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20) Montella 18 settembre 1943 la strage dei fratelli Pascale ------------------------------------------------------------------------------- 21) 20-29 settembre 1943 : La campagna d’Irpinia della Terza Divisione americana, il contributo dei partigiani di Acerno e la liberazione di Montella ---------------------------------------------------------------------------- Nota di presentazione dell'autore Concludiamo con questa ricerca una trilogia di articoli redatti in occasione del 69 anniversario dei fatti del settembre 1943 in terra d’Irpinia. Una serie che vuol essere di stimolo a quel lavoro di salvataggio della memoria di quei fatti dolorosi ma anche eroici, che le genti irpine vissero in quei terribili giorni di guerra e che sarebbe giusto valorizzare con risalto in occasione delle celebrazioni che in tutta Italia si svolgeranno il prossimo anno per ricordare il 70° della caduta del fascismo, e l’inizio della guerra di Liberazione al nazifascismo che portò la nascita della Repubblica Italiana in nome dei principi di democrazia , giustizia ed eguaglianza universale sanciti dalla Costituzione che ancor oggi chiedono quotidianamente di essere rispettati. Ci auguriamo che questi nostri articoli spingano in particolare i giovani a far sì che si possa costruire una sorta di archivio della memoria perenne nei paesi d’Irpinia , che con gli attuali mezzi telematici, il web in particolare, può essere di stimolo alla conoscenza e alla riscoperta di luoghi, tradizioni, storie e…sogni che da sempre hanno fatto la terra d’Irpinia , un luogo unico. La memoria condivisa e resa fruibile a tutti è un potente mezzo di valorizzazione e di stimolo anche all’economia locale , come hanno confermato tanti progetti accolti e finanziati con fondi nazionali ed internazionali in altre regioni. Ci augureremmo che questo sia possibile anche nei piccoli paesi d’Irpinia , superando localismi e lavorando insieme. In questo augurio l’Archivio Storico Benedetto Petrone e il sottoscritto contribuiranno nel loro piccolo .Antonio Camuso Archivio Storico Benedetto Petrone Brindisi 23 settembre 2012 20)
Montella 18 settembre1943:il giorno del terrore nazista La
strage dei fratelli Pascale La battaglia di Salerno, che aveva visto in alterne vicende angloamericani e tedeschi contendersi il possesso di una lingua di territorio campano, nel pomeriggio del 17 settembre, (ottavo giorno dal D-day), ebbe una svolta da tanti attesa: l’inizio del ripiegamento tedesco. L’ordine venne direttamente dal generale Kesserling comandante del fronte sud, visto l’impossibilità di respingere gli angloamericani, e fu inoltrato ai comandi delle divisioni corazzate operanti nel teatro di guerra salernitano , compreso quello della 16° divisione panzer e della 10° Armata di von Vietinghoff appena nominato da Hitler, Generaloberst, ed installato a Sant’Angelo dei Lombardi. La ritirata tedesca non si tramutò in una fuga disordinata ma seguì direttive precise che volevano: a) lo sganciamento delle unità d’elites sopravvissute all’inferno della battaglia e dei bombardamenti navali ed aerei angloamericani, b) una serie di azioni di retroguardia tali da ritardare l’avanzata alleata, compresa la distruzione di ponti, strade ferrovie, c) far terra bruciata dell’apparato produttivo locale, ( distruzione di officine, impianti idrici e della energia elettrica , d) dissuasione tramite efferate azioni di rappresaglia contro civili o militari italiani che manifestassero qualunque forma di ostilità nei confronti delle truppe tedesche da parte di civili e/o militari italiani . E’ il modus operandi che vedremo ripetersi centinaia di volte lungo lo stivale italiano nei 18 mesi di occupazione nazifascista, con il tragico bilancio di migliaia di civili e partigiani uccisi in quella lunga lista di stragi , riscoperta nei fascicoli custoditi nell’armadio della vergogna del tribunale militare di Roma. Un modus operandi già collaudato nei territori occupati dal Reich ma che in Italia fu particolarmente odioso poiché applicato contro il popolo di un ex paese amico ed alleato nella politica hitleriana di aggressione contro il mondo intero. La via crucis delle stragi naziste in Italia muove i primi passi proprio nel Sud, in Sicilia nei giorni dello