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14 settembre 1943, Paracadutisti americani su Montella: ovvero Una pagina sin'ora inedita di Resistenza del Sud e di umanità in un piccolo paese coinvolto nell’operazione Avalanche- lo sbarco a Salerno. Ricordi di famiglia e di Resistenza nel Sud , di Antonio Camuso. Tra i ricordi di famiglia , la vanghetta del paracadutista USA
PUBBLICATO ANCHE SU iRPINIA RIBELLE : LE STORIE/4 e pubblicato con molte foto dell'arrivo degli americani a Montella su I tedeschi in quell’autunno del 43 a poche ore dall’armistizio si erano posizionati in forze in tutta l’area di Salerno e dintorni ,in attesa di un possibile sbarco angloamericano. Le località dell’Irpinia, a ridosso dell’area salernitana, erano divenute la retrovia dello schieramento germanico ed ospitavano il comando delle truppe corazzate tedesche proprio in Sant’angelo dei Lombardi , dopo i precedenti pesanti bombardamenti dell’aviazione alleata sul QG nazista di Salerno.
simbolo di riconoscimento della 16 panzer A poche ore dall’annuncio dell’armistizio, il 9 settembre 1943 una potentissima flotta angloamericana sbarcava a Salerno le truppe che avrebbero dovuto marciare speditamente prima alla volta di Napoli e poi di Roma, tagliando in due il contingente tedesco dell’Italòia centro meridionale. Sappiamo bene che marcia trionfale non ce ne fu e i tedeschi nonostante i pesanti bombardamenti aerei e navali in ripetuti contrassalti sfiorarono il risultato di ributtare a mare gli Alleati. Nella fase più delicata , ovvero quando i tedeschi erano al contrattacco, fu deciso da parte statunitense il lancio del 509 reggimento di truppe americane aerotrasportate nella zona dell’avellinese per tagliare le vie di comunicazione e rifornimento tedesche a nord di Salerno. Fu un disastro, poiché a causa dell’elevata quota di lancio, per la presenza delle montagne, l’intero reggimento americano si disperse per tutta l’Irpinia- con il risultato che centinaia di uomini si ritrovarono a vagare tra i campi e i monti senza sapere dove andare, con i tedeschi alle calcagna. Lo stesso tenente colonnello Doyle R Yardley, comandante di quel reggimento, fu fatto prigioniero dai tedeschi in quell’occasione e passò 16 mesi in campo di concentramento. Eppure nonostante gli scontri con i tedeschi e il disorientamento, quasi l’80 per cento dei paracadutisti americani riuscirono a porsi in salvo. A contribuire a questo inaspettato risultato fu lo slancio con il quale tantissimi irpini, per lo più contadini, boscaioli, artigiani, li aiutarono a nascondersi, curarono i feriti e li condussero in salvo attraverso sentieri di cui solo gli abitanti di quei luoghi ne erano a conoscenza. Quella vanghetta arrugginita… Tra i ricordi che la mia famiglia serba con devozione è una piccola vanghetta , ormai senza manico , ma sulla quale nonostante la ruggine si può leggere impresso il marchio dell’esercito americano. E’ tutto ciò che resta di un episodio di coraggio e di umanità in cui la mia famiglia.fu coivolta e ne può andare fiera ma di cui è sempre stata schiva a vantarsene. 14 settembre 1943 …Montella località Salgoneto (Monticchio) , dove attualmente sorge un impianto dell’acquedotto Pugliese, in prossimità di Cassano Irpino C’è la luna che rischiara la calda notte di settembre e mio nonno, Generoso Camuso, com’è usanza in quel periodo dell’anno non ritorna a casa , a Montella a dormire, ma preferisce alloggiare in un pagliaio nel campo che lui coltiva. Purtroppo la fame fa brutti scherzi e c’è il rischio che qualcuno possa far man bassa del raccolto. La giornata è stata calda e faticosa e mio nonno stanco del lavoro dei campi dorme così profondamente da non accorgersi che intorno a lui stanno atterrando decine di paracadutisti americani. “-Nonno…nonno…”- Una voce lo scuote e si trova al cospetto di un gigante in divisa che con un misto di napoletano ed inglese gli spiega che è un paracadutista americano. Mio nonno, dalla lunga barba bianca che si era fatto crescere dopo l’ultimo confino appioppatogli dal regime fascista, anche lui solleva gli occhi al cielo e si accorge che è pieno di tanti fiori o corolle che vengono giù “-Qui è Serino? “- Chiede a lui l’americano. “-No, maledizione, siete a Montella! Serino è dall’altro lato di quelle montagne, a occidente e in mezzo ci sono i tedeschi, piazzati in paese e nei valichi! “- Gli spiega mio nonno , con un passato di emigrante negli USA all’inizio del secolo, in lingua campana_americana. ….In breve, quando i paracadute furono tutti nascosti in alcuni punti indicati da mio nonno, ai parà fu raccomandato di andare a nascondersi dall’altro lato del fiume Calore oltre il ponte di san Francesco a Folloni, e di non muoversi sino a quando non fossero arrivati altri nostri parenti ed amici per guidarli fuori da questa trappola. Mio nonno Generoso tramite altri parenti , presenti nei pagliai vicini fece venire da Montella , il figlio, mio zio omonimo Antonio Camuso,( un uomo che da autodidatta aveva imparato a parlare cinque lingue e che con uno stratagemma aveva guadagnato la fiducia del comandante del reparto corazzato tedesco di stanza a Montella , ricoprendo il ruolo di interprete), che facendo indossare dei panni malconci da contadino all’ufficiale che comandava il reparto dei parà, lo condusse in paese per fargli constatare la consistenza delle truppe tedesche e sconsigliargli di fare colpi avventati.
