Archivio storico"Benedetto Petrone" ritorna a >HOME PAGE<
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
20-29 settembre 1943 : La campagna d’Irpinia della Terza Divisione americana, il contributo dei partigiani di Acerno e la liberazione di Montella Pubblicato nel settembre 2012 sulla pagina di Cultura del Quotidiano del Sud/corriere dell'Irpinia Rintracciabile su montella.eu e documenti storici del sito palazzo Tenta39 , Bagnoli Irpino. Nota di presentazione dell'autore Concludiamo con questa ricerca una trilogia di articoli redatti in occasione del 69 anniversario dei fatti del settembre 1943 in terra d’Irpinia. Una serie che vuol essere di stimolo a quel lavoro di salvataggio della memoria di quei fatti dolorosi ma anche eroici, che le genti irpine vissero in quei terribili giorni di guerra e che sarebbe giusto valorizzare con risalto in occasione delle celebrazioni che in tutta Italia si svolgeranno il prossimo anno per ricordare il 70° della caduta del fascismo, e l’inizio della guerra di Liberazione al nazifascismo che portò la nascita della Repubblica Italiana in nome dei principi di democrazia , giustizia ed eguaglianza universale sanciti dalla Costituzione che ancor oggi chiedono quotidianamente di essere rispettati. Ci auguriamo che questi nostri articoli spingano in particolare i giovani a far sì che si possa costruire una sorta di archivio della memoria perenne nei paesi d’Irpinia , che con gli attuali mezzi telematici, il web in particolare, può essere di stimolo alla conoscenza e alla riscoperta di luoghi, tradizioni, storie e…sogni che da sempre hanno fatto la terra d’Irpinia , un luogo unico. La memoria condivisa e resa fruibile a tutti è un potente mezzo di valorizzazione e di stimolo anche all’economia locale , come hanno confermato tanti progetti accolti e finanziati con fondi nazionali ed internazionali in altre regioni. Ci augureremmo che questo sia possibile anche nei piccoli paesi d’Irpinia , superando localismi e lavorando insieme. In questo augurio l’Archivio Storico Benedetto Petrone e il sottoscritto contribuiranno nel loro piccolo. Antonio Camuso Archivio Storico Benedetto Petrone Brindisi 23 settembre 2012
20-29 settembre 1943 : La campagna d’Irpinia della Terza Divisione
americana, il contributo dei partigiani di Acerno e la liberazione di Montella PremessaLa battaglia per la conquista del porto e delle spiagge di Salerno , il 19 settembre era ormai conclusa con la consapevolezza degli Alleati che la loro risalita verso l’Italia del Nord non sarebbe stata una amena passeggiata e che il cammino sarebbe stato duramente contrastato da truppe tedesche decise a contendere ogni palmo di terreno della penisola. In effetti, sin dalle prime ore dell’inizio del ripiegamento da Salerno, le truppe tedesche in ritirata misero in atto tattiche che si sarebbero ripetute successivamente nei 18 mesi successivi: effettuare azioni di retroguardia, utilizzando ogni peculiarità del complesso sistema idrogeologico del territorio italiano, cercare di far terra bruciata di ciò che lasciavano alle spalle, fare un uso sistematico di mine e demolizioni di ponti ed altre opere di viabilità onde rallentare la marcia di un esercito, quale quello americano fortemente motorizzato ed in difficoltà nell’affrontare le