sbarco alleato e poi si snoda seguendo il percorso della ritirata tedesca verso il Nord. Stragi ed eccidi di militari e civili avvengono subito dopo l’8 settembre, in Calabria, in Puglia, in Basilicata e in Campania . Sono stragi che, per troppi anni , nella storiografia ufficiale della guerra di Liberazione dal nazifascismo, sono state ritenute “minori” facendo così ritenere il Sud indenne dalle conseguenze dell’occupazione nazifascista e quindi estraneo a quel grande movimento di popolo che fu la Resistenza. Solo negli ultimi anni questo concetto è stato ribaltato sotto la spinta di studiosi e associazioni partigiane/combattentistiche, dando giusto peso ai moti di ribellione individuali e collettivi del Sud all’occupazione nazista e ridando peso a quello che fu il contributo del Meridione alla lotta antifascista. In
Puglia a Bitetto, paese alle porte di Bari, la mattina del 9 settembre un
intero reparto di soldati italiani - che tentava di impedire sorprusi nei
confronti della popolazione civile - fu letteralmente trucidato dai
nazisti, i quali si accanirono contro il sottotenente De Liguori,finendolo
con il calcio dei fucili mitragliatori. Le
stragi e i misfatti nazisti a Castellaneta, Barletta, Murgetta Rossi, nei
pressi di Spinazzola, e Valle Cannella(Cerignola), nonché in diverse
altre località dell’Alta Murgia, dell’Appenino Dauno e della vicina
Basilicata (tra cui Matera e Rionero in Vulture), sono rimaste
in gran parte coperte da
un colpevole silenzio In Campania i nazisti non furono da meno e nelle ore successive dall’inizio della ritirata da Salerno e dall’Irpinia il loro atteggiamento contro le popolazioni del luogo divenne particolarmente aggressivo. Ormai , agli occhi dei tedeschi in fuga, gli italiani sono ritenuti compartecipi insieme alle preponderanti forze alleate, della loro sconfitta a Salerno e come tali vengono trattati La direttiva Kesserling applicata in Irpinia e nel Salernitano Nelle ore successive all’ordine di ritirata tedesca, gli abitanti dei paesi del salernitano e dell’Irpinia occupata assistettero ad un cambio della guardia delle truppe occupanti: i reparti corazzati e d’elites furono sostituiti da soldati fanatizzati lasciati in funzioni di retroguardia e guastatori , che affidarono le chance di salvezza alla brutalità e al terrore imposto alle popolazioni del luogo affinché lasciassero indenni le linee di ritirata da ogni forma di sabotaggio. Gia la sera del 17 settembre 1943 i nazisti, nella frazione di Corpo di cava arrestano l’arcivescovo di Cava dei Tirreni monsignor Francesco Marchesini e l’abate don Idelfonso Rea avvertendo gli abitanti che avrebbero fucilato i prelati nel caso di atti ostili contro i teschi in ritirata. 18-19 i giorni maledetti per il Salernitano e l’Irpinia. Il 18 mattina ad Olevano, un punto di snodo cruciale dello schieramento tedesco, gli abitanti vedono sfilare via le i carri Tigre e le truppe motorizzate ma, al loro posto giungono truppe di fanteria che iniziano il saccheggio sistematico del paese. Viene rubata ogni cosa senza riguardo alcuno: un esempio è quando due soldati tedeschi sfondano la porta di Carlo Carucci , e gli ordinano di preparargli il pranzo, poi mentre il poveretto è intento a cucinare, i due insieme ad altri si spogliano nudi e fanno il bagno nella fontana al centro del paese non curandosi della presenza delle donne. Ad Olevano come negli altri paesi galline,maiali, suppellettili la poca argenteria sopravvissuta a a mesi di fame e borsa nera sono caricati su camion o carretti. Spesso gli animali e gli uomini sono accomunati nella stessa sorte .Come a Bari , l’8 settembre ,quando, nel porto, i nazisti che cercano di distruggere le installazioni si accaniscono , uccidendo i cavalli dei carrettieri,nei paesi dell’Irpinia a far una brutta fine sono asini, maiali, galline e cani che cercano di difendere padroni e cose Così è ad Olevano dove dinanzi alle rimostranze di un povero vecchio contadino ,nella casa di don Gaetano de Sio, due tedeschi sgozzano cinque galline , minacciando di far fare a lui la stessa fine. L’uccisione dei fratelli Pascale A Montella purtroppo le cose andarono peggio quel maledetto giorno 18 con l’efferato assassinio dei fratelli Pascale dopo che uno di essi aveva cercato di impedire l’uccisione del proprio cane da