Archivio storico"Benedetto Petrone" ritorna a >HOME PAGE<
|
|||||||
|
Milano 13-17 Agosto 1943: il tentativo inglese di bruciare vivi i milanesiovveroquando l’anticiclone africano impedì che l’intera città andasse a fuoco.
a cura di Antonio Camuso
(
Dei bombardamenti terroristici inglesi sulle tre città del Nord-Italia, nell’agosto del 1943, se ne ritrova traccia solo su testi e riviste specializzate, poiché il “politicamente corretto” del dopoguerra, sancendo quali “Liberatori” gli Alleati, impedì che li si accusasse degli orrendi crimini di guerra da essi compiuti.
Le
possibili recriminazioni dei sopravvissuti, dei feriti, dei senza- tetto,
degli orfani, delle vedove, delle donne e bambine stuprate e uccise dai
marocchini con divise francesi, furono sotterrate dagli aiuti umanitari
UNRRA, dal piano Marshall, dai pacchi dono degli “zii d’America” e infine
in piena Guerra Fredda dalla propaganda anticomunista, agitando il terrore
dell’olocausto nucleare.
L’adesione
alla NATO da parte dell’Italia e della Germania, fece sì che i dossier
sulle stragi commesse dalle truppe naziste contro il popolo italiano
finissero a marcire nell’armadio della vergogna, mentre sugli oltre
centomila civili italiani uccisi e mutilati causati dai bombardamenti
della RAF e USAAF si preferì archiviarli quali danni collaterali della
guerra scatenata dal nazifascismo. Come nella commedia di De Filippo,
Napoli Milionaria,
sui morti si poteva versare qualche lacrima, la vita nel dopoguerra doveva
andare avanti e solo dei vivi ci si doveva interessare, essendo essi
detentori del diritto di voto.
In
una sorta di accordo trasversale tra i partiti, nel dopoguerra si evitò
quindi di ricordare con cerimonie solenni i tentativi di strage collettiva
delle tre principali città del Nord che furono il motore dell’insurrezione
dell’aprile del 1945. Ci duole che quest'anno, in occasione dell’80esimo
del tentativo dell’aviazione inglese di bruciare viva l’intera popolazione
milanese, coloro che si schierano “senza se e senza ma” contro tutte le
guerre richiamandosi ai valori dell’antifascismo, della democrazia, della
pace tra i popoli, si siano dimenticati di quella data. Nessuna cerimonia, o altro ha ricordato
quest’anno, quel tentativo di strage collettiva della città operaia e
antifascista che, il 25 luglio 1943 aveva salutato con gioia l’annuncio
della caduta del Fascismo e che il 25 aprile 1945, ospitando il CLN Alta
Italia, avrebbe dato il via all’insurrezione generale. Ogni studioso di Storia sa che essa non si può
riscriverla con i “SE”, lasciando questo esercizio agli amanti della
fantapolitica, ma l’orrore del disegno stragista che fu pianificato dai
signori della guerra del Bomber Command della RAF non può esser sepolto
giustificando e assolvendo tout court chi fece assassinare migliaia di
vite innocenti e distruggere decine di migliaia di abitazioni, chiede,
teatri, oltre a industrie, negosi, servizi pubblici.
Il “politicamente corretto” ci impedirebbe di
fare raffronti tra il numero delle vittime civili delle stragi
nazifasciste e quelle dei bombardamenti alleati sull’italia, ma lasciamo
parlare le cifre: circa 25000 (venticinquemila) furono le donne, gli
uomini, i bambini, gli anziani massacrati, bruciati vivi in oltre 500
stragi perpetrate truppe naziste e dai loro servi fascisti.
Tre
volte di più, ovvero circa 80.000, (ottantamila) l’ufficio di Statistica
calcolò a fine guerra, i civili morti orrendamente sotto i bombardamenti
di città e paesi da parte dell’aviazione Angloamericana, cui si devono
aggiungere le decine di migliaia d’invalidi, mutilati, feriti, e milioni
di senza tetto.
Cifre terribili entrambe, che, ritornando ai “se”,
si sarebbero evitate sicuramente se nazionalismo, fascismo e nazismo non
avessero preso sopravvento in buona parte d’Europa, ma che al contempo
avrebbero dato giustificazione ai complessi militar-industriali e alle
potenti lobby delle industrie di armamenti, di lasciar sfogare gli istinti
violenti e sanguinari dei signori della guerra, che portassero
indifferentemente la svastica al braccio o inalzassero la bandiera a
Stelle e Striscie o l’Union Jack. A pianificare in quell’agosto del 1943, il rogo
funerario della popolazione milanese fu il signore della guerra inglese,
l’Air Chef Marshal, sir Harthur Harris, l’ideatore dell’olocausto di
centinaia di migliaia di civili tedeschi nell’inferno di fuoco che
distrusse città di Amburgo, Dresda, ecc.
Se il suo piano si fosse realizzato nei tre
bombardamenti dell’Agosto 1943 e in particolare quello del 13 agosto,
oggi, noi antifascisti non avremmo ricordo della Milano del 25 aprile 1945
e questo vuoto quanto avrebbe influito sulla nascita, lo sviluppo della
Resistenza e della vita sociale e politica del nostro paese?
Se
i 500 e più bombardieri che avevano l’ordine di creare l’inferno di fuoco
al centro di Milano per farne un'unica pira funeraria, avessero compiuto
perfettamente la loro missione, da quali macerie sarebbe partito il 25
aprile 1945 l’ordine d’insurrezione generale?
Se
fosse riuscito lo sterminio della classe operaia milanese, con le proprie
famiglie, insieme al tessuto industriale, tanti bei libri sulla lotta
partigiana avrebbero interi capitoli di pagine bianche!
