Riceviamo
e pubblichiamo i seguenti comunicati e report sulla lotta dei migranti
"braccianti" nella provincia di Lecce e sulle rivolte nei
CARA e nei CIE
appelli e
iniziative di solidarietà con i migranti della Boncuri8 agosto
Resoconto dalla delegazione dello Slai cobas per il sindacato di
classe di
Taranto, presente a Lecce per l'intera giornata.
"Quando siamo arrivati alle 10,30 sotto la Prefettura non c'era
nessuno,
l'incontro infatti era stato spostato ad una sala della Provincia; vi
era un
gruppo di immigrati nigeriani e sub sahariani venuti da una struttura
di
agriturismo di Castiglione, insieme a compagni antirazzisti del
leccese, per
portare solidarietà e avevano uno striscione "Patria è il mondo
intero".
Verso le 13 però sono andati via.
Verso le 11,45 sono arrivati gli immigrati braccianti da Nardò, un
centinaio. La maggior parte è del Camerun e del Ghana, una decina
sono
tunisini. Insieme vi era una delegazione della Cgil, e le associazioni
di
volontari del campo di Boncuri di Nardò. Gli immigrati hanno portato
striscioni: "Ingaggiami contro il lavoro nero", "Contro
lo sfruttamento e la
discriminazione dei lavoratori - braccianti Nardò", vi era poi
un terzo
striscione della Flai Cgil.
La nostra delegazione dello Slai cobas per il sindacato di classe di
Taranto
ha portato, insieme alle nostre bandiere, un comunicato di sostegno
alla
lotta che è stato subito richiesto e apprezzato dai braccianti
immigrati.
Abbiamo parlato subito con Ivan Savagnet, il rappresentante
riconosciuto
della lotta, che ci ha raccontato dello sciopero e delle loro
richieste.
Dopo che Ivan è stato "preso" dai giornalisti delle
televisioni locali e
anche nazionali ("Presa diretta"), abbiamo anche parlato con
i volontari di
una delle due associazioni "Brigate di solidarietà attiva"
che ci hanno
spiegato la situazione, come gli immigrati si sono organizzati, ecc.
Dopo un po' la delegazione dei rappresentanti della Cgil e dei
lavoratori
immigrati, è salita per l'incontro.
L'attesa è stata lunga, quasi tre ore, in generale in un clima
tranquillo,
di discussione. Qualcuno si lamentava anche della gestione del campo,
e un
tunisino ha aggiunto: "hanno avuto 300 mila euro per la gestione
del campo".
Verso la fine la lunga attesa ha fatto montare un po' di rabbia tra
gli
immigrati: "dobbiamo fare come Rosarno" - dicevano alcuni;
"o scendono
subito o...". Mentre i volontari facevano da 'calmieri'.
Dopo poco la delegazione è scesa e ha preso la parola subito Ivan:
"ci hanno
preso in giro - ha denunciato - non hanno dato niente. La giornata di
oggi è
stata totalmente negativa. Propongo di fermarci qui in presidio, non
tornare
a Nardò!".
La rappresentante della Flai Cgil salita in delegazione da un lato ha
detto:
"se volete, va bene, rimaniamo qui", ma dall'altro ha
cercato di dare un
giudizio positivo sull'incontro "perchè ha recepito le liste di
prenotazione, dà trasparenza, trasformando gli immigrati da fantasmi
in
persone ufficialmente registrati al CTI, frena la mafia dei caporali;
il 2°
punto del verbale uscito dall'incontro ottiene che il Comune di Nardò
si
faccia carico del trasporto nelle campagne, togliendo l'odioso
balzello di 5
euro a corsa ai caporali".