parte di tedeschi intenti a saccheggiare le loro cose. Una strage che lasciò sconvolti l’intero paese poichè furono in molti che assistettero alle diverse fasi della brutale esecuzione. Una sorta di film dell’orrore girato, prima nella casa dei Pascale e poi nella pubblica via , onde fosse di monito a tutti coloro che volessero impedire il comportamento criminale dei nazisti . Una strage avvenuta a distanza a pochi giorni da un fatto dagli aspetti opposti , quale il consenso tedesco alla distribuzione di olio ed altri ben alimentari alla affamata popolazione montellese, quando un treno merci carico di vettovagliamenti era stato sorpreso nella stazione di Montella dai bombardamenti alleati sulle linee di rifornimento che portavano al fronte di Salerno. Le fasi della strage dei Pascale , raccontate dai testimoni in diverse versioni , hanno aspetti di una crudeltà che ritroviamo solo nelle più efferate stragi naziste come quella di Marzabotto. Alla reazione di Ciro in difesa del cane i tedeschi si accaniscono sparando , colpendo, coi calci del fucile, poi l’impiccagione e all’arrivo dell’altro fratello, fuori di sé che segue la stessa fine . Dal racconto di testimoni da me intervistati ci fu il tiro al bersaglio sul corpo e poi messi i corpi messi giù ed ancora seviziati a colpi di coltello. Comunque siano andate realmente queste fasi, il delitto di cui si coprirono i soldati tedeschi fu gravissimo e come tale sarebbe giusto che per lo meno si ricercassero almeno i nomi dei loro assassini, del comandante del reparto che li comandava ,affinché il diritto alla giustizia sia affermato inalienabile e incancellabile di fonte alla cosiddetta ragion di Stato e alle dure leggi di guerra. Per molti la reazione dei Pascale fu ritenuta quasi una follia dinanzi ai mitra tedeschi , ma al contrario dobbiamo ritenere il loro come un atto di coraggio, di sfida a chi voleva calpestare con le armi ed il terrore la dignità , la fierezza di un popolo come quello irpino e montellese. Con quel reagire all’uccisione di un cane , loro, onesti e laboriosi contadini, hanno dato a tutti noi un esempio su quanto la nostra cosiddetta umanità sia parte integrante di un vivere comune con la terra e gli esseri che popolano, animali compresi ed ogni gesto di aggressione a questo equilibrio è un gesto contro tutti noi. Possiamo quindi tranquillamente annoverare tra i resistenti al nazifascismo anche i fratelli Pascale accanto ad altri montellesi più famosi, come il questore Giovanni Palatucci o il carabiniere partigiano Filippo Bonavitacola e come tale la loro vicenda andrebbe a pieno titolo divenire parte integrante della storia di Montella e posta in giusto risalto. Antonio Camuso Archivio storico Benedetto Petrone Brindisi 18 settembre 2012 Un parziale elenco delle stragi
in Irpinia (fonte Corriere Irpino) ….Ma
numerosi altri civili rimasero vittime delle rappresaglie tedesche. A
Capriglia i tedeschi fucilarono il 30 settembre in località Masseria il
falegname sessantaquattrenne Michele Magliacane. A Castelvetere il 18
settembre gli stessi uccisero presso la sua abitazione Sabato Matteis (n.
6.12.1875); il 28 sett. saltò su una mina tedesca Giuseppina Ferraro
(n.12.4.1915), mentre sulla provinciale per Montemarano andava incontro
agli americani per avvertirli che i tedeschi avevano lasciato il paese. A
S. Mango rimasero vittime dei tedeschi Sabato Coppola (n. 11.4.1874),
ucciso il 22 settembre, e Carmine Di Nardo (n. 16.7.1926), ucciso il 28.
Ad Ascoli Satriano Giovanni Sollazzo (n. 15.6.1926) diBisaccia fu ucciso
per rappresaglia il 26 settembre. A Montella furono trucidati il 18
settembre Ciro Pascale (n.3.1.1915), teleferista, e il fratello Ernesto
(1.1.1920), contadino; avevano infatti sorpreso dei tedeschi a rubare in
un loro casolare dopo aver ucciso il cane; alle loro rimostranze
l'impiccarono al balcone. A Monteforte si contarono ben 22 vittime civili, deportate dai tedeschi. A S. Martino Valle Caudina vennero uccisi per rappresaglia: Enrico Cardone di anni 15, ferito al torace il 21 settembre e deceduto 5 giorni dopo all'Ospedale di Maddaloni; Giuseppe Morcone, di anni 18, ferito gravemente al petto il 21 settembre; Annunziata De Fabrizio, di Ospedaletto, ma residente nel centro caudino, deceduta il 22 settembre per ferita all'occipite….
