14/07/2010
A Salerno le lotte dei docenti precari, dei ricercatori
universitari, degli studenti e disoccupati si uniscono!
Scoppia la rabbia dei disoccupati e corsisti salernitani.
Ieri trenta manifestanti hanno presidiato il palazzo della
Provincia. Ad innescare la mobilitazione, il mancato sblocco
di 2 milioni e 500 mila euro da parte della Regione per il
completamento del progetto «Conoscenza e Lavoro» che
interessa ad oggi 375 corsisti di Salerno e provincia.
«Vogliamo chiarezza, questi soldi, ammesso che ci siano,
devono essere sbloccati, il paradosso è che sono stati
stanziati ma mancano le firme necessarie per l’erogazione»,
la denuncia di Franz Cittadino, del movimento dei Corsisti
salernitani. «Chiediamo alla Provincia e all’assessore
provinciale al Lavoro, Anna Ferrazzano, di andare al più
presto a Napoli per firmare con la Regione la convenzione
utile per lo sblocco dei fondi – continua Cittadino – c’è
una corsa contro il tempo perché il 31 dicembre scade il
termine per la consegna delle relazioni per la continuità del
progetto che prevede esperienze lavorative part time presso
aziende, dopo una fase di formazione con corsi di 400 ore».
Pronta la replica della Ferrazzano, tramite un comunicato
ufficiale diramato dall’ente. «Sono sorpresa della
manifestazione inscenata a palazzo Sant’Agostino, che
francamente non ha alcuna ragione d’essere – si legge nel
comunicato – dal momento che, come sanno bene gli stessi
disoccupati che ho già più volte incontrato, il presidente
Cirielli ed io stessa non stiamo lesinando sforzi per ottenere
dalla Regione Campania il trasferimento dei fondi che sono
necessari ad attivare le work experience»
fonte: Il Mattino di Salerno
Una fiumana di slogan e cori che ha mandato in tilt mezza città.
Un unico movimento, compatto, che ha gridato forte e chiaro il
proprio dissenso contro le manovre del Governo, la riforma
della scuola e il disegno di legge Gelmini sull’Università.
Mondo accademico e dell’istruzione salernitana formano un
fronte comune di protesta, riversando in piazza rabbia,
colori, folklore. Erano poco più di 400 i manifestanti che
ieri mattina si sono dati appuntamento in piazza Portanova per
dire «no» alla riforma della scuola e della ricerca.
C’erano studenti, ricercatori. C’era il movimento dei
Cobas Scuola, dei docenti precari in lotta contro i tagli e la
riduzione delle cattedre. Dall’anno prossimo più di 1200
docenti e impiegati Ata precari non lavoreranno nella scuola
salernitana. «Un disastro, uniamoci o sarà la fine, basta
con le lotte individuali, studenti, docenti, ricercatori,
stringiamoci»
, urla Alessandro D’Auria, vox populi dei prof precari
salernitani. Ad applaudirlo un’intera categoria in
agitazione, quella dei ricercatori del Campus di Fisciano, sul
piede di guerra da fine giugno contro il disegno di legge
Gelmini che a loro dire «segnerà la fine della ricerca
pubblica». «Non si va avanti, i più giovani di noi possono
scordarsi un percorso di ricerca universitaria»
, sostiene il ricercatore Massimo Blasone. Serpeggia
delusione, preoccupazione. «Che futuro c’è per noi?»,
l’interrogativo di due studenti, Mario Capasso e Rosario
Antonini. Prof, studenti, docenti, l’unione c’è. «Siamo
tutti uniti, basta con i tagli indiscriminati, salviamo la
risorsa scuola», predica il segretario provinciale della Flc
Cgil. E allora si studiano le strategie di mobilitazione.
Già stamane, aula delle lauree di Ingegneria, ore 10.30,
ricercatori e prof dell’Ateneo di Fisciano si riuniranno in
assemblea per decidere iniziative di protesta «inaspettate e
di grande impatto per l’opinione pubblica», rivela sotto un
caldo torrido, Jonathan Pratschke, ricercatore di Sociologia.
Le bocche, per ora restano cucite, ma già ieri serpeggiavano
clamorose prese di posizione. Una potrebbe essere la decisione
di scendere in piazza e spostare le sedute d’esame in
pubblico. L’altra sarebbe quella di tenere gli esami
all’Università ma nelle ore notturne. E così, dopo il
blocco degli esami nelle scorse settimane ad inizio luglio, il
mondo dell’università sceglie di non fermarsi. «Per
settembre si annuncia un collasso dell’Università con il 60
per cento dei 450 ricercatori di Fisciano che si sono
rifiutati di dare la loro disponibilità a svolgere le attività
didattiche», dichiara Pratschke. «Siamo di fronte al rischio
di una privatizzazione dell’università sempre meno pubblica
e di massa», denuncia il rappresentante della Cgil Università,
Michele Pirone. Poco dopo mezzogiorno, l’orda dei
manifestanti con tanto di t-shirt «Unisa in lotta» si sposta
sul Lungomare fino ad arrivare in Prefettura dove una
delegazione di manifestanti viene ricevuta dal prefetto,
Sabatino Marchione, al quale vengono illustrate le ragioni
della protesta.
fonte Il Mattino di Salerno