asperità della catena appenninica che si stendeva lungo tutto la penisola. Così in quegli ultimi giorni di settembre mentre il grosso della Armata tedesca ripiegava sulla nuova linea di difesa dall’altra sponda del Volturno, gli americani e gli inglesi si lanciavano al loro inseguimento secondo direttrici parallele, tra le quali quella che, inerpicandosi sui monti alle spalle di Salerno, puntava al controllo della strada statale 7 ,l’antica consolare Appia, la Regina Viarium, per impedirne l’uso in possibili controffensive verso il Sud da parte tedesca e contemporaneamente farne di essa il principale supporto logistico per l’avanzata Alleata. L’incarico per questa operazione fu dato ad una divisione americana, la Terza (3d Infantry Division) che in addestramento in Sicilia, non era stata coinvolta nella durissima battaglia di Salerno e quindi pienamente efficiente.Un compito che molti mesi dopo la portò all’ingresso trionfale a Roma… lo stemma della 3 divisione di fanteria americana "Marne" Acerno. Un
piccolo paese ma di cruciale importanza. Che altre armate in epoche lontane abbiano già percorso quel cammino verso l’Irpinia , lo tramanda la storia locale. L’avanzata sul passo di Acerno e la battaglia della “Rotonda” per il controllo dell’attuale bivio Bagnoli-Montella, fu opera dei normanni di Roberto il Guiscardo, signore di Salerno, che facendo strage della piccola guarnigione longobarda si lanciarono alla conquista del ducato longobardo beneventano e successivamente della Puglia. Chissà se in quei giorni di settembre del 1943 i soldati della la fanteria americani sapevano di ripercorrere le orme dei biondi uomini del nord , 900 anni prima, ma purtroppo la storia si diverte a ripetersi, se pur con qualche piccola variazione. In quell’inizio di autunno reso caldo dalla guerra, ciò si muoveva alla conquista della via Appia, lungo le gole montuose, era un esercito superorganizzato, dagli scarponi lucenti, cannoni e carri armati che sembravano invincibili ed un supporto logistico che ancor oggi molti eserciti invidiano.Tra essi vi erano anche lontani discendenti dei biondi normanni che un tempo avevano sottomesso l’Inghilterra, ma c’erano anche i figli o i nipoti di una generazione di emigranti che da un secolo a ondate successiva aveva lasciato le terre irpine e campane per sbarcare sul suolo americano in cerca di fortuna. Quei figli e nipoti di emigranti, portavano in spalla l’M1 o il Thompson, masticando chewingum , ed uno zaino zeppo di caffè,carne e latte in scatola , sigarette e cioccolate . Cose delle quali, i loro lontani parenti poveri, rimasti nei paesini di origine, neanche conoscevano l’esistenza., mentre di una cosa erano invece consapevoli e che li terrorizzava:una cosa riportata dagli sfollati dai paesi devastati dalla battaglia di Salerno: gli americani, gli agognati liberatori, se si fossero trovati in difficoltà a causa di qualche resistenza tedesca degna di rilievo, non si sarebbero fatti scrupolo di fare tabula rasa con tutto il potenziale bellico in loro possesso, di ogni ostacolo, anche a rischio di fare quelli che si chiamano oggi "danni collaterali", con vittime tra i civili innocenti trovatisi in mezzo al tiro incrociato dei duellanti e la distruzione di case, chiese e quant’altro. Resistenti
ad Acerno.
