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80° della Resistenza LA MARINA MILITARE ITALIANA NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE E IL RUOLO DEI PORTI PUGLIESI . pagina a cura di Antonio Camuso
Note 1)Ringraziamo per l'autorizzazione a noi concessa dal signor Carlo Cestra di pubblicare questo capitolo importante della Guerra di Liberazione al nazifascismo, contenuto in un suo lavoro molto interessante sulle vicende belliche che coinvolsero le nostre Forze Armate durante la Seconda guerra mondiale 2)La riproduzione di questo articolo è vincolata dai diritti di autore quindi essa è possibile solo richiedendola esplicitamente contattando il signor Carlo Cestra sul suo sito http://www.carlocestra.com la redazione dell'Archivio S B Petrone Breve recensione e commento al lavoro di Carlo Cestra da parte di Antonio Camuso che cura per l'Archivio storico Benedetto Petrone (Brindisi) la pagina dell'AltraResistenza : in questo lavoro Cestra in pochissime righe sintetizza da studioso quasi due anni di sofferenze, lutti, sacrifici silenziosi e momenti difficilissimi che gli uomini nelle bianche uniformi della marina dovettero affrontareper dissipare i dubbi dei nuovi alleati, mostrare all'intero paese che le forze armate italiane ed in particolare la Marina non erano da identificarsi con il fascismo e tutte le sue colpe. Ma comunque anche se ve ne fossero state, seppur marginali esse furono lavate con il sangue che quotidianamente i marinai, gli aviatori i soldati combattenti in divisa o come partigiani versarono per un Italia che era tutta da costruire ma in cui ognuno di essi era pronto a dare la vita affinche il fascismo non potesse più risorgere in Italia. La marina fu un'arma fedelissima che fortunatamente grazie alle sue tradizioni secolari, la sua struttura logistica diffusa sul territorio, con una catena di trasmissioni radio intatta, con unità modernissime che praticamente il giorno dopo l'8 settembre incominciarono ad operare al fianco degli Alleati. Quello che chiaramente non possiamo trovare in questo piccolo capitolo che riportiamo è la sofferenza interiore nei drammi che gli uomini della Marina vissero nei giorni del dopo 8 settembre ....Capitolo 8....
http://www.cestra.eu/franco/ffnnbb_capitolo8.htm
Brevi
note sul contributo della Marina italiana alla Guerra di Liberazione
Il
prezzo in vite umane pagato dalla Marina il 9 settembre 1943, per
eseguire gli ordini ricevuti di ottemperare alle clausole armistiziali,
fu di oltre 1.790 uomini, di cui 1.393 periti nell’affondamento
della corazzata Roma per il bombardamento aereo tedesco; 228
componenti l’equipaggio del cacciatorpediniere
Antonio Da Noli
che, dopo uno strenuo combattimento nelle acque del Golfo di Bonifacio,
affondò andando su campi minati posti dai tedeschi e non noti a tale
unità; 60 componenti l’equipaggio del cacciatorpediniere
Ugolino
Vivaldi che, sempre nelle acque del Golfo di Bonifacio, ingaggiò
combattimenti con batterie costiere tedesche, subendo notevoli perdite
e il giorno 10 affondò colpito da aerei tedeschi;
VAS 234
(Vedetta Anti Sommergibile) aspramente impegnata in combattimento con
motosiluranti tedesche, superiori in numero e armamento e da queste
affondata nelle acque della Gorgona, mentre l’ammiraglio Federico
Martinengo, Comandante Superiore dei Mezzi Antisommergibili - che si
era messo al timone di tale unità - fu colpito a morte; 50 membri
della corvetta Berenice, affondata da batterie germaniche
mentre usciva dal porto di Trieste; il cacciatorpediniere
Sella
affondato da motosilurante tedesca mentre stava uscendo dal porto di
Venezia; la torpediniera T.8 affondata da aerei germanici nei
pressi delle coste meridionali dalmate; torpediniera
Ardito a
Bastia; cannoniera Aurora nonché altre unità minori.
Specie
per merito dell’azione determinata, tempestiva e precisa
dell’ammiraglio Sansonetti, nonché per la sua opera di persuasione,
la nostra Marina rimase una forza compatta, unita e operativamente
efficiente. Solo una parte esigua aderì alla Repubblica Sociale
Italiana.
Infatti:
·
il
78% delle nostre unità, espresso in tonnellaggio, pari al 72%
espresso in numero, si recò nei porti indicati dagli Alleati;
·
il
20% delle nostre unità, espresso in tonnellaggio, pari al 21%,
espresso in numero, si autoaffondò perché non in grado di muovere;
·
i
Comandi marittimi, che si trovavano nella zona sotto l’influenza dei
tedeschi, attuarono le misure antitedesche previste nella riunione
tenutasi al ministero della Marina il pomeriggio del 7 settembre 1943;
·
gli
altri Comandi marittimi obbedirono, nella loro totalità, agli ordini
ricevuti e proseguirono nella loro attività;
·
i
Corsi Normali dell’Accademia Navale, che comprendevano ufficiali,
allievi, professori, famigli e personale subalterno e che erano
dislocati a Venezia, furono trasferiti a Brindisi con la motonave
Saturnia.
