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Ora e sempre
Resistenza
MICHELE ROMITO
9 SETTEMBRE
2011
CERIMONIA PER
RICORDARE MICHELE MA ANCHE TUTTI COLORO CHE SI SACRIFICARONO PER LA
LIBERTA' DI BARI
posata la
"pietra di inciampo" o "testimone" sulle mura di Bari
da dove il ragazzo Michele Romito a bombe a mano fermò i camion
tedeschi
Da queste mura
il
9 settembre 1943
Michele Romito
Oppose resistenza all’esercito
tedesco
unendo
il coraggio dei suoi quindici anni
a quello del popolo di Bari Vecchia
e dei soldati del generale Bellomo
contribuendo così a salvare la città
e il suo porto
dalla furia distruttiva dei nazisti
Comune di Bari ANPI ANPPIA IPSAIC
Posero
il 9 settembre 2011
Il report
di Antonio Camuso , dell’Archivio Storico Benedetto Petrone,
presente come socio nella delegazione
ANPI di Brindisi:
Abbiamo partecipato con un misto di curiosità,
emozione e…anche un po’ di invidia per come quella parte della città
di Bari si presentava
splendidamente all’occhio del visitatore.
Il luogo dove è stata posta quella “pietra
d’inciampo”(praticamente una lastra incisa e messa sul lastricato del
camminamento sulle mura del cosiddetto Muraglione che in quel punto è a
difesa della Basilica di San Nicola)
rappresentava già in sé stesso un luogo di incontro-scontro tra
mondi spesso conflittuali da
qualche millennio come recitava una targa apposta al muro del
“fortino” dove si è svolta la seconda parte dell’iniziativa:
“-…quel
dì della liberazione della nostra città dall’assedio dell’armata
saracena ad opera della gloriosa flotta veneziana il 18 ottobre
1002…-“
Invece il
testimone di pietra inserito nel lastricato , dedicato all’eterno
ragazzo Pietro Romito recitava
di ringraziamento non ad un armata di liberatori venuti da lontano,
bensì a quel popolo di Bari, in divisa e non, uomini, donne e ragazzi che
il 9 settembre fecero della città pugliese il primo grande capoluogo di
regione che solo 24 ore dopo
l’armistizio si era già liberato con le armi dalla minaccia nazista.
Da
queste mura
il
9 settembre 1943
Michele
Romito
oppose
resistenza all’esercito tedesco
unendo
il coraggio dei suoi quindici anni
a
quello del popolo di Bari Vecchia
e
dei soldati del generale Bellomo
contribuendo
così a salvare la città
e
il suo porto
dalla
furia distruttiva dei nazisti
Comune
di Bari ANPI ANPPIA IPSAIC
Posero
il 9 settembre 2011
Essere lì vicino a quel muretto, da dove Michele
lanciò le bombe a mano contro i camion tedeschi, che transitavano nella
strada sottostante diretti verso il porto da occupare ci ha dato una
stranissima sensazione come un viaggio nel tempo e contemporaneamente il
senso del grande dono che uomini come Michele Romito, il generale
Bellomo, i marinai, gli impiegati delle poste, le donne di Bari ci
fecero insorgendo contro i nazisti, Mentre guardavamo
in giù da quel muro immaginando lo sferragliare dei camion e delle
motocarrozzette naziste, mitragliatrici puntate in tutte le direzioni, il
quindicenne Michele con tra le mani la bomba a mano da lanciare ,
appiattito contro il parapetto del muro, con il cuore in gola e un
turbinio di pensieri nella testa, siamo stati distratti da un suono di
campane , grida festose e sventolare di striscioni… sul piazzale della
chiesa : dietro di noi si
festeggiava un matrimonio
Forse se Michele avesse potuto lasciar scritto
come avrebbe voluto far ricordare quel suo eroico gesto non avrebbe
trovato di meglio di questo e ci avrebbe detto : - Uomini
e donne semplici, anti
eroi, come me han combattuto,
sofferto e spesso donato la vita per
dare a voi
la possibilità di esser liberi, di essere felici, di amarvi, di
metter su famiglia e vivere senza il terrore della guerra e della
dittatura, di fare figli, di
scegliere il vostro destino come in questo momento...-“
Grazie Michele, grazie combattenti per la libertà…
Qui ci fermeremmo
nel nostro report , già questo basterebbe per comprendere il senso
di quella cerimonia, ma per dovere di cronaca dobbiamo riportare che lo
scoprimento della targa è stata fatta con molta semplicità con
l’intervento del sindaco Emiliano , del
vicepresidente dell’ANPI sen Guerzoni
e del rappresentante della Regione, alla presenza delle delegazioni
dell’ANPI di tutte l e province di Puglia, della sorella di Michele
Romito e la sorella di un
altro giovane antifascista che nel 1977 fu ucciso dai
neofascisti baresi, Benedetto Petrone
Con commozione abbiamo toccato le medaglie di cui
si fregiava l’antifascista Michele Romito, insieme col distintivo
dell’ANPI di cui andava orgoglioso come testimoniava la foto che le
accompagnava.
