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25 aprile 1945- 25 aprile 2019 Ora e sempre Resistenza! Il saluto romano a Piazzale Loreto: offesa ai martiri fucilati il 10 agosto 1944 Fermare la marcia di FN a Bari
APPELLO UNITARIO Le recenti aggressioni neoquadristiche per
le vie di Lecce a danno di giovani antifascisti sono riconducibili
all’attivismo di Casa Pound e Blocco Studentesco. Sempre più diventa
necessario chiedere a tutti i livelli la chiusura delle sedi riconducibili
a questo gruppo dichiaratamente neofascista. Applicare le norme costituzionali e le leggi
vigenti sul divieto di apologia del fascismo, di ricostituzione di partiti
e movimenti fascisti, di istigazione all’odio razziale, diventa sempre
più necessario. Il gruppo di Casa Pound attivo da qualche anno
in città dissimula le sue attività sotto forma di richieste
sociali, ma le sue sedi sono luoghi di reclutamento, addestramento,
indottrinamento. La gioventù neofascista di Casa Pound ha alle spalle
pesanti protezioni politiche ed istituzionali evidenti e dimostrabili. I neosquadristi cercano di aprirsi strada nello
spazio pubblico della città e nei suoi luoghi, di legittimarsi e
ottenere riconoscimenti nonostante siano dichiaratamente ispirati da
dottrine di violenza, razzismo, discriminazione. Assessori del Comune e della Provincia sono
andati spesso a legittimare le loro iniziative, finanziando progetti e
fornendo spazi pubblici, in un modo irresponsabile che la dice lunga su
chi intende utilizzare questa presenza aggressiva. Le strade della città, gli spazi e le pratiche
sociali che si producono, devono essere luoghi di socialità tollerante e
sicura. Dobbiamo far vivere in positivo nelle pratiche comuni sociali,
culturali e associative la diffusa coscienza antifascista. Lanciamo
intanto una lunga campagna per affermare la cultura e la pratica
dell’antifascismo. Aderiamo a percorsi unitari per manifestazioni contro
le violenze fasciste e razziste a Lecce. VENERDI'
20 GENNAIO 2012 Le strutture provinciali di: ANPI
(associazione nazionale partigiani); ARCI; UISP; il sindacato confederale
CGIL; FIOM-CGIL; le associazioni studentesche: UDU e UDS ; lo Spazio
sociale ZEI; Arci "Biblioteca di Sarajevo" Maglie; la Rete
antirazzista salentina; le officine culturali ERGOT; il Comitato per la
difesa dei diritti degli immigrati; la Libera Federazione Donne-Casa delle
Donne; il laboratorio di idee partecipate Lecce2.0dodici; FucinAsud-Salice; Collettivo Iqbal Masiq. presidio antifascista contro l'ennesima aggressione con ferimento di un ventenne antifascista
Il comunicato dei compagni dell'aggredito Siamo stanchi, siamo incazzati. La nostra città, la scorsa notte, è stato teatro dell’ ennesimo atto di vigliacca violenza delle squadracce fasciste. Quattro militanti nostalgici hanno pedinato con un’ auto un giovane compagno antifascista e, appena raggiunto, lo hanno prima minacciato e poi aggredito inizialmente con una testata al naso e dopo colpendolo ripetutamente al volto, provocandogli una frattura alla mandibola sinistra. Questi sono i fascisti che picchiano nelle nostre strade, che accoltellano a Napoli e che sparano a Firenze, gli stessi che dopo si fanno intervistare dai giornali negando ogni tipo di coinvolgimento, nascondendo la mano già pronta ad impugnare la cinta. Hanno un nome ed un pensiero politico ben preciso, riconducibile, come spesso ultimamente, al movimento neofascsita Casapound, che continua imperterrito a mascherare le sue vere intenzioni dietro a ipocrite dichiarazioni e vili interventi sociali. Magari questa notizia stupirà molti di quelli che pubblicamente hanno difeso questi ragazzi, arrivando