Archivio storicol'archivio dei movimenti pugliesi"Benedetto Petrone"

ritorna a >HOME PAGE<

chi siamo documenti ricordi memoria fondi      foto/  video mail
Bari

Brindisi/ Ostuni

Lecce Taranto Foggia Italia  Mondo

per non dimenticare Benedetto Petrone, Fabrizio Ceruso, Walter Rossi. Saverio Saltarelli...

indice/elenco

RICORDI:i nostri compagni

Paola Rivera

link

 
SEZIONE 1: Brindisi
1)Salvatore de  Carolis
2)Pietro Alò
3
) Gino Carrino
  per elenco completo vai a indice/elenco

 

SEZIONE 2:Ostuni
 
SEZIONE 3: Lecce
1)Angelo Bagordo
 
SEZIONE 4: BARI
1) Benetto Petrone" Benny"

2)Dino Frisullo

3)Michele Romito

4) Pino Viesti "Yamaha"

Molfetta:

1) Michele " la scopa" Di Pinto

  per elenco completo vai a indice/elenco
SEZIONE 5: Taranto
 1)Moustakì

 
  per elenco completo vai a indice/elenco

ITALIA:

1)Maurizio Arcano

2)Francone Coppini

3)Marco Melotti

4)"Pelle " Massimo Avvisati

5)Luciano Schielman

 per elenco completo vai a indice/elenco

 

 
 

è consentita  la riproduzione a fini non di lucro dei materiali dell'Archivio Storico Benedetto Petrone con l'obbligo di riportarne  la fonte

 

IL 6 OTTOBRE 2010, A TARANTO,  MUORE LA COMPAGNA PAOLA RIVERA

Una vita vissuta pienamente nella sua città ed ancor oggi, anche se con molte contraddizioni, la presenza di Paola nelle lotte, nei movimenti è ancora sentita, come  lo testimonia la seguente lettera a firma della figlia Francesca

PAOLA RIVERA ,mia madre, una donna , che ha vissuto pienamente la sua vita…

 

Contro un uso strumentale e disonesto della memoria di Paola Rivera, mia madre.

( In risposta ad un post apparso sul blog Tarantocontro e ad un vecchio necrologio pubblicato all'indomani della sua morte su Pugliantagonista). 

 

Nota della redazione di Pugliantagonista:

su richiesta di Francesca Esposito, figlia di Paola Rivera ,  pubblichiamo questa sua lettera in occasione del secondo anniversario della morte di Paola. Rinnovando la nostra vicinanza alla famiglia di Paola, ricordiamo che la sua intensa vita ha attraversato quella di tanti altri suoi compagni e compagne di lotta  lasciando in ognuno di essi  un personale ricordo che sicuramente non può essere compresso in uno stereotipo, in una icona , uguale per tutti e di questo noi , vecchi militanti che facciamo politica in mezzo alals trada, tra la gente ne siamo consapevoli e ne accettiamo il rischio… 

Comprendiamo  anche il desiderio da parte di Francesca di preservare da facili strumentalizzazioni il ricordo e le lotte di Paola e per questo motivo riportiamo integralmente quanto Francesca ci ha inviato.Dalle sue parole anche se turbate dall’essere in disaccordo su quanto scritto relativamente a sua madre, Paola , con il suo forte carattere e la sua personale storia ci appare più viva che mai… La redazione 

Ci sono cose che si rimandano. Perché non è il momento, perché non si ha la forza di affrontarle o perché, semplicemente, si deve faticare enormemente per tenersi insieme affinché nemmeno un briciolo di energia vada sprecato. Perciò, nonostante il profondo fastidio che mi diede, non risposi al necrologio per mia madre, Paola Rivera, fatto circolare su Puglia antagonista da Margherita Calderazzi ed Ernesto Palatrasio, pur avendone voglia. 

Oggi, o meglio ieri, a distanza quindi di due anni esatti, quel fastidio si rinnova per un altro scritto -questa volta anonimo- in cui, di nuovo, si parla di mia madre in termini inesatti e sì "strumentali", attaccando mia zia Annamaria Rivera, "sociologa calamitata" sul palco di Lerner, nella trasmissione "L'infedele" su Taranto.

