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FUORI DAI DENTI:

il dibattito sulle ronde 

LE RONDE? 

RIAPPROPRIAMOCI DEL TERRITORIO:RONDE POPOLARI E PROLETARIE....

Il Disegno Reazionario che sta dietro alle Ronde da parte del Regime Berlusconi è del tutto chiaro e sarebbe il caso di non sottovalutarlo oltre.



Ciò che la destra sta mettendo in campo ideologicamente e in maniera pratica è offrire un retroterra di leggittimità e legalità a vecchi arnesi fascisti e leghisti, offrire una sponda organizzativa alle nuove leve della violenza nera, inquadrarli in ronde per controllare militarmente il territorio in nome di una generica "Legalità" che ora si esprime contro gli Extracomunitari e i Rom ma che domani, quando gli effetti della crisi deflagreranno, servirà a colpire il conflitto sociale, le lotte dei lavoratori e le Organizzazioni Popolari.
Oggi Ronde domani Milizie del Governo.


Abbiamo sentito in queste settimane molti interventi di "stimabili e importanti" dirigenti di sinistra, in Tv e sui giornali, dirci che le Ronde sono sbagliate perchè è lo Stato che deve occuparsi della sicurezza, non delegarla ai cittadini.


Ci permettiamo di dissentire.
Siamo stufi del Buonismo, del Moderatismo e della Endemica Carenza di Coraggio che affligge la sinistra istituzionale nelle sue varie articolazioni.


Certo, lo sappiamo, non saranno certo Ronde e nuove Carceri a fare diminuire la criminalità e ad aiutare la caracollante giustizia italiana.


E, certo, avere come capo di Governo un personaggio come Berlusconi, amico e sodale di Mafiosi, che depenalizza sistematicamente i reati di cui è accusato non depone certo in loro favore.


Tuttavia bisogna innanzitutto evidenziare che il disastro della giustizia italiana e' figlio di un´alleanza scellerata di Casta. Tra ceti politici di destra e di sinistra, che ha castrato l´efficienza della giustizia con leggi Ad Personam per proteggere Berlusconi: Depenalizzazione del Falso in Bilancio, Indulto che ha graziato Speculatori, Avvelenatori e Assassini di Operai, culto del cavillo giuridico che, mentre annulla i processi per i Potenti, procede inesorabile contro i più deboli, Etc... Etc...


Tuttavia, come compagni di base ci domandiamo: Che cosa c´e' di male se i cittadini si riprendono il territorio creando un sistema autogestito di dissuasione della criminalita'?
Perchè dev'essere chiaro che per contrastare i raid razzisti e la pericolosità delle azioni di fascisti e leghisti, l'unica risposta è, oggi come ieri, ORGANIZZAZIONE!


Quando il governo Mussolini diede il via libera alle Squadracce Fasciste, la difesa dei Compagni, delle Camere del Lavoro, dei Sindacati, delle Sedi di Sinistra e delle Case del Popolo non furono delegate alla Polizia (che per altro faceva finta di non vedere...) ma si autorganizzarono e diedero vita agli Arditi del Popolo e agli Arditi Rossi!


L´idea di Ronda appartiene profondamente al DNA della Sinistra Antagonista.
Le ronde le abbiamo fatte centinaia di volte negli anni '60 e '70 contro i fascisti e contro gli spacciatori di eroina. Si chiamavano Ronde Antifasciste o Ronde Proletarie.
Dai ghetti neri Usa degli anni Settanta, ai quartieri ribelli Baschi e Irlandesi, alle favelas del Venezuela, della Bolivia, del Brasile di oggi, l´uso popolare di ronde di vigilanza contro il crimine e gli abusi di potere sono stati strumenti vincenti in mano al popolo.
Gruppi di cittadini a Cuba si riuniscono quotidianamente nei CDR (Comitès de Defensa de la Revolucion) per difendere la popolazione dagli atti di terrorismo e sabotaggio, dagli assalti criminali e fascisti della Cia e della Mafia di Miami. Ma anche dagli uragani e dalla criminalità comune.
Le Ronde le hanno fatte e le continuano a fare i comitati cittadini della Val di Susa contro chi, con la TAV, vuole devastare il loro Ambiente e la loro Vita.


