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Campo
de' Fiori 17.02.1600
Bari 17.02.2010
410° anniversario
GIORDANO BRUNO
. non devo né voglio pentirmi, non ho di che pentirmi né ho materia
di cui pentirmi, e non so di che cosa mi debba pentire.
Mercoledì 17 febbraio - ore 17.30
Presso la sede dell'Associazione "Angelus Novus"
via Borrelli, 32 - Bari
(quartiere Carrassi, a 5' dalla stazione, a 2' dal parcheggio ex
caserma Rossani)
incontro-dibattito con
Andrea Catone, storico
Vittorio Marzi, Accademia Pugliese delle Scienze
Vittorio Pesce Delfino, antropologo
Peter Zeller, storico della scienza
Mario Geymonat, filologo italiano
coordina:
Luciano Sechi, direttore Agenzia Giornalistica Italiana - redazione
Puglia
A. Catone, V. Marzi, V. Pesce Delfino, P. Zeller
ne discutono con Mario Geymonat
Modera: Luciano Sechi
Sarà presentata anche una recente intervista al Prof. Umberto
Veronesi
a seguire
proiezione del film "Giordano Bruno", di Giuliano Montaldo
(1973)
Organizzano: Accademia Pugliese delle Scienze - Bari, Associazione
"Angelus Novus" - Bari, Associazione "Continente
Sommerso" - Palese, Digamma Società Consortile di Ricerca -
Bari, Dipartimento di Anatomia Patologica - Università di Bari,
Edizioni Dedalo - Bari, Loggia della Philantropia - Bari, The Lunar
Society - Bari
INIZIATIVE
DELL'ASSOCIAZIONE SIMON BOLIVAR DI BARI
NEL
MESE DI FEBBRAIO MARZO 2010
L'Associazione Culturale "Simón Bolívar" di Bari si
richiama al "libertador" che due secoli fa concepì il sogno
dell'unità e indipendenza dal colonialismo vecchio e nuovo del
continente Latinoamericano, ed è un forte e chiaro simbolo per i
popoli che oggi intravvedono la possibilità che quel sogno prenda
faticosamente corpo dopo una plurisecolare dominazione diretta e
indiretta. L'associazione si propone di promuovere la conoscenza della
realtà in grande movimento dell'America Latina, sulla cui base si
possano rinnovare e stringere legami di solidarietà e amicizia con i
suoi popoli, attraverso
- gruppi di studio sulla storia, la società, l'economia, la cultura,
l'arte, la musica;
- lo studio delle lingue spagnola e portoghese parlate oggi nel
continente;
- l'organizzazione di incontri culturali e conviviali con
rappresentanti dei lavoratori e delle lotte di emancipazione,
intellettuali, letterati, artisti, musicisti, esponenti politici dei
paesi latinoamericani;
- conferenze-dibattito
- cineforum
- l'organizzazione di interscambio culturale tra la città di Bari, le
province pugliesi, la regione Puglia italiani e i paesi
latinoamericani (di studenti, insegnanti, medici, artisti, ecc.)
- l'organizzazione di viaggi di gruppo nei paesi latinoamericani
Strada privata Borrelli 36, 70124 Bari - tel. 0809670901
associazionebolivar@libero.it
Calendario delle iniziative del mese
Per il ciclo di film su società, politica e storia dell'America
Latina
Venerdì 12 febbraio - Ore 20.30
Garage Olimpo di Marco BECHIS (1999)
Sabato, 13 febbraio - ore 17.30
presentazione del libro di Onofrio Pappagallo
Il PCI e la rivoluzione cubana. La "via latino-americana al
socialismo" tra Mosca e Pechino (1959-1965)
ne discutono con l'autore
Alessandra Riccio - direttrice responsabile della rivista "Latinoamerica
e tutti i sud del mondo"
Nico Perrone - docente di Storia e istituzioni delle Americhe,
Università Bari
Andrea Catone - storico del movimento operaio
Ignazio Delogu, docente di letteratura spagnola, già presidente
dell'associazione Italia-Cile
Durante la serata sarà proiettato un breve spezzone de "La
rabbia" di P.P. Pasolini e saranno lette alcune poesie
Venerdì 19 febbraio - ore 18.00
Per il ciclo di studio e letture di testi:
Le vene aperte dell'America latina di Eduardo Galeano
Per il ciclo di film su società, politica e storia dell'America
Latina
Venerdì 26 febbraio - ore 20.30
Film - Salvador, di Oliver Stone (1986)
Venerdì 5 marzo - ore 18.00
Conversazione sull'Argentina
con Aurelia Iurilli
poetessa e scrittrice italo-argentina
Sono iniziati i corsi di lingua spagnola.
