ELEGIA PER I NAUGRAGHI DEL
VENERDI SANTO
Le onde del terrore si avvicinano
alla costa, il lamento bagna i miei piedi penetra nel corpo,
scuotono il cuore, barca speronata che cala a picco.
In fondo al mare come nella
profondità della terra sono andati i bambini - angeli e le donne -
sirene di tragedia. Sopra schiumeggiano le dimenticanze e
l'abbandono. La nave capovolta insieme alla Patria si è fatta bara.
Il mare - sepolcro. Partirono per la costa del sogno e sprofondarono
negli abissi, torbidi paurosi come coscienze di mostri.
Le donne lasciarono vuoto il letto
notturno - conchiglia grande del destino. E i ceri di Pasqua stelle
spente che si spengono sul mare. I bambini non terminarono i giochi.
I pesci giocheranno con le loro vite innocenti, con gli scheletri,
di raggi di luce.
Le gole degli urli strozzò
l'acqua della morte, perciò più non urliamo. Ma cosa porta il vento,
la chioma dell'amore naufragato?
E le onde portano a riva una bambola
orfana, un libro di favole travolte in zuffe.
Anche allora, quando la terra fu
sommersa, l'Arca di Noè scampò al diluvio, solo la mia gente doveva
sprofondare nell'abisso del mondo senza mondo.
Quanto mare, quante tenebrose
profondità, dove si culla il nostro destino, abbiamo creato con le
lacrime!
Epilogo
In riva al mare, sotto i marosi
del cordoglio più grande, tiro fuori i cadaveri della mia vita, ad uno
ad uno, i miei giorni naufragati, pendono le braccia come epilogo
bagnato di bandiere del nulla, in fila li dispongo sui ciottoli
abbandonati come la pietà. Vieni, Mondo, soffiamo il nostro
respiro, senza tardare, mentre l'alba s'imperla tra gli occhi spenti e
aperti, che non si chiuderanno mai più. Come il mare.
Roma, aprile 1997
Visar Zhiti, poeta d'Albania
(stampato diffuso al porto di Brindisi, il 28
settembre 1997 durante la manifestazione degli albanesi superstiti e delle
famiglie delle vittime della Kater I Rades, per chiedere giustizia)
pagina a cura di Antonio Camuso
(Osservatorio sui Balcani di Brindisi)
27 marzo 2022
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