminale nell´Oceano Indiano". Il mese successivo nei principali
porti delle Seychelles hanno fatto una lunga sosta operativa le unità da
guerra della Combined Task Force (CTF) 151, la forza multinazionale
attivata dal comando della 5^ Flotta USA in Bahrein per pattugliare le
acque dell´Oceano Indiano e del Golfo di Aden.
A fianco delle imbarcazioni militari delle Seychelles opera pure da
qualche tempo una nave portaelicotteri della Marina indiana, armata di
cannoni "Bofors" da 40 mm.. Sessanta marines francesi sono
invece a bordo di una decina di grandi unità per la pesca del tonno che
resteranno nelle acque delle Seychelles sino alla fine di ottobre.
Gli artigli di Africom nelle guerre del Congo
di Antonio Mazzeo
9 febbraio 2009
Lo spettro del Comando per le operazioni USA in Africa, Africom, si aggira
nel sanguinoso teatro di guerra della Repubblica Democratica del Congo. Un
lungo articolo apparso il 6 febbraio sul New York Times, ha rivelato che l´offensiva
scatenata a metà dicembre nel nord del paese dalle forze armate ugandesi
contro i ribelli dell´Esercito di Resistenza del Signore (ERS), è stata
pianificata e finanziata dal Comando Africom di Stoccarda (Germania). L´intervento
contro le basi realizzate all´interno del parco nazionale di Garamba,
sarebbe stato del tutto fallimentare: le milizie, uscite illese dai
bombardamenti, si sarebbero poi vendicate contro la popolazione civile,
massacrando più di 900 persone, in buona parte donne e bambini.
Stando al New York Times, la richiesta di appoggio al blitz contro le
bande controllate da Joseph Kony, è stata fatta nell´autunno 2008 dal
governo dell´Uganda all´ambasciata USA di Kampala. Il mese successivo
sarebbe giunta l´autorizzazione personale del presidente George W. Bush.
Diciassette consiglieri ed analisti militari sono stati così inviati in
Uganda dal Comando di Africom "per lavorare a stretto contatto con
gli ufficiali locali, fornendo un milione di dollari di rifornimenti,
intelligence e riprese satellitari" sui luoghi in cui si nascondevano
i miliziani dell´ERS. I consiglieri statunitensi avrebbero pure
contribuito a pianificare le operazioni di bombardamento degli
accampamenti in Congo, e il contemporaneo intervento via terra di oltre
6.000 militari delle forze armate di Uganda e Repubblica Democratica del
Congo.
Secondo quanto dichiarato al New York Times da un anonimo ufficiale USA,
il 13 dicembre, giorno prima dell´attacco, alcuni militari statunitensi
si sarebbero trasferiti in un sito protetto al confine tra Uganda e Congo
per un "meeting finale di coordinamento" con il comando delle
forze armate ugandesi, "senza tuttavia partecipare direttamente alle
operazioni di combattimento". "Una densa nebbia ritardò l´attacco
di alcune ore, e si perse l´effetto sorpresa", ha aggiunto l´ufficiale.
"Quando gli elicotteri ugandesi bombardarono il rifugio di Mr. Kony,
questo era vuoto. Le forze terrestri penetrarono diverse miglia nella
foresta, ma arrivarono parecchi giorni e trovarono solo un paio di
telefoni satellitari e alcuni fucili".
Il governo di Kampala ha tuttavia presentato l´offensiva di dicembre come
un grande successo, attribuendosi la distruzione del centro di controllo e
dei magazzini dell´ERS, la morte di parecchi ribelli e finanche il
riscatto di un centinaio di bambini soldato. Una versione che oggi si
scopre del tutto falsa ma soprattutto omissiva delle gravissime negligenze
delle truppe ugandesi e congolesi, che avrebbero così abbandonato la
popolazione ad una feroce rappresaglia degli uomini di Joseph Kony.
"I militari hanno fatto assai poco per proteggere i villaggi
vicini", hanno denunciato i rappresentanti di alcune organizzazioni
non governative congolesi. "Le truppe hanno fallito nell´isolare le
vie di fuga e non hanno inviato soldati in molte cittadine vicine dove i
ribelli massacravano gli abitanti. Intanto i leader ribelli sono fuggiti
mentre i loro combattenti, divisisi in piccoli gruppi, hanno continuato a
saccheggiare villaggio dopo villaggio
nel nord-est del Congo, facendo a pezzi, bruciando e bastonando a
morte chiunque incontrassero". Testimoni oculari raccontano che i
miliziani hanno sequestrato centinaia di bambini. Nell´area compresa tra
le città di Doruma, Tomati e Faradje sono stati denunciati casi di stupri
su bambine di 10 anni d´età e l´incendio di centinaia di abitazioni.
Stime ufficiali parlano di oltre 900 vittime.