21)
20-29
settembre 1943 : La campagna d’Irpinia della Terza Divisione
americana, il contributo dei partigiani di Acerno e la liberazione di Montella PremessaLa battaglia per la conquista del porto e delle spiagge di Salerno , il 19 settembre era ormai conclusa con la consapevolezza degli Alleati che la loro risalita verso l’Italia del Nord non sarebbe sta una amena passeggiata e che il cammino sarebbe stato duramente contrastato da truppe tedesche decise a contendere ogni palmo di terreno della penisola. In effetti, sin dalle prime ore dell’inizio del ripiegamento da Salerno, le truppe tedesche in ritirata misero in atto tattiche che si sarebbero ripetute successivamente nei 18 mesi successivi: effettuare azioni di retroguardia, utilizzando ogni peculiarità del complesso sistema idrogeologico del territorio italiano, cercare di far terra bruciata di ciò che lasciavano alle spalle, fare un uso sistematico di mine e demolizioni di ponti ed altre opere di viabilità onde rallentare la marcia di un esercito, quale quello americano fortemente motorizzato ed in difficoltà nell’affrontare le asperità della catena appenninica che si stendeva lungo tutto la penisola. Così in quegli ultimi giorni di settembre mentre il grosso della Armata tedesca ripiegava sulla nuova linea di difesa dall’altra sponda del Volturno, gli americani e gli inglesi si lanciavano al loro inseguimento secondo direttrici parallele, tra le quali quella che, inerpicandosi sui monti alle spalle di Salerno, puntava al controllo della strada statale 7 ,l’antica consolare Appia, la Regina Viarium, per impedirne l’uso in possibili controffensive verso il Sud da parte tedesca e contemporaneamente farne di essa il principale supporto logistico per l’avanzata Alleata. L’incarico per questa operazione fu dato ad una divisione americana, la Terza (3d Infantry Division) che in addestramento in Sicilia, non era stata coinvolta nella durissima battaglia di Salerno e quindi pienamente efficiente.Un compito che molti mesi dopo la portò all’ingresso trionfale a Roma… Acerno. Un
piccolo paese ma di cruciale importanza. Che altre armate in epoche lontane abbiano già percorso quel cammino verso l’Irpinia , lo tramanda la storia locale. L’avanzata sul passo di Acerno e la battaglia della “Rotonda” per il controllo dell’attuale bivio Bagnoli-Montella, fu opera dei normanni di Roberto il Guiscardo, signore di Salerno, che facendo strage della piccola guarnigione longobarda si lanciarono alla conquista del ducato longobardo beneventano e successivamente della Puglia. Chissà se in quei giorni di settembre del 1943 i soldati della la fanteria americani sapevano di ripercorrere le orme dei biondi uomini del nord , 900 anni prima, ma purtroppo la storia si diverte a ripetersi se pur con qualche piccola variazione. In quell’inizio di autunno reso caldo dalla guerra, ciò si muoveva alla conquista della via Appia, lungo le gole montuose, era un esercito superorganizzato, dagli scarponi lucenti, cannoni e carri armati che sembravano invincibili ed un supporto logistico che ancor oggi molti eserciti invidiano.Tra essi vi erano anche lontani discendenti dei biondi normanni che un tempo avevano sottomesso l’Inghilterra, ma c’erano anche i figli o i nipoti di una generazione di emigranti che da un secolo a ondate successiva aveva lasciato le terre irpine e campane per sbarcare sul suolo americano in cerca di fortuna. Quei figli e nipoti di emigranti, portavano in spalla l’M1 o il Thompson, masticando chewingum , ed uno zaino zeppo di caffè,carne e latte in scatola , sigarette e cioccolate . Cose delle quali, i loro lontani parenti poveri, rimasti nei paesini di origine, neanche conoscevano l’esistenza., mentre di una cosa erano invece consapevoli e che li terrorizzava:una cosa riportata dagli sfollati dai paesi devastati dalla battaglia di Salerno: gli americani,gli agognati liberatori, se si fossero trovati in difficoltà a causa di qualche resistenza tedesca degna di rilievo, non risarebbero fatti scrupolo di fare tabula rasa con tutto il potenziale bellico in loro possesso, di ogni ostacolo, anche a rischio di fare quelli che si chiamano oggi danni collaterali, con vittime tra i civili innocenti trovatisi in mezzo al tiro incrociato dei duellanti e la distruzione di case, chiese e quant’altro. Resistenti
ad Acerno.
