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APPELLO DELLA RETE NAZIONALE DISARMIAMOLI PER UN 4 NOVEMBRE
2010 ANTIMILITARISTA.
LA GUERRA È FINITA?
Il nostro paese ha espresso per decenni alti livelli di coscienza,
capacità di reazione e mobilitazione intorno ai temi del no alla
guerra e all’intervento militare in Iraq e Afghanistan, al
militarismo ed al riarmo unici in tutto il mondo occidentale.
Sino a pochi anni fa le piazze si riempivano per dire NO alle
guerre di aggressione ed ai suoi sponsor, inchiodando alle proprie
responsabilità governi di diverso posizionamento nell’emiciclo
parlamentare.
A vedere l’Italia di oggi sembra siano passati anni luce da quelle
grandi mobilitazioni.
Il tema della guerra viene costantemente distorto o espulso dal
dibattito politico nazionale.
Quasi tutte le nuove espressioni del dissenso antiberlusconiano non
annoverano tra le proprie parole d’ordine il no alla guerra ed alle
missioni all’estero. Le vertenze a difesa dei posti di lavoro
e dei servizi sociali non evidenziano la stridente contraddizione tra
i tagli al salario diretto ed indiretto e aumento esponenziale della
spesa militare.
Una rimozione collettiva di tale portata troverebbe giustificazione in
una effettiva diminuzione dei pericoli di conflitto nel mondo,
quantomeno nell’area geografica prossima al nostro paese. Potrebbe
essere giustificata da una diminuzione dei processi di
militarizzazione dei territori e della vita sociale e culturale
interna.
La realtà che ci circonda, le scelte politiche interne ed
internazionali ci raccontano una realtà ben diversa. Ci dicono che
LA GUERRA È TRA NOI.
I dati macroscopici evidenziati dalle grandi agenzie internazionali di
calcolo economico ci parlano delle industrie armiere come uniche
capaci di chiudere con attivi di bilancio annuali astronomici.
Finmeccanica, holding italiana al 37% pubblica è tra i colossi
mondiali di questo commercio di morte.
Le missioni militari all’estero continuano a produrre debito
pubblico (3 milioni di euro al giorno per l’erario italiano) e
guadagni privati per i soliti noti, morte e distruzione per i paesi
aggrediti.
La società nel suo complesso sta subendo un processo di
militarizzazione che arriva, con il protocollo La Russa – Gelmini
per i corsi paramilitari nelle scuole, ad investire direttamente la
formazione delle future generazioni.
La rimozione di questa realtà dipende quindi dal venir meno di una
critica politica, sociale e culturale al meccanismo bellico come
ingranaggio centrale dell’attuale sistema di produzione, specie in
una fase di crisi sistemica come l’attuale.
In forme diverse si stanno velocemente ricreando le condizioni
dell’allucinante meccanismo - ben rodato durante il secolo scorso
– del “distruggere per ricostruire, per ricreare le ragioni della
produzione di merci e di profitto”.
LA GUERRA TRASFORMA I NOSTRI TERRITORI.
Le basi della guerra sono essenziali per proiettare queste politiche
sui territori circostanti, vicini e lontani. Così procedono i lavori
al Dal Molin di Vicenza, crescono le basi di camp Darby e si ipotizza
di costruire il più grande Hub militare d’Italia nel limitrofo
aeroporto di Pisa, continuano i lavori di potenziamento di Sigonella e
delle basi radar a Niscemi, si potenzia la produzione degli F35 a
Cameri (Novara).
Territori che cambiano di segno, divenendo nei fatti grandi aree a
stretta sorveglianza militare. Una immensa seconda linea organizzata
per distruggere e depredare i paesi limitrofi.
SENZA UN NO ALLE POLITICHE DI GUERRA NON ESISTONO ALTERNATIVE
POSSIBILI ALLO STATO DI COSE PRESENTI
Il nostro paese sarà progressivamente investito da una crisi
economica sempre più pesante, che già ha ridotto milioni di
lavoratori, giovani e pensionati in condizioni economiche molto
critiche. Uomini e donne che cercheranno di rispondere ad una realtà
senza futuro con lotte, rivendicazioni, istanze di legittima
affermazione esistenziale.
L’assenza attuale della tematica antimilitarista, del no alla guerra
ed alle sue proiezioni rischia di contribuire al sorgere di pulsioni
nazionaliste e reazionarie all’interno dei futuri movimenti di
massa.
È urgente che tutte le realtà sociali, culturali, sindacali e
politiche che si muovono sul terreno di una alternativa radicale al
modello sociale dominante rimettano al centro delle proprie
piattaforme i temi del
NO ALLA GUERRA, ALLE SPESE MILITARI, ALLA MILITARIZZAZIONE DELLA
SOCIETA’ E DELLA CULTURA.
PER IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN E DA TUTTI I CONFLITTI
BELLICI.
Su questi grandi temi proponiamo a tutte le realtà pacifiste e
antiguerra presenti sul territorio nazionale di impegnarsi in una
scadenza comune di mobilitazione, attraverso cortei, presidi,
manifestazioni, iniziative. Indichiamo la settimana del 4 novembre
prossimo, per ribaltare i contenuti di una giornata che invece
galvanizza le forze armate.
DA VICENZA A SIGONELLA, DA NOVARA A PISA E LIVORNO, DA ROMA A MILANO,
DA CAGLIARI A TRIESTE, DA COLLEFERRO A GHEDI, SI ALZI DI NUOVO
FORTE E CHIARA LA VOCE DI CHI SI OPPONE ALLE PRODUZIONI DI ARMI, ALLE
POLITICHE DI MORTE ED ALLE SUE BASI.
Chiediamo a tutte le realtà che decideranno di promuovere una
iniziativa nella prima settimana di novembre di darcene notizia, in
modo da poter rafforzare e socializzare la mobilitazione.
La Rete nazionale Disarmiamoli!
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