Archivio storico"Benedetto Petrone"
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dicembre 1946, Padova in rivolta contro le truppe inglesi. Ovvero
76 anni fa, l’Italia tra carota e manganello.
I “…Gli incidenti di ieri hanno provocato in città un’ondata di sdegno contro il comportamento degli autisti alleati che come è noto ogni giorno mietono vittime innocenti fra la popolazione civile…”
l'Avanti , 12 dicembre 1946 (Archivio Storico Benedetto Petrone, fondo Irpinia)
inizia
così la cronaca
di due giorni
di “ordinaria violenza” e di Resistenza attiva contro le truppe di
occupazione inglesi che con il loro comportamento nei confronti dei
cittadini di Padova , costringono gli stessi
quasi a rimpiangere i giorni dell’occupazione nazifascista. Il
bilancio di due giorni di fuoco è di decine di civili, tra cui molte
donne , feriti in modo anche grave, negozi devastati da inferociti soldati
di Sua Maestà Britannica , ma anche alcuni di essi sonoramente pestati da
padovani decisi nel non sopportare più i loro soprusi.
Stiamo
parlando di una pagina
di
“Resistenza” volutamente rimossa dalla storiografia ufficiale
interessata
a coniare
la medaglia ad unica faccia da “Liberatori “ alle Forze Armate
dei paesi Alleati
vittoriose
sul Nazifascismo, ma
trasformatesi
in forze occupanti e guardiani degli interessi economici e militari delle
grandi potenze nello scacchiere europeo nato dopo il 1945.
Un’Europa
divenuta campo di battaglia di una nuova guerra, fatta di muri, incubi di
olocausto nucleare, colpi di stato e di regimi imposti con i carri armati,
che avrebbe condizionato irreparabilmente il cammino democratico e
la voglia di libertà di centinaia di milioni di esseri umani.L’Italia
come tristemente sappiamo
fu
il paese , dopo la Grecia , nel campo occidentale,
che visse
più di tutti
sotto la spada di Damocle del Colpo di Stato Permanente
e dove i servizi segreti e gli ambienti più conservatori ed
antipopolari degli USA e della
NATO,
in nome dell’anticomunismo viscerale ebbero un ruolo determinante come
dimostrato nella stagione delle stragi fasciste, Singolare
per alcune coincidenze, la vicenda di cui oggi parliamo, ovvero la rivolta
di Padova del 1946, visto che nella stessa città, una ventina di anni
dopo una “cellula neofascista”, con coperture di servizi segreti NATO,
fu coinvolta a vario titolo nella strage di piazza Fontana,a
Milano, il 12 dicembre del 1969, la madre della stagione delle stragi.
E’
proprio sui giornali di un altro
12
dicembre, ma del 1946, che appaiono le cronache sdegnate e preoccupate di
quanto avviene nella città di Sant’Antonio protettore dei poveri
e degli oppressi. Proseguiamo la lettura del prestigioso
“l’Avanti” , l’organo ufficiale di quel
Partito
Socialista Italiano(PSIUP), che
nel
secondo governo De Gasperi ,in quei giorni, ha incarichi
ministeriali importantissimi a partire da quello ricoperto dal suo leader
carismatico
Nenni, come vice
Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri:
-”…Si
è aggiunta ieri ( 11 dicembre 1946) verso le 18 una grave provocazione da
parte di un centinaio di soldati inglesi ( l’inchiesta successiva appurò
che erano 150) che armati di sfollagente e bastoni si sono riversati
improvvisamente nel centro della città malmenando i passanti. Un vero
senso di terrore si è immediatamente sparso…mentre la popolazione si
affrettava ad armarsi come poteva di sassi, bastoni e mattoni da alcuni
edifici in costruzione per far fronte agli energumeni e i negozi calavano
velocemente
le saracinesche
i militari inglesi, forse avvinazzati, sfogata la loro ira
preferivano dileguarsi man mano che la furia popolare prendeva
consistenza. Intanto essi avevano già ferito una decina di civili, alcuni
dei quali versano in gravi condizioni. Una folla numerosa allora si dava
alla rappresaglia malmenando e bastonando
quanti inglesi trovava sul passaggio e quindi dava l’assalto
all’Albergo Regina occupato dalle truppe alleate e parecchi militari
ne sono usciti malconci. Dall’Albergo
i militari assediati rispondevano a colpi di rivoltella.