Mostrando un certo cinismo, gli ufficiali statunitensi intervistati dal
New York Times, hanno ammesso che l´operazione militare è stata
"poco pianificata e poveramente realizzata". "Noi avevamo
detto ai nostri partner di prendere in considerazione una serie di
suggerimenti ed alternative - hanno aggiunto - ma le loro scelte erano le
loro scelte. Alla fine, questa non era una nostra operazione". Una
dichiarazione di auto-assoluzione analoga a quella utilizzata dal Comando
di MONUC, la missione delle Nazioni Unite in Congo, anch´essa incapace di
difendere la popolazione dai massacri degli uomini al soldo di Joseph Kony.
Solo che nel caso di MONUC, la condivisione dell´operazione non è stata
rinnegata. Il 15 ottobre 2008, quando le forze terrestri dell´Uganda si
stavano concentrando alla frontiera con il Congo, il capo della missione
internazionale di paecekeeping, colonnello Jean-Paul Dietrich, aveva
pubblicamente offerto il "supporto
logistico" della missione ONU per "questa operazione di
contenimento dei ribelli dell´ERS".
I militari USA sono presenti in Uganda da più di un decennio,
contribuendo all´addestramento, alla fornitura di armamenti e all´equipaggiamento
pesante delle forze armate nazionali. Nel 1996, uno squadrone VP-16 dell´US
Navy di stanza a Sigonella aveva dislocato a Kampala i suoi aerei di
riconoscimento P3C-Orion per raccogliere e smistare informazioni al
Tactical Support Center della base siciliana, relative ai "profughi e
ai rifugiati presenti al confine con lo Zaire", come al tempo si
chiamava la Repubblica Democratica del Congo. Qualche anno più tardi fu
inviato in Uganda anche un contingente della 35^ Brigata di Artiglieria
Aerea USA che operava presso la base di Suwon, Corea del Sud.
Dopo l´11 settembre 2001, le forze armate ugandesi hanno partecipato a
numerose esercitazioni "anti-terrorismo" in Corno d´Africa e
nella regione dei Grandi Laghi, sotto il comando della Combined Joint Task
Force-Horn of Africa, la task force che gli Stati Uniti hanno attivato
presso la base di Camp Lemonier, Gibuti. A partire dal gennaio 2007,
alcuni reparti d´elite si sono insediati nella regione settentrionale
dell´Uganda, operando congiuntamente con i militari locali contro l´Esercito
di Resistenza del Signore. È stata accertata la presenza di uomini dell´US
Army Corps of Engineers e dell´US Air Force di stanza a Ramstein,
Germania ed Aviano, Pordenone.
Il 9 aprile 2008, il generale William "Kip" Ward, comandante in
capo di Africom, giungeva all´aeroporto di Entebbe, una delle maggiori
basi operative USA in Africa, per una visita di tre giorni ai reparti
militari dislocati in Uganda. Il 10 aprile, Ward si trasferiva nel
distretto settentrionale di Gulu per incontrare il personale militare
della Combined Joint Task Force-Horn of Africa in un accampamento
utilizzato anche dal personale dell´Agenzia per lo Sviluppo statunitense
USAID. Il giorno successivo il Comandante di Africom partecipava ad un
incontro con 200 cadetti del college ugandese di Jinja. Tra gli istruttori
di questo istituto di formazione alla guerra, alcuni ufficiali della task
force che gli USA hanno installato a Gibuti e i professori del Naval War
College (NWC) di Newport, Rhode Island.
Giochi di Guerra ad
Aviano, sognando l´Africa
di Antonio Mazzeo
Ci vuole fantasia a simulare un´operazione di guerra in Africa utilizzando
uno scenario nel nord-est d´Italia, proprio adesso che ghiaccio e neve la
fanno da padroni. Ma il Pentagono vuole completare prima possibile il
dispositivo per intervenire "efficacemente" nel continente africano, così
anche la base aerea di Aviano, Pordenone, va bene per un´esercitazione
militare di pronto intervento. Il nome in codice è "Lion Focus 2009", e
prevede il dispiegamento e attivazione di un centro di comando e controllo
per sovrintendere al pronto intervento in Africa di personale e mezzi
delle forze terrestri statunitensi.
A quest´esercitazione, predisposta dal nuovo Comando per le operazioni USA
in Africa, AFRICOM, partecipano circa 360 militari dell´Aeronautica, dell´Esercito,
della Marina e del Corpo dei Marines, impegnati nella pianificazione
strategica e il coordinamento di unità presenti in località differenti
d´Italia e Stati Uniti d´America. Il tutto è diretto dal Comando SETAF
(Southern
European Task Force) di Vicenza, da due mesi a questa parte rinominato
"SETAF/US Army Africa", per assumere la conduzione delle operazioni
dell´Esercito
USA nel continente africano.
