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1943

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Contributi di In-Formazione Antifascista/7

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Resistenza

 
 

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Milano 13-17 Agosto 1943: il tentativo inglese di bruciare vivi i milanesi

ovvero

quando  l’anticiclone africano impedì che l’intera città andasse a fuoco.

  a cura di Antonio Camuso

(Nota: dal febbraio 2024 Archivio Storico Benedetto Petrone-APS)

Contributi di In-Formazione Antifascista n°7

    parte Terza

Dei bombardamenti terroristici inglesi sulle tre città del Nord-Italia, nell’agosto del 1943, se ne ritrova traccia solo su testi e riviste specializzate, poiché il “politicamente corretto” del dopoguerra, sancendo quali “Liberatori” gli Alleati, impedì che li si accusasse degli orrendi crimini di guerra da essi compiuti.

 Le possibili recriminazioni dei sopravvissuti, dei feriti, dei senza- tetto, degli orfani, delle vedove, delle donne e bambine stuprate e uccise dai marocchini con divise francesi, furono sotterrate dagli aiuti umanitari UNRRA, dal piano Marshall, dai pacchi dono degli “zii d’America” e infine in piena Guerra Fredda dalla propaganda anticomunista, agitando il terrore dell’olocausto nucleare.

 L’adesione alla NATO da parte dell’Italia e della Germania, fece sì che i dossier sulle stragi commesse dalle truppe naziste contro il popolo italiano finissero a marcire nell’armadio della vergogna, mentre sugli oltre centomila civili italiani uccisi e mutilati causati dai bombardamenti della RAF e USAAF si preferì archiviarli quali danni collaterali della guerra scatenata dal nazifascismo.

Come nella commedia di De Filippo, Napoli Milionaria, sui morti si poteva versare qualche lacrima, la vita nel dopoguerra doveva andare avanti e solo dei vivi ci si doveva interessare, essendo essi detentori del diritto di voto.

 In una sorta di accordo trasversale tra i partiti, nel dopoguerra si evitò quindi di ricordare con cerimonie solenni i tentativi di strage collettiva delle tre principali città del Nord che furono il motore dell’insurrezione dell’aprile del 1945.

Ci duole che quest'anno, in occasione dell’80esimo del tentativo dell’aviazione inglese di bruciare viva l’intera popolazione milanese, coloro che si schierano “senza se e senza ma” contro tutte le guerre richiamandosi ai valori dell’antifascismo, della democrazia, della pace tra i popoli,  si siano dimenticati di quella data.

Nessuna cerimonia, o altro ha ricordato quest’anno, quel tentativo di strage collettiva della città operaia e antifascista che, il 25 luglio 1943 aveva salutato con gioia l’annuncio della caduta del Fascismo e che il 25 aprile 1945, ospitando il CLN Alta Italia, avrebbe dato il via all’insurrezione generale.

Ogni studioso di Storia sa che essa non si può riscriverla con i “SE”, lasciando questo esercizio agli amanti della fantapolitica, ma l’orrore del disegno stragista che fu pianificato dai signori della guerra del Bomber Command della RAF non può esser sepolto giustificando e assolvendo tout court chi fece assassinare migliaia di vite innocenti e distruggere decine di migliaia di abitazioni, chiede, teatri, oltre a industrie, negosi, servizi pubblici.

Il “politicamente corretto” ci impedirebbe di fare raffronti tra il numero delle vittime civili delle stragi nazifasciste e quelle dei bombardamenti alleati sull’italia, ma lasciamo parlare le cifre: circa 25000 (venticinquemila) furono le donne, gli uomini, i bambini, gli anziani massacrati, bruciati vivi in oltre 500 stragi perpetrate truppe naziste e dai loro servi fascisti.  

 Tre volte di più, ovvero circa 80.000, (ottantamila) l’ufficio di Statistica calcolò a fine guerra, i civili morti orrendamente sotto i bombardamenti di città e paesi da parte dell’aviazione Angloamericana, cui si devono aggiungere le decine di migliaia d’invalidi, mutilati, feriti, e milioni di senza tetto.  