Nei
resoconti ufficiali di provenienza del Dipartimento della Difesa americano
( sui quali si basa gran parte del mio scritto) poco o niente si racconta
del ruolo che ebbe un nucleo di patrioti locali e di abitanti del luogo,
compreso degli ecclesiastici, nella battaglia di Acerno. Di questa vicenda
troviamo tracce dalle dichiarazioni, confermate da altri , del capitano
dei carabinieri Felice Ricci , a Salerno, dinanzi alla commissione per
il riconoscimento dello status di combattente per la liberazione
d’Italia dal Nazifascismo , nel 1947 e riportate dalla ricerca di Ubaldo
Baldi per conto
dell’’istituto Galante Oliva e patrocinato dall’ANPI di Salerno ,
sui salernitani antifascisti e resistenti “prima che altro silenzio cali sugli occhi” In essa possiamo leggere che ad Acerno nel settembre 1943, in località «Grotta del bosco di S. Lorenzo» a 7 km circa dall’abitato cittadino, si costituì un nucleo di civili e militari sbandati agli ordini dell’ex Comandante della locale stazione dei Carabinieri Felice Ricci da Giffoni Valle Piana. Il Ricci condannato a morte dai tedeschi per insubordinazione dopo l’8 settembre, si era dato alla macchia raccogliendo intorno a sé questo gruppo di sbandati e civili. Questa banda si mosse nella zona in attività prevalente di controllo dei movimenti delle truppe tedesche e riuscendo così a fornire informazioni al Comando della 5° Armata Alleata. In questo contesto possiamo supporre l’appoggio come guide ed informatori della “Banda del capitano Ricci” agli uomini della Terza divisione avanzanti su Acerno.Tra gli altri fatti riportati dal Ricci c’è il salvataggio di un gruppo di 16 soldati ed un ufficiale dell’esercito italiano sbandati che avevano trovato rifugio in località (Pesca dell’Acqua)la liberazione , e che la notte del 23 settembre ( ma qui c’è qualche dubbio sulla data effettiva ), erano stati catturati dai tedeschi della divisione Goering e stavano per essere fucilati. L’intervento in armi dei patrioti comandati da Ricci permise la loro liberazione e la fuga dei nazisti. In questo contesto importante fu il ruolo di un prete di Acerno che prontamente aveva avvisato i resistenti di Acerno. E ‘ sempre dai documenti di archivio della Commissione che si evince come questo gruppo partecipò combattendo al fianco delle truppe americane nella liberazione di Acerno. Il
cammino verso Acerno e
Montella alla conquista di Avellino A
mezzanotte del 19 settembre a poche ore
dallo sbarco sulle spiagge alla foce del Sele, delle prime unità
della Terza divisione di Fanteria americana , alcuni elementi di una
pattuglia di ricognizione del 30 Rgt
appartenente a quella divisione, al comando del capitano Richard
M. Savaresy attraversavano
le rovine di Battipaglia incamminandosi verso
Nord, lungo la strada che inerpicandosi perle
le gole dell’Appennino portava verso Acerno. Tre
ore più tardi alla biforcazione che conduce a Montecorvino Rovella a
sinistra, e a Acerno a destra, il reparto americano ebbe un primo scontro
a fuoco vincente con un piccolo distaccamento
di fanteria tedesco lasciato in retroguardia. Per i soldati USA,
della 3 divisione fu il primo combattimento sul suolo italiano, ma anche
il segnale che i tedeschi non erano in fuga precipitosa bensì
intenzionati a ritardare in tutti i modi l’avanzata americana In
un il primo serio ostacolo, a
due miglia a sudest di Acerno, lo si trovò in corrispondenza di un ponte
sovrastante uno stretto canyon che porta l’Isca della Serra a innestarsi
sul Tusciano, dove i soldati americani scorsero su l’altro lato
della collina un reparto di mitraglieri e tiratori scelti tedeschi
del 1 battaglione del 9
reggimento panzer grenadier, una unità scelta e fanatizzata,
che li aspettava al varco, in una posizione imprendibile. Era
chiaro che il nemico voleva difendere a tutti i costi Acerno e la strada
che portava all’AltaIrpinia . Il
capitano Savaresy lasciato un gruppo di uomini in osservazione, ritornò
indietro con la jeep al Quartier Generale per riferire
su ciò che li aspettava nel caso fosse giunto l’ordine di
muoversi. La
battaglia di Acerno Alle
7,30 del 20 settembre la 3
divisione ricevette gli ordini di combattimento dal comando della Va
armata e gli obbiettivi assegnati: Puntare sulla strada che passando da
Acerno conduceva a Montella nella
piana del Calore e da lì spingersi sempre più a Nord verso Avellino. Alle
11 venne dato l’ordine di avanzata 30°reggimento di Fanteria
(30th Infantry) comandato da
Col. Arthur H. Rogers, a cui
si aggiungevano compagnie di trasmissioni, del genio, corazzate dotate di
carri armati leggeri ed addirittura attrezzate per la guerra chimica.
