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 L'Italia e i movimenti antinucleari/1

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INDICE GENERALE

Puglia e movimenti antinucleari

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Mondo
Basilicata antinucleare

è consentita  la riproduzione a fini non di lucro dei materiali dell'Archivio Storico Benedetto Petrone con l'obbligo di riportarne  la fonte

dal 24 al 28 agosto 2010

  2° campeggio antinucleare   in Puglia

  località masseria fattizze

a 2 km da PORTO CESAREO (LE)


 
6 AGOSTO 1986 HIROSHIMA-DAY A MONTALTO DI CASTRO. LO SCIOPERO OPERAIO E LA CAPORETTO DEL SINDACATO FILONUCLEARE


 

TRINO VERCELLESE OTTOBRE 1986 MANIFESTAZIONE CONTRO LA CENTRALE NUCLEARE

(FOTO AUTONOMEN  n 6-7-8- 86)


SABATO 08 MAGGIO 2010 ORE 14

 
PRESSO L'AUDITORIUM delle Scuole Medie di TRINO (VC) "Famiglia Tricerri" via Vittime di Bologna n 4

 

 ASSEMBLEA CONTRO IL NUCLEARE a TRINO VERCELLESE


Ogg: DO YOU REMEMBER CHERNOBYL?

Lunedi 26 Aprile - Presidio sotto l'Enel di Milano -Italia-

ore 16:30

Presidio sotto gli uffici dell'Enel
in via Carducci, 1/3  a Milano.

La giornata di oggi non è casuale.
24 anni fà esplodeva la centrale nucleare di Chernobyl.
24 anni dopo Chernobyl l'Italia vuole ritornare al nucleare calpestando la
memoria di quel ricordo con la complicità della Francia.
Enel è ovviamente uno dei primi artefici del ritorno al nucleare in Italia.

Lunedì saremo sotto i loro uffici per rinfacciarli tutte le loro menzogne e
ricordargli la loro complicità in un affare che avrà conseguenze catastrofiche
e mortali per tutto l'ecosistema e loro abitanti

Una volta per tutte
Contro il nucleare e il mondo che lo produce

CIRCOLO DI INIZIATIVA PROLETARIA GIANCARLO LANDONIO

VIA STOPPANI 15  (QUART. SANT’ANNA dietro la p.zza princ.)

- ITALIA - 21052 – BUSTO ARSIZIO – VA –

e-mail: circ.pro.g.landonio@tiscali.it

Opuscolo diffuso in buon numero nell’anno 1986 in alcune realtà proletarie e operaie della provincia di Varese.

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DISASTRI

NUCLEARI

CHE FARE

 

INDICE

Presentazione pag. 3

Cap. 1 - La mappa delle centrali nucleari pag. 5

Cap. 2 - L'Italia nucleare pag. 5

Cap. 3 - Nucleare e militare pag. 7

Cap. 4 - disastri: Seveso, Harrisburg, Chernobyl pag. 8

Cap. 5 - Disastri e informazione pag. 12

Cap. 6 - L'atomo esige il comunismo pag. 12

Cap. 7 - Che fare pag. 13

 

PRESENTAZIONE

 

L'Ucraina, le regioni confinanti, i popoli europei si trovano da 12 giorni sotto la nuvola atomica sprigionatasi dalla centrale nucleare di Chernobyl (120 km da Kiev). È un disastro immane, dalle conseguenze perora incalcolabili, nuovo per le dimensioni e la gravità, che impone a tutti, governanti e masse, il problema della sopravvivenza della specie sul pianeta. Chernobyl, con la sua invisibile e contaminante polvere radioattiva, irradiata sul Vecchio Continente, è l'immagine spettrale della micidialità raggiunta dal capitale nucleare. Il mostro impalpabile che entra nella memoria e sconvolge le credenze (le assuefazioni) di centinaia di milioni di uomini, donne, giovani e bambini euro-asiatici.