Abbiamo poi continuato l’incontro in altro luogo
storico della battaglia di Bari, il fortino exufficio delle poste che era
uno degli obbiettivi dei tedeschi in quel 9 settembre del 1943 e che vide
la strenua resistenza di civili e militari baresi. Negli interventi
susseguiti oltre a rimarcare
l’importanza di quei fatti, la voglia di prendere da essi spunto per una
presa di coscienza che anche oggi occorre che si formi l’unità delle
forze migliori e sane di questo paese per una nuova rinascita
e momento di riscossa popolare e nazionale.
Antonio Camuso
Socio ANPI Brindisi
Foto
Presto sarà disponibile un video sul canale
youtube di Pugliantagonista.it
31 AGOSTO 2009
Morto Romito, il ragazzo
che difese il porto di Bari
nella II Guerra mondiale
Lo avevamo incontrato poco meno di due mesi fa in occasione
dell'iniziativa Puglia
Ribelle in cui si festeggiavano i 40 dalla nascita del circolo lenin
di Puglia. Lo avevamo visto intento ad ascoltare gli interventi ed
aveva anche lui voluto dare il suo contributo di partigiano , di
comunista, di antifascista. Per tutti noi era stata una grande emozione
incontrarlo ed oggi la notizia che lui ci ha lasciato per sempre ci
rattrista profondamente . La redazione dell'Archivio storico Benedetto
Petrone e di Pugliantagonista si stringono con affetto ai suoi cari e ai
suoi compagni.
Michele Romito al
40° del circolo Lenin di Puglia
BARI - E' morto stamani nel reparto di
Neurologia dell'Ospedale 'Di Venerè di Carbonara di Bari Michele Romito,
82 anni, figura di primo piano della lotta che la città di Bari sostenne
contro i tedeschi nella seconda guerra mondiale.
Il 9 settembre del 1943, quando aveva
appena 16 anni, Romito si distinse nella difesa del porto di Bari,
attaccato da reparti dell'esercito tedesco in ritirata che ne volevano far
saltare gli impianti. Alla difesa presero parte militari e civili
italiani.
Mentre soldati del Regio Esercito -
comandati dal generale Nicola Bellomo nonostante lo sbandamento successivo
all'armistizio - affrontavano i nazisti sul lungomare, alcuni popolani
armati, tra cui Michele Romito, bloccavano gli accessi a Bari vecchia.
Romito, in particolare, lanciò due bombe a mano dalla sommità dell'arco
di San Nicola contro un camion della Wehrmacht che si incendiò, bloccando
l'accesso al quartiere ai parà della divisione 'Hermann Goering' che
stava attaccando il porto. Anche per questa azione la città fu insignita
nel 2006 dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano della medaglia
d'oro al valore civile.
Romito, pensionato ed ex operaio portuale,
ha passato gli ultimi mesi della sua vita in difficoltà sia economiche
sia di salute; solo pochi giorni fa il Comune aveva disposto aiuti
economici e l'intervento dei servizi sociali. La salma sarà composta da
oggi nell'Aula consiliare del Comune di Bari, i funerali saranno domani
alle 16 in Cattedrale.