Obiettivo Gudgeon (Milano)Dopo il triplice bombardamento dell’8 agosto 1943
sulle tre citta operaie del Nord-Italia, Genova, Torino e Milano, che
aveva visto duecento Lancaster scaricare su di esse migliaia di bombe, e
che seguiva quello egualmente criminiale sul centro di Napoli del 4 agosto
'43 di centinaia di Fortezze volanti americane, il signore della guerra
inglese, sir Harris, decise di sperimentare sulla città di Milano popolata
da un milione di abitanti, la tecnica della “tempesta di fuoco”. La stessa tecnica con la quale, nella notte del 27
luglio, sir Harris aveva sterminato la popolazione di Amburgo,
concentrando in un’area centrale della città il micidiale bombardamento da
parte dell’intera forza d’urto del Bomber Command.
Quel giovedì 12 agosto, a Milano la temperatura
aveva raggiunto i 32 gradi innalzando l’umidità al 60 percento a causa
dell’anticiclone africano che insolitamente sostava sul Nord e la notte
era illuminata da una luna quasi piena, l’ideale per guidare i
bombardieri. Alle 23. 46 dagli aeroporti inglesi si alzò un’immensa armata
di quadrimotori composta da 327 Lancaster, 217 Halifax e 112 stirling,
diretti verso le Alpi e consci di non incontrare nessuna resistenza se non
una flebile e disorganizzata contraerea italiana.
All’una della notte di venerdì 13 agosto, le bombe
rosse e verdi lanciate dai velivoli segnalatori cercarono di delimitare
“l’area bombing “, tra piazza Duomo, Castello Sforzesco e le stazioni
ferroviarie. A contrastare casualmente la precisione del tiro e
salvare da morte certa decine se non centinaia di migliaia di persone,
intervennero tre elementi di disturbo, forse manovrati dalla “Madonnina”:
un inaspettato forte vento in quota che disperse i razzi d’illuminazione,
la struttura edilizia milanese e l’anticiclone africano. Solo la metà dei bombardieri si accorse che i razzi segnalatori erano caduti a est, nord est dal centro città, e grazie alla luna piena mirò correttamente . In 12 minuti interi isolati di Milano furono sventrati dalle superbombe( block-buster) da 4000 libbre, mentre centinaia di bombe di medio e piccolo calibro e centinaia di migliaia di spezzoni incendiari appiccavano il fuoco a migliaia di edifici. Dei 481 bombardieri che raggiunsero Milano, ben
280 colpirono con il loro carico esplosivo e incendiario nel raggio di 3
miglia dall’obiettivo e gli altri 201 “fuori target” bombardarono zone
densamente abitate da quella classe operaia che nutriva maggiori
sentimenti antifascisti e che in seguito avrebbe contribuito
significativamente alla Resistenza. . Quel maledetto venerdì 13 agosto , furono
sganciate 245 superbombe da 4000 tonnellate, 430 bombe da 1000 libbre, 153
bombe da 500 libbre, circa 12.000 bombe incendiarie da 30 libbre a
combustibile liquido e circa 220 .000 spezzoni al magnesio. Questi ultimi
ordigni avrebbero dovuto alimentare il vasto incendio che richiamando aria
fredda avrebbe generato “la tempesta di fuoco” auspicata da Sir Arthur
Harris per incenerire il Milione di milanesi, che fossero di fede
antifascista o no. Quando il mattino del seguente 14 agosto, il Mosquito da ricognizione inglese fotografò da 8000 metri di quota la città, essa appariva devastata ma “purtroppo” non incenerita con grande disappunto del signore della guerra Harris.
Molti edifici stavano sì ancora bruciando, gran
parte delle industrie, Alfa Romeo, De Angeli, Innocenti, Isotta Fraschini,
Face, Bianchi ecc erano gravemente colpite, così come le stazioni
ferroviarie, insieme alla maggior parte degli edifici storici. Le case
distrutte furono oltre 4000 e altrettante gravemente danneggiate . In una
sola notte 150.000 milanesi rimasero senza tetto.
“Fortunatamente” le vittime non
superarono il migliaio e si evitò il terribile spettacolo delle città
tedesche dei vagoni ferroviari e i camion carichi di centinaia di migliaia
di corpi carbonizzati. A salvare i milanesi , oltre all’iniziale errore
di mira e dispersione conseguente del carico di bombe, furono la struttura
in pietra, mattoni e cemento delle case milanesi, diversa da quella lignea
delle tedesche, e l’anticiclone africano, che arroventando l’aria sino ad
alti strati impedì quell’afflusso verso il basso di aria fredda e
conseguente creazione della tempesta di fuoco che bruciò città come
Amburgo o Dresda.
Una tecnica che fu studiata accuratamente dagli
americani che la utilizzarono nei bombardamenti incendiari su Tokio che
carbonizzarono centinaia di migliaia di anziane donne e bambini, superando
gli effetti delle atomiche su Hiroshima e Nagasaki
Dopo questa breve pausa, sino al 17 agosto altre due volte Milano insieme a Torino furono ferite a morte onde spingere Badoglio a firmare la resa...
Nota a margine: si consiglia la lettura di “Le
Bombe dell’Apocalisse” di Giorgio Bonacina, ed. Flli Fabbri Editori ,
1972.
FINE PARTE TERZA S LEGGI PARTE PRIMA LEGGI PARTE SECONDA Antonio Camuso Archivio Storico Benedetto Petrone (dal febbraio 2024 Archivio Storico Benedetto Petrone -APS) mail : archiviobpetrone at libero.it Brindisi 31 agosto 2023 pagina rivista 25 luglio 2024
|
|