Archivio storico "Benedetto Petrone"
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23 gennaio 1942 Il generale Giovanni Messe è insignito dal Führer Adolf Hitler della Croce di Cavaliere della Croce di
Ferro.
…a volte ritornano. La battaglia ventennale dei compagni antagonisti mesagnesi e dell’Archivio Storico Benedetto Petrone contro riconoscimenti onorari al generale Messe. Il Popolo d’Italia,
30 gennaio 1942 (Archivio Storico
Benedetto Petrone, fondo A.Camuso) Hitler conferisce un'alta onorificenza
al generale Messe .
Nobile lettera
di Von Kleist
al comandante del Corpo di Spedizione Italiano al fronte russo.
Berlino 29 gennaio
Il generale
Von Kleist
ha indirizzato la seguente lettera al generale Messe, comandante del Corpo
di spedizione italiano sul fronte russo: “-Apprezzando i vostri meriti eccezionali, nonché quelli delle vostre truppe valorose, il Führer vi ha conferito in data 23 gennaio 1942 la Croce di cavaliere della Croce di Ferro. Vi giungano quindi i più cordiali auguri. Mi sento veramente spinto a consegnarvi di persona l'alta onorìficenza concessavi. Ma se le attuali condizioni non mi permettessero di farlo nei prossimi giorni,
delegherò un ufficiale a consegnarvi a mio nome ralla
Un’onorificenza particolarmente gradita da Giovanni Messe e che ha ostentato con orgoglio dinanzi ai suoi soldati
sino
all’ultimo, dimostrata in questa foto.
Nella ormai ventennale battaglia di verità
storica antifascista,sul generale Giovanni Messe,
condotta dai compagni mesagnesi
dell’allora Mesagne Social Forum, ed oggi Mesagne Bene Comune e
Associazione Alveare ,
il sottoscritto , a nome dell’Archivio
Storico, è stato sempre al loro fianco mettendo a disposizione ricerche ed
approfondimenti sul soggetto.
Sappiamo bene come
una parte della classe politica di
Mesagne , trasversalmente,
ha
ripetutamente cercato di recuperare la figura a dir poco ambigua e
controversa storicamente del generale Giovanni Messe ed porlo al rango di
personaggio illustre di cui il paese
andarne fiero di aver dato i natali e quindi dedicargli vie o piazze o
statue commemorative.
Da parte di un gruppo di compagni mesagnesi, la
risposta in questi 20 anni è stata un sempre un NO!, convinto e supportato
da elementi incontrovertibili da opporre validamente a una storiografia
“locale” favorevole allo sdoganamento
“democratico” del generale che fu
insignito della croce di Ferro da Adolf Hitler per aver condotto gli
italiani in Russia e
da Mussolini, col titolo di Maresciallo
d’Italia.
Il nostro NO è venuto sin dall’inizio degli
anni 2000, quando si facevano convegni
esaltanti le virtù guerriere e pseudo
antifasciste di Giovanni Messe, e d ancora un NO! quando nelle diverse
amministrazioni
comunali si è ritornato sull’argomento.
Riportando
testualmente
i comunicati dell’Archivio Storico
Benedetto Petrone e dei compagni mesagnesi, ricordiamo che dopo di essi,
lo scorso anno, la ricostituita ANPI di Mesagne
ha preso posizione ufficiale,
opponendosi anch’essa a riconoscimenti onorari a Messe.
COMUNICATO DEL 17 OTTOBRE 2020
A
volte ritornano….
No
alla glorificazione del generale Messe, a Mesagne!
C’è un fantasma che si aggira per le strade di
Mesagne
, ma che non disdegna, periodicamente,
a far la sua apparizione in consiglio
comunale, chiedendo di occuparsi di lui. E’ il fantasma del generale
mesagnese Giovanni Messe. Egli è
un fantasma fuori da normale: non è
avvolto in un bianco lenzuolo, bensì indossa una impeccabile divisa sulla
quale spiccano i nastrini delle campagne di guerra a cui ha partecipato e
le numerose medaglie a lui conferite . Campi di battaglia tra i più
disparati e controversi storicamente : la guerra di conquista coloniale
della Libia , quella dell’aggressione fascista all’Etiopia, ed ancora
della preparazione per l’invasione
fascista contro
il popolo greco del 1940, ma quella
più significativa è la partecipazione
all’aggressione nazifascista alla Russia Sovietica
che
a noi italiani costò molte decine di
migliaia di morti,
e centomila gavette di ghiaccio, ma al
popolo russo alcune decine di milioni di morti civili e militari.