31 Agosto 2009
(da la Gazzetta del Mezzogiorno online)
altre notizie su Michele:
E' morto il compagno Michele Romito, eroe antifascista barese. I
funerali si svolgeranno oggi pomeriggio alle 16 nella Cattedrale di Bari.
http://www.anpi.
it/libri/
bari_1943.
htm
Bari, 8 settembre '43. La Wehrmacht fermata da un ragazzino.
Questa è la storia di un ragazzino di Bari Vecchia che l'8 settembre 1943
riuscì a fermare una colonna della Wehrmacht. L'ha scritta il giornalista
Marco Brando, sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno, nell'edizione di
Bari.
E' il 9 settembre 1943. Un reparto della Wehrmacht penetra nel porto di
Bari, affonda alcuni piroscafi e risponde con il fuoco alle intimazioni di
resa. "Mentre un camion tedesco attraversava il ponte di San Nicola,
a Bari vecchia, lo attaccammo..
. E poiché vedemmo tanti ragazzi volenterosi di scagliarsi contro,
incitammo questi a lanciare le bombe a mano da noi fornite. Tanto che il
piccolo quattordicenne a nome Romito Michele fu Francesco, abitante in via
San Marco 50, con un lancio di una bomba incendiò il camion". Sono
parole di Mario Trani (Marina militare) in una testimonianza resa
all'Associazione nazionale partigiani d'Italia il 15 giugno 1945 e
raccolta nel volume L'8 settembre 1943 in Puglia e Basilicata (Edizioni
dal Sud), realizzato da Vito Antonio Leuzzi e Giulio Esposito per conto
dell'Istituto pugliese per la Storia dell'antifascismo e dell'Italia
contemporanea.
È una parte del racconto della battaglia cui egli aveva partecipato: lo
scontro, costato sei morti italiani ricordati in una lapide sul palazzo
della dogana, contrappose alcune centinaia di soldati tedeschi (incaricati
- il giorno successivo alla notizia dell'armistizio tra Italia e forze
alleate - di far saltare le installazioni portuali baresi) a militari e
civili italiani. Questi ultimi, prima spontaneamente poi col coordinamento
del generale Nicola Bellomo, riuscirono a fermarli. Quel giorno dettero un
contributo importantissimo, non solo sul piano bellico ma anche sul piano
morale, decine e decine di ragazzini di Bari vecchia, che si armarono di
bombe a mano e andarono all'assalto dei mezzi blindati germanici. Di
questi ragazzini nessuno ha mai più parlato. E' uno dei lati oscuri,
censurati per decenni, della storia della guerra di Liberazione. Il
quattordicenne citato da Trani, Michele Romito, vive ancora nella sua Bari
vecchia, stesso indirizzo. Oggi è un settantacinquenne. Negli anni
Settanta il Comune si ricordò di lui, con una medaglia. Poi l'oblio. Lo
abbiamo incontrato nei pressi dello stesso arco da cui lanciò le bombe
sul camion tedesco. Non lontano, lungo le mura della città vecchia, ci
sono i bagni pubblici, ove ha lavorato dopo aver smesso di fare il
muratore. "Mi ricordo tutto, eccome...", racconta, indicando
l'arco attraverso il quale si raggiunge il cuore del borgo. "Eravamo
in tanti ragazzini, allora, a lavorare nel porto. Praticamente tutti i
ragazzi di Bari vecchia. Gli adulti erano al fronte, anche i miei fratelli
maggiori, così toccava a noi. Caricavamo e scaricavamo le navi, pure
quelle dei tedeschi, che fino all'8 settembre erano nostri alleati",
ricorda. Finché quegli adolescenti barivecchiani dovettero dare l'assalto
agli ex alleati. "Ricordo che la sera dell'8 settembre, dopo aver
ascoltato alla radio il messaggio di Badoglio che annunciava l'armistizio,
avevamo festeggiato fino a tardi. Per tutti noi era la fine della guerra.
O, almeno, così speravamo. La mattina del 9 ci presentammo come al solito
al lavoro, nel porto... Arrivarono i tedeschi. Spararono, minacciarono
tutti, fecero saltare alcune navi, uccisero quelli che avrebbero voluto
impedirglielo. E noi non sapevamo cosa fare, eravamo rimasti intrappolati.