Giovedì ore 19.00-20.30
Sabato ore 17.00-18.30
Info: tel. 3299871904
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più in dettaglio...
Per il ciclo di film su società, politica e storia dell'America
Latina
Venerdì 12 febbraio - Ore 20.30
Garage Olimpo di Marco BECHIS (1999)
REGIA: Marco BECHIS
PRODUZIONE: Arg/Ita - 1999 -
Dramm.
DURATA: 98'
INTERPRETI: Antonella Costa, Carlos Echeverrìa, Dominique Sanda,
Chiara Caselli, Paola Bechis, Enrique Pineyro, Pablo Razuk
SCENEGGIATURA:Marco Bechis - Lara Fremder
FOTOGRAFIA: Ramiro Civita
SCENOGRAFIA:Romulo Abad
MONTAGGIO: Jacopo Quadri
MUSICHE: Jacques Lederdin
"Garage Olimpo" è uno dei luoghi di Buenos Aires nei quali,
all'insaputa della popolazione, vengono rinchiusi e torturati i
prigionieri politici. Il caso fa sì che una prigioniera e uno dei
carcerieri si conoscano...
Argentina fine anni '70: un paese "normale"
Buenos-Aires 1976-82: la vita scorre regolarmente. Normali e
trafficati sono i larghi vialoni della città attraverso i quali si
muovono le automobili che conducono a casa o al lavoro cittadini di
una paese civile; normale e tranquillizzante la programmazione via
radio che intrattiene con canzoni ballabili e partite di calcio
ascoltatori ignari; bambini nuotano in piscina e vecchietti portano a
spasso il cane davanti a locali chiusi al cui interno si svolge in
modo normale e professionale il lavoro che militari in borghese o
paramilitari dall'aspetto impeccabile compiono quotidianamente:
torturare scientificamente (ora si usa la corrente elettrica, i tempi
si sono evoluti, è arrivata la civiltà...) e dopo un tempo variabile
"regolarizzare" (l'alfabetizzazione della popolazione è
ormai un dato di fatto e bisogna adoperare i termini appropriati) i
prigionieri politici, gettandoli vivi nell'enorme estuario del Rio de
la Plata. Questo è il punto cardine del film di Bechis: la
"normalità" di un orrore del tutto ignoto alla popolazione,
almeno di quella non coinvolta, di quella che accettava la dittatura
militare di Videla, anche perché qualsiasi tentativo di un parente di
cercare gli scomparsi o diffondere la notizia delle sparizioni portava
sistematicamente alla sua soppressione. Il regista, scampato
miracolosamente egli stesso alla morte, poteva raccontare
quest'ordinaria follia come un documentario, ma ha preferito dentro
quel contesto inserire una storia, una delle 30.000 possibili storie
dei desaparecidos, la maggior parte delle quali nessuno potrà mai
conoscere: quella di Maria, una ragazza che dietro la facciata di
maestrina nelle bidonville, tramava contro il regime all'interno di
uno dei tanti gruppi di oppositori; e, questa è la novità rispetto a
precedenti film sul genere, quella di uno dei suoi carcerieri, Felix,
inquilino presso la famiglia di lei, sconcertante nella sua ordinarietà
e insospettabilmente feroce tanto che ucciderà più di un prigioniero
forzando i limiti dell'amperaggio che può sopportare un essere umano.