Il disastro è gestito dalla menzogna di Stato. Tutti i governi, a partire da quello sovietico, si sono mossi e si stanno muovendo a difesa degli investimenti energetici (nucleari), cercando di circoscrivere Chernobyl. Proprio oggi Gorbaciov si è congratulato con Craxi per l'atteggiamento solidale del nostro governo. Nessuna verità è, quindi, acquisibile se non conquistata direttamente dalle masse popolari.

In questi giorni tormentosi e incerti le masse europee (non abbiamo notizia di quanto avviene in Russia) oscillano tra il panico e la corsa alla salvezza individuale, seguendo in maggioranza le prescrizioni governative. Solo ristrette avanguardie stanno operando un processo di chiarimento e di lotta pratica contro la nuova catastrofe; contro i responsabili dell'immancabile evento. Non esistono rifugi o isole incontaminabili. Il mondo d'oggi è tutto un intreccio. Perciò le conseguenze di questo disastro, il riprodursi di nuovi e più catastrofici disastri, sono eliminabili solo alla condizione di abbattere, nel mondo intero, il dominio del capitale, la produzione per il profitto. L'atomo non deve far paura: oggi, in regime capitalistico, distrugge; domani, in regime comunistico, ci darà energia sicura.

Per il 1° Maggio abbiamo coniato la seguente parola d'ordine: «Inquinamenti - radioattività, nell'era nucleare, importano una generale micidialità. Non c'è scampo alla distruzione senza lotta decisa per la rivoluzione». Questa parola d'ordine ben riassume i termini del problema drammatico posto all'umanità da Chernobyl e ben ne indica la soluzione storica.

 

Milano 8 maggio 1986

L'Esecutivo Centrale di Rivoluzione Comunista

 

Cap. 1

LA MAPPA DELLE CENTRALI NUCLEARI

 

Il mondo è pieno di centrali nucleari. All'inizio del 1985 erano in attività 333 reattori elettronucleari per la potenza complessiva di 221.903 megawatt (MW). Alla stessa data risultavano in costruzione altri 152 reattori nucleari per complessivi 143.173 megawatt; mentre figuravano ordinati altri 82 reattori per 80.823 megawatt. Quindi tra attivi, in costruzione e in progettazione, c'erano l'anno scorso, nel complesso, 567 reattori, per un totale di 445.899 megawatt (1).

Ecco dove sono dislocati i reattori in esercizio e in costruzione. Gli Stati Uniti dispongono di 86 centrali in funzione e di 40 in costruzione. La Russia di 40 in esercizio e di 6 in costruzione (tra questi quattro da 1500 MW). Il Giappone dispone di 29 centrali in esercizio e di 11 in costruzione. L'Europa occidentale di 132 in esercizio e di 39 in costruzione. L'Europa orientale di 14 centrali in funzione e di 30 in costruzione. Africa, Asia, America Latina, dispongono di 18 reattori attivi, in tutto, e di altrettanti in costruzione.

Nella comunità economica europea la parte del leone spetta alla Francia, con 33 e più centrali nucleari. All'Italia spetta quella di cenerentola.

 

Cap. 2

L'ITALIA NUCLEARE

 

La produzione nucleare è stata, dalla seconda guerra mondiale, la via percorsa da ogni imperialismo per affermare la propria supremazia economico-militare sul resto del mondo. Gli Stati Uniti, prima potenza planetaria, hanno creato per primi l'industria nucleare allo scopo di garantirsi il dominio mondiale. La loro industria nucleare è, essenzialmente, militare: produzione di bombe atomiche, sottomarini nucleari, testate per missili nucleari, ecc.