La SETAF ha inviato ad Aviano un contingente di 40 specialisti nel settore
delle telecomunicazioni, per montare un vero e proprio accampamento con
shelter, centri di controllo e apparecchiature radio. Altra località
utilizzata per l´esercitazione "Lion Focus 2009" è la base di
Longare,
sino a qualche anno fa un deposito di armi nucleari tattiche dell´US Army
e dove, secondo gli attivisti no-war del Presidio Permanente di Vicenza,
sarebbero stati avviati imponenti lavori sotterranei top secret.
Lo scalo aereo di Aviano - una delle principali basi nucleari in Europa
dell´US Air Force - entra dunque a far parte del "club" delle basi USA in
Italia destinate al comando e al supporto delle missioni AFRICOM. Ad
Aviano e Vicenza si aggiungono infatti la stazione aeronavale di Sigonella
(Sicilia), vero e proprio "hub per le operazioni di rifornimento e carico
dei velivoli diretti verso il continente africano; la base di Camp Darby (Livorno),
che assicurerà la movimentazione di uomini, mezzi e armamenti dell´US
Army;
e il complesso navale di Napoli-Capodichino-Gaeta, sede del Comando per le
Forze Navali USA in Europa e della VI Flotta, a cui sono state pure
attribuite le funzioni di comando della neo costituita "US Naval Forces
Africa". Secondo indiscrezioni trapelate al Pentagono, la stessa città di
Napoli è tra le candidate più accreditate ad ospitare entro un paio di
anni il quartier generale di AFRICOM, oggi a Stoccarda
(Germania), per avvicinarlo il più possibile all´area geografica
d´intervento.
Le attività allo US Naval Forces Africa sono frenetiche, anche perché a
fine gennaio sarà dato il via nelle acque occidentali del continente alla
prima missione 2009 "APS" (Africa Partnership Station), l´iniziativa della
Marina Militare statunitense finalizzata - secondo quanto si legge nei
comunicati degli strateghi di Washington - all´"addestramento delle flotte
navali africane nella lotta contro i problemi che interessano la regione,
come il contrabbando di droga, la pirateria, le attività di pesca non
regolari, l´immigrazione illegale e il traffico di persone".
Ma anche nel resto d´Europa si moltiplicano le installazioni riconvertite
ai nuovi piani di penetrazione militare USA in Africa. In Germania, oltre
al Comando generale di Stoccarda, sono presenti lo scalo aereo di Ramstein,
predisposto per ospitare le forze aeree di "AFAFRICA" (le stesse che è
facile prevedere opereranno pure da Aviano), e Boeblingen, sede del
comando delle forze del Corpo dei Marines per il continente africano (MARFORAF).
Un ruolo chiave è stato pure ritagliato per il complesso aeronavale di
Rota-Cadice, Spagna, altra possibile destinazione finale del quartier
generale di AFRICOM. A conferma di quelle che sono le reali intenzioni di
Washington nel continente nero, all´inizio del nuovo anno, la base di Rota
è stata prescelta come "area primaria" ove trasferire il personale
militare "liberato dopo essere stato tenuto come prigioniero di guerra o
come ostaggio nel corso di una missione in Africa". Secondo quanto
dichiarato dall´US Africa Command, "Rota è stata individuata come località
di ricovero, trattamento medico-psicologico e riabilitazione per la
prossimità della Spagna all´Africa, e inoltre perché lo scalo aereo
dell´installazione
e l´ospedale militare distano tra loro solo meno di un miglio".
Nella base aerea britannica di Molesworth è stato invece installato iI
centro d´intelligence d´eccellenza del Comando USA per l´Africa. A questo
fine, la scorsa settimana un reparto di 150 militari è stato trasferito da
Stoccarda a Molesworth. Altri 150 dipendenti civili del Dipartimento della
Difesa raggiungeranno la base britannica nei prossimi mesi. Secondo quanto
preannunciato da Vince Crawley, portavoce di AFRICOM, la nuova stazione
d´intelligence "scambierà informazioni con il NATO Intelligence Fusion
Center e l´US European Command´s Joint Analysis Center, ospitati entrambi
a Molesworth".
e Il missionario comboniano Alex
Zanotelli, a Napoli dopo
anni di missione in Kenya, ci fa pervenire stasera il seguente appello da
lui stesso firmato:“Le comunità cristiane in Italia hanno appena celebrato
il Natale, una festa così carica di messaggi di pace. La stessa Giornata
Mondiale della Pace (1° gennaio) è venuta ad accentuare questo tema per i
credenti. Ma noi cristiani ci accorgiamo di quello che stiamo celebrando?