addirittura a definirli dei “visi puliti”, ma noi a queste bugie non ci crediamo, perché noi viviamo ogni giorno la nostra città, noi giriamo per il centro di Lecce rischiando di essere aggrediti da questi poveri esaltati, che continuano a reclutare giovani militanti grazie alla loro complicità, ipocrisia e indifferenza. Ogni anno aumentano il numero di iscritti e il loro raggio di influenza, esibendosi anche in squallidi convegni pseudoculturali o passeggiate collettive camuffate da corteo. Siamo stanchi di chi dice che è sbagliato chiudere Casapound e le altre associazioni fasciste e di chi finge di non vedere cosa succede ogni giorno o cerca di minimizzare la gravità di queste aggressioni. I fascisti non devono avere nessuna agibilità, hanno già dimostrato la loro vera natura, sono razzisti e picchiatori e proprio per questo noi combattiamo ogni giorno e ogni forma di violenza, convinti che debbano essere isolati e fortemente limitati, per evitare che facciano altro male. Siamo incazzati perché è inaccettabile che un ragazzo di vent'anni possa essere accerchiato e picchiato da un gruppo di fanatici mentre gira da solo per le strade del centro della sua città, perché non è ammissibile che queste persone possano contare sulla complicità delle istituzioni, la cui incoscienza e irresponsabilità abbiamo più volte denunciato. Ne è un esempio tangibile la partecipazione degli assessori Roberto Martella e Simona Manca alle conferenze dei neo-fascisti, il riconoscimento da parte del rettore La Forgia di blocco studentesco come associazione universitaria e la concessione di spazi sociali all'interno della nostra città da parte della giunta comunale. Questo per noi è l’ ennesimo fallimento di una “democrazia”, nata sulle ceneri delle vittime del ventennio e animata dal sentimento intriso di amore e rabbia che ha lasciato un’ impronta indelebile nella costituzione, dichiaratamente antifascista e che perciò rifiuta, come dovrebbe fare ogni cittadino, ogni forma di fascismo. La nostra rabbia ci spinge ogni giorno nelle strade, pronti a dare un contributo importante alla nostra causa, mai sconfitti combatteremo fino a quando otterremo ciò che vogliamo, con o senza l’ aiuto di chi dovrebbe essere al nostro posto o al nostro fianco in questa lotta. Il nostro compagno è in attesa di un intervento chirurgico al volto, mentre i colpevoli si aggirano nelle scuole, nelle università e nelle piazze spavaldi e fieri delle loro vigliacche imprese.
I compagni e le compagne del ragazzo aggredito. Comunicato
stampa LA MESCHINA PANTOMIMA DEI FASCISTI DI FORZANUOVA
CON MERLINO Oggi
15 settembre si è tenuta a Terni la presentazione del libro del delatore,
invischiato nella strategia della tensione Mario Merlino.
Un’iniziativa organizzata dai neofascisti di Forza Nuova -a cui hanno
partecipato 9 persone e 54 poliziotti- contestata dalla Rete Antifascista
Ternana. Un’iniziativa inutile, di fatto una provocazione in una città
democratica ed operaia come Terni. Il tentativo politico da parte di
questi squadristi è stato inizialmente di occupare il “salotto buono”
della città, tentando di organizzare l’iniziativa presso lo storico
caffè Pazzaglia.
L’opposizione immediata da parte della rete Antifascista e l’opera di
informazione sul personaggio Merlino,
fascista infiltrato nel movimento, delatore della polizia ed autore del
depistaggio contro gli anarchici dopo la stage di piazza Fontana (arresto
di Valpreda), ha fatto sì che
i gestori del bar -appena si sono resi conto che i neofascisti tentavano
di sfruttare il ruolo, il nome e la storia del locale- hanno
immediatamente tolto l’agibilità all’iniziativa.