L'Italia ha un ristretto impianto nucleare. Attualmente dispone di quattro centrali in funzione e di altre due in costruzione. Delle quattro centrali in funzione, tre risalgono ai primi anni sessanta. E sono: a) la centrale di Borgo Sabotino (Latina), ordinata dall'ENI all'ente atomico inglese, divenuta operativa nel 1962; b) la centrale sul Garigliano, ordinata dall'IRI alla General Electric, entra in funzione nel 1964; c) la centrale di Trino Vercellese ordinata dalla Edison alla Westinghouse, entrata, anch'essa, in funzione nel 1964. La quarta, che è la più potente (840 MW), è quella di Caorso, ordinata dall'ENEL all'Ansaldo, ed entrata in funzione nel 1983 (2). Le due centrali in costruzione sono quelle di Montalto di Castro e di Trino Vercellese, ciascuna con 2 reattori da 1000 MW l'uno.

Nonostante il ridotto impianto nucleare, dovuto a precisi condizionamenti (3) politico-sociali, interni ed internazionali, l'Italia si colloca in posizione avanzata nella tecnologia nucleare: nella progettazione, costruzione e gestione di reattori nucleari, sia di tipo tradizionale (ad uranio arricchito) che di tipo moderno (al plutonio). Oggi il nostro comparto nucleare, IRI-FINMECCANICA e FIAT, guidato dall'Ansaldo e sotto la regia dell'ENEL-CNR-ENEA fabbrica ed esporta centrali elettronucleari; partecipa ai progetti più avanzati, su scala europea ed internazionale, in materia energetica-nucleare; punta all'affermazione del proprio reattore (Cirene); concorre ai progetti di militarizzazione dello spazio; persegue la propria espansione con ogni mezzo. Pertanto, anche se la produzione di energia elettronucleare ha una bassa incidenza sulla produzione elettrica globale, sia in termini assoluti che in termini relativi, l'industria nucleare italiana si colloca, sul plano tecnologico, nel gruppo di testa dei paesi imperialistici più forti.

Per completare il quadro della consistenza nucleare italiana bisogna ricordare che l'ENEL è proprietario di un terzo della centrale a plutonio di Tricostine (Lione) di 2.500 MW. Si tratta dell'unica centrale a plutonio esistente al mondo. La comproprietà italo-francese è legata al progetto militare «Eurodif».

 

Cap. 3

NUCLEARE E MILITARE

 

L'energia nucleare è sorta come prodotto sofisticato dell'industria bellica. Ed è una base di sviluppo dell'industria bellica. Il nucleare è militare per il militare. Ciò non vuol dire, tuttavia, che l'atomo porti questa impronta e questo destino eternamente e senza via di scampo; ma, semplicemente, che così è in regime capitalistico.

Questa matrice del nucleare importa, tra le altre implicazioni, due conseguenze fondamentali. La prima è che ogni progresso, in campo energetico-nucleare, è una diretta filiazione o sta in stretta connessione con il progresso della tecnologia militare. Il nucleare progredisce col militare per la potenza distruttiva del militare. Solo per ricaduta le scoperte in campo nucleare hanno trovato e troveranno applicazione in campo produttivo. Quindi, in questo particolare momento, il nucleare è legato alla militarizzazione dello spazio, allo sviluppo delle armi a laser o raggi X.

La seconda conseguenza è che tutta la produzione nucleare, il sistema di sicurezza, l'elaborazione dei dati, i dissesti ecologici, gli effetti nocivi, ecc. ecc., sono tutti coperti dal segreto. Non solo dal segreto tecnico-industriale, ma dal segreto militare: di sicurezza interna e internazionale. Quindi tutta la materia degli incidenti nucleari è rigidamente controllata dai corpi specializzati e super-segreti, militari e paramilitari. Siamo nel cuore della logica di classe e di Stato. Pertanto le popolazioni ne sapranno sempre poco o niente in quanto la verità, le cognizioni tecnico-scientifiche, restano sopraffatte dalle esigenze tattico-strategiche militari.