Al suo ultimo comando di prestigio fu fatto
prigioniero inTunisia ma, come altri generali
che avevano fatto carriera nel periodo
militar-bellicista del regime fascista,
fu ripescato, …a volte ritornano…nello Stato Maggiore delle truppe di
Badoglio del Regno del Sud e con lui tanti di quei generali, che sino
all’8 settembre 1943, avevano detto “obbedisco!” al Duce e al Re,
guadagnando gradi e prestigio.
Generali
che tremavano all’idea di esser
giudicati a guerra finita , da un governo repubblicano, democratico e
antifascista . Per allontanare questo rischio
la genìa militarista, appoggiandosi a
nostalgici del fascismo
e reduci della repubblica di Salò, e
monarchici sfegatati,
ottenne dal nostro fantasma di guidarli
nella nuova Guerra Anticomunista
che sin dal giorno dopo la Liberazione
del 1945, i nostri Liberatori
preparavano, definendola Guerra Fredda.
Una nuova crociata , naturale
erede della Marcia su Roma del 1921,
alimentata dalla divisione del mondo in blocchi
e che in Italia
si concretizzò con la vittoria del
blocco conservatore
a comando democristiano nel 1948
e la sconfitta del Fronte delle
sinistre.
Come tanti altri riciclati fantasmi del vecchio
regime,
il nostro fantasma
si riconvertì
dopo il 1948 indossando il doppio petto,
ma mai abiurando il suo passato, mentre il cammino della nostra democrazia
si tingeva di rosso del sangue di
sindacalisti, operai, contadini, studenti che reclamavano terre e lavoro e
ricevendo in cambio piombo e carcere.
Gli eredi di quell’armata anticomunista
continuarono a tramare nell’ombra con il tacito consenso di organi
“deviati” dello Stato e fu la stagione delle stragi neofasciste.
In un clima
di costante cancellazione della memoria
di questo Paese, a Mesagne,
patria di combattenti antifascisti,
come Eugenio Santacesaria, caduti per la
Libertà,
il nostro fantasma riapparirà a giorni
in consiglio comunale reclamando un onorevole
piedistallo da cui indicare
che quel passato contro il quale essi
combatterono e caddero,
si può riuscire a resuscitare e loro , i
peones che sognarono terra, libertà e democrazia , erano e sono, come
disse il marchese del Grillo:
“-poco men che niente!”-
I sottoscritti sin dall’ottobre del 2000, in
occasione del corposo convegno sul fantasma si schierarono contro ogni
tipo di sua riesumazione e relativa beatificazione pubblica, lo abbiamo
ribadito appena nove mesi fa, IL 14
dicembre 2019,
con un comunicato ufficiale in cui
ribadivamo le tesi di stimati storici e di recenti nuovi studi e
pubblicazioni che mettevano
una pietra tombale
su ogni tentativo di glorificazione , a
cui ogni degno figlio del popolo mesagnese
che neanche nei periodi bui del fascismo
piegò la testa,
dovrebbe opporsi con un netto rifiuto!
Che il nostro fantasma
si dia pace, non potendo oggi abiurare
quello che fu, rimanga lì sepolto in quel passato a cui noi non vogliamo
più ritornarci.
Alleghiamo
a questa nostra il nostro precedente
comunicato del 14 dicembre 2019
Antonio Camuso (Archivio Storico Benedetto Petrone)
Gino
Stasi Mesagne Bene comune
Associazione Alveare
Mesagne 17 ottobre 2020
COMUNICATO
DEL 14 -12- 2019
Giovanni Messe ha il diritto di essere ricordato in un punto centrale del
suo paese natale, Mesagne?
Quali criteri possono essere utilizzati per stabilire se un ufficiale di
alto livello, con un curriculum come il suo, meriti nel suo paese natale
esser ricordato con una statua o l’intitolazione di un viale o unapiazza
ed in particolare in un paese che ha una tradizione di coscienza
democratica, antifascista, di accoglienza e di solidarietà tra i popoli,
come Mesagne?
Se uno di questi criteri fosse l’analisi del percorso militare di Giovanni
Messe, che lo portò da semplice sott’ufficiale a divenire Capo di Stato
Maggiore dell’Esercito, dovremmo ammettere che la sua fu una carriera
brillante come pochi altri, e dovrebbe essere degnamente ricordato.
Ma dovremmo anche ricordare come quella carriera andò di pari passo con
l’evoluzione delle nostre Forze armate (ed in particolare l’Esercito
italiano) che dall’epopea risorgimentale ottocentesca, si trasformarono
nella prima parte del Novecento e sino alla Seconda Guerra Mondiale in una
forza al servizio di una borghesia avventuriera (protetta e complice
della monarchia e del Fascismo), affetta da mire colonialiste, di
conquista, oppressione ed aggressione di altri popoli. Un Esercito
che in quelle guerre di aggressione era ammirato come simbolo della
supremazia della civiltà italiana e degno erede delle legioni dell’antica
Roma e del quale ogni vittoria conquistata sul campo era propagandata come
la cartina al tornasole di questo teorema, nonostante che spesso fosse
partorita tra fiumi di sangue tra combattenti e civili.