Cominciamo però da quel famoso necrologio che, per chi non l'avesse letto, così recitava: 



Con grande tristezza abbiamo appreso della morte di Paola Rivera. Noi siamo

stati i suoi compagni e compagne nel periodo migliore della sua vita, il

'68/'70. (...)Paola Rivera, dolce e ferma, ironica e severa, trasgressiva e disciplinata

ci ha aiutato a crescere e insieme abbiamo fatto un percorso entusiasmante e

costituito una pietra miliare, insieme ad altri giovani, in questa città.

Le sue idee non sono cambiate mai, la sua pratica sì, ripiegata in un

iniziale impegno tra le donne e in una continuità di frequentazione nella

sinistra culturale. Oggi nel ricordarla qualcuno cerca di dare di lei solo il volto degli ultimi

anni, per "adeguarla all'esistente", altri ne fanno una sorta di icona di un

passato lontano.

Non è così per noi. La Paola che ci appartiene vive nella continuità di

quegli anni nell'impegno di oggi. E' giusto ribellarsi! Le idee di rivolta

non sono mai morte!



Tutto falso. Per cominciare, il 68/70 non è stato "il periodo migliore della sua vita". Mia madre ha vissuto pienamente TUTTA la sua vita, non certo mummificando se stessa in un Eden passato, ma trasformandosi, crescendo, spostandosi, confrontandosi con l'esistente, alla ricerca di sempre nuove chiavi di lettura senza mai chiudersi al mondo. Le sue idee sono cambiate eccome, come è giusto che sia. Ciò che non è cambiata è la sua attitudine divergente e rivoluzionaria, che ha continuato ad avere anche di fronte alla malattia e, in ultimo, di fronte alla morte, affrontata con coraggio, dignità, autodeterminazione. Non si è mai "ripiegata", mai... tantomeno in un "iniziale impegno tra donne" o in una "continuità di frequentazione della sinistra culturale", che francamente, peraltro, non so cosa sia. 

Mia madre faceva politica tutti i giorni. 

Mia madre era, essenzialmente, un educatrice. E sapeva bene che il campo in cui doveva mettere il suo impegno di trasformazione dell'esistente era quello: la scuola, dove ha continuato, con passione, amore e -ultimamente- rabbia a lavorare fino a quando il suo corpo glielo ha permesso. Odiava le semplificazioni, odiava le classificazioni facili e i meschini incasellamenti della realtà e delle persone. E so quanto si sarebbe irritata ed arrabbiata nel sentirsi messa in queste scatoline riduttive e asfittiche in cui volete rinchiuderla. 

I morti non possono rispondere, per questo lo faccio io per lei. E lo faccio a maggior ragione ora, perché la sento distintamente rivoltarsi nella tomba al leggere, nuovamente, delle falsità sul suo conto a distanza di due anni dalla sua morte. 



" La sociologa Anna Maria Rivera che a Taranto non ci vive da 40 anni, era calamitata sul palco da chi e perché e in rappresentanza di chi e che cosa? Quando ci viveva si riteneva comunista e spesso a quelle portinerie ci veniva, quando scrive di immigrati è spesso lucida e precisa, ma ora tira fuori in maniera più strumentale che non si può la sorella Paola Rivera, una compagna sempre sulla trincea della classe operaia che mai pensiamo in vita sua ha sostenuto che l'Ilva dovesse chiudere, che è tragicamente scomparsa per tumore, tout court addebitato alla presenza dell'inquinamento, perché essendo vegetariana non poteva che morire per tumore dell'Ilva."



Lasciando ad Annamaria -per la cronaca,  antropologa e non "sociologa" e nient'affatto "calamitata" - il piacere (se lo riterrà utile o opportuno) di rispondere ad una descrizione di sè che io ritengo offensiva e riduttiva quanto quella di mia madre, veniamo al testo. 



Per prima cosa, ci si domanda che senso abbia dubitare strumentalmente che il tumore di mia madre possa essere stato causato dall'inquinamento a Taranto. Può essere, può non essere. Non è certo. Ciò che è certo, invece,  è che di tumore a Taranto si muore più che altrove ed è altrettanto certo che i comportamenti alimentari di mia madre tendevano al salutismo. Quindi? Che si fa? Cui prodest smentire la possibilità che la sua morte sia collegata alla presenza dell'ILVA? Chi stiamo difendendo? Ognuno tiri le sue somme. In fondo, il problema fondamentale non è questo. Il cancro a Taranto sta diventando un compagno di molti, a cui forse sempre più dovremo "abituarci". Se l'ILVA non c'entra, sarà colpa di qualcos'altro. L'ira di dio, il buco nell'ozono, babbo natale, le cavallette...vedremo. 