E' per questo che alla minaccia fascista e reazionaria della Gang Berlusconi dobbiamo rispondere sul loro terreno. Trasformando le Ronde in uno strumento di massa di contropotere e di vigilanza.
Contro la criminalità ma anche contro gli abusi e le speculazioni edilizie, Contro l´inquinamento, Contro le malversazioni delle Amministrazioni; Nei cantieri dove si muore per mancanza di sicurezza e nei posti dove si lavora in nero privi di qualsiasi protezione sociale.


Se la gente iniziasse ad autorganizzarsi e a girare in gruppo la notte per vigilare sul proprio territorio comincerebbe magari anche ad assaporare il gusto di avere il potere, di incidere direttamente sulla propria vita e sulla realtà.
Nei cittadini scomparirebbe la passivizzazione e l'inerzia, nonchè la -Paura- che il terrorismo mediatico inocula come un veleno, e scoprirebbe il piacere della democrazia diretta, della partecipazione, della cooperazione, del senso della collettività.
La Ronda non è cattiva per natura. E' semplicemente uno strumento. L'uso da farne dipende soprattutto da noi. Se ci saremo oppure no.
 
COLLETTIVO LA SCINTILLA
RADIOCONTRO - VENTIMIGLIA

 


CARUSO FRANCESCO

PERCHE' SONO FAVOREVOLE ALLE RONDE

Francesco in questo caso riesce  con molta lucidità ad entrare nel merito dell'incapacità della nuova sinistra di rinnovare linguaggio ed analisi della realtà che ci circonda. Parla delle ronde del diritto delle popolazioni di avere il controllo del proprio territorio e non delegarlo a nessuno. Dove una ronda può essere di destra e dove di sinistra? ronde contro il carovita e contro la disoccupazione come forme di riappropriazione

BRAVO FRANCESCO!!!