Cifre terribili entrambe, che, ritornando ai “se”, si sarebbero evitate sicuramente se nazionalismo, fascismo e nazismo non avessero preso sopravvento in buona parte d’Europa, ma che al contempo avrebbero dato giustificazione ai complessi militar-industriali e alle potenti lobby delle industrie di armamenti, di lasciar sfogare gli istinti violenti e sanguinari dei signori della guerra, che portassero indifferentemente la svastica al braccio o inalzassero la bandiera a Stelle e Striscie o l’Union Jack.

A pianificare in quell’agosto del 1943, il rogo funerario della popolazione milanese fu il signore della guerra inglese, l’Air Chef Marshal, sir Harthur Harris, l’ideatore dell’olocausto di centinaia di migliaia di civili tedeschi nell’inferno di fuoco che distrusse città di Amburgo, Dresda, ecc.

Se il suo piano si fosse realizzato nei tre bombardamenti dell’Agosto 1943 e in particolare quello del 13 agosto, oggi, noi antifascisti non avremmo ricordo della Milano del 25 aprile 1945 e questo vuoto quanto avrebbe influito sulla nascita, lo sviluppo della Resistenza e della vita sociale e politica del nostro paese?

 Se i 500 e più bombardieri che avevano l’ordine di creare l’inferno di fuoco al centro di Milano per farne un'unica pira funeraria, avessero compiuto perfettamente la loro missione, da quali macerie sarebbe partito il 25 aprile 1945 l’ordine d’insurrezione generale?

 Se fosse riuscito lo sterminio della classe operaia milanese, con le proprie famiglie, insieme al tessuto industriale, tanti bei libri sulla lotta partigiana avrebbero interi capitoli di pagine bianche!

Obiettivo Gudgeon (Milano)

Dopo il triplice bombardamento dell’8 agosto 1943 sulle tre citta operaie del Nord-Italia, Genova, Torino e Milano, che aveva visto duecento Lancaster scaricare su di esse migliaia di bombe, e che seguiva quello egualmente criminiale sul centro di Napoli del 4 agosto '43 di centinaia di Fortezze volanti americane, il signore della guerra inglese, sir Harris, decise di sperimentare sulla città di Milano popolata da un milione di abitanti, la tecnica della “tempesta di fuoco”.

La stessa tecnica con la quale, nella notte del 27 luglio, sir Harris aveva sterminato la popolazione di Amburgo, concentrando in un’area centrale della città il micidiale bombardamento da parte dell’intera forza d’urto del Bomber Command.

Quel giovedì 12 agosto, a Milano la temperatura aveva raggiunto i 32 gradi innalzando l’umidità al 60 percento a causa dell’anticiclone africano che insolitamente sostava sul Nord e la notte era illuminata da una luna quasi piena, l’ideale per guidare i bombardieri. Alle 23. 46 dagli aeroporti inglesi si alzò un’immensa armata di quadrimotori composta da 327 Lancaster, 217 Halifax e 112 stirling, diretti verso le Alpi e consci di non incontrare nessuna resistenza se non una flebile e disorganizzata contraerea italiana.

All’una della notte di venerdì 13 agosto, le bombe rosse e verdi lanciate dai velivoli segnalatori cercarono di delimitare “l’area bombing “, tra piazza Duomo, Castello Sforzesco e le stazioni ferroviarie.

A contrastare casualmente la precisione del tiro e salvare da morte certa decine se non centinaia di migliaia di persone, intervennero tre elementi di disturbo, forse manovrati dalla “Madonnina”: un inaspettato forte vento in quota che disperse i razzi d’illuminazione, la struttura edilizia milanese e l’anticiclone africano.

Solo la metà dei bombardieri si accorse che i razzi segnalatori erano caduti a est, nord est dal centro città,    e grazie alla luna piena mirò correttamente . In 12 minuti interi isolati di Milano furono sventrati dalle superbombe( block-buster) da 4000 libbre, mentre centinaia di bombe di medio e piccolo calibro e centinaia di migliaia di spezzoni incendiari appiccavano il fuoco a migliaia di edifici.