Ma veniamo a quello che più mi preme: "Sempre sulla trincea della classe operaia". Quanto avrebbe riso Paola di una simile frase!  E quanto fa ridere me, per la sua miseria semantica, per la sua povertà di analisi, per la sua falsità da slogan... E, non da ultimo, per la sua incongruenza con quanto scritto nel "necrologio" di cui sopra. Era ripiegata o ritta in piedi sulle barricate? Chissà. Probabilmente non lo sapremo mai... Vado ancora un po' avanti, però, e leggo l'illeggibile: "una compagna che mai in vita sua ha sostenuto che l'ILVA dovesse chiudere". E qui non si ride più. Perché, qui, con questa frase, si gioca col fuoco. E si mettono in bocca frasi serissime, soprattuto in un momento come questo, ad una persona che non può smentire in alcun modo. 

Mia madre ha vissuto per tutta la vita a Taranto, tranne i suoi ultimi due anni. E mai, dico mai in vita sua, ha nemmeno lontanamente "difeso" l'ILVA. Ha vissuto in città vecchia tra i fumi e le polveri maledicendo la fabbrica tutti i giorni. Maledicendola per gli odori acri che le arrivavano addosso nelle giornate di tramontana; per i panni stesi puliti e ritirati sporchi; per le morti sul lavoro; per il cancro degli altri e poi per il suo; per la devastazione sociale che l'ILVA ha portato in città; per i suoi anni di insegnamento a Paolo VI; per la palazzina LAF; per lo scenario apocalittico che dalla terrazza di via Duomo offendeva lo sguardo tutti i giorni e tutte le notti, come un insulto continuo al mare e alla bellezza. Se in questi giorni fosse stata viva, sarebbe scesa in piazza. Sarebbe, come me, orgogliosa del primo sussulto di ribellione della sua città. Non starebbe sulla "trincea della classe operaia". Certamente non di una classe operaia che appare terrorizzata -anche giustamente, certo...- all'idea di perdere il posto e che per questo sembra disposta a qualunque (qualunque...) patteggiamento col padrone. Di una classe operaia che si fa dare da chi la ammazza, la sfrutta, la manipola, la rinchiude in reparti confino, panini, bibite e crostatine al cioccolato. Che si fa trasportare agli scioperi in pullman aziendali con la divisa in ordine e il kit protesta distribuito dalla direzione. Di una classe operaia che sta dimenticando la sua migliore qualità: la dignità. 

Sarebbe stata invece sicuramente al fianco di quegli operai che, al contrario, non si prestano a questi giochi, che si oppongono e pensano con le loro teste, che chiedono ciò che è dovuto a questa città, dopo cinquant'anni di sfruttamento e violenza legalizzati: salute, sicurezza, reddito. Senza più ricatti. Senza più mercanteggiamenti. E che accettano le conseguenze di ciò, pagandole sulla propria pelle. Sarebbe stata al fianco, infine, di una città -donne, uomini, bambini, anziani, sani e malati- che si scopre esasperata. E che non accetta più di morire come agnello sacrificale sull'altare del profitto e di una disumana, presunta "politica industriale". Insomma, di certo non si sarebbe foderata gli occhi di operaismo acritico e muffito, impedendosi di vedere quanto complessa sia la situazione attuale o leggendo ciò che accade con lenti totalmente inadatte che, alla fine, senza accorgersene - o almeno, questo spero- fanno si che ci si metta pericolosamente dalla parte dei Riva. Mia madre era sì, rivoluzionaria. Ma in un senso così arioso, libero, totalizzante, antiautoritario, irriverente, mutevole e vivo che nulla ha a che vedere con il vostro. 

Non tiratela dalla vostra parte. 

Non ci stava comoda da viva, non ci sta comoda da morta.