I neofascisti sono stati relegati quindi in un albergo vicino alla
stazione. Riteniamo positiva questa ulteriore mobilitazione antifascista
perché dimostra che questi figuri, questi eroi virtuali, non hanno
nessuna presa sul territorio a parte una preoccupante tutela della polizia
e della Digos. Qualcuno ha
inviato ai giornali informazioni che parlavano di tensione in città, ma
la volontà della RAT non è
quella di offrire appigli per il vittimismo di questi personaggi, bensì
contrastare con informazione immediata e diretta il tentativo di
riscrivere la storia o sdoganare personaggi ambigui come Merlino,
la Repubblica Sociale Italiana e la fascisteria
in generale. Li abbiamo ricacciati nel nulla da cui provengono: Pazzaglia
ha negato loro lo spazio, all’iniziativa
non c’era nessuno all’infuori
della polizia ed è stato ricordato alla città chi era il signor Merlino
ed il suo ruolo infame nella strategia della tensione. Dall’aviosuperficie
ad oggi è chiaro che questa città mantiene viva la memoria storica della
Resistenza e dei partigiani della Gramsci. Non è un caso che a
Terni non esistono l’omofobia, le violenze contro i migranti ed altre
azioni squadristiche diffuse nelle città dove i neofascisti sono riusciti
ad installarsi. Arci
Terni, Arciragazzi "gli
anni in tasca", Associazioni: Amici del Manifesto, "Buaba",
"Demetra", "Interni Stra-nieri",
"il Pettirosso", "Plaza
de Mayo", "primi
della stra-da", Blob Lgc.-Laboratorio comunicazione, comitato
anti-fascista cittadino di Orvieto, Centro sociale "Germinal
Ci-marelli", Circolo
libertario ternano "Carlotta Orientale", Confederazione Cobas,
Curva Est Ternana, Alerta
Network, USPK, F.G.C.I.,
Giovani Comunisti, Partito Comunista dei Lavoratori, Partito della
Rifondazione Comunista, Partito dei co-munisti Italiani, Sinistra ecologia
e libertà. RETE ANTIFASCISTA TERNANA 15
settembre 2011 Bari 15 nov 10STUDENTI AGGREDITI NELLA NOTTEStanotte durante l'affissione dei manifesti per la "Giornata mondiale di mobilitazione studentesca" del 17 novembre contro lo smantellamento della Scuola e della Università pubblica, i militanti di Link Bari e Zona Franka, facenti parte della Rete della Conoscenza pugliese, sono stati aggrediti da un nutrito gruppo di neo fascisti, nei pressi dell'ingresso del Campus Universitario di via Orabona.
Il gruppo, composto da una 15-na di individui ha raggiunto e circondato gli studenti e le studentesse che partecipavano all'affissione e con modo vigliaccamente intimidatorio, profittando della loro superiorità numerica e della presenza di alcune nostre compagne hanno strappato i manifesti appena affissi minacciando tutti noi e circondando le macchine, e proferendo minacce ed insulti hanno cominciato a colpire, con calci ed oggetti contundenti (una torcia-manganello), arrecando anche danni alle automobili che cercavano di allontanarsi dal luogo. Di ciò verrà esposta regolare denuncia alle autorità competenti, convinti si sia trattato di un gesto preordinato e di una aggressione organizzata tipica di gruppi di matrice neofascista che operano sul nostro territorio.
Esprimiamo forte preoccupazione per atti come questo, a cui la città non è nuova. Negli ultimi anni sono state molte le aggressioni da parte di gruppi neo-fascisti a militanti di organizzazioni attive nel sociale e nell'università. Crediamo sempre di più che sia necessaria un'azione da parte delle istituzioni e della società civile per far fronte alla diffusione dei gruppi di estrema destra e delle idee che portano con sè, intrise di violenza, xenofobia e intolleranza.
Crediamo che chiunque, antifascista, voglia esprimere il proprio pensiero debba sentirsi libero di farlo, senza temere violenze e ripercussioni. Crediamo che ci si debba sentire liberi e sicuri di girare per le strade di Bari, senza subire attacchi che ricordano tanto gli atteggiamenti della criminalità organizzata e le più becere forme di squadrismo fascista. Crediamo che fin troppo si sia tollerata l'azione di questi gruppi da parte di forze politiche e istituzioni che sbagliando hanno ritenuto l'antifascismo un tema del passato.
Il 17 novembre scenderemo in piazza anche per dire di no alla violenza e al neo-fascismo e come sempre abbiamo fatto e sempre faremo, porteremo avanti in modo pacifico e non violento le nostre idee.
Facciamo un appello agli studenti, lavoratori, docenti, intellettuali a tutte le associazioni, sindacati e forze organizzate a impegnarsi quotidianamente anche per evitare tali situazioni non si verifichino più, affinché tali gruppi non abbiano più cittadinanza nel nostro territorio, convinti che si possa raggiungere tale obiettivo solo con posizioni ferme e chiare e soprattutto a partire da quell'antifascismo quotidiano che abbiamo sempre praticato e che è uno dei nostri valori fondanti.