Come facciamo a proclamare la pace in chiesa mentre non ci accorgiamo che
la neghiamo con le scelte violente sia nostre che dei nostri governi? Come
possiamo celebrare il Natale, la festa della vita, con il massacro dei
bimbi palestinesi,vera strage degli innocenti? Come possiamo celebrare il
Natale senza che questo “urlo” di sofferenza umana, dei palestinesi come
anche di tanti altri popoli (dai congolesi ai ceceni),non venga a
disturbare le nostre coscienze addormentate di cristiani di Occidente? Ci
rendiamo conto che tanta di questa sofferenza è dovuta alle scelte
militaristiche dei nostri governi? Un esempio incredibile è l’annuncio
fatto poco prima di Natale dal nostro ministro degli Esteri Frattini che
Africom, il supremo comando americano per le truppe di terra e di mare per
l’Africa, troverà posto a Napoli e a Vicenza. Africom, creato nel 2007 dal
presidente Bush e inaugurato il primo ottobre 2008 a Stoccarda (Germania),
è guidato oggi dal generale afro-americano William “Kid” Ward. Il generale
ha speso il 2008 a cercare una base per questo comando in Africa. Ma la
forte azione diplomatica del Sudafrica contro la presenza di Africom nel
continente, ha impedito agli Usa di trovarla. Come ultima chance gli
americani hanno pensato di trovarla nel paese più vicino all’Africa, la
Spagna ed esattamente a Rota (Cadice), ma Zapatero si è opposto. Non
rimaneva che l’Italia! E il Governo Berlusconi è stato ben felice di dare
il benvenuto ad Africom a Vicenza e a Napoli .(Nel 2008 il comitato
campano Pace e Disarmo aveva scritto un libro dal titolo profetico: Napoli
chiama Vicenza, che descrive la pesante militarizzazione del territorio
campano dotato di sette basi militari: Usa e Nato!). Il ministro Frattini
ha anche detto che si tratta di “strutture di comando che operano nel
quadro Nato”. Bugia! Il comando Africom è uno dei sei comandi unificati
del Pentagono. Frattini ha anche dichiarato che non ci sono truppe da
combattimento, ma solo componenti civili. Altra bugia! Africom è il
comando unificato militare statunitense che ha come scopo la lotta al
terrorismo e l’addestramento dei militari africani oltre alla protezione
degli enormi interessi americani in Africa .E proprio per potenziare
Africom, gli Usa hanno costituito due nuovi corpi: i Marines per l’Africa
(Maforaf) e il Diciassettesimo Stormo dell’aeronautica militare Usa con il
nome di Afafrica. Quest’ultimo opererà soprattutto da Vicenza e
Sigonella,
oggi la più grande base aerea nel Mediterraneo. Le forze armate USA hanno
fatto già sapere che 750 militari verranno assegnati a Napoli e a Vicenza.
Frattini ha anche detto che la scelta del governo è stata presa dopo aver
informato i paesi africani che hanno espresso grande supporto per questa
decisione! Strana democrazia quella del governo Berlusconi che tiene
nascosta una tale decisione al Parlamento e consulta invece i governi
africani! Il nostro governo dando il suo consenso a Washington
contribuisce alla nuova operazione di stampo coloniale mirante al
controllo delle aree strategiche dell’Africa. Le domande che sorgono sono
molte e inquietanti sia per il nostro governo e parlamento, sia per le
amministrazioni della Campania e di Napoli, sia per la Chiesa italiana. -
Governo e parlamento: in quali sedi e con quali procedure è stata presa
questa decisione di grande importanza strategica? Perché il parlamento
italiano non è stato informato e non c’è stato nessun dibattito
parlamentare? Il PD ha qualcosa da dire a riguardo? Oppure c’è un accordo
bipartisan su tutto questo? - Regione Campania e Comune di Napoli: la
Regione Campania, nella persona del suo presidente Bassolino, è stata
almeno consultata? E la sindaca di Napoli, Rosa Iervolino, è stata almeno
interpellata, dato che Africom sarà posizionato a Napoli? - Chiesa
italiana: Come mai la Cei non ha alcuna parola da dire su scelte
militaristiche così scellerate? Come mai gli istituti missionari e le
realtà missionarie laicali come la Focsiv non reagiscono a decisioni
militaristiche così gravi? Come facciamo ad inviare missionari ,suore,
laici in Africa se non denunciamo scelte come queste che rendono l’Africa
sempre più schiava e sfruttata?Se , come missionari, vogliamo proclamare
buona novella ai poveri, dobbiamo avere il coraggio di denunciare con
forza queste virate militaristiche del nostro governo.Non e’ questa la
missione globale a cui come missionari siamo chiamati? Mi aspetto una
presa di posizione pubblica da parte degli istituti missionari operanti in
Africa. A tutti chiedo di inviare una mail al ministro degli Esteri
Frattini e al ministro della Difesa La Russa , protestando per la scelta
di Africom a Vicenza e a Napoli.