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Vera Vassalle, la medaglia d’oro alla Resistenza, e il filo rosso che la lega a Montella(AV) e alla Puglia. d
Quest’anno ricorre il
settantunesimo da quando l’Italia si è dotata di quella Costituzione
repubblicana ed antifascista nata dalla lotta di Resistenza. Il contributo
delle donne ad essa ancor oggi
è misconosciuto, nonostante che furono
35.000 le donne partigiane combattenti e altre 20.000 con funzioni di
supporto. Il
prezzo da esse pagato fu dolorosissimo: 4563 arrestate, torturate e
condannate dai tribunali fascisti,2900 giustiziate o uccise in
combattimento, 2750 deportate in
Germania,
623 fucilate o cadute in combattimento. L’Italia repubblicana le concesse
il diritto di voto, sino allora negato, ma
ancor oggi le donne sono discriminate nei
luoghi di lavoro, soggette a violenze, sino alla” piaga dei femminicidi”.
Con la partecipazione alla Resistenza le
donne dimostrarono di avere coraggio e forza d’animo a volte superiori
a quello degli uomini
e
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sono le donne decorate con medaglia d’oro
al valor militare.
Tra queste
donne
vi fu Vera Vassalle ”Rosa”
che, nonostante affetta da una
menomazione fisica sin dalla tenera età, ebbe un esperienza rocambolesca
da agente segreto, staffetta partigiana, combattente antifascista, ma con
tanta umiltà, terminata la guerra, tornò ad essere un’affettuosa
insegnante e moglie .
C’è un sottile filo rosso che lega
Vera Vassalle
e la sua esperienza da partigiana
con Montella e sarebbe bello che esso
fosse ricordato con il dovuto risalto, magari con una targa, una pietra
d’inciampo, così come avviene in altre città che ricordano il passaggio di
coloro che hanno fatto la Storia.
Sì, perché Vera Vassalle ha scritto con la sua
vita un bel pezzo di Storia d’Italia, dando un esempio
e un motivo di orgoglio per tutte/i
coloro che sfortunatamente hanno un handicap fisico, dimostrando che
questo non è motivo di discriminazione o impedimento a compiere anche le
cose più eccelse.
Vera Vassalle nacque a Viareggio nel 1920 e in
tenera età fu colpita dalla poliomenite che le causò una menomazione alla
gamba destra. Di idee antifasciste come anche il fratello Carlo , dopo l’8
settembre’43, insieme ad altri patrioti, volendo organizzare la lotta
armata contro i nazifascisti
in Versilia, ma consci della mancanza di
mezzi, decisero di inviare uno di loro presso gli Alleati, appena sbarcati
a Salerno, per chiedere aiuti ed armi.
Vera
Vassalle, poco più che ventenne, si offrì di percorrere centinaia di
chilometri a piedi e con la sua inseparabile bicicletta, in un’ Italia
divisa in due da combattimenti, bombardamenti e stragi di civili
perpetrati dai tedeschi in ritirata;
tutto ciò nonostante che fosse una
“zoppettina”!
Quella menomazione invece di esser un handicap
fu per lei
la copertura per passare inosservata
attraverso i posti di blocco nazifascisti.
Partita da Viareggio il 14 settembre del
1943, quando ancora
si combatteva aspramente sulle spiagge di
Salerno, dopo poco più di
due settimane, giunse nella nostra
Montella liberata da pochi giorni dalle truppe americane del 7 Reggimento,
Terza Divisione dell’esercito degli Stati Uniti d’America.
Montella in quei giorni
era un crocevia
di uomini
in armi, carri armati, camion,
ambulanze, interi ospedali da campo che da Salerno erano diretti a nord,
verso la linea del Volturno prima e il Garigliano poi, superando Avellino,
aggirando la Napoli dal porto inutilizzabile,
devastato dai bombardamenti e dalle mine
tedesche. Ma un percorso inverso lo facevano i profughi e gli sfollati,
che fuggivano dalle zone di combattimento e, mescolata ad essi, la
“zoppettina” Vera Vassalle che, nonostante la stanchezza del viaggio, era
fermamente decisa a portare a termine la sua missione.
Riuscì
così, in quel via vai di uomini, ad avere
un colloquio con un ufficiale americano,
comandante di un reparto momentaneamente
di stanza a Montella che, incuriosito, e forse colpito dalla fermezza con
cui quella gracile donna chiedeva di poter contattare un comando Alleato,
la indirizzò verso il più vicino centro
di Intelligence. Fu
una
fortuna per lei che a poche decine di chilometri un gruppo di americani ed
italiani stesse lavorando all’identico progetto di Vera e dei compagni.
Era una unità dell’OSS , il servizio segreto
americano (che in seguito diverrà
la CIA) , sbarcati al seguito degli
uomini del generale Clark che, avendo contattato il filosofo antifascista
Benedetto Croce ed il genero Raimondo Craveri,
e ricevuto da questi ultimi la richiesta
di aiutarli a costituire un’armata di Resistenti di chiara fede
antifascista, stavano muovendo i primi passi in questa direzione. Un
progetto osteggiato dal Servizio Segreto inglese concorrente, il SOE, che
avendo protetta la fuga e l’arrivo a Brindisi del Re, mirava ad avere il
monopolio sulla nascente Resistenza Italiana, ponendola sotto lo stretto
controllo di ufficiali
badogliani di fede monarchica, per
condizionare la futura vita politica italiana in chiave conservatrice e
anticomunista.