Nei
resoconti ufficiali di provenienza del Dipartimento della Difesa americano
( sui quali si basa gran parte del mio scritto) poco o niente si racconta
del ruolo che ebbe un nucleo di patrioti locali e di abitanti del luogo,
compreso degli ecclesiastici, nella battaglia di Acerno. Di questa vicenda
troviamo tracce dalle dichiarazioni, confermate da altri , del capitano
dei carabinieri Felice Ricci , a Salerno, dinanzi alla commissione per
il riconoscimento dello status di combattente per la liberazione
d’Italia dal Nazifascismo , nel 1947 e riportate dalla ricerca di Ubaldo
Baldi per conto
dell’’istituto Galante Oliva e patrocinato dall’ANPI di Salerno ,
sui salernitani antifascisti e resistenti “prima che altro silenzio cali sugli occhi.” In essa possiamo leggere che ad Acerno nel settembre 1943, in località «Grotta del bosco di S. Lorenzo» a 7 km circa dall’abitato cittadino, si costituì un nucleo di civili e militari sbandati agli ordini dell’ex Comandante della locale stazione dei Carabinieri Felice Ricci da Giffoni Valle Piana. Il Ricci condannato a morte dai tedeschi per insubordinazione dopo l’8 settembre, si era dato alla macchia raccogliendo intorno a sé questo gruppo di sbandati e civili. Questa banda si mosse nella zona in attività prevalente di controllo dei movimenti delle truppe tedesche e riuscendo così a fornire informazioni al Comando della 5° Armata Alleata. In questo contesto possiamo supporre l’appoggio come guide ed informatori della “Banda del capitano Ricci” agli uomini della Terza divisione avanzanti su Acerno. Tra gli altri fatti riportati dal Ricci c’è il salvataggio di un gruppo di 16 soldati ed un ufficiale dell’esercito italiano sbandati che avevano trovato rifugio in località Pesca dell’Acqua, e che la notte del 23 settembre ( ma qui c’è qualche dubbio sulla data effettiva), erano stati catturati dai tedeschi della divisione Goering e stavano per essere fucilati. L’intervento in armi dei patrioti comandati da Ricci permise la loro liberazione e la fuga dei nazisti. In questo contesto, importante fu il ruolo di un prete di Acerno che, prontamente, aveva avvisato i resistenti di Acerno. E ‘sempre dai documenti di archivio della Commissione che si evince come questo gruppo partecipò combattendo al fianco delle truppe americane nella liberazione di Acerno. Il
cammino verso Acerno
e
Montella alla conquista di
Avellino A
mezzanotte del 19 settembre, a poche ore dallo sbarco sulle spiagge alla foce del Sele, delle prime unità
della Terza divisione di Fanteria americana, alcuni elementi di una
pattuglia di ricognizione del 30 Rgt
appartenente a quella divisione, al comando del capitano Richard
M. Savaresy attraversavano
le rovine di Battipaglia, incamminandosi verso
Nord, lungo la strada che, inerpicandosi per le gole dell’Appennino, portava verso Acerno. Tre ore più tardi alla biforcazione che conduce a Montecorvino Rovella a sinistra, e a Acerno a destra, il reparto americano ebbe un primo scontro a fuoco vincente con un piccolo distaccamento di fanteria tedesco lasciato in retroguardia. Per i soldati USA, della 3 divisione fu il primo combattimento sul suolo italiano, ma anche il segnale che i tedeschi non erano in fuga precipitosa, bensì intenzionati a ritardare in tutti i modi l’avanzata americana.
Il primo serio ostacolo, a
due miglia a sudest di Acerno, lo si trovò in corrispondenza di un ponte
sovrastante uno stretto canyon che porta l’Isca della Serra a innestarsi
sul Tusciano, dove i soldati americani scorsero su l’altro lato
della collina un reparto di mitraglieri e tiratori scelti tedeschi
del 1 battaglione del 9
reggimento panzer grenadier, una unità scelta e fanatizzata,
che li aspettava al varco, in una posizione imprendibile. Era
chiaro che il nemico voleva difendere a tutti i costi Acerno e la strada
che portava all’AltaIrpinia . Il
capitano Savaresy lasciato un gruppo di uomini in osservazione, ritornò
indietro con la jeep al Quartier Generale per riferire
su ciò che li aspettava nel caso fosse giunto l’ordine di
muoversi. La battaglia di Acerno Alle
7,30 del 20 settembre la 3
divisione ricevette gli ordini di combattimento dal comando della Va
armata e gli obbiettivi assegnati: Puntare sulla strada che passando da
Acerno conduceva a Montella nella
piana del Calore e da lì spingersi sempre più a Nord verso Avellino. Alle
11 venne dato l’ordine di avanzata al 30°reggimento di Fanteria
(30th Infantry) comandato da
Col. Arthur H. Rogers, a cui
si aggiungevano compagnie di trasmissioni, del genio, corazzate dotate di
carri armati leggeri ed addirittura attrezzate per la guerra chimica.
