Segnalazioni e recensioni libri dell'Archivio Storico Benedetto Petrone-APS (ritorna a Home Page provvisoria)
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Mio nonno Rocco. I casalinoviti . Come nacque la ndrangheta.( Amazon, 2022). autore Rocco Palamara Un libro da leggere e riflettere: la
recensione di Antonio Camuso.
Perché iniziare con
questo
libro,
la
rubrica delle segnalazioni/recensioni
dell’Archivio
Storico Benedetto Petrone-APS? Il poderoso volume
autobiografico di Rocco, non è un personale playback del vissuto
dell’autore, sino all’età adolescenziale tra i casalinoviti d’Africo:
esso
è un riuscito esperimento
di
ricerca antropologica che apre squarci inediti
sulla
vita delle comunità
di quella parte dell’appennino
Meridionale dove la “modernità” giunse(fortunatamente?) con estremo
ritardo.
Quello
di Rocco è un originale ma effice affondo sulla Questione Meridionale,e... potevamo noi dell’Archivio, non
scegliere il suo libro, quando
nel nostro Statuto è scritta a chiare
lettere che la Questione Meridionale è ancora attuale? Ricevendo dal
postino, un bel giorno, questo “500 pagine” , 20 capitoli, 225 argomenti
affrontati, ci siamo ritrovati dinanzi a un lavoro scritto con il cuore e
con la testa, ma innanzitutto
da un
Rocco Palamara ritornato
bambino
che ripercorre i luoghi, le persone, i fatti della sua
infanzia
ridestando i ricordi più remoti con una lucidità impressionante.
Il diluvio.
E’
splendida la scelta d’iniziare il libro con l’evento
catastrofico che scuote dall’immobilismo, non solo stanziale, ma della
psiche collettiva,
che
costringe ad emigrare il migliaio di anime di Casalinovo. Uno choc
analizzato attraverso il turbine di dubbi, paure, disperazione, che
coinvolge e
fa riflettere il lettore sul trauma subito da ogni emigrante al momento
del distacco. Un trauma fortissimo per la comunità di Casalino, originaria
della diaspora greco-albanese
e
che. per diversi motivi,
era rimasta pressocchè isolata
dal resto del mondo, conservando
regole e consuetudini a dir poco
medioevali.
Un evento, il diluvio,
che
coglie Rocco in tenera età, ma insufficiente a provocare
quel bambino una terapeutica amnesia su quella aspra terra, su quelle
catapecchie senza servizi, ove si dormiva insieme agli animali. Palamara ci commuove
narrandoci dei sentimenti collettivi, comunitari,
solidaristici ed identitari, grazie ai quali
un
migliaio di donne e uomini, erano sopravvissuti, sino ad allora ,in quella amara terra,
poveri in canna, ma, in una società fondamentalmente senza padroni. Anarchia,
comunismo libertario e “ndrine comuniste” Come non comprendere
quindi la scelta giovanile nell’Anarchia del
compagno Rocco Palamara e di tanti altri suoi compagni
in
terra calabrese e la loro aspirazione
al
comunismo libertario. Un libro che diventa intrigante con aspetti
sicuramente sorprendenti quando, senza peli sulla lingua e fottendosene
del “politicamente corretto” , il compagno Rocco Palamara rivendica la
parte d'eredità storica delle “ndrine di
Africo/Casalinovo” nella più ampia storia della “Ndrangheta.
Potrebbe sembrare
paradossale che il compagno Rocco (ed insieme a lui, suoi parenti e altri
compagni), che era stato
più
volte bersaglio di attentati, ferimenti da parte dei clan ndranghetisti, si
addentri su questo argomento senza mostrificare il fenomeno Ndrangheta.
Perché non
adeguarsi alla narrazione conformista e
perbenista che fa della Ndrangheta un elemento avulso dalla storia di una
società calabrese dalle mille sfaccettature e tradizioni identitarie?
Al
contrario, nel libro, è costante la denuncia contro lo Stato oppressivo
o semplicemente indifferente alle umane sofferenze e ai più elementari
bisogni degli ultimi. Gli ndranghetisti che adoravano Stalin. Una rivelazione
choccante è quella che fa Rocco raccontando della devozione degli
ndranghetisti del suo paese nei confronti del "compagno" Giuseppe Stalin. “…
quando si aveva notizia che al telegiornale si sarebbe ascoltata la
voce di Giuseppe Stalin, gli ndranghetisti , venivano ad ascoltarla in
religioso silenzio , presso la Tv del bar. Per essi
Giuseppe
Stalin,
era
l’esempio
di inflessibilità nei confronti della difesa dei principi, ed in questo
caso del comunismo,
e
come tale lo sentivano epidermicamente quale il loro Leader Maximo".
Quella che ci
descrive Palamara nel suo libro è una Ndrangheta
di
fine anni 50 inizi anni 60, divisa politicamente tra comunisti e filo
governativi democristiani/fascisti trasformisti e ben diversa dalla
narrazione propinataci dai media, che la descrivono come una jattura
piovuta dal cielo depositata in terra calabrese in una notte senza stelle
da un’astronave aliena venuta anni luce dalla Terra. La lettura di questo
libro ci aiuta a meglio comprendere fenomeni come il brigantaggio
post-unitario, e le ricorrenti esplosioni di insorgenza antisistema
e antistatale, del popolo meridionale,
e
che si respira particolarmente, accomunandoli, negli
uomini
e le donne abitanti la dorsale dell’appennino meridionale, dalla Sila,
per l’Irpinia, verso il Sannio sino all’Abruzzo.
Quegli
uomini descritti da Rocco, li rivedo nei miei personali
flashback
sull’Irpinia della mia infanzia ed adolescenza, con la
stessa
accetta leggera, col manico lungo in spalla,attrezzo di lavoro ma anche
temibile
arma di difesa /offesa, mentre ritornano al tramonto alle loro case,
stremati da 12 ore di lavoro nei campi o nei boschi, con ai piedi
gli scarponi ferrati, ( nel suo racconto "le calandrelle") qualcuno più fortunato a dorso di mulo e dietro,
venire a piedi nudi le loro donne , con le trecce a mò di "maccaturo",
ritorte sulla testa per poggiarvi le fascine con cui accendere il fuoco e
scaldare la cena, o le ragazze portare le anfore piene d’acqua. Grazie Rocco per il
tuo libro, grazie per le sensazioni che ci hai regalato, grazie uomini e
donne
di quel Meridione
di cui oggi si cerca di cancellare la
memoria ….
il Presidente Brindisi 30 luglio 2024 archiviobpetrone@libero.it leggi anche 1bis) Le sventurate: dal libro "Mio nonno Rocco" di Rocco Palamara (Amazon,2022)
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1) Mio nonno Rocco ,(Rocco Palamara) Amazon,2022 1bis) Le sventurate: dal libro "Mio nonno Rocco" di Rocco Palamara (Amazon,2022) |