Con questo complesso scenario, in un’Italia già
contesa tra i vincitori, l’entusiasmo
di Vera dovette fare i conti, e
comprendere come il lungo cammino che l’aveva portata a Montella fosse la
cosa meno difficile e la partigiana “Rosa”
dovette
attendere molti mesi affinchè il suo sogno si avverasse. Giunta ai primi
giorni di ottobre a Montella, incontrò in seguito gli uomini dell’OSS che,
in una Napoli appena liberata, si erano insediati
a
villa Raja, una villa di un ex-gerarca fascista,
dove stavano arruolando antifascisti
italiani e militari esperti nel sabotaggio e nell’uso delle radio.
Il
marinaio montellese Camuso
"Gino" a Brindisi
e
il ratto dei telegrafisti. Il 6 ottobre del 1943 dal porto di Brindisi mollava gli ormeggi il sommergibile Goffredo Mameli scortato dalla Corvetta Fenice sulla quale era imbarcato come cannoniere artificiere, il marinaio montellese Camuso Luigi”Gino”, mio padre, che quotidianamente riportava su un diario gli avvenimenti di bordo più salienti. Le due imbarcazioni, doppiando la Punta di Santa Maria di Leuca raggiunsero il golfo di Taranto e poi si spinsero verso sud e lo stretto di Messina. A raggiungerli lungo il percorso altri cinque sommergibili diretti tutti al porto di Napoli per una missione speciale richiesta dagli Alleati: rifornire le strutture portuali di elettricità, con i generatori di bordo, essendone il porto sprovvisto a causa dei bombardamenti e dai sabotaggi tedeschi.
Giunti a Napoli, i radiotelegrafisti dei
sei sommergibili, contattati da Boeri, un ufficiale medico italiano
arruolato dagli agenti dell’OSS, furono indotti a “disertare”, con offerte
di denaro e cibo e divenire, previo un opportuno addestramento, gli
operatori radio per le missioni
di collegamento con i partigiani nel
Nord-Italia.
La stessa Vera Vassalle, giunta
a
Napoli da Montella, incontrò questo gruppo di marinai italiani reclutati
dall’OSS ma, finalizzata
per
una missione più complessa,
fu
inviata a Taranto, presso una base dell’OSS dove
le furono insegnate le tecniche
dell’agente segreto, come usare mappe e codici, le armi e le radio .
A causa dei pesanti contrasti tra servizi
segreti americani ed inglesi, che videro questi ultimi sabotare con ogni
mezzo il progetto di un’armata antifascista di fede non monarchica al
comando del Generale Pavone,
Vera Vassalle dovette attendere sino il
18 gennaio 1944 per rientrare nella sua Toscana, sbarcata di notte dalla
PT Boat 203 (un MAS americano e non italiano come erroneamente cita la
motivazione della medaglia) su una spiaggia
poco
distante da Orbetello
Missione
Rosa
Una missione, quella di Vera,
dal nome in codice Rosa come il suo nome
di battaglia, che all’inizio partì col piede sbagliato( radio telegrafista
e radio entrambi inaffidabili) trasformatasi
tra le più riuscite, grazie all’arrivo in
paracadute di un nuovo radiotelegrafista che, come nei migliori film
d’azione, divenne suo marito a guerra
finita. Grazie a Vera Vassalle, e il suo RT Mario Robello, furono oltre
sessanta i
lanci di armi e rifornimenti ad un
movimento di resistenza sempre più agguerrito e che nell’estate del 1944,
con l’insurrezione di Firenze, collaborò alla liberazione della Toscana.
Il marinaio montellese Nicola Chiusano
e la battaglia di Bastia.
Quella motosilurante che trasportò Vera ed i suoi compagni faceva parte di una flottiglia mista italo-americana di MAS al servizio delle missioni speciali dell’OSS, di stanza nel porto di Bastia, in Corsica, liberato nei giorni del settembre 1943, grazie alla vittoriosa battaglia navale, tra navi italiane e tedesche. Tra esse vi era la torpediniera Ardito su cui era imbarcato il marinaio montellese Nicola Chiusano, confermando come il fato si diverta ad incrociare destini, come quelli di Vassalle, Camuso e Chiusano.
motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare conferita a Vera
Vassalle
“Ventiquattrenne, di eccezionali doti di mente, d’animo e di carattere, all’atto dell’armistizio, incurante di ogni pericolo, attraversava le linee tedesche e si presentava ad un comando alleato per essere impiegata contro il nemico. Seguito un breve corso d’istruzione presso un ufficio informazioni alleato, volontariamente si faceva sbarcare da un Mas italiano, in territorio occupato dai tedeschi. Con un altro compagno R.T. portava con sé una radio e carte topografiche, organizzava e faceva funzionare un servizio di collegamento fra tutti i gruppi di patrioti dislocati nell’Appennino Toscano, trasmettendo più di trecento messaggi,dando con precisione importanti informazioni di carattere militare. La sua intelligente e coraggiosa attività rendeva possibile sessantacinque lanci da aerei patrioti. Sorpresa dalle SS tedesche mentre trasmetteva messaggi radio riusciva a fuggire portando con sé codici e documenti segreti e riprendeva la coraggiosa azione clandestina. Pochi giorni prima dell’arrivo degli alleati passava nuovamente le linee tedesche portando preziose notizie sul nemico e sui campi minati. Animata da elevati sentimenti, dimostrava in ogni circostanza spiccato sprezzo del pericolo, degna rappresentante delle nobili virtù delle donne italiane. Italia occupata, settembre 1943 – luglio 1944”. ANTONIO CAMUSO Archivio Storico Benedetto Petrone Brindisi 9 maggio 2019 articolo aggiornato alla data attuale dalla precedente versione pubblicata nell'aprile /maggio 2018 Pubblicato anche su https://www.montella.eu/blog/legame-tra-montella-e-la-resistenza-di E sulla rivista IL MONTE aprile maggio 2018 Antonio Camuso
Archivio Storico Benedetto Petrone-
Ora
e sempre Resistenza !
Brindisi 9 maggio 2019
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