Migliaia di uomini con a seguito centinaia di mezzi , segno evidente della
enorme superiorità militare americana dispiegata sul campo contro la quale le armate tedesche non avevano
nessuna possibilità di vittoria. Il terzo battaglione del 30 reggimento comandato dal
Lt. Col. Edgar C. Doleman, fu il primo a lasciare Battipaglia, seguito dal
secondo battaglione, comandato dal . Col. Lyle W. Bernard, mentre il 1°
Battaglione si posizionava sul fianco destro della colonna comandato dal
Maj. Oliver W. Kinney. Erano circa tremila uomini dotati di un fortissimo
armamento a cui, dall’altro lato si contrapponevano poche centinaia di
soldati tedeschi, a cui era stato intimato di render dura l’avanzata
americana, a costo di dare la vita per la Germania e per il Furher L’avanzata
del Reggimento sino ad Acerno fu contrastata da poche schermaglie,
poi il reggimento si fermò per la notte con il 3 battaglione occupante la
posizione più a nord in un avvallamento ad ovest del Tusciano . Marcia che riprese alle
luci dell’alba del 21
settembre, giusto prima che l’artiglieria tedesca incominciasse a
colpire l’area del bivacco americano. Il General Truscott aveva dato ordini perentori: avanzare su Acerno a tutti i costi!.
Sul campo le cose erano differenti e tra i soldati ed ufficiali
americani non c’era tanta voglia di rimetterci le penne in uno
stupido attacco frontale.Lo spirito pratico americano fece sì che in
quell’occasione si facesse di Acerno, un episodio bellico da cui fu
tratta una lezione di tattica militare, poi applicata tante altre volte
nella campagna d’Italia, dalla
terza divisione e delle altre unità statunitensi stemma del 30 rgt di fanteria americano Acerno: una lezione di tattica militare vincente.
La
compagnia I, comandata dal del
sottotenente Robert M . Boddy, appena incamminatasi per la strada di Acerno,
sottoposta al fuoco dell’artiglieria tedesca (posizionata a a
nord del villaggio) e quello dei tiratori del caposaldo tedesco
posizionato sulla curva del ponte distrutto, prese una strada parallela a
quella della compagnia L, che si stava inerpicando lungo il costone
montuoso ad ovest della strada. Una
sorta di aggiramento dell’ostacolo utilizzando il riparo naturale dei
boschi e dei rilievi, una manovra tattica che in seguito non fu ripetuta
molte volte quando lungo la penisola ci si trovò a scontrarsi con i
tedeschi arroccati in posizioni imprendibili. A pagar le conseguenze
di ordini di generali che invece amavano guadagnarsi medaglie
con gli attacchi frontali,
Così, mentre la compagnia L comandata dal sottotenente Maurice L. Brit alle 18.00 del 21 settembre 43 , si attestava sulla cresta sud della collina 687 a nord del ponte, onde cercare di tagliare la ritirata ai tedeschi, altri americani facevano una manovra aggirante dall’altro lato ,quello sud della posizione fortificata tedesca. Era la compagnia F comandata dal Capt. Burleigh T. Packwood che inerpicandosi per le gole del Tusciano partecipava a questa manovra a tenaglia. Al mattino del 22 settembre le posizioni americane si erano consolidate con l’intero 3 battaglione insediato su quota 687,la compagnia F in una posizione dominante ad est sul Tusciano,un plotone della Compagnia C piazzato sulla collina 606 vicino alla strada principale a nord di Acerno.