Come non ricordare Messe, giovane sottotenente che si distingue in Libia,
nell’ottobre 1911 nella battaglia di Sciara Sciat dove per la prima volta
i libici decisero di non piegarsi alla predominante forza dei cannoni
degli invasori italiani? Quell’azione di resistenza araba fu ritenuta dal
nostro esercito e dalla classe politica italiana una lesione dell’onore
militare dello Stato Italiano e due giorni dopo la risposta dell’Esercito
Italiano fu il massacro di 4000 civili libici a Tripoli in una caccia
all’uomo degna del Medioevo. Chi fu risparmiato dalla rappresaglia
italiana finì incarcerato a migliaia nei lager delle nostre isole, in
primis nelle pugliesi isole Tremiti, dove i libici morirono come mosche
tra malattie, fame e vessazioni.
Come non ricordare il Messe che al comando dei suoi uomini nel 1920
partecipa all’occupazione dell’Albania per reprimere la giusta volontà
d’indipendenza di quel popolo?
Ben altra figura, e sicuramente da ricordare, sono invece gli
antimilitaristi e pacifisti socialisti ed anarchici che nel porto di
Brindisi incitarono gli arditi e i marinai a ribellarsi e ad opporsi
contro quest’infame scelta! Tra essi vi era un giovanissimo Antonio
Vincenzo Gigante, poi medaglia d’oro al valor militare per il suo
contributo alla Resistenza!
Ed ancora, nel 1939 Messe è a capo di quella spedizione in Albania che poi
è preparatoria alla sciagurata invasione nel 1940 della Grecia, un piccolo
paese, culla della democrazia occidentale che non aveva nessuna mira a
offendere il popolo italiano. Una guerra sanguinosa vinta militarmente
solo grazie all’intervento nazista, ma che vide il popolo greco non
cessare la lotta passando alla guerriglia partigiana. Quanto poi alla
diretta responsabilità di Messe come comandante militare del Corpo di
Spedizione Italiano compartecipe insieme ai nazisti dell’aggressione
all’Unione Sovietica, riteniamo opportuno tacere per non offendere le
centomila gavette di ghiaccio e gli innumerevoli cimiteri militari dove
riposano le salme dei nostri compatrioti inviati lì in nome della lotta al
bolscevismo in una guerra che produsse in quel paese venticinque milioni
di morti.
Ma ancor prima Messe fu tra i generali osannati dalla propaganda fascista
per la vittoriosa guerra di aggressione contro l’Etiopia, comandando le
truppe che controllavano il settore alle spalle del fronte da cui
affluivano i rifornimenti, le armi alle truppe di Badoglio. Il compito di
Messe era di mettere in sicurezza a tutti i costi, dalle incursioni della
guerriglia etiopica, le nostre seconde linee (Dobbiamo ricordare come
l’opera di controguerriglia italiana in Etiopia fu assolutamente decisiva
grazie alla ferocia applicata, nell’azzerare la minaccia dei ribelli
etiopici su gran parte del territorio, anche se non cessò mai).
Dati delle operazioni italiane contro la guerriglia etiopica, 75.000
"patrioti" furono uccisi in combattimento, 24.000 furono giustiziati dalle
autorità nemiche, 35.000 morirono nei campi di concentramento; inoltre
pesanti furono le vittime civili calcolate in oltre 300.000 persone.
Ma, sotto il naso di Messe, dai porti sul Mar Rosso affluirono verso gli
aeroporti avanzati e verso l’artiglieria che affiancava l’offensiva finale
nella primavera del 1936 su Addis Abebeba, le migliaia di proiettili e
bombe all’Iprite decisive per sbaragliare l’esercito etiopico.
Di questo crimine di guerra, come di altri avvenuti per mano dei “buoni”
italiani, in tanti paesi occupati della Seconda Guerra Mondiale, il
generale Giovanni Messe si schierò fino alla fine dei suoi giorni, come
militare prima e politico poi, da negazionista puro, favorendo il mito del
“buono soldato italiano “, al fine di preservare la Casta di
generali che fece carriera durante le sciagurate avventure del fascismo,
permettendo che la scala gerarchica della catena di comando militare, che
in quei crimini era coinvolta, fosse sempre difesa, e assolta da ogni
accusa.
Un’opera ben portata avanti, tale che, abbiamo dovuto aspettare oltre
cinquanta anni affinché l’Esercito italiano ammettesse, dandone l’esatta
cifra sull’uso dei proiettili e delle bombe a gas contro gli etiopici.