 

Cap. 4

I DISASTRI: SEVESO, HARRISBURG, CHERNOBYL

 

Gli incidenti nucleari sono più numerosi di quanto si sa. Negli ultimi 15 anni ci sono stati più di cento incidenti di proporzioni rilevanti. L'Italia non ha avuto ancora un grave incidente nucleare; ha, però, avuto, tra gli altri, il disastro di Seveso. Ci pare quindi opportuno, considerando i due incidenti nucleari più gravi, quello di Harrisburg e questo di Chernobyl, menzionare il disastro di Seveso. Tanto più che, a 10 anni di distanza e dopo tutte le opere di decontaminazione, la diossina regna ancora nella zona infestata.

SEVESO - Il 10 luglio 1976 una nube tossica si sprigionava dall'ICMESA, una fabbrica chimica nei pressi di Seveso alle porte di Milano, ed avvolgeva gli abitanti. La fabbrica produceva triclorofenolo, una sostanza tossica usata come diserbante, ed impiegata dagli Stati Uniti nel Vietnam per defoliare le foreste e distruggere i raccolti. Il micidiale veleno avvolgeva Seveso, Meda, Cesano Maderno e tanti altri piccoli paesi della Brianza. Gli effetti sono sconvolgenti: il veleno brucia i tessuti, agisce sull'apparato genetico, deforma i nascituri.

La gente si barrica in casa al passaggio della nube, che rende l'aria irrespirabile. Il giorno dopo conigli, galline, ecc., stramazzano al suolo. Le foglie degli alberi sembrano divorate dagli insetti. Un centinaio di intossicati viene ricoverato negli ospedali. Le donne incinte vengono avviate alla clinica per abortire; le altre alla sterilizzazione. Seveso, Meda e parte di Cesano Maderno vengono sgomberati e recintati da filo spinato. Truppe specializzate, addestrate in materia nucleare vengono poste a controllo del territorio, della popolazione, della fabbrica e attrezzature. I dirigenti dall'ICMESA cercano di nascondere tutto e, successivamente, di minimizzare il disastro come se si trattasse di nulla. Da parte loro le autorità fingono di ignorare cosa si produceva all'ICMESA. È stato il primo esperimento di controllo politico-militare di una popolazione colpita da un disastro moderno (4).

HARRISBURG - Il guasto nella centrale di Harrisburg precede quello di Chernobyl. Il 28 marzo 1979 un milione di americani si trovano, di colpo, sotto l'incubo della contaminazione radioattiva. Nella centrale nucleare di Harrisburg in Pensylvania, chiamata Tre miglia, fuoriesce gas contaminato. Un guasto al sistema di raffreddamento minaccia di far esplodere l'impianto. La zona dell'incidente viene presidiata militarmente. Una parte della popolazione viene evacuata. I tecnici, dopo vari tentativi, riescono a tamponare la falla. Non si è saputo come hanno fatto. L'unica cosa che si è fissata nella memoria di decine di milioni di persone è il fatto che una massa enorme di individui si è trovata, all'improvviso, sull'orlo della catastrofe (5).

CHERNOBYL - Nella notte tra il 25-26 aprile avviene un'esplosione in uno dei quattro reattori della centrale nucleare di Chernobyl. Chernobyl è a 120 km da Kiev (la terza città della Russia, con circa 2.500.000 abitanti) nella regione dell'Ucraina. Dall'esplosione fuoriesce una enorme quantità di materiale radioattivo e si forma una nube atomica immensa. Dapprima questa nube viene sospinta dai venti verso la Scandinavia; poi viene spinta verso l'Europa centrale e meridionale, investendo anche l'Italia.