Dietro di loro l’artiglieria divisionale, il maglio della
Terza divisione, che era a nord di Olevano
mentre il resto della divisione
era a poca distanza da Montecorvino Rovella . L’attacco ad Acerno iniziò alle 0800 del 22 settembre con il il terzo
battaglione (3d Battalion, comandato
dal Lt. Col. John A. Heintges)
che procedette
ad est in direzione di Acerno mentre il secondo Battalion sul fianco sinistro
provvedeva verso la strada nord del paese, per completare
l’accerchiamento. Il 3° battaglione incontrò una dura opposizione in un oliveto infestato dai tiri di mitragliatrici leggere e pesanti posizionate allo spigolo estremo del paese e l’avanzata del battaglione, al limitare dei boschi fu possibile per qualche centinaio di metri solo dopo feroci combattimenti corpo a corpo, con lanci di bombe a mano ed assalti alla baionetta, ma ben presto si dovette arrestare a causa del tiro di una batteria anticarro da 75 mm posizionata dietro una chiesa. foto proprietà
wikipedia I tedeschi,ormai vistisi in inferiorità numerica ,
coperti dall’opera di questi artiglieri e ad un fitto fuoco di mortai, iniziarono la ritirata della maggioranza degli uomini
attestati ad Acerno senza che gli americani potessero fermarli, anzi, permettendosi
anche, con i reparti lasciati in retroguardia, di lanciarsi in pericolosi
contrattacchi .(Una tattica che le unità scelte tedesche, in altre
situazioni simili, replicarono
più volte nella lunga campagna d’Italia). Il ruolo dell’artiglieria nella distruzione di Acerno il soldato americano Paul Oglesby prega nella chiesa di Acerno distrutta dai suoi commilitoni Di
fronte alla situazione di stallo e riluttanti nell’accettare altre
perdite , gli americani decisero di far entrare in campo l’artiglieria
pesante, il maglio d’acciaio che in tutta la campagna d’Italia,
insieme all’aviazione ha spianato il cammino della Va Armata. Un’opera
che purtroppo portò alla distruzione di città, paesi e villaggi dalla
storia millennaria. Nella fase iniziale dell’attacco americano tra i boschi,a ridosso del paese, l’intervento dell’artiglieria con i calibri a lunga distanza era stato quello di colpire solo le postazioni di colpire solo le postazioni dei mortai ed il traffico dei tedeschi in ritirata verso Montella cercando di salvaguardare il paese. Non sappiamo se questo primo tentativo di salvare il paese ,abbia
avuto un ruolo il gruppo armato di resistenti comandato dal capitano Ricci,(che
faceva da supporto e guida alle pattuglie americane in avanscoperta su
Acerno). Certo è che tutto
volevano i patrioti, salvo
che vedersi il paese distrutto sotto le bombe degli agognati liberatori. Purtroppo al comando divisionale la sorte di quel paese poco importava di fronte al rischio di fare una brutta figura, al quartier generale della V armata.
“-Avanzare a tutti i costi su Avellino!”-Fu ripetuto,
pianificando nel pomeriggio, intorno alle 13.00 di quel maledetto 22
settembre 43, un contrattacco americano dopo che l’artiglieria avesse
spianato il paese. Dalle 12,52 alle 1325, in mezz’ora, dai grossi calibri del 10th,
39th and 41st Field Artillery Battalions, comandati rispettivamente dai Lt.
Cols. Kermit L. Davis, John D. Byrne and James R. Wendt, furono sparati
sulle case e le chiese di Acerno ben 1016 colpi di artiglieria,
una concentrazione spropositata
ed inutile, se fosse proseguita l’opera di accerchiamento dei
tedeschi. Ciò li avrebbe costretti, dopo qualche ora, ad abbandonare le
posizioni e d Acerno sarebbe stato risparmiato da quella
distruzione. Alle 1700, ad Acerno, nel silenzio mortale che si era sostituito al fragore delle bombe, i soldati americani rastrellarono il paese facendo un magro bottino di guerra: una trentina di soldati tedeschi, intontiti, inebetiti e resi quasi sordi dall’inferno di piombo piovutogli addosso.