Dei 481 bombardieri che raggiunsero Milano, ben 280 colpirono con il loro carico esplosivo e incendiario nel raggio di 3 miglia dall’obiettivo e gli altri 201 “fuori target” bombardarono zone densamente abitate da quella classe operaia che nutriva maggiori sentimenti antifascisti e che in seguito avrebbe contribuito significativamente alla Resistenza. .

Quel maledetto venerdì 13 agosto , furono sganciate 245 superbombe da 4000 tonnellate, 430 bombe da 1000 libbre, 153 bombe da 500 libbre, circa 12.000 bombe incendiarie da 30 libbre a combustibile liquido e circa 220 .000 spezzoni al magnesio. Questi ultimi ordigni avrebbero dovuto alimentare il vasto incendio che richiamando aria fredda avrebbe generato “la tempesta di fuoco” auspicata da Sir Arthur Harris per incenerire il Milione di milanesi, che fossero di fede antifascista o no.

Quando il mattino del seguente 14 agosto, il Mosquito da ricognizione inglese fotografò da 8000 metri di quota la città, essa appariva devastata ma “purtroppo” non incenerita con grande disappunto del signore della guerra Harris.

Molti edifici stavano sì ancora bruciando, gran parte delle industrie, Alfa Romeo, De Angeli, Innocenti, Isotta Fraschini, Face, Bianchi ecc erano gravemente colpite, così come le stazioni ferroviarie, insieme alla maggior parte degli edifici storici. Le case distrutte furono oltre 4000 e altrettante gravemente danneggiate . In una sola notte 150.000 milanesi rimasero senza tetto.  “Fortunatamente” le vittime non superarono il migliaio e si evitò il terribile spettacolo delle città tedesche dei vagoni ferroviari e i camion carichi di centinaia di migliaia di corpi carbonizzati.

A salvare i milanesi , oltre all’iniziale errore di mira e dispersione conseguente del carico di bombe, furono la struttura in pietra, mattoni e cemento delle case milanesi, diversa da quella lignea delle tedesche, e l’anticiclone africano, che arroventando l’aria sino ad alti strati impedì quell’afflusso verso il basso di aria fredda e conseguente creazione della tempesta di fuoco che bruciò città come Amburgo o Dresda.

Una tecnica che fu studiata accuratamente dagli americani che la utilizzarono nei bombardamenti incendiari su Tokio che carbonizzarono centinaia di migliaia di anziane donne e bambini, superando gli effetti delle atomiche su Hiroshima e Nagasaki

A Milano fu concessa una notte di tregua non casualmente, poichè in quella del 14 agosto fu paracadutato sul lago di Como un agente segreto inglese, che , pochi giorni dopo nei giorni seguenti troveremo a Cassibile in Sicilia al seguito della delegazione del generale Castellano  per siglare l'armistizio. Un agente che ritroveremo al seguito del Re sulla corvetta Baionetta in fuga a Brindisi, ...ma questa è un altra storia...

Dopo questa breve pausa, sino al 17 agosto altre due volte Milano insieme a Torino furono ferite a morte onde spingere Badoglio a firmare la resa...

Ricordare questi orrori deve essere per tutti noi monito e stimolo a lottare contro ogni forma di militarismo bellicista , per un mondo senza guerre , sfruttamento e oppressione.

Nota a margine: si consiglia la lettura di “Le Bombe dell’Apocalisse” di Giorgio Bonacina, ed. Flli Fabbri Editori , 1972.

 

 FINE PARTE TERZA

S

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leggi anche :25 Luglio 1943, la caduta di Mussolini. Per Beppe Patrono e il Partito d’Azione di Brindisi  fu  svolta politica democratica, o  Colpo di Stato?

Antonio Camuso

Archivio Storico Benedetto Petrone

(dal febbraio 2024 Archivio Storico Benedetto Petrone -APS)

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Brindisi 31 agosto 2023

pagina rivista 25 luglio 2024