Le prime notizie dell'esplosione giungono dopo alcuni giorni. Il 28 si parla di due morti e di feriti e si dice che è fornita l'assistenza medica alla popolazione. Il 29 mezza Europa si trova sotto la pioggia radioattiva e lo shoc atomico. Si cominciano ad avvertire direttamente le proporzioni colossali della nuova catastrofe. Secondo la commissione d'inchiesta russa, l'incidente si sarebbe verificato in uno degli edifici del quarto blocco energetico della centrale, provocando la distruzione di una parte della struttura edilizia e il danneggiamento di un reattore (gli altri tre sarebbero stati bloccati). Le autorità italiane tranquillizzano. Il 30 il responsabile dell'ente nucleare, il prof. Colombo dell'Enea, dice che non c'è pericolo e che il disastro è legato al tipo di impianto russo, mancante della sicurezza dei nostri impianti. Il ministro della Protezione Civile, Zamberletti, il 2 maggio rassicura da parte sua la popolazione dichiarando che non c'è alcun pericolo e che l'unica precauzione da prendere è quella di lavare la «verdura a foglia». Due ore dopo il ministro della Sanità Degan emette un'ordinanza con cui proibisce lo smercio della verdura a foglia e il consumo di latte fresco per 15 giorni da parte di donne incinte e di bambini inferiori ai 10 anni.

Nei giorni successivi e fino a oggi, 8 maggio, è un susseguirsi di notizie contraddittorie sui livelli di radioattività, sui pericoli di contaminazione, sugli effetti sulla salute, ecc. ecc. Senza fornire dati attendibili sulla natura, propagazione, entità, ecc., delle contaminazioni radioattive, i rappresentanti di governo e gli esperti di Stato ci ammanniscono a turno ora la tranquillità ora il pericolo! La gente, nelle grandi città, rovescia in pattumiera latte e verdura e prende d'assalto i supermercati per riempire i frigo di roba varia e scatolame. I prodotti di serra diventano l'ancora di salvezza. Se Chernobyl fosse stata più vicina all'Italia e se la distanza non avesse diluito gli effetti della radioattività ci troveremmo nel caos. Istruttiva al riguardo la diatriba in corso tra enti di Stato sui metodi di rilevazione della radioattività, sulla «soglia di pericolo», sui livelli tollerabili di «curie», ecc. ecc., in cui un ente protettore della salute pubblica dice una cosa e un altro ente protettore ne dice una opposta (6).

I dati provvisori della catastrofe, a parte la radioattività piovuta in Europa, sono questi: a) due morti e 207 ricoverati in ospedale; b) 92.000 persone evacuate; c) creazione in un raggio di 30 km di una zona vuota «deserto nucleare»; d) precauzioni per la popolazione; e) evacuazione dei bambini e ragazzi da Kiev. Sono solo le prime rilevazioni. Il reattore continua a bruciare e rischia addirittura di sprofondare nel terreno. Zagladin ha ammesso che «le radiazioni e le contaminazioni non sono state liquidate». Le conseguenze sono, quindi, ancora tutte da calcolare. E ci vorranno diversi anni per sapere, anche qui, da noi, cosa rischiamo (7).

 

Cap. 5

DISASTRI E INFORMAZIONE

 

Bisogna, anche se non rientra propriamente in argomento, dire una parola sul rapporto disastri-informazione. La società contemporanea esiste, nella sua immagine quotidiana, attraverso l'informazione. Tutti i mezzi di informazione sono nelle mani dei gruppi di potere o di associazioni e agenzie a servizio del potere. Quindi sono portavoce del potere.

Il Cremlino ha tenuto al buio, per diversi giorni, sia gli operai e i contadini russi che i popoli europei. Palazzo Chigi, con tutti i suoi sofisticati mezzi di informazione (TV, radio, stampa, ecc.), ha fatto altrettanto e peggio. Ha parlato di rischio assicurando, al contempo, tranquillità. Gli esperti, con la loro ridda di ipotesi contrastanti su ogni pur modesta questione, ci hanno dato un saggio, non di come la scienza si degradi a lotteria, bensì di come l'uso spregiudicato della scienza serva alla gestione statale del disastro. Quindi tutto il sistema dei mezzi di informazione si integra e culmina nella utilizzazione autoritaria, militaristica, del disastro da parte del potere.