La macchina da presa segue impietosamente lo svolgersi della tragica
vicenda di Maria, dall'arresto alla deportazione nell'ex garage che le
farà da carcere, dalle torture a base di scariche elettriche tali da
provocarle un arresto cardiaco alla cattura e morte del complice di
cui è stata costretta a "fare il nome", la prigionia a
tempo indeterminato in una piccola cella sporca e buia, in attesa del
nulla e nella speranza che qualcuno possa spararle un colpo in fronte
per porre fine a quell'incubo. Ma col passare del tempo Maria instaura
un rapporto sempre più stretto con il carceriere suo conoscente Felix
il quale, peraltro inconsapevole dell'orrore cui è complice e
tutt'altro che colto da crisi di coscienza, cerca in tutti i modi di
alleviarne la sofferenza, anche a rischio della vita oltre che del
lavoro. Ne scaturisce una delle più affascinanti storie
d'"amore?" viste negli ultimi anni che fuorvia
intenzionalmente lo spettatore dando l'impressione si tratti del
solito prevedibile "complesso di Stoccolma" in cui la rapita
si innamora del suo carceriere, ma che poi si evolve nella direzione
opposta senza tuttavia scadere in banalità o prendere il sopravvento
sul tema principale del film. Incastrate perfettamente nel meccanismo
narrativo appaiono le due storie parallele: la disperata ricerca della
figlia da parte della madre che si concluderà in un'esecuzione di una
crudezza indimenticabile; e le due scene temporalmente sequenziali ma
che vengono abilmente proposte come prologo e pre-epilogo del film, di
grandissimo impatto emotivo, nelle quali il segnale di un cambiamento
viene rappresentato dal ruolo di Ana (interpretato intensamente da
Chiara Caselli) che mettendo una bomba sotto il letto di un alto
ufficiale padre di un'amica, simbolicamente mina "alla base"
le fondamenta della dittatura. "Garage Olimpo" finisce come
comincia, con delle suggestive sfocate riprese in teleobiettivo delle
increspature del Mar della Plata che ora può finalmente condividere
il suo terribile segreto con il mondo.
Bechis, con questo film, prende una sua strada autonoma all'interno
del cinema di denuncia sudamericano; non quella realistico-romanzesca
di Luis Puenzo ("La Storia ufficiale") nè quella
lirico-surreale del Solanas di "Tango" e "Sur", né
quella spettacolare-sociale di "Missing" di Costa Gavras.
Sceglie la via del contrasto tra una sceneggiatura che predilige il
tono crudo-realistico se non addirittura documentaristico
(specialmente nei dialoghi compassati, ordinari, "normali"
nel garage e negli effetti sonori in presa diretta) e la resa visiva
costituita da immagini tutt'altro che realistiche, a dir poco
visionarie soprattutto negli ambienti kammerspiel del garage, tali da
infondere orrore ma prive comunque di quegli eccessi che avrebbero
snaturato l'intento naturalistico dell'autore: quello di sbatterci in
faccia il dramma dei desaparecidos senza appellarsi né alla violenza
dell'azione (noi spettatori non assistiamo mai alla tortura, vediamo
il prima o il dopo...e l'unico momento di violenza mostrata è
l'esecuzione della madre di Maria, smorzata però dalla panoramica) né
a un ricatto morale nei confronti del pubblico portato attraverso
sentimentalismi o facili retoriche. Aggiungendo a ciò una grandissima
interpretazione tutta sottotono di Antonella Costa e quella piatta
(proprio ad evidenziare la "ordinarietà" dei
"mostri") di Carlos Echevarria, possiamo ben annoverare
"Garage Olimpo" tra i più incisivi e rigorosi film di
denuncia, di una forza ed una personalità che difficilmente si
riscontrano in lavori di questo genere, dove solitamente al lodevole
intento, non corrisponde un altrettanto valido risultato.
Daniele Bellucci
Sabato, 13 febbraio - ore 17.30
presentazione del libro di Onofrio Pappagallo
Il PCI e la rivoluzione cubana. La "via latino-americana al
socialismo" tra Mosca e Pechino (1959-1965)Carocci, Roma, 2009
ne discutono con l'autore
Alessandra Riccio - direttrice responsabile della rivista "Latinoamerica
e tutti i sud del mondo"
Nico Perrone - docente di Storia e istituzioni delle Americhe,
Università Bari
Andrea Catone - storico del movimento operaio
Ignazio Delogu, docente di letteratura spagnola, già presidente
dell'associazione Italia-Cile
Durante la serata sarà proiettato un breve spezzone de "La
rabbia" di P.P. Pasolini e saranno lette alcune poesie
In che misura il movimento comunista internazionale fu influenzato,
negli anni Sessanta, dall'esperienza rivoluzionaria cubana? A
cinquant'anni dall'entrata trionfante di Fidel Castro e dei barbudos a
L'Avana, l'interrogativo da cui prende le mosse la ricerca di
Pappagallo apre lo sguardo sulle peculiarità del processo
rivoluzionario cubano, la cui svolta socialista colse di sorpresa il
mondo intero. L'adesione di Cuba al socialismo, la scelta di una
"terza via" si ripercuotono sulle politiche del PCI e della
sinistra italiana durante gli anni Sessanta, offrendo un'insolita
chiave di lettura degli assetti ideologici dei partiti in quegli anni.