NOI NON CI FACCIAMO INTIMIDIRE!
Bari, 15/11/2010 In che contesto avvennero i fatti del 30 giugno di 50 anni fa? Il contesto internazionale: Dal punto di vista internazionale eravamo a pochi anni da alcuni eventi che hanno messo a soqquadro vecchi equilibri da tempo consolidati. La crisi del colonialismo, la Francia che si doveva ritirare dalle sue colonie, dalla polveriera algerina come dall’Indocina. In Occidente eravamo a pochi anni dalla rivolta anti sovietica ungherese soffocata dai carri armati. Quella costituì la prima incrinatura del Patto di Varsavia, eravamo in piena guerra fredda. Il 1960 è quel periodo di incubazione che è poi esploso nel ’68 con la rivolta giovanile. Il contesto italiano: Sul piano nazionale era un momento di grande fibrillazione politica: la DC era al potere ininterrottamente dal 1947 e alle soglie degli anni ’60 si trovava a fare i conti con il fatto che le era sempre più difficile governare con quella maggioranza ( socialdemocratici, repubblicani e liberali). Le difficoltà poggiavano sui rapporti numerici di una maggioranza risicata, ma soprattutto sulle questioni sostanziali di politica economica. Il contesto genovese: Arrivando a Genova, dal punto di vista produttivo, gli anni’60 sono ricordati come gli anni del miracolo economico, ma un miracolo che a Genova non era arrivato: sino ad allora eravamo reduci delle grandi operazioni di ridimensionamento e trasformazione del potenziale industriale, soprattutto a partecipazione statale, che hanno interessato decine di migliaia di lavoratori con battaglie sindacali epiche, scioperi lunghissimi e occupazioni di fabbriche. Con questo panorama economico e sociale che gravava sulla città la situazione politica genovese ovviamente non poteva non risentirne. Al Comune nel ’51 si era insediata una maggioranza quadripartita con sindaco DC: l’onorevole Pertusio. Ad un certo punto di sono ritrovati a non avere più la maggioranza in Consiglio comunale e quindi chiesero e ottennero l’appoggio di 3-4 consiglieri del MSI. Di fatto diventava una maggioranza legata al Movimento sociale, l’erede politico ideologico del partito fascista, infatti i dirigenti erano tutti gerarchi di grande livello del passato regime. L’esperienza durò pochissimo perché era palesemente incongrua rispetto alla realtà storica di Genova e alla sua tradizione e in quel breve lasso di tempo che visse provocò una presa di posizione rigida della dirigenza nazionale del partito socialdemocratico, il Segretario nazionale Matteo Matteotti, figlio di Giacomo, ordinò agli assessori del suo partito di uscire da quella Giunta. L’abbandono determinò la crisi dell’amministrazione comunale e la successiva nomina del commissario prefettizio Quando accaddero i fatti del 30 giugno il comune di Genova non aveva un’amministrazione ordinaria. Questi eventi si intrecciano e si accavallano con analoghi momenti di crisi del Governo nazionale: dopo vari tentativi di formare un governo con una maggioranza e un programma su cui lavorare si arriva a Tambroni, dell’ala sinistra della DC, che realizza un’intesa, sempre con il vecchio quadripartito e con l’appoggio esterno del MSI. Questo suscitò molta tensione nel paese e anche nello steso governo tanto che dopo poche settimane 3 ministri democristiani, fra i quali il senatore Bo, di Sestri levante, si dimisero. In questo contesto giunse notizia che l’MSI aveva annunciato di fare il proprio congresso nazionale a Genova chiedendo e ricevendo dal governo il sostegno adeguato con l’invio in città del nuovo questore Lutri. I missini fanno sapere che il congresso si terrà al teatro Margherita, oggi sede della vecchia Feltrinelli, a 50 metri dal sacrario dei partigiani sotto il ponte Monumentale e che il presidente onorario del congresso sarebbe stato l’ex prefetto Basile, il quale durante, l’occupazione tedesca come prefetto di Genova, firmava i bandi per le deportazioni, per l’arruolamento