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STRAGE DI GIORNALISTI A PARIGI

siamo o non siamo tutti Charlie?

L'editoriale di Pugliantagonista

parte seconda \ parte prima

 

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Siamo o non siamo tutti  Charlie?

Il cammino di ogni rivoluzione si arresta dove inizia la ricerca del complotto...(anonimo)

(Editoriale di Pugliantagonista, Parte seconda) 

Con buona pace di coloro che  avevano esaurito foto di :

1)Torri gemelle portate via da agenti del Mossad  alla guida di astronavi da guerra dei mondi,

2)scie chimiche  spargenti per il pianeta fumi di hashisch , Chanel n 5, diserbanti di erba per gatti  e inibitori di attività sessuale,

3)ecc ecc ecc,

e’ arrivato l’11 settembre  francese, se pur in forma ridotta nel numero delle vittime , ma pur capace di scatenare come risposta l’assalto alle cartolerie alla ricerca di una matita da vignettista e poi ,quello molto più serio,  della caccia al Complotto delle cui tracce una certa sinistra “rivoluzionaria” si sentiva orfana da qualche tempo.

Non erano  ancora  finiti di rieccheggiare gli spari nelle stanze di Charlie Ebdo , che già i nostri Sherlok Holmes, smessa la maglietta con l’immagine di Che Guevara, indossavano  berretto in lana scozzese e lente di ingrandimento passando al setaccio  i fotogrammi delle sequenze drammatiche;

-“Guardalo, spara, ma per terra non vedo alzarsi fumo! Guarda tira alla testa del poliziotto ma non si vede sangue!, Guarda perde la scarpa , un vero terrorista non perde scarpe dalla macchina! Guarda ha dimenticato la carta d’identità in macchina! E’ tutto finto , è un complotto! “-

  Le stesse vignette di Charlie venivano messe sotto la lente per vedere se qualcuna di esse fosse finanziata dal Mossad, o dalla CIA.

La sfiga voleva che l’impegno politico delle vittime era conosciuto e stimato da lunga data e si rimaneva indecisi, visto che tra essi  vi erano un troskista, un anarchico, un ebreo, se rinviare in un altro momento , un processo politico ed accusarli di aver complottato insieme ai servizi segreti di tutto il mondo per farsi far fare uno scoop con un finto attentato,  grazie ad alcune salme  di miserabili sconosciuti che  venivano spacciate per le loro.

Essi riempiti invece  di soldi sino al buco del c… se la svignavano in paradisi esotici, mentre in tutto il mondo occidentale si correva alle armi per la Terza Guerra mondiale contro tutti i mussulmani. “-Chi ci assicura che sono veramente loro le vittime? Io non le ho viste! “-

E sulla rete fioccavano le foto dei quattro, mentre prendevano il sole  nella Polinesia, facevano un selfi con l’orso Yoghi nel parco di Yellotown, salivano su un traghetto spaziale e rimanevano in orbita per sei mesi aspettando che giù finisse la III guerra mondiale,… poi , maledettamente, -  salvo che anche il resto dei giornalisti non faccia parte del complotto -, si appurava la loro morte…

”- Beh tutti i complotti mica finiscono bene! C’era il complotto ,ma dietro c’era chi faceva il doppio gioco e a metter e le pallottole vere nei fucili di quei due tizi vestiti di nero al posto di quelle a salve ci doveva essere qualche personaggio  alla Matrix!”-.

