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L’ultimo saluto a pugno chiuso al compagno partigiano Raffaele De Grada ( Raffaelino) che ci ha lasciato ieri 1 ottobre 2010 Premessa Sono appena di ritorno dalla prima assemblea della neocostituita sezione dell’ANPI di Brindisi, il tempo di accendere il PC per uno sguardo veloce prima di correre a lavoro, quando sotto gli occhi scorre un annuncio che ti fare un balzo al cuore e ti costringe a ripercorrere idealmente 40 anni di impegno politico vissuto avendo come riferimento valori che si identificavano con uomini come De Grada.:-“ Raffaele de Grada, critico d’arte, scrittore, comunista e partigiano è morto ieri a Milano”- RAFFAELE DE GRADA JR De Grada, un nome che ha accompagnato la mia generazione negli anni della gioventù vissuta a passo di corsa, ma sapendo che, nel caso avessimo smarrito la strada sarebbe bastato semplicemente fermarsi, riprender fiato e chieder consiglio a uomini come “Raffaelino”. Lui, borghese e figlio d’arte, critico e scrittore, comunista e comandante partigiano, lui, che nel periodo buio della guerra, insieme a Pajetta e Curiel fondò quel Fronte della Gioventù ( da non confondersi con l’organizzazione giovanile neofascista che negli anni 60 provocatoriamente assunse l’omonima sigla) che a Milano e Firenze fornì alla Resistenza una agguerrita generazione di giovani partigiani, lui comandante delle brigate partigiane fiorentine, lui, prima voce di Radio Milano il 27 aprile 1975, lui segretario italiano negli anni 50 a Parigi,del Comitato Mondiale dei partigiani della Pace, lui uno dei primi firmatari della dichiarazione di Stoccolma per la messa al bando dell’atomica sul Pianeta,…lui e Francesco Leonetti la coppia di intellettuali in perenne discussione e messa in discussione di certezze e ideologie che da parlamentare comunista , passò gli ultimi anni di impegno politico come consigliere comunale milanese tra i banchi di Democrazia Proletaria e che fu anche direttore del giornale dell’estrema sinistra Fronte popolare, mentre Francesco Leonetti transitava quel che rimaneva del PC(m-l)I , e gli eredi di Servire il popolo e dell’Unione dei comunisti italiani ( marxisti-leninisti) , alla fine degli anni 70 , nell’Area dell’Autonomia Operaia. Uno scherzo del destino, ma forse semplicemente la vera immagine di quanto gli anni 60 son stati crogiuolo di idee, sperimentazioni, ripensamenti, passioni immense e profondi capovolgimenti è proprio quello che lega Raffaele De Grada con quell’area del marxismo leninismo (che spesso è stata ritenuta semplicemente l’idiota pappagallo della retorica propaganda maoista) che il sottoscritto e tanti altri giovanissimi nel 69 abbracciammo con entusiasmo: fu in quel magma incandescente che erano gli ambienti universitari ed intellettuali “rivoluzionari” milanesi che Aldo Brandirali , il discusso capo di Servire il popolo, conobbe la figlia di De Grada e la sposò, divenendo il genero che, nel 1975, fulminato sulla via di Damasco abbandonò allo sbando il suo piccolo partito maoista e tempo dopo divenne , purtroppo, uomo di punta di un altro crogiolo politico, quello che attraverso Comunione e Liberazione ha portato all’avvento a Milano di re Roberto Formigoni. Un destino che vuole che oggi, a dare l’ultimo saluto al suocero, sia stato lo stesso Brandirali con le parole che tutti noi avremmo dedicato a Raffaelino:”-… appassionato parlamentare comunista ed esempio di come si vive stupiti dalla bellezza e moralmente impegnati per la giustizia…- Sì, occorre una nuova generazione di appassionati comunisti, amanti della bellezza della vita , capaci di gustare il profumo, sempre più difficile da trovare, dei prati in fiore, delle spighe di grano appena falciato, del sudore dei corpi di contadini e operai soddisfatti del lavoro quotidiano perché consapevoli che esso non produce mezzi di morte e di guerra ma sicuro progresso per i loro figli e non in antitesi con le esigenze delle altre specie del nostro pianeta. La Pace e la Giustizia, due testimoni da raccogliere dall’eredità delle battaglie di Raffaele De Grada affinché, quando toccherà il nostro momento di lasciare ad altri il nostro cammino di impegno possiamo scrivere le stesse parole con le quali , la madre di Raffaele , anche lei borghese, divenuta comunista e partigiana, Magda Ceccarelli chiude il suo Diario - di resistente- ( premiato pochi giorni fa a Pieve Santo Stefano, ultima gioia per Raffaele) narrando del primo giorno di libertà dal nazifascismo “- E' bello vivere e soprattutto aver vissuto così. Aver portato un piccolo contributo, un sacrificio di lacrime e di azione. Aver aiutato a vincere.Essere stati nel vero. Sempre,senza confusioni, senza incertezze, senza pentimenti. Aver visto chiaramente la strada e averla seguita. Essere stati onesti nella nostra fede. Lascio che i ragazzi bivacchino e mi addormento. E' la prima notte di pace”- Un saluto a pugno chiuso a Raffaele e a mamma Magda. Antonio Camuso Archivio Storico Benedetto Petrone Brindisi , 3 ottobre 2010 DAL WEB