Chiusi
tutti i ritrovi e cinema la popolazione
si è barricata in casa e le strade sono percorse da automezzi
della polizia italiana ed Alleata. Un (primo , NdR) comunicato
del Comando Alleato sconfessa l’operato dei militari
dipendenti.”…- Per ironia della sorte quel comunicato dei nostri Liberatori ed Alleati, ebbe vita breve poiché come leggiamo nell’articolo del giorno successivo, il 13 dicembre , su “l’Avanti” si diffonde la voce che al contrario gli Alleati vorrebbero multare la città di Padova della somma di 15 milioni di lire( l’equivalente di 1 milione di euro) per i danni subiti. Gli echi di quanto successo nella città del Santo giunsero addirittura nella Assemblea Costituente che aveva tra i suoi componenti proprio il sindaco di Padova, il socialista onorevole Costa
”-….Ieri
(12 dicembre 1946) all’Assemblea Costituente
tre interrogazioni sono state rivolte sui fatti accaduti a Padova
nei giorni scorsi…Il sottosegretario agli Interni informa che
l’investimento
che ha dato
luogo alla protesta
della
popolazione di Padova
è
avvenuto in una zona dove esisteva il divieto di passaggio. Il conducente
( militare inglese, Ndr) fu malmenato
mentre
tre cittadini
rimasero feriti di cui uno gravemente. Nella dimostrazione
successiva alcuni automezzi alleati furono danneggiati. La nostra
polizia
interveniva
tempestivamente…il suo operato lodato dal Comando Alleato. Mentre la
calma era ritornata , ieri circa duecento militari alleati
si aggirarono per la città percuotendo cittadini e infrangendo
vetrine dei negozi. … Il Governo esprime tutto il suo rincrescimento
per quanto è accaduto
ma
oltre i deplorevoli fatti
di
carattere episodico, non si dimentichi che con i soldati alleati
abbiamo
combattuto insieme la Guerra di Liberazione.”-
Un
clichè utilizzato per coprire e assolvere
altre
nefandezze compiute da
militari
alleati, a partire dagli stupri ed assassini compiuti dalle truppe
coloniali francesi nel Centro Italia, ma che poi sarà
rivisto ed aggiornato in nome della guerra umanitaria,
o della guerra al terrorismo internazionale
pur di giustificare
ogni
governo del nostro Paese
nell’accettare
limitazioni alla sovranità nazionale
in
cambio di un piatto di lenticchie.
Una
subalternità dalle radici profonde che si evince
da
come
Parri, il nostro primo
Presidente del Consiglio ,partigiano,
nel
novembre del 1945,
sottoposto
alle pressioni dell’ammiraglio inglese Stone e del generale polacco
Anders, scrisse a Togliatti
per
convincerlo a mettere freno alla campagna di denuncia della stampa di
sinistra
contro
le illegalità commesse dalle truppe alleate pur conoscendo:
-”
bene le doglianze che il Partito comunista muove per il modo di agire nei
suoi riguardi delle truppe polacche; […] Ma io ho comunque il dovere di
farti presente che la delicatezza del momento politico è tale che, quali
che siano gli incidenti che possano aver provocato le accennate
pubblicazioni, è consigliabile evitare manifestazioni destinate a
suscitare le diffidenze da parte degli Alleati e maggiori difficoltà al
Governo…»
Purtroppo
dobbiamo constatare che ancor oggi , 74 anni dopo, le bende sugli occhi e
sulla bocca per impedire denunce scomode sui nostri protettori atlantici
non sono mai state strappate Ritornando alle cronache sui fatti di Padova
, nelle pagine dell’Avanti:…
“-Il
compagno Costa (l’onorevole socialista e sindaco di Padova, NdR)
ricorda che i fatti del 10 e dell’11 (dicembre 46), hanno un
precente nei continui investimenti da parte degli automezzi alleati e che
il giorno 10 gli automezzi inglesi vollero transitare per strade dove vi
era divieto di passaggio, travolgendo addirttura la guardia municipale
preposta al servizio d’ordine..”-
Per
placare gli animi alla Costituente dovette intervenire in
giornata lo stesso De Gasperi dicendosi rattristito per ciò che
era avvenuto nella città veneta e animato di senso di dolore e
commiserazione per le vittime ma….”- bisogna ricordare
che la Padova partigiana e i valorosi soldati britannici hanno
combattuto insieme nella guerra di liberazione per la libertà e la
democrazia”… -anticipando di voler mettere una pietra tombale sulle
denunce, in attesa che da Turchia e Egitto arrivasse grano,
dall’Argentina navi cariche di cereali e carni e dall’America pacchi
dono natalizi, carbone e acciaio e
materie prime, insomma il necessario per sfamare gli affamati e rimettere
in moto l’apparato produttivo di un paese portato alla rovina dal regime
fascista di Mussolini. Quanto
fosse difficile in quegli anni mettere
il bavaglio ad una stampa “ di lotta e di governo” lo si evince dal
resto dell’articolo che fregandosene
delle dichiarazioni concilianti di De Gasperi continuava a
denunciare: -…
“Si apprende intanto che il Comando Alleato vorrebbe ribaltare sulla
popolazione la responsabilità dei fatti nonostante che
le testimonianze concordino che 150 militari inglesi usciti dalal
caserma dell’ex 55 RGT Fanteria erano
perfettamente inquadrati ed armati con bastoni ed armi, dirigendosi
intenzionalmente verso il centro e…abbandonandosi
selvaggiamente nel malmenare
i pasanti senza distinzioni di sesso o età e sfasciando a
colpi di clava ogni cosa….”
