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Aereo della AIR Malesia abbattutto in Ucraina,…ma USA e Germania non hanno sulla coscienza stragi simili?Premessa: Quest’articolo è un anticipazione di una nuova serie di inchieste\ ricerche che saranno presto pubblicate nelle pagine dell’Osservatorio sul sito di Pugliantagonista.it Nella seconda parte parleremo di un’altra strage aerea che vide coinvolta la Russia in primis, ma anche la NASA, i servizi segreti Usa e diversi attori in una vicenda che procurò la morte a ben 269 tra passeggeri ed equipaggio del Boeing 747 della Korean Air Lines , il 1 settembre 1983. Nella Terza Parte proveremo a farci delle domande se quest’ultimo disastro in Ucraina si poteva evitare e se è possibile che ne accadano degli altri in futuro, permanendo le stesse condizioni. Parte PrimaMentre i tragici resti di molte delle vittime dell’ecatombe aerea nei cieli ucraini, stanno effettuando l’ultimo viaggio su un trenofrigorifero, per le formalità di rito, dalle cancellerie occidentali ,con in testa Stati Uniti e Germania, piovono roventi accuse contro la Russia di Putin per aver armato i ribelli filorussi dell’Ucraina orientale imputati di aver usato i micidiali missili che hanno abbattuto il Boeing malese. Di crimine internazionale, si parla e si chiedono punizioni esemplari per i colpevoli: ribelli che hanno premuto il grilletto e l’intelligence russa collegata col complesso sistema di difesa aereo russo che avrebbe dato un’imbeccata errata all’unità contraerea filorussa. Dall’altro lato piovono smentite facendo ricadere la colpa ad un’azione di caccia di Kiev. Parole che sembrano esser dettate da sincero sdegno e provenienti da chi mai e poi mai avrebbe provocato un simile crimine, eppure, i fatti e la Storia ci confermano l’esatto contrario. Quando gli assassini di 290 pellegrini , compresi 66 bambini furono decorati con le più alte onorificenze da Bush e ReganEra circa le due del pomeriggio di quel 3 luglio 1988 quando l’AIRBUS A300 della compagnia di bandiera iraniana , partito dall’aeroporto civile di Bandar Abbas e diretto a Dubai, carico di pellegrini di cui tantissimi bambini apparve nei radar di uno degli incrociatori più moderni della Marina Militare USA , il Vincennes, operante nello stretto di Hormuz, in missione di disturbo dei movimenti delle unità della marina iraniana e dei pasdaradan . Da quel momento una lunga tragica fila di errori umani e di incapacità di analizzare correttamente quanto veniva rilevato dai radar e dai computer ad essi associati determinò una vera e propria strage degli innocenti ancor oggi rimasta impunita. L’aereo iraniano (nonostante che il trasponder di bordo , che lo identificava con un codice civile, continuasse a funzionare sino al momento dell’abbattimento ) fu erroneamente ritenuto un aereo con rotta ostile, (poi si scoprì che l’unico aereo che avesse un tale comportamento era un caccia americano lontano qualche centinaio di miglia dall’incrociatore). A questa catena di false interpretazioni radar si aggiunse la farsa delle comunicazioni radio errate: i militari americani trasmisero 7 volte sulle frequenze di emergenza militare e solo tre volte su quella civile delle intimazioni generiche impossibili da comprendere a chi erano dirette e, il colmo , la nave USA, modernissima, non aveva apparati radio VHF da utilizzare sulle frequenze utilizzate dagli aerei civili ed impossibilitata quindi ad inserirsi nelle frequenze di rotta. Un vero disastro che portò al comandante Rogers ad ordinare il lancio dei missili che fecero strage di pellegrini iraniani. Una strage di cui Bush, vice presidente , nell’amministrazione Regan, all’ONU dichiarò che “l'attacco del Vincennes era da considerare un incidente di guerra avendo l'equipaggio agito in maniera appropriata in base alla situazione che si era venuta a creare” e che “mai e poi mai gli Stati Uniti avrebbero chiesto scusa”, cosa mantenuta anche nel 1996 quando gli USA per impedire il processo dinanzi alla Corte di Giustizia Internazionale pagarono un risarcimento di circa 150.000 dollari a vittima, come libera elargizione, senza vincolo di ammissione di colpa. LE DECORAZIONI AGLI STRAGISTIAl compimento della missione nel Golfo Persico,