Gli echi della rivoluzione cubana attraversano la politica mondiale,
collegando Cuba ai percorsi storici internazionali e trascinandola in
un intreccio di relazioni in continuo scontro e confronto. L'analisi
delle influenze reciproche, dei condizionamenti e degli sviluppi messi
in moto dalla rivoluzione cubana ripercorre quegli anni
appassionandosi al gioco di specchi e di richiami che pone Cuba al
centro della politica internazionale.
Onofrio Pappagallo ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia
dell'Europa moderna e contemporanea presso l'Università di Bari.
Studioso dei processi politici che hanno interessato l'America Latina,
è stato ed è promotore, attraverso numerose iniziativa, della
diffusione della conoscenza del mondo latimo-americano.
Venerdì 19 febbraio - ore 18.00
Per il ciclo di studio e letture di testi:
Le vene aperte dell'America latina di Eduardo Galeano
Lettura e commento di brani scelti di testi per avvicinarci alla
conoscenza del continente latino-americano (e per invitare alla
lettura integrale e all'approfondimento).
Cominciamo da un libro pubblicato nel 1971, ormai classico ed
esemplare, vietato negli anni '70 dalle dittature cilena e argentina
(che lo bollarono come strumento di corruzione della gioventù) e
regalato (18 aprile 2009, durante il quinto vertice delle Americhe a
Trinidad e Tobago), dal presidente della repubblica Bolivariana del
Venezuela Hugo Chávez al presidente degli Stati Uniti d'America
Barack Obama come segno di distensione tra i due leader e le loro
nazioni. Lo scopo simbolico di questo prezioso regalo era di mostrare
alla Casa Bianca come tutto dipenda dal suo essere in grado di
cominciare a modificare la politica del suo paese verso il Continente
che si è sempre basata sulla rapina, sul colonialismo, sul razzismo e
sul disprezzo dei processi democratici altrui.
Le vene aperte dell'America Latina è un saggio di Eduardo Galeano,
che contiene numerose cronache e narrazioni riguardante la storia
latino americana. Il saggio cerca di rispondere ad interrogativi quali
per esempio come sia possibile che una regione ricca di risorse umane
e materiali come l'America latina sia condannata da secoli a
umiliazioni e povertà. Il libro ricostruisce alcune tappe dello
sfruttamento economico e umano subito dall'universo latinoamericano a
favore dei centri di potere mondiali negli ultimi cinquecento anni.
L'opera è stata pubblicata per la prima volta nell'anno 1971,
all'inizio di un ventennio contrassegnato da dittature militari
sanguinarie. Il saggio è considerato oramai un classico, non solo per
il suo contenuto ma anche per il suo stile. Trattando argomenti cari
all'economia politica piuttosto che alla storia o alla sociologia,
Galeano usa un linguaggio degno di una storia d'amore o di un romanzo
di pirati, riuscendo nella difficile impresa di creare un saggio non
noioso.
Tra i più alti elogi ricevuti da questa opera si possono citare
quello realizzato dalla dittatura cilena del generale Pinochet o dalla
dittatura Argentina degli anni '70 che hanno onorato Le vene aperte
dell'America Latina proibendolo..
Le vene aperte dell'America Latina attraverso la sua denuncia contro
l'ingiustizia economica e la speranza di nuove condizioni per il
continente latino americano ha contribuito a mantenere viva le
coscienze di molti nella resistenza contro le dittature militari e
contro le ingiustizie perpetuate dai ricchi centri di potere verso le
sue periferie.