Ad aumentare il disappunto degli americani fu quello che, aver
demolito Acerno non aveva accelerato di un minuto l’avanzata verso
Montella ed Avellino, poiché i guastatori tedeschi avevano fatto saltare
in una manciata di di chilometri che li separavano dal paese irpino almeno
5 ponti ed addirittura in corrispondenza di uno di questi, anche un
centinaio di metri di strada ed il relativo costone sottostante. Fu solo grazie all’enorme disponibilità di mezzi del Genio americano che fu possibile nel giro di due giorni, sotto una pioggia battente, riuscire a posare dei ponti in ferro e legno capaci di sostenere pesi di 18 tonnellate e quindi far avanzare non solo le truppe appiedate, e i mezzi leggeri ma anche i cannoni dell’artiglieria divisionale che sarebbero stati indispensabili per poter mettere a tacere ulteriori capisaldi tedeschi arroccati tra le case dei paesi che si sarebbero incontrati, a cominciare da Montella ponte su Acerno ricostruito dal Genio USA proprietà
wikipedia
L’eroe sconosciuto di molte battaglie condotte lungo la dorsale
appenninica nella campagna d’Italia fu il mulo, l’unico mezzo di
trasporto capace di inerpicarsi per gole,tratturi ,pendii scoscesi
trasportando mortai, casse di munizioni,mitragliatrici e di questo
esemplare di animale molte decine erano a disposizione della Terza divisione, dopo che ne aveva requisito un gran numero in Sicilia.
La battaglia della Rotonda si ripete La storia sappiamo che si diverte a ripetersi e quando lo fa è spesso spietata... A concedere un giorno di riposo agli uomini del 3 Battaglione americano, provati dalla battaglia di Acerno , fu il 1 battaglione del 7 reggimento di fanteria giunto nella notte dalle retrovie. Il
23 settembre dava il cambio alle truppe provate e sorpassava
avanzando in direzione di Montella. ( Non sappiamo se tra essi vi
fossero ancora uomini del capitano Ricci,poiché in altri documenti lo
stesso giorno risultano essere protagonisti di uno splendido episodio ,
quello del salvataggio dalla fucilazione di
una quindicina di soldati italiani sbandati da
parte di tedeschi della Herman Goering . Altre testimoniaze locali
parlano anche della presenza di montellesi o abitanti di Bagnoli che
volevano facilitare l’ingresso degli americani nei rispettivi paesi
prima che i tedeschi vi si arroccassero con relative conseguenze di
interventi distruttivi da parte dell’artiglieria
americana. Su questo andrebbe condotta un’opera di ricerca di qualche ,
speriamo,giovane , studioso del luogo.NdA) Sicuro è che il 23 settembre 1943 quando il 1battaglione del 7 reggimento raggiunse la località Croci di Acerno, si trovò a sostituire anche i normanni, praticamente sullo stesso luogo dove la guarnigione longobarda 900 anni prima si era sacrificata inutilmente per cercare di arrestare l’avanzata della macchina da guerra di Roberto il Guiscardo.
A Croci nella posizione sopraelevata e lungo il costone, che teneva sotto controllo il bivio Montella-Bagnoli, in quel settembre del 43 , un altro gruppo di “kamikaze” tedeschi si era posizionato con dei nidi di mitragliatrice e mortai per ritardare con il proprio sacrificio il dilagare dell'esercito americano, nella Valle dell'Alto Calore.
L’esito della battaglia era scontato ma il comandante del
battaglione americano Lt. Col. Frank M. Izenour, dopo un primo scontro,
non volendo rischiare ulteriori vite americane, preferì richiedere ancora
una volta l’intervento dell’artiglieria divisionale alle 15,30 del
pomeriggio del 23 settembre . Nonostante ciò occorsero tre ore prima che
ogni residua resistenza tedesca fosse messa a tacere. Ormai vi era più
nessun altro ostacolo verso il cammino su Montella e Bagnoli. La liberazione di Montella .
