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1/Carlo Buscaglia un eroe morto due volte e conteso per sessant'anni.
Casualmente in edicola scorrendo le riviste specializzate di “cose militari” il mio occhio è caduto su quel nome –Carlo Buscaglia- che spiccava su una pubblicazione dal nome “Aerei nella Storia” di questo mese di marzo 2008. Un nome, quello di Buscaglia, inconfondibile e impossibile a dimenticare per gli appassionati di aeronautica ma anche di studiosi di quella parte di storia del nostro paese che fu piena di tragedie,lutti, silenzi, colpevolezze ma anche di eroismo d’altri tempi. Quella di Buscaglia fu la storia di un uomo che vestendo i panni di pilota di aerosiluranti della Regia Aeronautica italiana , durante la seconda guerra mondiale, divenne l’eroe per antonomasia , sprezzante del pericolo e incurante della sua vita, che si lanciava attraverso una tempesta di piombo e tra nugoli di caccia avversari per cercare di silurare le navi inglesi nel Mediterraneo ed una volta a terra ritornare ad essere uno studente di giurisprudenza. Quattro medaglie d’argento guadagnate ritornando con l’aereo crivellato di colpi, in fiamme e con l’equipaggio composto da morti e feriti e spesso con tanti altri compagni lasciati morire abbattuti in quello che per il regime fascista doveva essere il “Mare Nostrum”.
Divenne così una leggenda ed un simbolo dell’Italia guerriera e quando si seppe, il 12 novembre 1942, che era stato abbattuto, in fiamme, in Tunisia, con lui caddero le ultime illusioni che con un pugno uomini /eroi/kamikaze si potesse fermare il baratro in cui il fascismo aveva gettato l’Italia. Quasi un’anno dopo si giunse all’armistizio e poi alla cobelligeranza dell’Italia con gli Alleati contro la Germania. A questa scelta aderì gran parte dei nostri militari che alla lotta di Liberazione diedero un contributo importante e spesso poco valorizzata da noi antifascisti della “nuova sinistra”. Eppure da quelle vicende molto avremmo da imparare per non rimanere stupiti come un’arma come l’Aeronautica che era stata il fiore all’occhiello dell’apparato militare fascista e testa di punta delle imprese più aberranti come la guerra di Abissinia e quella di Spagna , Guernica compresa, ricostituitasi in Puglia, ritornasse ben presto a combattere questa volta i tedeschi con lo stesso o ancora più forte spirito di sacrificio che l’aveva contraddistinta. Gli Alleati angloamericani riarmarono con molta riluttanza i nuovi alleati italiani , ripetendo un rituale nei confronti degli italiani che già avevamo visto fare dai” nostri “excamerati tedeschi. Così ci rifilarono armi , aerei compresi, usurati da anni di conflitto o tanto pieni di difetti che i piloti inglesi e americani si rifiutavano di portare in volo . Eppure i nostri piloti ed i loro meccanici fecero i soliti miracoli rattoppando e stringendo i denti con tanta voglia di riscattare il proprio paese e il proprio onore macchiato dall’esser stati alleati con i nazisti. La maggior parte delle missioni furono condotte sull’area Balcanica dove decine di migliaia di soldati italiani rimasti intrappolati dopo l’armistizio, avevano continuato a combattere insieme ai partigiani yugoslavi, albanesi, greci formando le mitiche divisioni Garibaldi . Partivano così dalla Puglia i caccia Airacobra P39 che andavano a spezzonare i tedeschi tra le montagne della Yugoslavia. Aerei pilotati da uomini con alle spalle cinque e più anni di guerre , con i nervi a pezzi e il tremore nelle gambe quando si ritornava, se fortunati, a casa nell’aeroporto di Galatina o di Brindisi. Molti non rientrarono e spesso non fu per colpa del piombo dell’antiaerea tedesca, bensì di quelle macchine complicate e difettose che gli Alleati ci avevano prestato. Fu probabilmente per lo stesso motivo che per la seconda volta morì il nostro eroe, Carlo