A complicare la scena del Complotto ci si mettevano poi questi due fratelli fuori di testa  che, raccolta la loro collezione di armi giocattolo e per far scoppiare dall’invidia tutti i ragazzi della banlieu  si facevano il giro  dell’ILE de France in auto, sbeffeggiando 80.000 poliziotti sguinzagliati alla ricerca di finti attentatori di finti giornalisti , fermando passanti, benzinai, negozianti , stringendogli la mano e annunciando che loro erano gli autori del massacro e li si poteva trovare  per  interviste  tv o radio, presso la tipografia , dove stavano per stampare in migliaia di capi delle magliette con i loro visi e la scritta- IO non sono Charlie!-

Entrati in questa tipografia , dalla porta secondaria , credendo che non c’era nessuno, si mettevano al lavoro, pur tra tante interruzioni dovute allo squillare del telefono  continuo per le chiamate delle tv di mezzo mondo.A complicare la storia ci si metteva il proprietario,  un emigrante italiano che  trovatosi casualmente in un’altra stanza comunicava via cellulare all’esterno dicendo di  avere sotto tiro i due terroristi, con la doppietta avuta in eredità dal nonno siculo ed era pronto a farli a colabrodo.

Il terrore si impossessava dell’Eliseo,Hollande telefonava alla Merkel e gli confidava che  era tutto un Complotto di Renzi: quel bastardo, aspirando  alla presidenza del la Republiquefrancese , per rivoluzionare  l’Europa dell’Euro e dichiarare  finita l’era dell’austerità , aveva orchestrato tutto, per fargli  fare una figura di m…  a lui e ai Servizi  segreti francesi , con la notizia che un italiano aveva fatto fuori i terroristi più pericolosi dopo Bin Laden. 

La Merkel faticava non poco a confortare Hollande in piena crisi nervosa e lo consigliava di mostrare finalmente le balle… Hollande ordinava il blitz con risultati ancor oggi misteriosi, visto che nessuno ha visto  e potuto identificare le salme se corrispondono a quelle dei due fratelli , visto anche che erano orfani e l’unico loro amico che li avrebbe potuti riconoscere,  moriva per un’intossicazione di piombo in un ristorante ebraico, dove vendevano  piatti caratteristici in occasione di una festa ebraica. Altri quattro cadaveri risultavano ritrovati nel corso del bliz , ma si trattava di gente deceduta  per analoga intossicazione da ore. A causa di ciò  e per appurare le cause del decesso, si decideva in tutta Parigi di chiudere le sinagoghe e vietare la vendita di  pitanze caratteristiche  simili a quelle servite nel negozio etnico , sino a l controllo dei NAS.

A migliaia di chilometri di distanza si consumava un dramma tutto interno alla galassia fondamentalista: AL Qaeda dello Yemen tirata in ballo dalle interviste choc dei due fratelli “algerini” era messa sotto accusa dagli altri gruppi terroristici  per aver rotto il patto di alleanza  ed aver organizzato questo colpo ad effetto  per far man bassa di adepti e finanziamenti.

“-Non è vero! Questo è un complotto giudaico –massonico per dividerci!Non sono  stato io ad ordinarglielo, manco li conosco!Il mio predecessore  l’hanno ammazzarto i droni americani, che ne so che accordi avevano preso questi due balordi, con lui?”-

Gridava il nuovo capo qaedista yemenita, più impauritodelle lame dei coltelli dei suoi confratelli che dei missili dei Predator statunitensi. Ma non era quello l’unico posto dove si gridava al complotto: a Kiev esplicitamente si accusava tutto  Putin  e il KGB quali organizzatori e mandanti della strage , per farsi ritirare le sanzioni dall’Europa , ora bisognosa di un alleato ad Oriente contro il terrorismo islamico…

A Vincennes , il proprietario della tipografia, l’italiano, l’eroe a metà, al quale le teste di cuoio  gli avevano sequestrato la doppietta intimandogli il silenzio, si aggirava tra le rotative che nel frattempo avevano sfornato automaticamente migliaia di magliette “IO non sono Charlie!”- domandandosi sul che farne… ma questa è un’altra storia ….

Fine parte seconda

10 gennaio 2015

Siamo o non siamo tutti  Charlie?