Per le masse proletarie, la verità sulla catastrofe in corso può essere acquisita, non attraverso le informazioni dispensate dai governi e dalle autorità, bensì lottando contro di loro, contro il loro monopolio dei mezzi di informazione. È questa, e solo questa, la strada per conoscere Chernobyl, le sue conseguenze, presenti e future, i suoi legami interni con nuovi giganteschi disastri di prossimo accadimento, ecc. ecc.

 

Cap. 6

L'ATOMO ESIGE IL COMUNISMO

 

La catastrofe di Chernobyl dice, immediatamente e principalmente, tre cose. Primo, conferma che l'energia nucleare (come ogni altra fonte di energia), da forza produttiva diviene, nelle esistenti società capitalistiche, forza distruttiva e che ciò esprime al massimo grado la contraddizione propria del capitalismo (modo di produzione basato sulla ricerca del profitto a danno dell'uomo). Secondo, insegna indelebilmente che la radioattività non si ferma ai confini e che tutti i popoli sono esposti, volenti o nolenti, agli effetti devastanti del dominio del capitale. Terzo, che il livello di estensione e il grado di micidialità delle catastrofi contemporanee investe continenti e nazioni e riguarda, là per là, la vita di milioni di uomini.

Chernobyl è un campanello d'allarme. O abbattere l'imperialismo o soffocare nelle catastrofi. L'atomo esige il comunismo. La verità è alquanto semplice: le forze produttive hanno raggiunto una potenza tale, nel quadro della crescente unitarietà economica del mondo, che, dirette capitalisticamente, come oggi, non possono generare che distruzione e morte. Occorre una direzione sociale e collettiva che guidi queste forze a beneficio dell'umanità. Il problema è, quindi, sempre quello: quello del potere; di chi deve dirigere, i padroni o i lavoratori.

 

Cap. 7

CHE FARE

 

Il dato di partenza, che va assunto definitivamente, è che inquinamenti e radioattività hanno raggiunto il livello della micidialità di massa, in profondità (distruzioni irreversibili) ed in estensione (sovranazionalità); e che in essi si rivela e riproduce il carattere antagonico, anti-sociale, della produzione basata sul profitto. Non c'è un antidoto tecnico-scientifico, che possa salvare l'umanità da questi processi devastanti. Il rimedio è di natura politico-sociale e risiede nella lotta rivoluzionaria contro la società del capitale. Quindi è questa la posizione da assumere senza abbandonarsi al panico o ficcarsi in rifugi illusori.

Assumendo questa impostazione, il che fare pratico passa attraverso l'articolazione: a) del controllo proletario sulla produzione e sull'ambiente; b) sull'autodifesa di massa dagli impianti nocivi e dalle fonti inquinanti e ionizzanti; c) dall'acquisizione e subordinazione della scienza, tecniche, attrezzature, ecc. alle esigenze delle masse.

Bisogna che le masse popolari, la gioventù, prendano l'iniziativa pratica nelle proprie mani, affermando una pratica sociale anti-statale su ogni terreno, compreso quello nucleare. Rompere con la delega allo Stato. Non più cavie delle sue pratiche mortifere e controrivoluzionarie; ma protagonisti nella lotta proletaria.

Il nucleare non deve far paura. Oggi distrugge, domani ci darà energia sicura. Attacchiamo lo Stato reazionario, il blocco dominante, i suoi meccanismi di potere, sul piano interno e internazionale. Impadroniamoci della tecnologia trasformandola in uno strumento sicuro di edificazione sociale, di costruzione e sviluppo, della società collettiva, ricca e sicura, senza distruzioni pianificate e guerre.

 

La salvaguardia della salute è inseparabile dalla lotta al dominio del capitale e del potere statale.

Non andare a riempirsi di scatolame nei supermarket. Discernere oculatamente ciò che può fare bene da ciò che può fare male sulla base della esperienza pratica, e dell'acquisizione degli strumenti e mezzi di controllo tecnico-scientifici.