Migliaia di uomini con a seguito centinaia di mezzi , segno evidente della
enorme superiorità militare americana dispiegata sul campo contro la
quale le armate tedesche non avevano possibilità di vittoria finale Il terzo battaglione del 30 reggimento comandato dal
Lt. Col. Edgar C. Doleman, fu il primo a lasciare Battipaglia, seguito dal
secondo battaglione, comandato dal . Col. Lyle W. Bernard,mentre il 1°
Battaglione si posizionava sul fianco destro della colonna comandato dal
Maj. Oliver W. Kinney. Erano circa tremila uomini dotati di un fortissimo
armamento a cui, dall’altro lato si contrapponevano poche centinaia di
soldati tedeschi, a cui era stato intimato di render dura l’avanzata
americana, a costo di dare la vita per la Germania e per il Furher L’avanzata
del Reggimento sino ad Acerno fu contrastata da poche schermaglie,
poi il reggimento si fermò per la notte con il 3 battaglione occupante la
posizione più a nord in un avvallamento ad ovest del Tusciano . Marcia che riprese alle
luci dell’alba del 21
settembre, giusto prima che l’artiglieria tedesca incominciasse a
colpire l’area del bivacco americano Il General
Truscott aveva dato ordini perentori: avanzare su Acerno a tutti i costi!.
Sul campo le cose erano differenti e ai soldati ed ufficiali
americani sul campo non c’era tanta voglia di rimetterci le penne in uno
stupido attacco frontale e lo spirito pratico americano fece sì che in
quell’occasione si facesse di Acerno, un episodio bellico da cui fu
tratta una lezione di tattica militare, poi applicata tante altre volte
nella campagna d’Italia dalla
terza divisione e delle altre unità statunitensi Acerno
: una lezione di tattica militare vincente.
La
compagnia I, comandata dal del
sottotenente Robert M . Boddy appena incamminatasi per la strada di Acerno
sottoposta al fuoco dell’artiglieria tedesca (posizionata a a
nord del villaggio) e quello dei tiratori del caposaldo tedesco
posizionato sulla curva del ponte distrutto, prese una strada parallela a
quella della compagnia L che si stava inerpicando lungo il costone
montuoso ad ovest della strada. Una
sorta di aggiramento dell’ostacolo utilizzando il riparo naturale dei
boschi e dei rilievi, una manovra tattica che inseguito fu ripetuta molte
volte quando lungo la penisola ci si trovò a scontrarsi con i tedeschi
arroccati in posizioni imprendibili. Così mentre la compagnia L comandata dal sottotenente Maurice L. Brit alle 18.00 del 21 settembre 43 , si attestava sulla cresta sud della
collina 687 a nord del ponte onde cercare di tagliare la ritirata ai
tedeschi, altri americani
facevano una manovra aggirante dall’altro lato ,quello sud della
posizione fortificata tedesca. Era la compagnia F comandata dal
Capt. Burleigh T. Packwood che inerpicandosi per le gole del
Tusciano partecipava a questa manovra a tenaglia. Al mattino del 22
settembre le posizioni americane si erano consolidate con l’intero 3
battaglione insediato su quota 687,la compagnia F in una posizione
dominante ad est sul Tsusciano,un plotone della Compagnia C piazzato sulla
collina 606 vicino alla strada principale a nord di Acerno.
Diertro di loro l’artiglieria divisionale, la il maglio della
Terza divisione era a nord di Olevano
mentre il resto della divisione
era a poca distanza di Montecorvino Rovella . L’attacco ad Acerno iniziò alle 0800 del 22 settembre con il il terzo
battaglione (3d Battalion, comandato
dal Lt. Col. John A. Heintges)
che procedette
ad est in direzione di Acerno mentre il secondo sul fianco sinistro
provvedeva verso la strada nord del paese per completare
l’accerchiamento Il 3° battaglione incontrò una dura opposizione in
un oliveto infestato dai tiri di mitragliatrici
leggere e pesanti posizionate allo spigolo estremo del paese e l’avanzata del battaglione al limitare dei boschi fu
possibile per qualche centinaio di metri
solo dopo feroci
combattimenti corpo a corpo con lanci di bombe a mano ed assalti alla
baionetta, ma ben presto si dovette arrestare a causa del tiro di una
batteria anticarro da 75 mm posizionata dietro una chiesa. I tedeschi,ormai vistisi in inferiorità numerica ,
coperti dall’opera di questi artiglieri e ad un fitto fuoco di mortai, iniziarono la ritirata della maggioranza degli uomini
attestati ad Acerno senza che gli americani potessero fermarli, anzi, permettendosi
anche, con i reparti lasciati in retroguardia, di lanciarsi in pericolosi
contrattacchi .(Una tattica che le unità scelte tedesche, in altre
situazioni simili, replicarono
più volte nella lunga campagna d’Italia. IL RUOLO DELL'ARTIGLIERIA NELLA DISTRUZIONE DI ACERNO Di
fronte alla situazione di stallo e riluttanti nell’accettare altre
perdite , gli americani decisero di far entrare in campo l’artiglieria
pesante, il maglio d’acciaio che in tutta la campagna d’Italia,
insieme all’aviazione ha spianato il cammino della Va Armata. Un’opera
che purtroppo portò alla distruzione di città, paesi e villaggi dalla
storia millennaria Nella fase iniziale dell’attacco americano trai
boschi,a ridosso del paese, l’intervento dell’artiglieria con i
calibri a lunga distanza era stato quello di colpire solo le postazioni
di colpire solo le postazioni dei mortai ed il traffico dei
tedeschi in ritirata verso Montella cercando
di salvaguardare il paese. Su questo primo tentativo di salvare il paese ,
il ruolo del gruppo armato di resistenti comandato dal capitano Ricci,che
faceva da supporto e guida alle pattuglie americane in avanscoperta su
Acerno, non sappiamo, anche se andrebbe investigato ma certo è che tutto
volevano i patrioti, salvo
che vedersi il paese distrutto sotto le bombe degli agognati liberatori. Purtroppo
al comando divisionale la sorte di quel paese poco importava di
fronte al rischio di fare una brutta figura, al quartier generale della V
armata.