Antonio Camuso di Generoso Nel frattempo mia nonna Carbone Angelina e le figlie si davano da fare nel cucinare della pasta fresca impastata per l’occasione per portarla ai parà americani. Purtroppo ritornati nel luogo convenuto lo spettacolo che li aspettava era orrendo. Sparsi tra i campi, nel fiume nascosti tra gli alberi giacevano paracadutisti morti e feriti gravi. Molte sono le versioni su questo fatto, alcune sono che alcune vedette tedesche che avevano avvistato i paracadutisti americani ,dopo aver atteso rinforzi li avevano attaccati accerchiandoli, altre versioni parlano di un fatale errore da parte di un soldato americano che, nascosto nella vegetazione alla vista di un tedesco, preso dal panico aveva aperto il fuoco scatenando una rabbiosa reazione. Il risultato fu che molti americani furono uccisi, feriti o fatti prigionieri. Dai racconti che ho raccolto risulta che l’intera nostra parentela, si diede da fare per dare soccorso agli americani lasciati gravemente feriti sul terreno. Tra i miei zii di secondo grado, risultano essere zì Carmine Camuso, nonostante fosse invalido a un braccio e il figlio Gabriele Camuso, colui che si trascina più volte sulle spalle dei paradutisti feriti per poi affidarli a mani sicure, mentre mio zio Antonio Camuso dopo averli condotti al di là del fiume Calore, nel territorio di Bagnoli Irpino, dove non vi erano grandi concentrazioni di soldati tedeschi, indirizzò il capitano dei parà verso una via di fuga tra i monti, facendoli entrare in contatto con degli antifascisti di Bagnoli, tra i quali il giovane Aulisa. Grazie ad essi alcuni di loro riuscirono qualche giorno dopo ad attraversare il fronte di Salerno e ricongiungersi alle truppe Alleate. Solo alla fine della battaglia di Salerno, altri americani provenienti dal valico di Acerno penetrarono in paese tenacemente contrastati dalla retroguardia tedesca. Tra le cose che i parà lasciarono ci furono tantissimi oggetti, tra cui una radio spalleggiabile che mio zio Antonio barattò in seguito con una fisarmonica , i loro preziosissimi paracadute di nylon che fecero la gioia delle donne che ne fecero lenzuola, sottovesti e abbigliamento intimo, ma di tutto ciò noi, nella vecchia casa di mio nonno conserviamo solo una vanghetta da paracadutista sul cui manico arrugginito spicca il marchio US. Passarono molti mesi da allora , la guerra ormai era molto lontana, ma una mattina nel campo che ospitava il fienile di mio nonno giunse un camion con a bordo dei G.men e un carico di ogni ben di Dio…era il grazie da parte del capitano americano, sopravvissuto alla battaglia di Salerno prima e quella di Montecassino poi. …Ma come nei migliori film veristi, di quel carico non arrivò neanche uno stuzzicadenti ai veri destinatari a causa della dabbenaggine dei soldati americani …ma questa è un’altra storia…. Brindisi 14 settembre 2012 Antonio Camuso Archivio Storico Benedetto Petrone TRA COLORO CHE HANNO IN QUESTI ANNI LAVORATO SUlla VICENDA DEL LANCIO DEI PARA DEL 509, NEL TERITORIO IRPINO E' DA SEGNALARE L'ENCOMIABILE LAVORO DI ALDO RENZULLI CHE PRIMA CON IL SUO LIBRO LA VALANGA DELLE STELLE E POI CON L'AIUTO DI GIOVANNI MARINO, LA COSTANTE SOLLECITAZIONE NEI CONFRONTI DELLE AUTORITA' CIVILI E MILITARI HA FATTO Sì CHE MANIFESTAZIONI COMMEMORATIVE , POSA DI TARGHE E MONUMENTI CON LA PRESENZA ANCHE DI AUTORITA' MILITARI USA, QUEL SACRIFICIO DI TANTI GIOVANI E LA SOLIDARIETA'DELLE POPOLAZIONI IRPINE SIANO RICORDATI PER SEMPRE GRAZIE ALDO RENZULLI!!!
Riferimenti http://italy1943-45.devhub.com/blog/602116-salerno-invasion-operation-avalanche-9-september-1943/ VANGHETTA DA PARACADUTISTA AMERICANO
APPROFONDIMENTI: L'Irpinia ferita nel
settembre '43
UN INTERESSANTE ARTICOLO DI FRANCESCO BARRA SUL CORRIERE IRPINO ..........................--------------------------------....................................... THE BOLDEST PLAN IS THE BEST THE COMBAT HISTORY OF 509 IN THE WWII
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