Buscaglia. sul campo di San Giuseppe Vesuviano il 22 agosto 1944. Sì, perché lo strano destino che spesso si beffa degli eroi, volle giocare sino all’ultimo con la vita di Buscaglia. Dall’abbattimento in Tunisia, lui ,unico sopravvissuto dell’S79 Sparviero che guidava fu curato dagli americani e dopo un lungo periodo di prigionia, nel giugno 44, decise di passare nell’Aeronautica cobelligerante. Le ustioni riportate avevano sfigurato il suo corpo ma non il coraggio che lo spinse ad accelerare i tempi per il suo rientro in servizio e la pratica sul bombardiere Martin A30 Baltimore. Il 22 agosto 1944 al suo primo decollo da solo, nonostante il disaccordo dei suoi superiori, ebbe un incidente al decollo e perì per la seconda volta in uno spaventoso incendio. La sua leggenda lo portò al diventare un’icona, beffa del fato ulteriore, per due schieramenti contrapposti ed addirittura una squadriglia di aerosiluranti dell’Aeronautica repubblichina di Salò portò il suo nome e per molto tempo su quella sua morte misteriosa si sparse la leggenda che quel maledetto giorno volesse fuggire, da solo, verso l’Italia occupata dai nazifascisti per indossare la camicia nera. Questo fatto ha pesato per decenni sul suo nome e solo ultimamente grazie alle testimonianze dei suoi collaboratori smentiscono ciò , mentre l’anno scorso , nel 2007 è circolata un’altra “verità” scomoda, ovvero che la guerra e le ferite lo avevano spinto al bere e quel 22 agosto a causa di ciò non fosse in condizioni ideali per guidare un aereo difficile come il Baltimore. Anche se fosse così la sua figura a mio avviso si riempirebbe ancora di più di quell’umanità che spesso gli “eroi” non sembrano godere e darebbe ancora più senso a cosa fu per tutti gli italianila tragedia del fascismo, della scelleratezza delle sue scelte guerrafondaie , ma ancora più generalmente a quanto la GUERRA TOTALE, come lo sono le guerre moderne, sconvolgano l’animo umano nel più profondo. Da questa convinzione dobbiamo dare forza al nostro antimilitarismo e al nostro dire no alle nuove guerre del capitale globalizzatore e al suo apparato piovresco di basi logistiche su tutto il pianeta, ma contemporaneamente ricordare come l’Italia antifascista ha sacrificato migliaia di suoi giovani, costretti loro malgrado a divenire eroi, per cancellare la barbarie del fascismo. ANTONIO CAMUSO OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI 17 marzo 2008 2/QUANDO BUSCAGLIA DISSE AL SEGRETARIO FASCISTA:- VENGA CON NOI SOTTO IL PIOMBO NEMICO...- VI INVITIAMO A LEGGERE QUANTO RIPORTATO SUL BLOG DI BETASOM SULLA SUA ANTIPATIA AL FASCISMO http://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=7949
Martino Aichner
che fu al suo fianco in battaglia , e a cui ha dedicato un libro di
memorie,ricorda: “-Era un giovane alto e robusto con viso regolare e una leggera
fossa sul mento , e uno sguardo tagliente che aggrediva l’interlocutore … Fu il
migliore tra gli aerosiluranti Italiani e probabilmente anche tra tutti i
belligeranti con 26 azioni di siluramento tra il fuoco di sbarramento nemico con
una condotta che poteva risalire solo a un fanatismo estremo o a un senso del
dovere senza limiti. E io posso testimoniare che Buscaglia non era un fanatico. e come Buscaglia gli rispose : ”-Se con il cuore e con l’anima LEI volesse seguirci anche con il corpo, noi saremmo orgogliosi di riservarle un posto alla prima occasione, su uno dei nostri aerei-“ E non c’è da stupirsi che la stoccata la tirò usando il Vietatissimo LEI , anziché il voi di prammatica, in quando , ricorda ancora Aichner:
“-…non fece mai
segreto delle sue scarse simpatie per il partito fascista. ed ancora su Buscaglia http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Emanuele_Buscaglia http://it.wikipedia.org/wiki/Martin_187_Baltimore
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