In realtà questo verbale da un lato contiene punti, come il trasporto
pubblico, già varato in altre realtà, vedi proprio nella provincia
di
Taranto, e dimostratosi assolutamente inutile a superare il caporalato
-
d'altra parte, come ha denunciato Ivan, anche questo punto che sembra
il più
concreto e immediato è ancora da discutere col Comune che dovrebbe
avere la
competenza con risorse da regione e provincia; dall'altro, per il
rispetto
delle 'liste di prenotazione', e il tentativo attraverso queste di
superare
il passaggio dal caporale, rinvia ad accordi con le associazioni
imprenditoriali. Ma la delegazione che oggi era assente era proprio
quella
degli agricoltori. Alla fine dell'incontro vi è stato solo un
generico
impegno a convocare le aziende entro tre giorni.
Inoltre il verbale non fa cenno alla questione più importante, la
questione
salariale che è invece la prima cosa che chiedono gli immigrati -come
diceva
un immigrato: "io sto qui perchè non è giusto, civile lavorare
tante ore per
pochi soldi, perfino in Africa mi trattano meglio...".
Dopo un po' ha preso la parola un dirigente della Cgil che cercava di
convincere i braccianti immigrati ad andare via, al campo, o spostando
il
presidio alla Confagricoltura, col discorso: "abbiamo ottenuto
dei risultati
qui ora dobbiamo ottenerli dalle Associazioni datoriali, per cui
spostiamoci
lì".
Ma tra gli immigrati non c'era nessuno d'accordo con la Cgil. Ivan e i
braccianti hanno detto: "No, rimaniamo qui finchè non si hanno
risultati
concreti: contratto subito a condizioni eque. Finora vi sono state
solo
parole. La stagione sta finendo, e noi non stiamo lavorando. Se non
abbiamo
una soluzione concreta subito, avremo forse domani una vittoria ma la
stagione intanto è finita".
Tra gli immigrati vi è sostanzialmente unità, Ivan è riconosciuto e
seguito.
Certo pesa molto il fatto che quelli che sono rimasti a portare avanti
la
lotta sono questi 100, e gli altri stanno lavorando.
I volontari della Brigata non hanno firmato il verbale dell'incontro
per
rispetto delle decisioni degli immigrati; mentre gli altri
dell'associazione
Finis Terrae, illudendosi sull'inchiesta della Dia, pensano ad un
altro
esposto.
La conclusione della giornata di oggi l'ha detta Ivan, quando con
determinazione ha annunciato che "noi continueremo la
lotta!".
La delegazione dei compagni di Taranto dello Slai cobas per il
sindacato di
classe.
cobasta@libero.it
347-5301704
Pubblichiamo di seguito il Verbale, non accettato dalla delegazione
dei
braccianti immigrati di Nardò (LE).
VERBALE
In data odierna, presso la sala conferenza stampa della Provincia di
Lecce,
si sono incontrati i rappresentanti di:
Provincia di Legge, Regione Puglia, Prefettura di Lecce, Coldiretti di
Lecce, Cgil Lecce, Flai Cgil Lecce, Flai Cgil Puglia, delegazione dei
lavoratori, Comune di Nardò, Coordinamento Immigrati regionale Cgil
Puglia,
Finis Terrae Onlus, Brigate di solidarietà.
Per discutere delle problematiche lavorative dei lavoratori migranti
stagionali ospiti presso la "Masseria Boncuri" di Nardò.
Dopo ampia discussione si è proceduto ad esaminare il documento
presentato
dalla Cgil e Flai Cgil di Lecce, allegato al presente verbale,
relativamente
a quanto proposto, le parti concordano di:
1) istituire le liste di prenotazione per i lavoratori immigrati
stagionali
a livello sperimentale presso il CPI di Nardò;
2) utilizzare i finanziamenti già deliberati ed allocati nel bilancio
del
Comune di Nardò per attivare fin da subito il trasposrto dei
lavoratori nei
luoghi di lavoro;
3) la Regione Puglia, tramite Agea, di concerto con la Provincia di
Lecce,
convoca le associazioni di rappresentanza dei datori di lavoro per
orientarle all'utilizzo delle liste di prenotazione di cui al punto 1;
4) Avviare il confronto tra istituzioni, parti datoriali e sindacali
per la
costituzione della "Commissione Provinciale tripartita per
l'agricoltura",
di cui al D.L. 469/97.