http://wwwnew.splinder.com/mediablog/demosweb/media/23393230 L'Associazione
Démos - Studenti Comunisti è in luttu per la morte del compagno Raffaele
De Grada, critico d'arte, partigiano combattente e comunista. Da
lui abbiamo appreso molto, umanamente e politicamente. Ci resteranno per
sempre, nel ricordo, la sua disponibilità, la sua persveranza, la
sincerità del suo impegno rivoluzionario che non conosceva tregua. RAFFAELE
DE GRADA, DALLA SICILIA ALLA RESISTENZA
http://parcodeinebrodi.blogspot.com/2010/10/raffaele-de-grada-dalla-sicilia-alla.html Acquedolci
(Me), 02/10/2010 - Si è spento ieri a Milano Raffaele De Grada, figlio
d'arte, raffinato critico, combattente per la libertà e uomo di cultura
di altissimo livello. Raffaele era nato il 28 Febbraio 1916 in Svizzera, a
Zurigo, dove la famiglia era emigrata. Cominciò a Milano la sua attività
di critico d'arte sulle riviste L'Italia letteraria, L'Orto, Augustea e
poi, insieme a Ernesto Treccani, http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/morto-critico-arte-raffaele-degrada-572657/ Il critico e storico dell’arte Raffaele De Grada è morto nella sua casa milanese. Aveva 94 anni. Ne dà notizia suo genero Aldo Brandirali, che lo ricorda anche come ”appassionato parlamentare comunista” e come ”esempio di come si vive stupiti della bellezza e moralmente impegnati per la giustizia”. Secondo quanto riferito da Brandirali, consigliere comunale a Milano, la camera ardente sarà allestita lunedì mattina nell’Accademia di Brera. Alle 11 è prevista la commemorazione funebre. La salma verrà probabilmente tumulata nella tomba di famiglia a San Gimignano (Siena). E' stata una piacevole sorpresa trovare quest'anno tra i testi che la Giuria Nazionale del Premio Pieve Santo Stefano ha esaminato per scegliere quello da pubblicare, il Giornale di guerra (1940-1945) di Magda Ceccarelli De Grada. Perché quel Diario, compilato con una scrittura limpida e spontanea ma, nello stesso tempo,di grande qualità letteraria, ripercorre con il lettore anni fondamentali della nostra storia nella quale proprio la borghesia intellettuale (di cui la scrittrice fa parte) si divide assai di più che nel decennio precedente tra chi continua ad accettare il regime fascista, magari brontolando e lamentandosene ma alla fine sempre ritornandovi, e chi, invece, non ha mai accettato quel regime e, di fronte alla guerra e all'infame alleanza con la Germania di Hitler, accetta di rischiare il carcere o peggio, pur di sostenere l'idea di un'altra Italia democratica, contrapposta a quella fascista. Magda Ceccarelli, moglie di un pittore e critico importante come Raffaele De Grada, partecipe di un circolo di intellettuali comunisti e azionisti, consapevole di un punto di vista femminile moderno, fa parte senza esitazioni di questa parte di borghesia e parteciperà, infatti, nei venti mesi di guerra in Italia ai gruppi che formano la resistenza italiana ai nazisti come ai fascisti della repubblica sociale. E' lettrice attenta di eventi nazionali e internazionali ed è una testimone diretta delle atrocità della guerra. In un brano scrive: "E ancora vite umane,colpevoli e innocenti,giovani vite, freschi volti di creature fatte per la gioia e per l'amore, soccombono, cessa il battito dei loro polsi. Le braccia sono ancora calde dell'ultimo abbraccio,hanno lasciato gli aeroporti o gli scali di nottetempo, hanno forse lasciato qualche ora prima una donna. Hanno indossato il vestito che sarà forse l'ultimo...Tutto questo non ha senso se non è per un fine ben alto e assoluto: la libertà vera dei popoli." Magda analizza con lucidità i segnali di cambiamento della società italiana dopo la caduta del fascismo e assiste alla lenta presa di coscienza dei valori nuovi della libertà e della democrazia. Così chiude il Diario il primo giorno di libertà quando ritorna nella vecchia casa che ha visto i giorni drammatici e può tracciare un primo bilancio di quel che è successo nei venti mesi dello scontro tra chi ha scelto Hitler e l'ultimo Mussolini e chi, invece,ha preso parte alla lotta internazionale per la costruzione della democrazia in Italia. Le ultime sue parole sono, da questo punto di vista, significative: "E' finita. La casa si muove, la vecchia casa di via Omboni, gli assenti tornano nel pensiero, i morti sono qui. E' bello vivere e soprattutto aver vissuto così.Aver portato un piccolo contributo, un sacrificio di lacrime e di azione. Aver aiutato a vincere.Essere stati nel vero.Sempre,senza confusioni, senza incertezze, senza pentimenti. Aver visto chiaramente la strada e averla seguita. Essere stati onesti nella nostra fede. Lascio che i ragazzi bivacchino e mi addormento. E' la prima notte di pace."
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