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RESISTENZA AL NAZIFASCISMO /19

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Iniziative

 

Benedetto Petrone
 
Genova 2001
 

 

Ylenia
 
 
 

14 settembre 1943, Paracadutisti americani su Montella:

ovvero

Una pagina  sin'ora  inedita di Resistenza  del Sud   e di umanità in un piccolo paese coinvolto nell’operazione Avalanche- lo sbarco a Salerno.

Ricordi di famiglia e di Resistenza nel Sud , di Antonio Camuso.

Tra i ricordi di famiglia , la vanghetta del paracadutista  USA

 

salerno43.jpg (559276 byte)

 

PUBBLICATO ANCHE SU iRPINIA RIBELLE : LE STORIE/4

 e pubblicato con molte foto dell'arrivo degli americani a Montella  su 

www.montella.eu

 I tedeschi in quell’autunno del 43 a poche ore dall’armistizio si erano posizionati in forze in tutta l’area di Salerno e dintorni ,in attesa di un possibile sbarco angloamericano.

Le località dell’Irpinia, a ridosso dell’area salernitana,  erano divenute la retrovia dello schieramento germanico ed ospitavano  il comando delle truppe corazzate tedesche proprio  in Sant’angelo dei Lombardi    , dopo i precedenti pesanti bombardamenti dell’aviazione alleata sul QG nazista di Salerno.

 

simbolo di riconoscimento della 16 panzer

A poche ore dall’annuncio dell’armistizio, il 9 settembre 1943 una potentissima flotta angloamericana sbarcava  a Salerno le truppe che avrebbero dovuto marciare speditamente   prima alla volta di Napoli e poi di  Roma, tagliando in due  il contingente tedesco dell’Italòia centro meridionale.

Sappiamo bene che  marcia trionfale non ce ne fu e i tedeschi nonostante  i pesanti bombardamenti aerei e navali in ripetuti contrassalti sfiorarono il risultato di ributtare a mare gli Alleati.

 Nella fase più delicata , ovvero quando i tedeschi erano al contrattacco, fu deciso da parte statunitense il lancio del 509 reggimento di truppe americane aerotrasportate  nella zona dell’avellinese per tagliare le vie di comunicazione e rifornimento tedesche a nord di Salerno.

 Fu un disastro, poiché a causa dell’elevata quota di lancio, per la presenza delle montagne, l’intero reggimento americano si disperse per tutta l’Irpinia- con il risultato che centinaia di uomini si ritrovarono a vagare tra i campi e i monti senza sapere dove andare, con i tedeschi alle calcagna. Lo stesso tenente colonnello Doyle R Yardley, comandante di quel reggimento, fu fatto prigioniero dai tedeschi in quell’occasione  e passò 16 mesi in campo di concentramento.

Eppure nonostante gli scontri con i tedeschi e  il disorientamento, quasi l’80 per cento dei paracadutisti americani riuscirono a porsi in salvo. A contribuire a questo inaspettato risultato fu lo slancio con il quale tantissimi irpini, per lo più contadini, boscaioli, artigiani, li aiutarono a nascondersi, curarono i feriti e li condussero in salvo attraverso sentieri  di cui solo gli abitanti di quei luoghi ne erano a conoscenza.

Quella vanghetta arrugginita…

Tra i ricordi che la mia famiglia serba con devozione è una piccola vanghetta , ormai senza manico , ma sulla quale nonostante la ruggine si può leggere  impresso il marchio dell’esercito americano.

E’ tutto ciò che resta di un episodio di coraggio e di umanità in cui la mia famiglia.fu coivolta e ne può andare fiera ma di cui è sempre stata schiva a vantarsene.

14 settembre 1943 …Montella località Salgoneto (Monticchio) , dove attualmente sorge un impianto  dell’acquedotto Pugliese, in prossimità di Cassano Irpino

C’è la luna che rischiara la calda notte di settembre  e mio nonno, Generoso Camuso, com’è usanza in quel periodo dell’anno non ritorna a casa , a Montella a dormire, ma preferisce alloggiare in un pagliaio nel campo che lui coltiva. Purtroppo la fame  fa brutti scherzi e c’è il rischio che  qualcuno possa far man bassa del raccolto.  La giornata è stata calda e faticosa e mio nonno stanco del lavoro dei campi  dorme così profondamente da non accorgersi che intorno a lui stanno atterrando decine di paracadutisti americani.

“-Nonno…nonno…”-

Una voce  lo scuote e si trova al cospetto di un gigante in divisa che con un misto di napoletano ed inglese gli spiega che è un paracadutista americano. Mio nonno, dalla lunga barba bianca  che si era fatto crescere dopo l’ultimo confino appioppatogli dal regime fascista, anche lui solleva gli occhi al cielo e si accorge che è pieno di tanti fiori o corolle che vengono giù

“-Qui è Serino? “-

Chiede a lui l’americano.

“-No, maledizione, siete a Montella! Serino è dall’altro lato di quelle montagne, a occidente e in mezzo ci sono i tedeschi, piazzati in paese e nei valichi! “-

 

Gli spiega mio nonno , con un passato di emigrante negli USA all’inizio del secolo,  in lingua campana_americana.

 

….In breve, quando i paracadute furono tutti nascosti in alcuni punti indicati da mio nonno, ai parà fu raccomandato di andare a nascondersi dall’altro lato del fiume Calore oltre il ponte di san Francesco a Folloni,  e di non muoversi sino a quando non fossero arrivati altri nostri  parenti ed amici per guidarli fuori da questa trappola.