Lecce, 08 agosto 2011.
braccianti di nardò
la lotta continua contro sfruttamento e capolarato
abbiamo già raccontato la lotta di ieri in questo blog;
le ultime notizie vanno nel senso che la lotta non è finita e
risultati
migliori sono ancora possibili
-liste di prenotazione
-servizio trasporti
-miglioramenti del campo
sono piccole e insoddisfacenti cose, ma oggi vi è un incontro presso
la sede
dell'assessorato regionale dell'agricoltura a lecce alle 15, con la
presenza
dei padroni
si deve cercare di ottenere il salario contrattuale e i diritti, anche
con
risultati parziali
la continuità della lotta e ancora più difficile in questi giorni
che sono
anche di
periodo finale della raccolta
le promesse di ulteriori interventi a settembre da parte della
regione, è
tardiva per gli attuali immigrati in lotta
abbiamo poposto anche ieri a lecce al presidio sotto la prefettura una
manifestazione regionale di tutte le organizzazioni sindacali per dare
forza
ora
ai braccianti in lotta
così come è possibile strappare per questo periodo finale una una
tantum
salariale e una garanzia di immediato utilizzo delle liste di
'prenotazione'
per assicurare continuità di lavoro anche oltre la raccolta di
pomodori
slai cobas per il sindacato di classe Puglia
cobasta@libero.it
347-5301704
9 agosto 2011
GLI IMMIGRATI DI MASSERIA BONCURI A NARDO'
PROSEGUONO IL LORO SCIOPERO CIVILE PER VEDER RICONOSCIUTO IL DIRITTO
AL LAVORO SENZA LA SOTTOMISSIONE AI CAPORALI: NON LASCIAMOLI SOLI.
HANNO BISOGNO DI GENERI ALIMENTARI, IL SISTEMA
MAFIOSO DEL CAPORALATO SPERA DI PIEGARLI PER FAME.
ORGANIZZIAMO UNA RACCOLTA DI PASTA RISO PASSATA SCATOLAME VARIO.
CREIAMO UNA CATENA DI SOLIDARIETA' CHE
CONSENTA LORO DI POTER PROSEGUIRE NELLO SCIOPERO FINCHE' NON
OTTERRANNO DI POTER LAVORARE DIGNITOSAMENTE.
POTETE PORTARE TUTTO QUELLO CHE RIUSCIRETE A
RACCOGLIERE DIRETTAMENTE A NARDO' PRESSO LA MASSERIA OPPURE
CONTATTATEMI E TROVEREMO IL MODO PIU' COMODO PER TUTTI
REPUBBLICA: I
MIGRANTI IN RIVOLTA DI BARI VOLEVANO IL MORTO PERCHè TIRAVANO PIETRE
MIRANDO ALLA TESTA DEI CC(RAPPORTO DIGOS)...MA
QUANDO SI PUNTA COI LACRIMOGENI ALLA TESTA?
CON I BRACCIANTI IN LOTTA
NELLA PROVINCIA DI LECCE
Seguiamo con
interesse e totale vicinanza quanto sta accadendo in questi giorni a
Nardò, dalle ricche province dell’Emilia Romagna, quelle ricche
province in cui il caporalato, lo sfruttamento e il lavoro
schiavistico legalizzato sono sotto gli occhi di tutti e tutte, ma
pochi ne parlano o agiscono nella direzione di contrastarlo.
Abbiamo avuto occasione durante la partecipata assemblea di Uniti
contro il razzismo tenutasi a Reggio Emilia il 19 febbraio 2011, di
iniziare ad approfondire fra le reti e le realtà antirazziste e di
movimento nazionali, il tema dello sfruttamento dei lavoratori e delle
lavoratrici migranti e comunitarie e dello stretto nesso e legame fra
queste pratiche e il paradigma della clandestinità, o forse sarebbe
più opportuno dire delle continua produzione di clandestinità che le
norme e politiche attuate nel nostro paese producono.