l’intero equipaggio fu decorato con la
medaglia Combat
Action Ribbon , mentre
colui che coordinò tecnicamente l’operazione abbattimento
collezionando errori, false
interpretazioni ,ecc, Lustig
fu decorato con la Navy Commendation Medal, di solito consegnata
per atti di eroismo o di servizio meritorio.E il comandante in capo del
Vincennes , il Capitano Rogers fu insignito della prestigiosa Legion of
Merit” per la condotta eccezionalmente meritoria nell'esecuzione del
suo servizio di ufficiale comandante ...” Decorazioni di cui non dobbiamo poi esser tanto stupiti data l’identica procedura statunitense nei confronti dell’equipaggio del Prowler che causò la strage della funivia del Cermis… Quando il nostro Alleato NATO, la Germania , armò le milizie croate che abbatterono un G222 italiano in missione umanitaria.E’ questa una delle pagine più vergognose della nostra politica estera e del sistema dei media pienamente asservito agli interessi dei più forti. E’ il 3 settembre 1992- quando il G222 del Maggiore Marco Betti vola nei cieli di Sarajevo: il velivolo italiano è impegnato in una operazione della CEE per portare assistenza umanitaria alla popolazione della città assediata . Trasporta un carico di coperte attraverso un corridoio del cielo umanitario di cui sono ufficialemtne a conoscenza tutte le parti in lotta, serbi, musulmani, croati . Sul monte Zec sono insediate le milizie croate, appena rifornite di armi sofisticate, grazie allo svuotamento degli arsenali dell’ex Patto di Varsavia ed in particolare da quelli dell’exRDT da poco unificata alla Germania Ovest. Sebbene vi sia un embargo internazionale sulle armi ai contendenti della exYugoslavia, i Croati sono appoggiati da Germania e Vaticano e godono della protezione atlantica, ritenuti militarmente l’arma vincente da utilizzare contro i serbo bosniaci ed ellemnto di equilibrio con i musulmani bosniaci. Per tutta la crisi Yugoslava essi ricevono aiuti massicci,attraverso un sistema di triangolazioni tra i paesi NATO, Israele e società di import Export che, nonostante un ipocrita blocco navale NATO su mandato ONU , li porterà ad avere ben presto un potente esercito, un’aviazione efficiente ma innanzitutto una contraerea capace di contrastare le incursioni dell’aviazione Yugoslava. Quel maledetto 3 settembre 1992 tra le mani di un raggruppamento di miliziani croati installati sul Monte Zec vi sono dei micidiali missili antiaerei Strela , frutto della rinata amicizia croato-germanica benedetta dal Vaticano e da Papa Woytiwa Sulle loro teste si sente il rombo dei motori del G222 della 46 esima Aerobrigata di Pisa. A bordo il Maggiore Marco Betti, Marco Rigliaco, Giuliano Velardi e Giuseppe Buttaglieri, dell’Aeronatica Militare italian, in volo umanitario. Per i Croati quell’aereo è un bel bersglio su cui esercitarsi, poco importa che sia serbo o un aereo ONU, tanto nel caso di un malaugurato incidente , c’è sempre una mano oscura che indicherà ai media internazionali , il colpevole per eccellenza : le milizie serbe! Sono ben due missili Strela quelli che fanno a pezzi il povero G222 che volava senza avere in dotazione nessun apparato di contromisure, elettroniche o altro, per difendersi da i missili spalleggiabili.Una strage che immediatamente la si addossa ai soliti cattivi: i serbi e che solo dopo una lunghissima inchiesta condotta da un coraggioso giornalista del Tirreno, a distanza di quasi 10 anni porta a confermare quello che i serbi avevano sempre detto: i colpevoli non erano loro bensì i croati, formalmente nostri alleati in funzione antiserba e i resti del G222 presi come trofeo erano proprio lì, presso le abitazioni dei miliziani. Anche in questo caso nonostante che nella particolareggiata inchiesta nomi e indirizzi dei croati colpevoli erano noti, nessuno è stato condannato… con grande rammarico dei parenti delle vittime, ma è un piccolo scotto da pagare per la eliminazione dalla geopolitica della Yugoslavia e della successiva adesione della Croazia alla NATO prima e all’Unione Europea poi. Fine parte primaBrindisi 22-7-14 Osservatorio sui Balcani di Brindisi
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