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l'Altra Storia : guerra di Abissinia preparativi della Seconda Guerra mondiale (parte prima) 23-29 aprile 1936 La battaglia di Sassabaneh. Dove i carri armati, i lanciafiamme, gli aerei e i gas dell’esercito fascista non piegarono gli etiopici... ( cronaca di una falsa vittoria fascista) . (in questa tavola la domenica del Corriere raccontava della guerra contro l'Etiopia Il 29 aprile all’alba , dopo giorni di avverse condizioni metereologiche,( la stagione delle piogge ormai era cominciata), il generale Graziani, potendo contare sull’appoggio dell’aviazione portò l’attacco a Sassabaneh con tre gruppi di armata sul fronte dell’Ogaden abissino. L’intenzione era quella, finalmente, di sfondare la tenace resistenza etiopica che aveva impedito al “ figlio del generale Diaz” di cogliere gli allori della gloria sul fronte Sud, così come gia avevano fatto , al Nord, i generali Pizio Biroli, Vaccarisi e Dall’Ora che, sotto il comando di Badoglio, stavano marciando vittoriosi su Addis Adeba, abbandonata dal Negus Graziani ce l’aveva messa tutta contro gli etiopici di Ras Nasibù:una divisione libica,gli uomini del genio, carri armati, artiglieria, battaglioni arabi e somali, milizia forestale, carabinieri autocarrati, carri veloci e d’assalto, decine e decine di bombardieri leggeri e pesanti ed infine anche la riserva, la 221 legione Camicie Nere ( italiani all’estero) e un battaglione di studenti universitari fascisti. Una potenza di fuoco e tecnologica supportata da una logistica all’epoca moderna che avrebbe dovuto annientare e disperdere il nemico al primo urto e invece… gli abissini resistettero nonostante che ormai nel resto del paese vi fosse la rotta generale. In quegli ultimi giorni della campagna di Abissinia, quelle poche migliaia di “selvaggi”, nell’Ogaden non si fecero intimidire dalla potenza tecnologica dell’invasore e dai primi di aprile , nascosti nella boscaglia, issati sugli alberi più alti o tra gli anfratti , essi non solo non cedettero sotto l’urto dell’esercito fascista ma, anzi passarono più volte all’attacco, infliggendo notevoli perdite tra le truppe nazionali e indigene . Solo il 23 aprile, migliorate le condizioni climatiche, l’aviazione fascista aveva potuto scaricare con 25 aeroplani, in pochi minuti 12 tonnellate di esplosivi sulla boscaglia , poi il 24 si era passati all’attacco con carri armati veloci e fuoco di artiglieria ma il nemico, armato solo di fucili, molti risalenti al secolo prima resistettero con “ammirevole valore”, come dovettero riportare sui loro diari di guerra i generali italiani. Il 6° battaglione indigeno, il 24 aprile sotto il contrattacco abissino perse il 40 per cento degli effettivi e neanche l’aviazione riuscì a spezzare la resistenza abissina. La colonna di Graziani più a est, quella formata da carabinieri e studenti fascisti, avanzò con i lanciafiamme montati sugli automezzi bruciando boscaglia ed etiopici, facendo quella che poco prima era un angolo di paradiso solo un tizzone d’inferno. Eppure, nonostante tutto, gli abissini resistettero e non vollero alzare i tacchi e fuggire. Forse qualcuno li aveva avvisati che come era già successo ai guadi del Tacazzè e in altri posti , l’esercito e l’aviazione di Badoglio erano usi lanciare bombe all’iprite e altri gas, sugli uomini in fuga. Piuttosto che morire tra tormenti atroci ed essere dileggiati dagli ascari al servizio degli italiani: “-’Bissino stare morto senza buco (di pallottola, NdR) “-a quanto pare preferirono cadere combattendo senza voltare le spalle Così il Gen. Graziani fu costretto a fermarsi, schiumante di rabbia, ma finalmente il 29 aprile 1936 diede l’ordine di attaccare con l’aviazione in testa e i gas all’iprite pronti a massacrare gli abissini appena avessero volto le spalle, ma…così non fu, la giornata nel pomeriggio si guastò , un nubifragio rese le strade impraticabili, autocarri e carri armati bloccati, l’aviazione divenuta di colpo zoppa e i gas impossibili da usare e quando il 30 aprile ci si rimise in marcia gli abissini si erano ritirati, svaniti come gli Apache di Ombre Rosse. Molti ritornati a casa ad attendere le decisioni dei capi, altri passati alla guerriglia che avrebbe reso caro mantenere quel pezzo di Impero. Finiva così l’ultima difesa organizzata Etiopica all’invasione dell’esercito di Mussolini iniziata il 3 ottobre 1935 e che aveva visto trasferire dall’Italia centinaia di migliaia di soldati e 2 milioni di tonnellate di materiale militare e d’approvvigionamento: un avventura che portò l’Italia all’economia di guerra dalla quale ne sarebbe uscita fuori solo dopo 10 anni. L’Italia quel pezzo d’impero, conquistato con la brutalità della forza, lo tenne stretto nemmeno cinque anni e nel maggio del 1941 con la resa agli inglesi sulla Amba Alagi perse tutto il Corno d’Africa. Sassabaneh è una pagina gloriosa per tutti i popoli che lottano contro il neocolonialismo e l’imperialismo, come Diem Bien Phu o come Stalingrado, come Falluja “la martire” o come Gaza, ovunque la voglia di annientare sotto il peso dell’acciaio e del freddo fluire dei dati elettronici è resa vana dal battere ardimentoso dei cuori degli umani in lotta per la libertà e l’uguaglianza. Antonio
Camuso Osservatorio
sui Balcani di Brindisi
osservatoriobrindisi@libero.it Brindisi 29 aprile 2019 prosegue in parte 2 : la conquista dell'Abissinia , l'effimera marcia della civiltà fascista, la conquista di Addis Abeba per tornare all> Archivio storico Benedetto Petrone <<< clicca qui |
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