Mio nonno Generoso tramite altri parenti , presenti nei pagliai vicini fece venire da Montella , il figlio, mio zio omonimo Antonio Camuso,( un uomo che da autodidatta aveva imparato a parlare cinque lingue e che con uno stratagemma aveva guadagnato la fiducia del comandante del reparto corazzato tedesco di stanza a Montella , ricoprendo il ruolo di interprete), che facendo indossare dei panni malconci da contadino all’ufficiale che comandava il reparto dei parà, lo condusse in paese per fargli constatare la consistenza delle truppe tedesche e sconsigliargli di fare colpi avventati.

Antonio Camuso di Generoso

Nel frattempo mia nonna Carbone Angelina e le figlie si davano da fare nel  cucinare della pasta  fresca impastata per l’occasione per portarla ai parà americani. Purtroppo ritornati  nel luogo  convenuto lo spettacolo che li aspettava  era orrendo. Sparsi tra i campi, nel fiume  nascosti tra gli alberi giacevano  paracadutisti morti e feriti gravi. Molte sono le versioni su questo fatto, alcune sono che  alcune vedette tedesche  che avevano avvistato i paracadutisti americani ,dopo aver atteso rinforzi li avevano attaccati accerchiandoli, altre versioni parlano di un fatale errore da parte di un soldato americano che, nascosto nella vegetazione alla vista di un tedesco, preso dal panico aveva aperto il fuoco scatenando una rabbiosa reazione.

Il risultato fu che  molti americani furono uccisi, feriti o fatti prigionieri. Dai racconti che ho raccolto risulta che l’intera nostra parentela, si diede da fare per dare soccorso agli americani lasciati gravemente feriti sul terreno. Tra  i miei zii  di secondo grado, risultano essere zì Carmine Camuso, nonostante fosse invalido a un braccio e il figlio Gabriele Camuso, colui che si trascina più volte sulle spalle dei paradutisti feriti per poi affidarli a mani sicure, mentre mio zio Antonio Camuso  dopo averli condotti  al di là del fiume Calore, nel territorio di Bagnoli Irpino,  dove  non vi erano grandi concentrazioni di soldati tedeschi,  indirizzò il capitano dei parà verso una via di fuga  tra i monti,  facendoli entrare in contatto con degli antifascisti di Bagnoli, tra i quali il giovane Aulisa. Grazie ad essi alcuni di loro riuscirono  qualche giorno dopo ad attraversare il fronte di Salerno e ricongiungersi alle truppe Alleate.

 Solo alla fine della battaglia di Salerno, altri americani provenienti dal valico di Acerno penetrarono in paese tenacemente contrastati dalla retroguardia tedesca.

Tra le cose che  i parà lasciarono ci furono tantissimi oggetti,  tra cui una radio spalleggiabile  che mio zio Antonio barattò in seguito con una fisarmonica ,   i loro preziosissimi paracadute di nylon che fecero la gioia delle donne che ne fecero lenzuola, sottovesti e abbigliamento intimo, ma di tutto ciò noi, nella vecchia casa di mio nonno conserviamo solo una vanghetta da paracadutista sul cui manico arrugginito spicca il marchio US.

vanghetta_marchio_43.JPG (86543 byte)

Passarono molti mesi da allora , la guerra ormai era molto lontana, ma una mattina nel campo che ospitava il fienile di mio nonno giunse un camion con a bordo dei G.men e un carico di ogni ben di Dio…era il grazie da parte del capitano americano, sopravvissuto alla battaglia di Salerno prima e quella di Montecassino poi. …Ma come nei migliori film veristi, di quel carico non arrivò neanche uno stuzzicadenti ai veri destinatari a causa della dabbenaggine  dei soldati americani …ma questa è un’altra storia….

 

Brindisi 14 settembre 2012

Antonio Camuso

Archivio Storico Benedetto Petrone

ps:

TRA COLORO CHE  HANNO IN QUESTI ANNI  LAVORATO SUlla  VICENDA  DEL LANCIO DEI PARA DEL 509, NEL

TERITORIO IRPINO  E' DA SEGNALARE L'ENCOMIABILE LAVORO DI ALDO RENZULLI CHE

PRIMA CON IL SUO LIBRO LA VALANGA DELLE STELLE E POI  CON L'AIUTO DI GIOVANNI MARINO,   LA COSTANTE

SOLLECITAZIONE NEI CONFRONTI DELLE AUTORITA' CIVILI E MILITARI  HA FATTO Sì

CHE  MANIFESTAZIONI COMMEMORATIVE , POSA DI TARGHE E MONUMENTI CON LA PRESENZA

 ANCHE DI AUTORITA' MILITARI USA,  QUEL SACRIFICIO DI TANTI GIOVANI E LA

SOLIDARIETA'DELLE POPOLAZIONI IRPINE SIANO  RICORDATI PER SEMPRE

GRAZIE ALDO RENZULLI!!!

Riferimenti

 

http://italy1943-45.devhub.com/blog/602116-salerno-invasion-operation-avalanche-9-september-1943/

salerno_pond_libro.JPG (161426 byte)

VANGHETTA DA PARACADUTISTA AMERICANO 

 

 

 oneri_e_onori.JPG (132489 byte)

APPROFONDIMENTI:

L'Irpinia ferita nel settembre '43

Tra rappresaglie e devastazioni

http://www.corriereirpinia.it/default.php?id=8&art_id=10178

 

UN INTERESSANTE ARTICOLO DI FRANCESCO BARRA SUL CORRIERE IRPINO

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un libro appena pubblicato sulla storia del 509

THE BOLDEST PLAN IS THE BEST

THE COMBAT HISTORY OF 509 IN THE WWII

 

 

 

 

 

 

 

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