“-Avanzare a tutti i costi su Avellino!”-Fu ripetuto,
pianificando nel pomeriggiointorno alle 13.00 di quel maledetto 22
settembre 43, un contrattacco americano dopo che l’artiglieria avesse
spianato il paese. Dalle12,52 alle 1325, in mezz’ora dai grossi calibri del 10th,
39th and 41st Field Artillery Battalions, comandati rispettivamente dai Lt.
Cols. Kermit L. Davis, John D. Byrne and James R. Wendt, furono sparati
sulle case e le chiese di Acerno ben 1016 colpi di artiglieria,
una concentrazione spropositata
ed inutile se si fosse proseguita l’opera di accerchiamento dei
tedeschi che li avrebbe costretti, dopo qualche ora, ad abbandonare le
posizioni . Alle1700 ad Acerno nel silenzio mortale che si era
sostituito al fragore delle bombe, i soldati americani
rastrellavano il paese facendo un magro
bottino di guerra : una trentina di soldati tedeschi, intontiti,
inebetiti e resi quasi sordi dall’inferno di piombo piovutogli addosso .
Ad aumentare il disappunto degli americani fu quello che, aver
demolito Acerno non aveva accelerato di un minuto l’avanzata verso
Montella ed Avellino, poiché i guastatori tedeschi avevano fatto saltare
in una manciata di di chilometri che li separavano dal paese irpino almeno
5 ponti ed addirittura in corrispondenza di uno di questi, anche un
centinaio di metri di strada ed il relativo costone sottostante. Fu solo grazie all’enorme disponibilità di mezzi
del Genio americano che fu possibile nel giro di due giorni, sotto una
pioggia battente, riuscire a
posare dei ponti in ferro e legno capaci di sostenere pesi di 18
tonnellate e quindi far avanzare non solo le truppe appiedate, e i mezzi
leggeri ma anche i cannoni dell’artiglieria divisionale che sarebbero
stati indispensabili per poter mettere a tacere ulteriori capisaldi
tedeschi arroccati tra le case dei paesi che si sarebbero incontrati a
cominciare da Montella Il
mulo questo oscuro eroe.
L’eroe
sconosciuto di molte battaglie condotte lungo la dorsale
appenninica nella campagna d’Italia fu il mulo, l’unico mezzo di
trasporto capace di inerpicarsi per gole,tratturi ,pendii scoscesi
trasportando mortai, casse di munizioni,mitragliatrici e di questo
esemplare animale molte decine erano a disposizione della Terza divisione
, dopo che ne aveva requisito un gran numero in Sicilia. La battaglia della Rotonda si ripete La storia sappiamo che si diverte a ripetersi e quando lo fa è spesso spietata... A
concedere un giorno di riposo agli uomini del 3 Battaglione americano,
provati dalla battaglia di Acerno , fu il 1 battaglione del 7 reggimento
di fanteria giunto nella notte dalle
retrovie , il 23 settembre che, dandogli il cambialo sorpassò
avanzando in direzione di Montella. ( Non sappiamo se tra essi vi
fossero ancora uomini del capitano Ricci,poiché in altri documenti lo
stesso giorno risultano essere protagonisti di uno splendido episodio ,
quello del salvataggio dalla fucilazione di
una quindicina di soldati italiani sbandati da
parte di tedeschi della Herman Goering . Altre testimoniaze locali
parlano anche della presenza di montellesi o abitanti di Bagnoli che
volevano facilitare l’ingresso degli americani nei rispettivi paesi
prima che i tedeschi vi si arroccassero con relative conseguenze di
interventi distruttivi da parte dell’artiglieria
americana. Su questo andrebbe condotta un’opera di ricerca di qualche ,
speriamo,giovane , studioso del luogo. Sicuro è che il
23 settembre quando il 1battaglione del 7 reggimento
raggiunse la località Croci di Acerno, si trovò
sostituire i normanni ,praticamente sullo stesso luogo dove la
guarnigione longobarda 900 anni prima si era sacrificata
inutilmente per cercare di arrestare l’avanzata della macchina da
guerra di Roberto il Guiscardo.