Un saluto, 

Francesca Esposito

6 ottobre 2012


 Taranto 6 ottobre 2010

Ci associamo al saluto dei compagni che l'hanno conosciuta ed esprimiamo la nostra vicinanza alla famiglia

il ricordo pubblicato sul Manifesto

IN MORTE DI PAOLA RIVERA, MILITANTE FEMMINISTA
Vincenza Perilli
11.10.2010
Si è spenta all'alba del 5 ottobre a Bologna, dopo una lunga malattia, Paola Rivera, militante femminista della prima ora a Taranto, nei primi anni 70. Difficile riassumere una vita di fronte allo sgomento di una morte. Qualche frammento per ricordarla
Si è spenta all'alba del 5 ottobre a Bologna, dopo una lunga malattia, Paola Rivera, militante femminista della prima ora a Taranto, nei primi anni 70. Difficile riassumere una vita di fronte allo sgomento di una morte. Qualche frammento per ricordarla: una bella intervista dove Paola Rivera racconta il suo percorso di donna e femminista sul sito di Radio popolare Salento, un articolo su Il femminismo e le radio libere nel '77 in Italia e a Taranto e infine, di seguito, la poesia che le ha dedicato in occasione della morte sua sorella Annamaria.

http://marginaliavincenzaperilli.blogspot.com/2010/10/in-morte-di-paola-rivera-militante.html

 

 Vincenza Perilli

 

la poesia dedicatale dalla sorella Annamaria

Per Paola
Appartenevi in fondo
a un altro tempo
al tempo del pane e delle rose
della bellezza insieme alla giustizia
della rivolta rabbiosa eppur gentile
che avanza con passo
elegante e misurato
e sparge sul cammino
fiori di campo
ed essenze profumate.
Eppure il sortilegio
della tua voce
sommessa e musicale
che cantava fiabe e sogni
utopie e parabole istruttive
ha spezzato i confini
delle generazioni
poiché recava la fragranza
del pane appena sfornato
l’effluvio di piante
irrorate da poco
l’eco di bambini e di gatti e di cani
ronfanti per le tue carezze
il senso tattile di ricami
e maioliche decorate a mano
il profumo alla lavanda
d’abiti e lenzuola
ripiegati con cura
in cassetti di legno
odoroso e antico.
Bambini e ragazzi
adulti e vecchi
hanno danzato
intorno alla tua bara
al suono desueto di canti ribelli.
E tu signora della vita
che hai maneggiato
con cura e intimità e coraggio
signora della morte
che hai accompagnato
col tuo sorriso
ironico ed arcano
tu ci hai salutati
dalla spiaggia remota
che da due belle estati
t'aspettava trepida e inquieta

un ricordo da Marcello Galati su  radiopopolare salento

 

un ricordo dei compagni dello Slai Cobas (X  sindacato di classe)di Taranto

PER PAOLA RIVERA

Con grande tristezza abbiamo appreso della morte di Paola Rivera. Noi siamo
stati i suoi compagni e compagne nel periodo migliore della sua vita, il
'68/'70. Quando come comunisti marxisti leninisti, maoisti e maoiste abbiamo
reso Taranto uno dei punti della contestazione globale del "Vento dell'Est",
all'insegna "E' giusto ribellarsi" e del rinnovamento degli ideali del
comunismo autentico.

Paola Rivera, dolce e ferma, ironica e severa, trasgressiva e disciplinata
ci ha aiutato a crescere e insieme abbiamo fatto un percorso entusiasmante e
costituito una pietra miliare, insieme ad altri giovani, in questa città.
Le sue idee non sono cambiate mai, la sua pratica sì, ripiegata in un
iniziale impegno tra le donne e in una continuità di frequentazione nella
sinistra culturale.

Oggi nel ricordarla qualcuno cerca di dare di lei solo il volto degli ultimi
anni, per "adeguarla all'esistente", altri ne fanno una sorta di icona di un
passato lontano.
Non è così per noi. La Paola che ci appartiene vive nella continuità di
quegli anni nell'impegno di oggi. E' giusto ribellarsi! Le idee di rivolta
non sono mai morte!

Ernesto Palatrasio e Margherita Calderazzi di Taranto
Si associano i compagni di Proletari comunisti e dello Slai cobas per il
sindacato di classe.

TA. 7.10.10


home page

 

Open Area Pugliantagonista informa

mail provvisoria

pugliantagonista@libero.it

 
 

 
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
osservatoriobrindisi@libero.it
 
 

Archivio Storico
Benedetto Petrone
 
mail provvisoria
archiviobpetrone@libero.it