(cfr. "http://it.wikipedia.org/wiki/Le_vene_aperte_dell%27America_Latina")
Per il ciclo di film su società, politica e storia dell'America
Latina
Venerdì 26 febbraio - ore 20.30
Anno: 1986
Cast :James Woods, James Belushi, Michael Murphy, John Savage, Elpidia
Carrillo, Colby Chester, Cindy Gibb, Will Macmillian, Valerie Wildman,
Jorge Luke
Regia: Oliver Stone
Sceneggiatura: Richard Boyle, Oliver Stone
Durata: 102':
Nel 1980, il giornalista quarantaduenne Richard Boyle, dopo essere
stato abbandonato dalla moglie Claudia e in piena crisi coi colleghi
di lavoro che non hanno più fiducia in lui, decide di lasciare la
California e recarsi nel Salvador dove la vita (a suo parere) è
facile e dove tutto è permesso. Porta con sé l'amico Rock,
sconclusionato e fallito come lui. Giunti sul posto però le cose non
stanno come credeva Richard: in Salvador incalza la guerriglia
popolare e la guardia nazionale di estrema destra, armata dagli Stati
Uniti di Reagan, semina morte e violenza dappertutto con protervia e
cinismo estremo. Richard si pone subito contro i soldati e contro i
suoi stessi connazionali, che li sostengono e li giustificano,
affermando la sua teoria della vera democrazia del rispetto
dell'autonomia e della dignità del popolo salvadoregno, rischiando più
volte di essere ucciso con l'amico Rock. Egli, che vuole fotografare
le brutalità compiute dai militari e scrivere articoli sui loro
misfatti, si allea con un altro fotoreporter, John Cassady, ancora più
idealista e temerario di lui: a superare pericoli ed insidie di ogni
tipo è costretto, suo malgrado, ad aiutarli Rock, il quale vorrebbe
tornare in America ma non può. Richard ritrova Maria, una giovane
donna del posto che lui aveva già incontrato, e capisce di amare sul
serio sia lei che i suoi due bambini: decide di portarli via da
quell'inferno e di stabilirsi con loro in America. Ma la situazione
precipita: viene assassinato nella cattedrale l'arcivescovo Romero,
che aveva osato proclamare la solidarietà della Chiesa col popolo in
lotta contro la prepotenza armata dei militari. Anche quattro suore
vengono stuprate ed uccise barbaramente da sicari mandati dai
dirigenti di estrema destra. L'ambasciatore americano, Thomas Kelly,
non può fare nulla per arginare la situazione. La guerriglia sembra
trionfare per un po' e i soldati, temporaneamente abbandonati dagli
americani, hanno la peggio: ma le armi arrivano di nuovo e il popolo
salvadoregno è costretto a soccombere. Nel Salvador oppresso altro
sangue, altre ingiustizie, altri soprusi vengono perpetrati senza che
nessuno possa far nulla. Un fratello di Maria, Carlos, viene trucidato
dalla guardia nazionale; John viene ucciso da una raffica di mitra
mentre sta per scattare delle foto sensazionali. Richard riesce a
procurare documenti falsi alla sua donna e ai bambini e ad arrivare
con loro in America: finalmente liberi e lontani da ogni incubo.
Purtroppo è solo un'illusione: la polizia americana, forse avvisata
da qualcuno, scopre Maria e i suoi bambini e li rimanda nel loro paese
e Richard, che tenta di opporsi a ciò, viene arrestato per resistenza
alla forza pubblica.
Venerdì 5 marzo - ore 18.00
Conversazione sull'Argentina
con Aurelia RosaIurilli
poetessa e scrittrice italo-argentina
AURELIA ROSA IURILLI
AURELIA ROSA IURILLI è nata a Ruvo di Puglia,emigrata in Argentina
con la madre e i fratelli più piccoli nel 1952 per raggiungere il
padre, studia a Buenos Aires, dove ottiene il profesorado, e insegna
nelle scuole dei sobborghi. Rientra in Italia nel 1984, dove si dedica
all'insegnamento e al lavoro letterario, preferendo trattare, nei suoi
saggi, gli autori argentini.
Tra i suoi lavori letterari: Triptíco en Pinamar - cuentos - Ed.
Botella al Mar.Bs.As.1984; Diez - poesias - Ed.La Vallisa. Bari 1986 ;
Medievalia - prosa y poesia-Stemperia Valdonega. Verona 1992; Ajedrez
del romance del prisionero - poesia - Con uno estudio critico de
Alfonso Falco. Rev. La Nuova Ricerca.Univ. degli Studi-Bari 1994;
Cantos para ninos - poesias - ed.Piero Manni, Lecce 1996; Nuovamente
al sur - poesias - ed.Vinciguerra.Bs.As. 1997; Medea - teatro -
ed.Vinciguerra.Bs.As.1997.
Tra gli articoli di saggistica: Fiestas corteses en el romncero. Rev.Culture
Univ.degli Studi - Milano 1994; Teatro y romances Rev.Culture Univ.degli
Studi -Milano 1997; Chuzas indias acechan tragedia griega Studi in
onore di Votocarofilgilio univers.Degli Studi - Bari 1998
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