(parte prima)

Questo è il dilemma che si aggira per l’Europa, tra piazze che si mobilitano con le matite in pugno e borse che  recuperano, dopo la notizia della strage,  le perdite di settimane di ribassi. A quanto pare a tirare un sospiro di sollievo, mal nascosto da finte lacrimucce miste al rimmel firmato, sono in tanti\e. 

All’Eliseo dove svetta il tricolore a mezz’asta è chiamato al colloquio per parlare di unità nazionale, quell’expresidente Sarkò che da ministro dell’interno definì “feccia” gli abitanti delle banlieu, sempre pronti a scatenarsi in rivolte e saccheggi. 

Bei tempi quelli ,per la Francia,  quando i  descamisados in gran parte di origine araba nord-africana, figli di seconda e terza generazioni di quegli emigranti dalle ex colonie francesi  , si accontentavano nelle notti parigine  di bruciare  centinaia di auto per strada, per gridare la loro rabbia, il loro sentirsi esclusi dal sognare un futuro diverso nella Francia,  seconda locomotiva dell’Europa dei banchieri. 

I danni materiali di quello sfogo furono in qualche modo risarciti e la Francia continuò il suo cammino di seconda potenza economica europea, mentre Grecia, Italia, e Spagna affondavano nella crisi. Dopo la rivolta delle banlieu si cercarono di mettere in piedi programmi di inserimento da parte di ministeri per affari sociali, amministrazioni locali, organizzazioni umanitarie, moschee  e scuole, operatori di strada e psicologi che dovettero assistere prima i genitori dei ribelli, incapaci di comprendere la furia scatenata dei propri figli.  La Francia multirazziale sapeva che la scommessa  aveva una posta importante anzi unica, il suo stesso essere la Francia, quella della Marsigliese, quella che ha coniato il motto libertè, égalitè e t fraternitè, ma anche quella della grandeur, della Lègion étrangère, della quarta potenza atomica che ancor oggi ha influenza su mezz’Africa.

Ieri , le cose sono terribilmente cambiate, con la consapevolezza che da tempo non ci sono giovani che urlano la loro rabbia per le strade, che si è da tempo smesso di illuderli su possibili cambiamenti epocali della loro condizione. La feccia  di Sarkò, come un tempo i  mendicanti  andavano a scuola di assassini e ruberie nella Corte dei Miracoli,  in questi ultimi anni ,in centinaia, è andata a scuola di terrore e di sangue in luoghi del Pianeta dove si  è cancellato  e si cancella quotidianamente  tutto ciò che l’umanità in millenni, pur tra tante contraddizioni aveva costruito.  E chi ritorna  da esperienze simili  , è trasformato così interiormente che occorrerebbero anni di trattamenti psicoterapici  e un’organizzazione socioassistenziale , oggi inesistente, che lo possa disintossicare e seguire in un ritorno alla vita “normale”. Lo sappiamo per esperienza  con le migliaia di casi di reduci  impazziti “dai  mille Vietnam” 

In ogni caso, per chi ritorna dalla Legione straniera islamica, che si chiami ISIS o AL Qaeda, ad acclamarli, santificarli e glorificarli , nelle banlieu di Parigi, Marsiglia, Tolone,  c’è una folla di altri giovani senza futuro, ansiosi di divenire eroi di qualche guerra santa da combattere contro chi non è  o non si sente come loro, ed essere loro in qualche parte del mondo , magari nella stessa Francia che li ha visti nascere, crescere e pur malamente accuditi, anche per un solo giorno essere quelli che con un fucile in mano son stati capaci di avere il mondo che li ignorava e disprezzava, sotto i piedi.

 In questo,  la battaglia per l’arruolamento è stata vinta in partenza da tempo, da quando nelle banlieu, si vedevano bruciare scuole, centri di aggregazione giovanili ed assistenziali, malamente difesi con le lacrime agli occhi da maestri e padri dei giovani rivoltosi.  Son passati dieci anni e tutti oggi sembrano dimenticarsi di ciò, attoniti dal capire come e da dove possano essere stati generati “mostri” tali da massacrare un pugno di giornalisti di satira politica.