A Croci nella posizione
sopraelevata e lungo il
costone, che teneva sotto
controllo il bivio Montella-Bagnoli, in quel settembre del 43 , un altro gruppo di “kamikaze” tedeschi si era posizionato
con dei nidi di mitragliatrice e mortai
per ritardare con il proprio sacrificio il dilagare nella valle del
Calore, dell’esercito americano.
L’esito della battaglia era scontato ma il comandante del
battaglione americano Lt. Col. Frank M. Izenour, dopo un primo scontro,
non volendo rischiare ulteriori vite americane, preferì richiedere ancora
una volta l’intervento dell’artiglieria divisionale alle 15,30 del
pomeriggio del 23 settembre . Nonostante ciò occorsero tre ore prima che
ogni residua resistenza tedesca fosse messa a tacere. Ormai vi era più
nessun altro ostacolo verso il cammino su Montella e Bagnoli. La liberazione di Montella .
Il 24 settembre
è un giorno di grande confusione a Montella,
l’attività delle truppe tedesche in paese non fa presagire nulla
di buono, alcuni ponti vengono minati, e si cerca in tutti i modi di
convincere i tedeschi che è meglio che abbandonino il paese prima di
rimanere intrappolati e far la fine, i tedeschi
dei difensori di Croci,ma gli abitanti e
le case di Montella , quella di Salerno prima e di Acerno poi. In effetti il 24 pomeriggio dopo una marcia tra
boschi e strade minate ad entrare in paese nel pomeriggio
sono i soldati del 1 Battaglione del 7 rgt di fanteria americana
che, dopo aver assaltato la postazione di mitragliatrici tedesca piazzata
sul Monte Soveto, a ridosso del santuario del Santissimo Salvatore
ed averne consolidata la posizione durante la notte, raggiungono
con delle pattuglie al calare della sera anche Bagnoli, nonostante altre
demolizioni viarie condotte dai tedeschi in ritirata. E’ sempre quella sera del 24 che avviene
l’incontro tra un gruppo di paracadutisti americani del 509th RGT che
qualche settimana prima erano stati protagonisti di uno sfortunato lancio
nelle retrovie tedesche e che
li aveva dispersi tra le località irpine compresa quella di Montella e
che avevano vissuto alla macchia tra
imboscate tedesche e abitanti del luogo che avevano cercato di
aiutarli.( Nei resoconti americani di questo incontro non c’è traccia
se esso sia stato facilitato dall’aiuto di locali, ma molte
testimonianza di montellesi lo confermano.) I paracadutisti in
quell’occasione misero al corrente gli uomini della Terza divisione che
i tedeschi in ritirata stavano effettuando demolizioni sistematiche e che
quindi altri ponti e altre strade sarebbero dovute
esser riparate affinchè i carri armati americani potessero
avanzare. Ultimi
fuochi in Irpinia Nei giorni seguenti, piccoli scontri con i teschi si verificarono
man mano che
gli americani procedevano verso nord in direzione della statale 7:
ce ne furono a Nusco, a Salza Irpina,ma il principale contatto con il
nemico in lenta ritirata fu tenuto dal 17th reggimento di fanteria nella
valle del Sabato, dopo che aveva valicato le montagne a nord di Corticello. Il 7
fanteria invece, proseguendo lungo i monti a nord di Montella prendeva
possesso della pianura di Volturara dopo un altro scontro con nidi di
mitragliatrici tedesche posizionate in quella località . Il 27 settembre i reparti del 30 reggimento, quelli
che avevano preso Acerno, entravano a Montemarano e simbolicamente
rivendicavano di aver raggiunto l’obbiettivo principale: il controllo
della via Appia, la statale 7. La strada per Avellino ormai era spianata e il 29
settembre la città, accerchiata da tutte le parti, veniva liberata dai
tedeschi con la popolazione stremata da bombardamenti , fame che tirava un
sospiro di sollievo. L’alta Irpinia era così ufficialmente liberata! Per la Terza divisione
e per gli strateghi militari del QG della V armata le lezioni di Acerno ,
delle brillanti manovre di a accerchiamento
e l’uso dell’artiglieria campale che avevano portato a questo
risultato furono acquisite, studiate e divenute argomento
di manuali di tattica militare. Antonio Camuso Archivio storico Benedetto Petrone Brindisi 18 settembre 2012 riferimenti: A vedi anche dello stesso autore
14 settembre 1943, Paracadutisti americani su Montella: ovvero Una pagina di storia e di umanità in un piccolo paese coinvolto nell’operazione Avalanche- lo sbarco a Salerno.
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