coatto e per le fucilazioni. La provocazione era dichiarata ed esplicita, l’MSI cercava una sorta di legittimazione dopo 15 anni di ombra disprezzati da tutti, in quel momento come stampella del governo sente di poter tentare di fare una cosa così eclatante a Genova, città medaglia d’oro della resistenza. Cosa ricorda di quelle giornate e del giorno degli scontri? Comincia subito una grande mobilitazione, il 30 giugno è stato un evento che ha coinvolto tutte le locali forze politiche d’ispirazione democratica. I promotori sono stati fondamentalmente due soggetti: l’ANPI e la Camera del lavoro CGIL. Furono organizzate assemblee in tutti i quartieri, riunioni nelle fabbriche e costituzione ad ogni livello di comitati di protesta, fu una moltitudine di prese di posizione contro l’intervento missino. Si costituisce anche il comitato dei partiti che aderiscono alla protesta: comunisti, socialisti, socialdemocratici, repubblicani e radicali. L’ANPI convoca tutti i comandanti delle Brigate partigiane ed è un fiorire di iniziative e manifestazioni, anche molti parroci e professori si schierano apertamente. Il congresso dell’MSI era stato preventivato per il 5/6 luglio. Per il 28 giugno ANPI, Camera del lavoro, il comitato dei partiti e il consiglio federativo della resistenza decidono di promuovere una manifestazione pubblica in piazza della Vittoria. Chiamiamo Pertini a parlare. In parallelo la Camera del lavoro proclama per il 30 giugno uno sciopero di 4 ore pomeridiane di tutte le categorie della provincia. Siamo convocati dal Prefetto che, ricordando che il Governo aveva intenzione di garantire la libertà di riunirsi ai missini, ci propone di rinunciare alla manifestazione dicendo che il congresso si sarebbe tenuto a Nervi invece che in centro. Noi rifiutiamo Arriviamo così al 30 giugno, giorno di sciopero. Alle 15.30 in Piazza dell’Annunziata c’erano ancora poche persone, alle 16.15 cominciamo a muoverci e la manifestazione si ingrossa sino a piazza De Ferrari dove realizziamo di essere una marea di gente, via XX settembre era stipata eravamo, in centomila. Si arriva in Piazza della Vittoria e verso le 18.00 la manifestazione si scioglie, ma la mobilitazione continua. La maggioranza delle persone che tornano indietro risalgono Via XX si scontrano con la polizia (era accorsa per l’occasione anche la tristemente famosa celere di Padova) la polizia comincia a girare vorticosamente per la piazza cercando di sfollarci, ma in un battibecco sono finiti nella vasca . Gli scontri durano sino alle prime ore notturne. Mentre qui a Genova la polizia con il suo atteggiamento provocatorio era stata sconfitta e il congresso del MSI non si sarebbe fatto, la polizia si prende la rivincita a Reggio Emilia, Catania e Roma. ( Per approfondimento). Dopo quei fatti il governo Tambroni nei primi giorni di luglio si dimette. Perché oggi si ricorda con orgoglio chi ieri contestò apertamente, mentre allo stesso tempo si bolla come estremista chiunque contesti altrettanto apertamente la situazione attuale? La protesta che i centri sociali impersonificano è del tutto legittima e comprensibile, guai a mettere in discussione il diritto di protestare contro la deriva che stiamo vivendo. La protesta è da contestare quando a queste rivendicazioni si associano degli episodi di violenza. Genova è ancora una città di sinistra? Genova è una città democratica e per fortuna conserva ancora un apprezzabile e concreta memoria di quello che è stata la guerra, il fascismo, la resistenza ed è una città che sa e saprà sempre battersi per conservare il patrimonio della resistenza, cioè la Repubblica e la Costituzione. Se questo si chiama essere di sinistra allora è una città di sinistra. Che cos’era il fascismo di ieri e cos’è il fascismo di oggi? Ieri la dittatura feroce che come tale aveva soppresso qualsiasi libertà producendo ignobili leggi razziali, trascinando l’Italia in una guerra