A Brindisi ripresero immediatamente la loro attività presso il
Collegio Navale ditale città;
·
i
Corsi Preliminari dell’Accademia Navale e tutto il personale
addetto, che erano dislocati a Brioni (Pola), dovevano imbarcarsi
sulla motonave Vulcania per raggiungere il Sud. Successivamente
sbarcato tutto il personale fu catturato, trasferito a Venezia ed
internato in Germania;
·
le
navi scuola Cristoforo Colombo e
Amerigo Vespucci, che
stavano effettuando la campagna di istruzione in Alto Adriatico,
raggiunsero anch’esse Brindisi.
Nella
giornata dell’11 i tedeschi piantonarono, ma non occuparono il
ministero della Marina. Supermarina e gli altri Uffici operativi,
poterono quindi proseguire il loro lavoro fino al mattino del 12,
quando l’ammiraglio de Courten comunicò che riassumeva da Brindisi
il diretto Comando della Marina.
Conseguentemente
gli ufficiali destinati al Ministero lasciarono tale Dicastero e:
·
l’ammiraglio
Sansonetti, partì da Roma passando avventurosamente le linee e
raggiunse Brindisi, nel novembre del 1943, dove riprese il suo posto e
le sue funzioni;
·
l’ammiraglio
Ferreri diresse e coordinò da Roma l’attività del Fronte della
Resistenza della Marina, avvalendosi della valida collaborazione degli
ammiragli Massimo Girosi, Giulio Valli, Angelo Parona e Carlo
Giartosio, nonché di quella degli ufficiali e sottufficiali che,
rimasti bloccati al Centro-Nord, si erano dati alla clandestinità;
·
l’ammiraglio
Franco Maugeri diresse e coordinò da Roma l’attività del Servizio
Informazioni clandestino, che aveva diramazioni in tutta l’Italia
occupata dai tedeschi, nonché in Svizzera. Egli inoltre era anche in
diretto contatto con la Va Armata Americana.
Gli
Alleati apprezzarono il comportamento tenuto dalla nostra Marina in
quanto 1‘8 settembre, in un momento di estrema difficoltà morale e
materiale, aveva dimostrato di essere un organismo che aveva mantenuto
intatti autorità, prestigio e, dimostrando fedeltà al giuramento
dato, aveva eseguito disciplinatamente il più amaro degli ordini.
Gli
Alleati quindi considerando che la nostra Marina era meritoria della
massima stima e fiducia, sia per il valore, il coraggio, la
professionalità, l’abnegazione dimostrata durante tutto il
conflitto, sia per la lealtà con la quale aveva rispettato le
clausole armistiziali, richiesero già il 12 settembre 1943 la
cooperazione di motosiluranti per azioni da compiere nel Golfo di
Salerno; e due giorni dopo che i nostri cacciatorpediniere
Legionario
ed Alfredo Oriani, effettuassero una missione operativa della
durata di quasi una settimana, tra Biserta e la Corsica; lo stesso
giorno Supermarina dette autonomamente disposizioni alle torpediniere
Francesco
Stocco e
Giuseppe Sirtori, di salpare per Corfù per andare
in appoggio al nostro presidio militare distaccato in tale isola.
Inoltre
il 23 settembre 1943, ancor prima della firma dell’”Armistizio
lungo” a Malta sulla corazzata
Nelson, che sarebbe
avvenuta il 29 seguente e della dichiarazione di guerra alla Germania
fatta il 13 ottobre 1943, l’ammiraglio de Courten e l’ammiraglio
Cunningham siglarono, a bordo dell’incrociatore inglese
Euryalus
(con il quale l’ammiraglio Cunningham era giunto a Taranto) un “Accordo
Navale” riguardante la cooperazione della Regia Marina a
operazioni belliche a fianco degli Alleati, che poneva la nostra
Marina sullo stesso piano di parità morale rispetto alle Marine
Alleate.
Nel
periodo successivo notevoli perdite ebbe la Marina anche a Rodi (800
marinai compresi quelli periti nell’affondamento della motonave
Donizetti),
a Cefalonia, a Corfù, a Lero, e dei caduti del Battaglione San Marco.
Elevato fu anche il numero delle perdite del personale che,
militarmente inquadrato, partecipò individualmente alla lotta
partigiana. Complessivamente le perdite della Marina ammontarono a
10.240 uomini, così come appare nella Relazione del ministro della
Difesa Randolfo Pacciardi, datata 17 novembre 1949.
Le
tabelle soprariportate attestano l’attività e l’opera svolta
dalla nostra Marina dall’8 settembre alla fine del conflitto. Queste
cifre evidenziano l’importanza dell’apporto della nostra Marina
alla guerra di liberazione dai tedeschi; inoltre questa Forza Armata,
dimostrando di essere una valida ed efficiente organizzazione, ebbe un
rilevante peso sui successivi sviluppi per la ricostruzione
dell’Italia. Il
sacrificio dei nostri Caduti non fu quindi vano.
Antonio Camuso Archivio Storico Benedetto Petrone archiviobpetrone at libero.it Brindisi 10 giugno 2023
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