IO SONO A FAVORE DELLE RONDE

La reazioni di indignazione seguite all'approvazione in consiglio dei
ministri del decreto legge sulle ronde, per quanto blande, credo siano una
risposta seppur parziale dinanzi ad un provvedimento inquietante, intriso
di xenofobia e razzismo.
L'istituzionalizzazione delle ronde rappresenta infatti una vera e propria
una mostruosità sociale, proprio perchè partorita all'interno e funzionale
al (de)grado di intolleranza, ma non mi sembra possa dirsi altrettanto sul
terreno della pratica sociale.
Promuovere forme di autodifesa popolare, di controllo dal basso del
territorio, di autogoverno della città, da oltre un secolo è sempre stato
un terreno di sperimentazione dei movimenti popolari, dalle milizie operaie
della Comune di Parigi agli Arditi del Popolo.
Ma il contesto odierno sembra molto più simile alla Germania prenazista,
con le Sturmabteilungen impegnate a perseguitare dissidenti politici,
omosessuali, ebrei e gli altri "nemici interni", persecuzioni funzionali
per lo più, ieri come oggi, a occultare i disastri sociali delle crisi
sistemiche del capitalismo, come la grande depressione di allora e la crisi
economica attuale.
Con questo, non voglio certo dire che bisogna prendere le armi per
affrontare e contendere "manu militari" il territorio a milizie armate di
parafascisti ormai in procinto di instaurare la dittatura.
Non siamo fortunatamente in questo scenario: la battaglia va condotta non
sul piano militare, ma sul piano culturale e sociale, facendo però
attenzione, molta, molta attenzione, a intrecciare i due piani - culturale
e sociale - per non correre il rischio di rinchiudere e svilire questo
terreno di battaglia all'interno di una dimensione accademica, retorica e
autoreferenziale.
La battaglia si gioca non al chiuso di pur interessantissime e necessarie
tavole rotonde e seminari sulla forza dilagante della Lega Nord, ma
contendendo ad essa nelle periferie più degradate delle nostre metropoli,
nei territori sempre più infettati dalla demagogia del razzismo, anche il
tema delle ronde, inteso strategicamente come cessione di sovranità
primaria dalle istituzioni alla società, tra l'altro sul terreno tanto
delicato quanto strategico della sicurezza e della pace sociale.
Su questo o si rimane attestati sulla difesa della legalità, delegando agli
strumenti di autoregolazione  istituzionale  il contenimento dell'
esondazione culturale xenofoba, invocando finanche il rafforzamento delle
forze dell'ordine in nome di una presunta imparzialità degli apparati di
controllo e repressione sociale oppure è necessario rilanciare la sfida su
un terreno di costruzione di nuova legalità dal basso, di riappropriazione
dal basso e di rovesciamento concettuale delle stesse categorie della
sicurezza e della pace sociale.
Per questo le ronde para-governative per la sicurezza ci fanno schifo e per
questo andrebbero praticate una sorta di controronde che intralcino il
lavoro di queste milizie governative, ma anche e soprattutto che si
configurino come ronde contro il carovita - come già avviene a Roma ad
opera dei compagni di Action - per denunciare gli speculatori del
commercio, ronde contro il lavoro nero e il caporalato, per denunciare e
sanzionare dal basso i covi più disumani dello sfruttamento, ronde contro
l'omofobia, il razzismo, la precarietà, la devastazione ambientale.
Ronde cioè in grado di attivare e organizzare energie e consenso sociale
per sfidare l'egemonia culturale della destra, di passare dalla difesa
dello status quo alla controffensiva sociale.
Non basta dire, posate i bastoni contro gli immigrati: piuttosto
bisognerebbe organizzare questa insofferenza contro coloro i quali
realmente ci rendono ogni giorno la vità più insicura, precaria e
insostenibile.
E' un impresa difficile? Certo, molto più difficile e complessa del mero
assemblamento elettorale di segmenti e pezzi di ceto politico preoccupati
della sopravvivenza di se stessi, in quanto autoproclamatisi rappresentati
e altrettanto autoproclamatisi di sinistra, protesi a ribaltare di fatto i
ruoli e funzioni,  con l'azione e il conflitto sociale ridotti a strumenti
funzionali all'allargamento degli spazi di rappresentanza politica e non
viceversa.
Ben vengano quindi non tanto gli amministratori illuminati che intralciano
e boicottano la nascita delle ronde, ma anche e soprattutto coloro i quali
avranno il coraggio di istituzionalizzare le ronde popolari contro il
razzismo, il carovita, il lavoro nero, le quali però non nascono e si
sviluppano per decreto ma nella forza del radicamento sociale e nel
coraggio di sporcarsi le mani.
La sfida sul terreno della tanto decantata democrazia partecipativa si
gioca anche su questo terreno.
Si può anche scegliere di non intraprendere questo terreno di sfida, vuoi
per una valutazione dei rapporti di forza o per un principio legalitario
ancora molto radicato anche nella sinistra cosiddetta radicale.
Ma anche in questo caso resta il problema di come contrastare e combattere
l'istituzione delle ronde para-governative, tenendo presente che
un'opposizione parlamentare nelle mani di Di Pietro o del PD rischia di
dare semplicemente un ulteriore contributo peggiorativo in sede di
conversione.
Le controronde anche su questo piano sono l'unico strumento a disposizione
per smacherare, attraverso la rottura dell'unidimensionalità, la  presunta
neutralità dietro la quale i partiti di governo cercano di nascondere la
matrice politico-xenofoba che sottende questa istituzionalizzazione,
spacciandolola come "sicurezza partecipata per il bene comune": una vera e
propria opera di profanazione, direbbe Agamben, che tenta di inserirsi nel
cuore dei meccanismi di riproduzione del dispositivo, al fine di mostrarne
non solo la falsità ma soprattutto la matrice intrinsecamente politica da
cui scaturisce.
Potete strarne certi, dinanzi a controronde sociali saranno gli stessi
benpensanti che oggi guardano con indifferenza e anche tacito consenso
all'istituzionalizzazione delle ronde che grideranno allo scandalo contro
questo "far-west" e si attiveranno in prima persona per smantellare ogni
sorta di ronda al di fuori della legalità.
Perchè la guerra tra i poveri la possono pur sempre fare, ed anzi in tempi
di crisi è anche da sollecitare, ma se qualcuno tocca i privilegi, pur
sempre la polizia bisognerà chiamare.

Francesco Caruso


 

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