Seguono
poi l’elenco di ordinate manifestazioni di migliaia di studenti al canto
dell’inno di Mameli e di 10.000
lavoratori inquadrati dalla
Camera del Lavoro sfilati in un silenzio, foriero di ben altre risposte
dinanzi alle sedi dei Comandi alleati. Con il meccanismo della carota e
del bastone, il Comando militare alleato da un lato emanava un ordine di
no-entry nella città di Padova di truppe anglo-sassoni non di guarnigione
, ma dall’altro faceva correre la voce della multa a Sant’Antonio di
15 milioni di lire per essersi schierato con gli oppressi. Per comprendere che dimensione raggiunse il fenomeno di autisti militari, americani, inglesi, polacchi, in preda ad alcool o semplicemente sprezzanti della vita dei civili italiani, lo si desume da un calcolo fatto in quei tre anni dai partiti di sinistra che parla di oltre 4000 vittime, un numero che sembrerebbe enorme ma che si avvicina di molto alla realtà facendo i dovuti raffronti attraverso la lettura dei quotidiani dell’epoca: “Cronaca
di Napoli (’Avanti
del 11 dicembre 1946 , in stampa durante i fatti di Padova) :”-
Disprezzo assoluto per le nostre vite…due cittadini investiti da
automezzi alleati…La jeep che ha ridotto in fin di vita il settantenne
Di Pinto è contrassegnata col numero 20355149…ieri verso le 07.30 un
pedone è stato travolto da un
automezzo inglese.Il disgraziato attraversava via Roma all’alteza di
Piazza Augusto quando veniva investito da un ‘auto alleata che
percorreva l’arteria cittadina a forte velocità. Raccolto da alcuni
passanti e trasportato ai Pellegrini, il poveretto non ancora identificato
presentava una larga ferita all’arcata sopraccigliare sinistra con
fuoriuscita di materia celebrale…Più tardi a Fuorigrotta, un
settantenne . DI Pinto, veniva investito da una jeep contrassegnata con il
numero 203555149 riportando la frattura ad un braccio e commozione
cerebrale…”- Per interrompere questa catena di omicidi stradale in lingua inglese si dovette attendere il ritiro completo di tutte le truppe di occupazione alla fine del 1947, ma iniziava l’anno dopo, il 1948 con la sconfitta elettorale delle sinistre un nuovo capitolo che con l’adesione dell’Italia alla NATO nel 1950 , avrebbe condotto il nostro paese a siglare accordi che regalavano territori, basi, tratti di mare, isole intere al servizio delle esigenze strategico militari del Grande Fratello a stelle e strisce. Con l’avvento del Capitalismo globalizzatore ben altri diktat hanno asservito ogni ganglio vitale della società italiana, pur contrastato da mille rivoli di resistenza. NOTA LA CONCLUSIONE DI QUESTO ARTICOLO E' RELATIVA ALLA PRIMA STESURA DEL 2016 Brindisi 12 dicembre 2022
La stessa vittoria del NO
alle modifiche di una Costituzione, pur mai compiutamente
applicata, ne è un esempio e la chiusura della crisi di governo in tempi
record è un segnale di quanta sia la
paura che il popolo italiano rialzi la testa in nome della libertà. Archivio
Storico Benedetto Petrone Brindisi
12 dicembre 2016
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