Non interrarsi nei rifugi sotterranei, ma mobilitarsi nelle piazze.

Creare i comitati, organizzarsi nel fronte proletario. Guerra sociale contro il marciume statale.

 

(1) Questi dati, come quelli successivi sulla ubicazione degli impianti nucleari, sono tratti da pubblicazioni dell'"agenzia atomica internazionale"; vanno quindi presi con le dovute cautele e per il loro significato approssimativo; almeno per quanto riguarda gli altri paesi; perché, per l'Italia, supplisce la nostra conoscenza diretta.

(2) È la vera centrale italiana, in quanto realizzata dall'Ansaldo su brevetto General Electric. Si tratta di un reattore che impiega uranio arricchito moderato da acqua bollente.

(3) Il primo ostacolo allo sviluppo degli impianti nucleari in Italia è stato costituito dal veto americano e dall'opposizione dei gruppi ex elettrici e petroliferi. È solo nel 1975 che viene lanciato, col governo Moro, il «Programma Energetico Nazionale». Questo pone il nucleare a perno della riorganizzazione dell'industria. Esso prevede la costruzione di 16 centrali da 1000 MW (Fiat-IRI-Ansaldo), la partecipazione italiana ai progetti francesi per l'arricchimento dell'uranio e la costruzione di reattori veloci (CNEN-NIRA), il consorzio interno (ENEL-ENI-CNEN) nel ciclo del combustibile nucleare. Tuttavia il piano resta sulla carta per le resistenze interne dei gruppi petrolchimici e per le opposizioni popolari agli impianti.

L'11 gennaio 1980 il governo Cossiga rilancia il Programma energetico come piano di nuclearizzazione del sistema. Il CIPI rifà un nuovo piano che prevede: a) la costruzione di centrali nucleari per 10.000 MW, di cui tre, da 2000 MW, in Piemonte-Lombardia-Puglia; b) centrali a carbone per 12.000 MW; c) centrali a turbogas (1130 MW) e idroelettriche (750 MW). Per spianare la strada agli impianti e superare le opposizioni popolari vengono, con decreto-legge, modificate le leggi n. 880/74 e n. 393/75 che riconoscevano un certo potere di veto ai comuni, sotto forma di contributo proporzionato alla potenza della centrale. Nello stesso periodo si forma il cartello nucleare IRI-FINMECCANICA e FIAT, guidato dall'Ansaldo.

Il nuovo piano nucleare si scontra ora con le resistenze popolari sui siti o localizzazione delle centrali. Con la legge 10 gennaio 1983 n. 8 il governo aggira le opposizioni dei comuni e delle popolazioni interessate, stabilendo che: «qualora ... non sia stata perfezionata la procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la determinazione delle aree suscettibili di insediamento è effettuata dal CIPE, su proposta del Ministro per l'industria, il commercio e l'artigianato, tenendo presente le indicazioni eventualmente emerse nella procedura precedentemente esperita». È così che si arriva alla localizzazione della centrale di Trino Vercellese per il Piemonte. Resta da localizzare il sito per la Lombardia (Viadana - San Benedetto Po, le cui popolazioni si sono pronunciate per il no), nonché per la Puglia (Avetrana o Carovigno). Restano candidate alla centrale nucleare: Sicilia, Basilicata, Campania, Veneto.

(4) Scrivevamo su Lotte Operaie Murale n. 122 e n. 123 che la chimica capitalistica è peggio della peste e che tutto il territorio è sotto la costante azione inquinante e distruttiva di questa chimica: da Porto Marghera a Ottana; da Ravenna a Priolo e Gela.