.. Nel caos, riuscimmo infine a raggiungere le mura di Bari vecchia".
Via di corsa verso le proprie case, in cerca di rifugio?
Macché. "Si sparava, c'era fumo ovunque. Andammo di corsa dietro
l'Ospedale consorziale (demolito dopo la guerra, ndr), in piazza San
Pietro". Ed ecco l'incontro. "C'era il generale Bellomo con
altri soldati. Era leggermente ferito. Ci guardò e ci disse: "Dovete
difendere le vostre case, la vostra città". Ci fece vedere, davanti
all'Ospizio, alcune casse piene di bombe a mano". Prosegue Michele
Romito: "Erano bombe Balilla, quelle rosse. Tutti noi ne prendemmo
alcune. Io ne presi sei: due in mano e quattro infilate nella maglietta.
Lungo le mura corsi verso il ponte di San Nicola... Mi nascosi dietro le
colonne, allora la balaustra non c'era. In quel momento stavano arrivando
due camion blindati tedeschi, armati con una torretta da cui spuntava una
mitragliatrice. Volevano entrare a Bari vecchia, dove c'erano le nostre
case, le nostre famiglie. "O noi o loro", pensavamo tutti.
Il primo camion fece in tempo ad entrare ma fu fermato davanti al
santuario di San Nicola. Il secondo stava passando... Io tirai una prima
bomba a mano dall'alto. Esplose proprio sulla torretta. Lanciai anche la
seconda e fu un inferno... Quell'affare prese fuoco completamente. Così
l'ingresso dei bastioni restò bloccato, e io corsi verso piazza San
Pietro". Michele si unì ad altri ragazzi e ad alcuni militari:
lanciarono altre bombe a mano sulle truppe germaniche, che premevano
sull'altro lato dell'ospedale consorziale. Poco dopo i tedeschi si
arresero, dopo aver raggiunto un accordo con i militari italiani.
"Quando ormai era tutto finito, in piazza arrivarono alcune decine di
bersaglieri in bicicletta. Ma avevamo già fatto tutto noi. I tedeschi si
erano arresi". Così quel ragazzino - che, come i suoi amici, non
aveva mai visto prima una bomba a mano o un'arma - si ritrovò di punto in
bianco in prima linea. "I tedeschi che assieme agli altri avevamo
catturato purtroppo furono liberati, per ordine del comando italiano...
Purtroppo, perché risalirono fino a Barletta, a Trani e in altre città
pugliesi, dove fecero stragi e sparsero molto sangue. Fu un errore, di cui
nessuno si è mai pentito abbastanza. Io - dice Michele - non odio i
tedeschi, oggi. E anche allora, prima di quella battaglia, prima dell'8
settembre, non dico che avevo fatto amicizia con alcuni di loro ma quasi.
Ci chiamavano per aiutarli a fare la cambusa per le navi ormeggiate in
porto, li conoscevamo. Ma dopo l'armistizio si trasformarono. Diventarono
massacratori senza pietà... Dovevamo fare il nostro dovere". Un
rimpianto?
"Vorrei che fosse riconosciuto a Bari vecchia il sacrificio dei suoi
ragazzi. Io abito qui da sempre, così come i miei genitori. Di noi oggi
si parla solo per dire cose brutte. Ma nessuno ricorda quei giorni, il
nostro coraggio, il nostro orgoglio, il nostro sacrificio. Fu uno dei
primi episodi di Resistenza, molto prima che succedesse nel Nord
Italia". Ci sono ancora a Bari vecchia gli ex ragazzini di allora
che, come lei, fermarono la Wehrmacht? "E chi lo sa... Dopo la guerra
sa dove spedirono moltissimi barivecchiani, le cui case erano state
distrutte dai bombardamenti? Nell'ex campo di concentramento ai margini di
Bari. Poi al Cep e in altre periferie. So che c'è ancora qualcuno,
isolato laggiù. Ma non lo vedo più da molti anni. Mi piacerebbe
incontrarli ancora". E poi? "E poi, magari, potremmo andare a
raccontare nelle scuole quel che successe allora. Noi ne siamo orgogliosi.
E Bari vecchia merita che le venga finalmente reso onore, almeno dopo
sessant'anni"
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