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4-dicembre 2016-NO/DAY 22 dicembre 1947 La vittoria del NO e 70 anni di attese inesaudite nella carta Costituzionale. Oggi siamo in molti a festeggiare la vittoria del No ad una riforma della Costituzione pasticciata, dannosa e non democratica. Da tanti il richiamo ai valori e ai principi a cui fecero riferimento i “padri costituenti” e nell’euforia della vittoria si tende a rimarcare come essa fu in quel particolare momento un ellemento fondamentale nella rinascita del nostro Paese dopo gli orrori della guerra in cui il fascismo ci aveva trascinato, ma è augurabile che se si vuol salvaguardarla e metterla al riparo da altri tenebrosi tentativi di rimaneggiamento involuticvo della Carta (vedi la ossessionante proposta Berlusconiana , in stile P_duista, di una repubblica presidenziale) occorrre che in essa possano poter finalmente aver voce chi invece contiua ad esserne estromesso nei diritti , nella dignità, nell’espropriazione della libertà. Parliamoci chiaro oggi la valanga di NO arrivata dal SUD ed in particolare dai giovani, va presa come un ultimo avvertimento e guai a chi : partiti, intellettuali, sindacalisti, continuerà a far orecchio di mercante , illudendosi che tutto possa scorrere come prima, poiché se non sarà la “società civile” a dare speranze, ci sarà ben presto chi seminerà illusioni fomentando odio ed egoismo, per una svolta autoritaria. E’ questa una riflessione che ha fondamenta nelle parole proprio del padre Costituente per eccellenza Terracini, il presidente di quell’Assemblea Costituente che il 22 dicembre del 1947, 69 anni fa , profondamente commosso diede l’annuncio dell’approvazione della Carta Costituzionale. La sua, più che una euforica esaltazione di quel risultato, fu invece l’appello e un lascito che riteniamo sin’ora inascoltato e inesaudito alle future generazioni e alle classi politiche che si sono susseguite nei successivi 70 anni. Terracini parlava chiara affermando che in quella Carta molti ancora si sarebbero sentiti esclusi se non si avesse lavorato per loro e se ciò non fosse accaduto, il rischio di ritornare indietro per tutto il Paese sarebbe stato sempre dietro l’angolo. Vogliamo oggi quindi , come Archivio Storico Benedetto Petrone, proprio il giorno della Vittoria del NO , riproporre quelle parole in stile per noi un po’ desueto di i Terracini, dopo il voto di 515 votanti, 453 sì e 62 contrari, che approvava la Costituzione: “- Noi consegniamo oggi a chi ci elesse il 2 giugno, la Costituzione,; noi abbiamo assolto il compito amarissimo di dare avallo ai patti di pace che hanno chiuso ufficialmente l’ultimo tragico e rovinoso capitolo del ventennio di umiliazione e di colpe: e con le leggi elettorali stiamo apprestando il ponte di passaggio da questo periodo ancora anormale ad una normalità di reggimento politico del Paese nel quale compete ad ogni organo istituzionale il compito che gli è proprio ed esclusivo; di fare le leggi, al Parlamento; al Governo di applicarle, ed alla Magistratura di controllarne la retta osservanza: Ma , forse sì, non tacciamolo, molta parte del popolo italiano avrebbe voluto dalla Costituente, qualcosa altro ancora. I più miseri, coloro che conoscono la vana attesa estenuante di un lavoro a cui prodigare le proprie forze creatrici e da cui trarre i mezzi di vita; coloro ched avendo lavorato per un’intera vita, fatti inabili dall’età, dalla fatica e dalle privazioni ancora inutilmente dalla solidarietà nazionale una modesta garanzia contro il bisogno; coloro che frustano i loro giorni in una fatica senza prospettiva chiudendo ad ogni sera una bilancio senza residui , pensanti e dotati di anima di un qualche gelido mostruoso apparato meccanico o forze brute di lavoro su terre estranee e perciò stesso ostili; essi attendevano che l’Assemblea realizzasse le loro ardenti aspirazioni, memori com’erano di parole proclamate ed eccheggiate. Noi lo sappiamo oggi che ciò avrebbe superato le nostre possibilità. Ma noi sappiamo di avere posto nella Costituzione altre parole che impegnano inderogabilmente la Repubblica a non ignorare più quelle attese, ad applicarsi risolutamente all’apprestamento di strumenti giuridici atti a soddisfarle. La Costituzione postula senza equivoci le riforme che il popolo italiano in composta fiducia rivendica. Mancare alll’impegno sarebbe nello stesso tempo violare la Costituzione e compromettere forse definitivamente lo avvenire della Nazione Italiana…”- ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE Brindisi 5 dicembre 2016
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