finita tragicamente e in ultimo offrendo la sua collaborazione alla Germania anche quando la stessa divenne nemica e occupante del nostro paese. Oggi il fascismo a parte le parate provocatorie, le sceneggiate dei vecchi riti mussoliniani e gli atti teppistici che sono compiuti qua e la senza essere repressi adeguatamente, si esprime attraverso quel messaggio che è lasciato trasparire dalle vocazioni plebiscitarie, alla sudamericana con il rapporto diretto fra il condottiero e il popolo, bypassando le istituzioni, dai propositi autoritari, dalla spericolata richiesta di assegnare maggiori poteri al condottiero del governo, unite con le lamentele per l’eccessivo peso che la Costituzione della Repubblica assegna al Parlamento e al Presidente delle Repubblica. Le COOP hanno perso il loro ruolo fondante di organizzazioni lavorative nate per la tutela del lavoratore per diventare aziende che come le altre perseguono in primis la maggiorazione dei loro introiti, a scapito dei lavoratori, allo stesso tempo anche i sindacati sono diventati un’istituzione conservatrice di burocrati che con le rivendicazioni dei lavoratori hanno poco a che vedere. In che momento si è invertita la rotta snaturando le rispettive funzioni? E’ un giudizio che non condivido totalmente, non mi ergo a difensore né del sindacato né delle COOP, però non mi sentirei di accettare questo giudizio. Bisogna che le COOP siano consone nel comportamento dal riconoscimento che li viene dalla storia e dallo stesso dettato costituzionale, ogni atteggiamento diverso è da considerarsi negativamente e fortemente rischioso per il futuro dell’istituto cooperativo. La funzione del sindacato oggi è di fronte a un dilemma non da poco, nella tendenza di conferire più potere d’azione alle categorie a lasciare alla confederazione un mero compito di rappresentanza formale. Bisogna invece ribadire l’importanza della confederalità, che le camere del lavoro debbano avere il loro potere. Una grande sfida è anche costituita dal tutte le nove di categorie di lavoratori che devono essere tutelati, in primis immigrati e precari. INTERVENTI GIUNTI IN REDAZIONE:
Da Taranto: Proletari Comunisti Il 30 giugno l'insurrezione di Genova fatta principalmente da operai e 8 luglio 1960 la battaglia antifascista di Palermo 8 LUGLIO 1960 - 8 LUGLIO 2010
Gennaio 1971
LECCE 4 GIUGNO 1977 ANTIFASCISTI CONTESTANO COMIZIO DI PINO RAUTI. SCONTRI NELLA CITTA', LA POLIZIA SPARA DAVANTI LA SEDE DELL' MLS MSI FUORILEGGE! PUGLIA Febbraio 1975 si raccolgono le firme per lo scioglimento del MSI
--------------------------------------------------------------------- IL SEGRETARIO DEL MSI LUIGI MARTINESI, ARRESTATO PER SEQUESTRO DI PERSONA! MAFIA SICILIANA, NEOFASCISTI E NEONAZISTI PUGLIESI E SEQUESTRI DI PERSONA NELL’ITALIA DEGLI ANNI 70. ----------------------------------------------------------------------- BRINDISI: 13/14 dicembre 1971 il tentato assassinio di Donato Peccerillo fu un caso isolato di violenza fascista in Italia in quel fine anno del 1971? ------------------------------------------------------------ PRETI , GIUDICI, FASCISTI E MAFIA NELLA CALABRIA DEGLI ANNI 70 ----------------------------------------------------- Maggio 1974 la strage di Brescia le mobilitazioni a Brindisi e in Puglia
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BRINDISI
e Puglia:
1)13/14 DICEMBRE 1971 BRINDISI ACCOLTELLAMENTO DI PECCERILLO 2)gli assalti fascisti del 1971 3) 1975, sequestro Mariano, arrestato segretario del MSI 4)1975 , MSI FUORILEGGE:la raccolta di firme in Puglia 5) GIUGNO 77 LECCE:SFIORATA STRAGE DI ANTIFASCISTI 6)maggio 1974 strage di Brescia: cronache e foto manifestazione a Brindisi 6 bis)Manifestazioni in Puglia 7)gennaio 1971 fascisti scatenati in Puglia 8) 8 luglio 1960 la battaglia antifascista di Palermo CALABRIA:
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
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