Abbiamo dovuto aspettare cinquanta anni affinché l’armadio della vergogna
portasse alla luce le inchieste insabbiate sulle stragi nazifasciste in
Italia per scoprire poi che quell’insabbiamento fu un contraltare
all’insabbiamento delle richieste d’incriminazione per crimini di guerra
di generali, ufficiali, carabinieri e funzionari fascisti in paesi
occupati da truppe italiane ed in particolare, Iugoslavia, Grecia,
Albania, Francia e Russia. Richieste giunte da questi paesi allo
Stato Maggiore dell’Esercito Italiano ancor prima che terminasse la
guerra, uno Stato Maggiore di cui Messe ne era il Capo.
Risultano in tanti atti ufficiali le pressioni che fece Messe sul governo
italiano, affinché non fosse dato il via a quei processi e si negassero le
estradizioni presso i paesi richiedenti, ma non solo, negli uffici dei
servizi segreti militari che dipendevano da lui, si lavorava per quelle
che tecnicamente si chiamerebbero controdeduzioni, ma furono una vera e
propria opera di controinformazione che distorcendo la realtà dei fatti
affermava che se vi furono delle operazioni di repressione e di
controguerriglia con esecuzioni di massa, incendi di villaggi e
deportazioni di civili, esse furono giustificate dalla ferocia della
guerriglia partigiana nei paesi occupati dall’invasore italiano.
Di fatto con quest’operazione di salvataggio dei criminali di guerra
italiani si ponevano le premesse a quello che fu poi il grande fallimento
della richiesta principale del fronte delle Forze Antifasciste e
partigiane, ovvero il processo di Epurazione della e dalla società
italiana delle radici del Fascismo a partire dai suoi uomini più
rappresentativi e che avevano commesso gravi crimini.
L’analisi puntuale sul ruolo di Messe sul quadro di pressioni dell’intero
establishment militare (che vedeva in Messe il suo più alto
rappresentante), sui governi di transizione italiani alla Repubblica
(1944-46) e che vissero con la spada di Damocle di un pronunciamento
militare, lo si può leggere nell’ultimo libro (2017-2018) dello storico
Davide Conti: “Gli uomini di Mussolini”. Un libro in cui spiega e svela
particolari sul ruolo di Messe in quel Fronte Anticomunista che accomunava
monarchici, ex fascisti, industriali, massoni, elementi della X Mas pronto
a schierarsi come forza paramilitare al fianco del pronunciamento militare
durante il periodo che va dalla proclamazione della Repubblica (1946) alle
elezioni del 1948.
In questo recente libro dello storico Davide Conti, attraverso una
puntuale ricerca in documenti ufficiali dello Stato, comprese le
informative di polizia su Messe, si mette una pietra tombale sul mito di
un Messe uomo al disopra di ogni sospetto, un nostalgico monarchico ma non
un fascista. Si sfata così il mito del Messe “antiMussolini” nato dal suo
scontro di vedute con il Duce durante la seconda parte della campagna di
Russia, e che in tanti lo riterrebbero un potenziale antifascista.
Lo storico Davide Conti, all’opposto, spiega come sia stata determinante
l’opera di Messe nel favorire la riabilitazione e il riassorbimento
nell’apparato militare e repressivo dello Stato di quegli uomini che in
seguito ritroveremo coinvolti in tutte le trame eversive che hanno
insanguinato il lungo percorso del cammino della democrazia nell’Italia
repubblicana, sino agli anni delle stragi e del terrorismo nero.
Per terminare, dal libro di Davide Conti , vogliamo riportare la
trascrizione del discorso che tenne Messe il 28 febbraio 1947 dinanzi alla
sua UPA (Unione patriottica anticomunista), ritrovabile presso l’Archivio
Centrale Stato MI Direzione Generale Pubblica Sicurezza Divisione
Sis sez II,b, fascicolo UPA:…”( dopo aver affermato di sapere dove
andare a prendere le armi ): “ -anch’io ha soggiunto Messe sono stato e
sono fascista, ma ora non si può parlare di fascismo almeno per un
ventennio per non avere gli angloamericani contro…ha poi parlato di un
gruppo di fascisti a cui appartengono gli uomini della Guardia
Repubblicana (della ex Repubblica di Salò, NdR) , gli uomini dei
battaglioni M (Mussolini, ndR) e della Milizia ed ex detenuti. Ha
detto che questo gruppo è in gambissima, il più forte di tutti e il meglio
organizzato…”
Antonio Camuso
Archivio Storico Benedetto Petrone (Brindisi)
Alveare Mesagne Bene Comune
14/12/2019 Antonio Camuso
Brindisi 23 gennaio 2022
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