Anche questa volta l’abbiamo scampata bella!

Ovvero ,quando i media diventano il giubbotto antiproiettile della società

La consapevolezza del pericolo di  episodi  di terrorismo antioccidentale, direttamente in Europa  lo si aveva da tempo e non solo nelle segrete stanze dei Servizi di sicurezza di USA, Unione Europea, e Israele,  e quando la notizia che l’obbiettivo era stata una ,sin’ora, oscura redazione di un giornaletto satirico , ebbene  in molti han brindato allo scampato pericolo. Due, al massimo tre  giovanotti, insieme ad una fidanzata, con un paio di fucili e giubbotti antiproiettile che scorazzano impunemente per l’Ile di France e che si “limitano”  ad ammazzare  dei vignettisti rompiballe e  qualche poliziotto,  è stata la notizia meno terribile tra quelle che ci si aspettava, negli ambienti della sicurezza francese. Una squadra di una decina di questi uomini , così travisati da esser confusi dai più con le teste di cuoio dei reparti speciali, che se  fosse andata a bussare alle porte di una delle tante centrali nucleari che ha la Francia ,  avrebbe trovato le porte aperte  o comunque una resistenza insignificante, avrebbe prodotto un allarme nucleare, se non proprio un incidente  ,del quale  si sarebbe parlato in eterno  dell’11 settembre del continente europeo,  facendo impallidire i ricordi di Chernobyl

Sì stando così le cose , il  7 gennaio  2015, è stato un giorno fortunato per noi europei, ma non sappiamo sino a quando potremo vivere di questa speranza….

La domanda  che tutti gli apparati di sicurezza si pongono oggi è non quando sarà il prossimo attacco , ma dove si rivolgerà. Come interpretare  i tanti insegnamenti che i leader degli AL Qaeda, o ISIS o BOKO Haram, lanciano ai loro adepti, in termini di Strategia e di tattica da adottare contro il Mondo del Male, in cui innocentemente noi ci ritroviamo a vivere? Per essi, è un mondo che va radicalmente distrutto, colpendo quelle che sono le basi della società capitalistica occidentale ( ben altra cosa è parlare di scontro di civiltà, poiché in questo oggi potremmo solo far esempi tipo lo sterminio di aborigeni, di pellerossa, degli Zulù o dei pigmei per mano dei “civili” colonizzatori, ma non uno scontro tra chi sa usare media e mitra allo stesso modo del contendente).

L’attacco portato a Parigi ha seguito pur nella sua confusione , una logica che persegue in parte  il filo dell’11 settembre e quindi del linguaggio Qaedista. Colpire i simboli del sistema, ma anche gli uomini colpire l’economia e lanciare un messaggio di terre mediatico, facendo cadere il mito dell’invulnerabilità del territorio statunitense. In questo i fratelli algerini e i loro complici hanno mimato con aspetti paradossali quell’attacco. Si è colpita la capitale del secondo paese portante dell’Europa, si è colpito uno dei simboli identificativi della France : la libertè, in questo caso quella di opinione ed in secondo ordine dei poliziotti , identificandoli nella parte feroce dell’ETAT, quella che presidia l’immutabilità del potere tra le classi, impedendo che la feccia, quella delle banlieu, possa sconvolgere gli equilibri di forza.

Ma sino a quando logiche simili, pur nella loro criminale razionalità impediranno che vi sia un salto inimmaginabile?Dovrà l’Europa seguire l’esempio di Israele costruendo un  Muro che la separi  da quelle terre che un tempo avevano un nome, Iraq, Siria, Libia , ma dove si è ritornati alla terminologia classica , dove le si descriveva con un “Hic sunt Leones” ?

Fine Parte prima

editoriale di Pugliantagonista

9 gennaio 2015

 

 

 

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