Dall’introduzione del reato di clandestinità alla sanatoria
truffa del settembre 2009, passando per la spettacolarizzazione delle
nuove forme di detenzione, respingimento e confinamento dei migranti e
dei profughi a Lampedusa ma anche nei nuovi Cie e Ciet, fino alla
frontiera di Ventimiglia, abbiamo assistito per l’ennesima volta ad
una risposta feroce del governo a quell’ingovernabilità dei corpi
in movimento, spinti da un alto dal diritto di scelta e dalle rivolte
e tumulti nello spazio euromeditterraneo e dall’altro dalla violenza
cieca della guerra e dei bombardamenti in Libia.
Le rivolte che stanno avvenendo in queste ultime ore nei Cara di
Bari e al Cie di Ponte galleria raccontano molto bene quanta brutalità
e sofferenza sia agita e nei confronti di queste persone.
Riteniamo che questo scenario apra un prospettiva in cui lo
sfruttamento della forza lavoro migrante che conosciamo bene perché
presente e radicato anche nelle economie cosiddette “sane” delle
nostre città e territori, si rafforzi grazie a questi paradigmi che
se da un lato continuano a riprodurre un’immagine falsificata e
stereotipata del migrante da rinchiudere e segregare o quello del
migrante disposto a lavorare per pochi euro all’ora, dall’altra
favoriscono quelle condizioni soggettive ed oggettive in cui
prosperano forme illegali ma anche legali di messa al lavoro dei e
delle migranti, in deroga a tutti i CCNL e alle norme di tutela dei
lavoratori e delle lavoratrici.
Che si tratti di lavoratori o lavoratrici stagionali impiegati
negli hotel della costa romagnola, o di muratori sfruttati
nell’edilizia a Reggio Emilia, o di braccianti impiegati nella
raccolta degli agrumi o dei pomodori nel Sud d’Italia poco importa,
i dispositivi di sfruttamento, l’organizzazione che li gestisce, il
business che soggiace questi dispositivi sono i medesimi.
Allora quanto sta accadendo a Nardò, la capacità e la spinta ad
autorganizzarsi dei braccianti che raccolgono pomodori e angurie per
pochi euro al giorno, il loro modo di scioperare, ci indicano una via
importante e significativa, la stessa via e percorso tracciati nel
corso di questo ultimo anno. Ovvero la ricerca continua di quel comune
delle lotte e delle rivendicazioni per una vita degna che guardano al
diritto al salario, al lavoro con dignità, al rispetto dei contratti
di categoria, all’agire nuove forme di democrazia per la costruzione
di quell’alternativa sociale e politica, in cui lo sfruttamento
lavorativo e la precarietà non siano l’orizzonte futuro per nessuno
di noi.
Di fronte a queste eccedenze, a questi cortocircuiti di un sistema
in cui il capitale sfrutta gli interstizi normativi per ricavare i
maggiori profitti sulla pelle degli sfruttati, dobbiamo agire e non
solo esprimere solidarietà. Perché la lotta dei braccianti a Nardò,
così come quella dei profughi o dei richiedenti asilo, rinchiusi nei
Cara o nel “piano di accoglienza” del Governo a cura dalla
protezione civile (istituendo così lo stato di emergenza), sono lotte
per la democrazia nel nostro paese e non possiamo lasciarli soli.
Ass. Rumori sinistri Rimini – Ass. Città Migrante Reggio
Emilia
Nardò
(Salento) terzo giorno di sciopero autorganizzato dei braccianti
Bari
e isola Capo Rizzuto – rivolte annunciate: scoppia per le strade la
protesta dei rifugiati
Sulla
morte "naturale" di un migrante alla Boncuri
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