(5) Osservavamo su R.C. Murale (n. 35 del 1° aprile 1979) che il disastro mancato di Harrisburg non era che uno degli incidenti dell'industria nucleare e che questo tipo di industria non può che essere gravido di questo e di più catastrofici incidenti. Osservavamo, altresì, che l'industria capitalistica in generale, non solo quindi la nucleare, provoca quotidianamente, col suo costante inquinamento e devastazioni della natura, ecc., disastri colossali; e che i disastri nucleari non sono che una specie, un tipo, anche se il più terrificante, di questi disastri.

(6) Il curie è l'unità di misura del materiale radioattivo che si disintegra ogni secondo producendo radiazioni. È suddiviso in sottomultipli: il millesimo di curie (m), il milionesimo di curie (micro-curie), il miliardesimo di curie (nano-curie), il millesimo di miliardesimo (pico-curie), il milionesimo di miliardesimo di curie (femto-curie). Accanto a questo sistema di misura della radioattività ne sussistono diversi altri.

(7) Sul rapporto radioattività-vita si sa poco; e non perché la materia è nuova. Si fanno radiografie dall'inizio del secolo e da Nagasaki e Hiroscima sono passati 40 anni, punteggiati da incidenti nucleari. Si sa poco in quanto, con lo sviluppo della produzione nucleare, gli studi di biomedica, anziché essere favoriti, sono stati scoraggiati. Sicché, rilevando che in una settimana abbiamo assorbito un decimo della radioattività naturale che si assorbe in un anno, non sappiamo quali sono le conseguenze sulla nostra salute. D'altra parte tutta l'attenzione delle autorità e dei comitati tecnico-scientifici è concentrata nella rilevazione dello iodio 131, che ha durata breve; mentre sono trascurati i radionuclidi di Cesio 137 (che attacca muscoli e ovaie), di stronzio 90 (che attacca le ossa), ecc., i cui effetti sono di lunga durata.

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Milano maggio 1986. 

Edizione a cura di: RIVOLUZIONE COMUNISTA
SEDE CENTRALE: P.za Morselli, 3 - 20154 Milano-

e-mail: rivoluzionec@libero.it
http://digilander.libero.it/rivoluzionecom/

 



 

8 MARZO  2010 ANTINUCLEARE

IL MINISTRO SCAIOLA  OGGI 8 MARZO AFFERMA: "-RISPETTEREMO I TEMPI. ENTRO IL 2013 INIZIA LA COSTRUZIONE DELLE CENTRALI NUCLEARI IN ITALIA!"-

OGGI COME IERI OCCORRE CHE LE DONNE SIANO IN PRIMA FILA NELLA LOTTA ANTINUCLEARE.

 AD ESSE DEDICHIAMO LA PAGINA DELL'8 MARZO DELL'ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE CON LE FOTO DI DONNE DELLA PRIMA LOTTA ANTINUCLEARE NEL SUD A NUOVA  SIRI NEL 1978 E ALLE DONNE DI UNA DELLE TANTE COREE , A BRINDISI IN UNA MANIFESTAZIONE PER LA CASA NEL 1979

Ricordando il compagno fotografo Alfio Di Bella

DANIELA di isola liri

LA PANCIA DI SIMONETTA

zIA GIANNINA, LA FIGLIA ITALIA, PINA E LE BATTAFAR.. DI NUOVA SIRI

LA MILITANTE DEI VOLSCI

LE COMPAGNE IN TESTA AL CORTEO A ROTONDELLA

Le donne della "Corea" di Brindisi sfilano con i compagni del Circolo del Proletariato Piovanile e del Collettivo Comunista Autonomo lungo il lungomare , occupano il ponte di via prov.le San Vito dei Normanni per poi andare dinanzi al Comune

RIPARTE IL MOVIMENTO ANTINUCLEARE..

 


Roma 10 febbraio 2010

SI RITORNA AL NUCLEARE


 

le nuove manovre sul nucleare 2 settembre 09


report assemblea antinucleare nazionale del 18 ottobre 2009

20-23 AGOSTO 2009

CAMPEGGIO DI LOTTA ANTINUCLEARE IN PUGLIA

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