Il 24 settembre
è un giorno di grande confusione a Montella,
l’attività delle truppe tedesche in paese non fa presagire nulla
di buono, alcuni ponti vengono minati, e si cerca in tutti i modi di
convincere i tedeschi che è meglio che abbandonino il paese prima di
rimanere intrappolati e far la fine, i tedeschi
dei difensori di Croci,ma gli abitanti e
le case di Montella , quella di Salerno prima e di Acerno poi. In effetti il 24 pomeriggio, dopo una marcia tra
boschi e strade minate, ad entrare in paese, nel pomeriggio,
sono i soldati del 1 Battaglione del 7 rgt di fanteria americana
che, dopo aver assaltato la postazione di mitragliatrici tedesca piazzata
sul Monte Soveto, a ridosso del santuario del Santissimo Salvatore,
ed averne consolidata la posizione durante la notte, raggiungono
con delle pattuglie al calare della sera anche Bagnoli, nonostante altre
demolizioni viarie condotte dai tedeschi in ritirata. E’ sempre quella sera del 24 che avviene
l’incontro tra un gruppo di paracadutisti americani del 509th RGT che
poco più di una settimana prima erano stati protagonisti di uno sfortunato lancio
nelle retrovie tedesche e che
li aveva dispersi tra le località irpine compresa quella di Montella e
che avevano vissuto alla macchia tra
imboscate tedesche e abitanti del luogo che avevano cercato di
aiutarli.( Nei resoconti americani di questo incontro non c’è traccia
se esso sia stato facilitato dall’aiuto di locali, ma molte
testimonianza di montellesi lo confermano.) I paracadutisti in
quell’occasione misero al corrente gli uomini della Terza divisione che
i tedeschi in ritirata stavano effettuando demolizioni sistematiche e che
quindi altri ponti e altre strade sarebbero dovute
esser riparate affinchè i carri armati americani potessero
avanzare.
Ultimi
fuochi in Irpinia Nei giorni seguenti, piccoli scontri con i teschi si verificarono
man mano che
gli americani procedevano verso nord in direzione della statale 7:
ce ne furono a Nusco, a Salza Irpina,ma il principale contatto con il
nemico in lenta ritirata fu tenuto dal 17th reggimento di fanteria nella
valle del Sabato, dopo che aveva valicato le montagne a nord di Corticello. Il 7
fanteria invece, proseguendo lungo i monti a nord di Montella prendeva
possesso della pianura di Volturara dopo un altro scontro con nidi di
mitragliatrici tedesche posizionate in quella località . Il 27 settembre i reparti del 30 reggimento, quelli
che avevano preso Acerno, entravano a Montemarano e simbolicamente
rivendicavano di aver raggiunto l’obbiettivo principale: il controllo
della via Appia, la statale 7. La strada per Avellino ormai era spianata e il 29
settembre la città, accerchiata da tutte le parti, veniva liberata dai
tedeschi con la popolazione stremata da bombardamenti , fame che tirava un
sospiro di sollievo. L’alta Irpinia era così ufficialmente liberata! Per la Terza divisione
e per gli strateghi militari del QG della V armata le lezioni di Acerno ,
delle brillanti manovre di accerchiamento e l’uso dell’artiglieria campale che avevano portato a questo
risultato furono acquisite, studiate e divennero argomento
di manuali di tattica militare. Antonio Camuso Archivio storico Benedetto Petrone Brindisi 18 settembre 2012 riferimenti: Storia della 3 divisione" Marne"- memorie del generale Truscott_ documenti del dipartimento di stato americano - storia del 36 battaglione del genio americano
vedi anche dello stesso autore Montella 18 settembre 1943 la strage dei fratelli Pascale 14 settembre 1943, Paracadutisti americani su Montella: ovvero
|
|