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RESISTENZA AL NAZIFASCISMO /62

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Resistenza

1947

 
 

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22 dicembre 1947

 

Quando la Costituzione corse il rischio di naufragare in nome di Dio… e fu salvata in extremis da Saverio Nitti.

Il messaggio di De Nicola: " L'Italia nostra amata e martoriata, dalle sventure sofferte e dai sacrifici affrontati saprà trarre ancora una volta, nella concordia degli intenti e nelle opere dei suoi figli, le energie necessarie per il suo sicuro avvenire, …

di Antonio Camuso

(Archivio Storico Benedetto Petrone)

 

 22 DICEMBRE 1947,  APPROVATA la COSTITUZIONE 

 

La data del 22 dicembre,  in cui l’Assemblea Costituente, con un voto segreto, approvò la Costituzione Repubblicana,  rappresenta una pietra miliare per la nostra democrazia.  Il lavoro durato 18 mesi conclusosi col voto di 453 si e 62 no, aveva avuto  un cammino travagliato, in un’Italia uscita distrutta dalla guerra che si dibatteva tra fame, razionamenti, disoccupazione, scioperi e violente repressioni di piazza.

Questo è quanto traspare dalla lettura dei giornali dell’epoca che salutarono l’approvazione solenne della Carta Costituzionale. Tra le copie digitalizzate dell’emeroteca dell’Archivio Storico Benedetto Petrone di Brindisi custodita presso la sede ANPI di Brindisi, la cronaca de “Il  Risorgimento” del 23 dicembre 1947 è forse la più significativa su come le ultime ore furono vissute sul filo del rasoio.

 

Da quella Costituzione il popolo italiano si attendeva molto , ma attendere altro tempo avrebbe significato acuire altre fratture nel campo politico e quello sociale.

Possiamo comprendere il sudore freddo che imperlò la fronte del Presidente dell’Assemblea Costituente l’on Terracini quando, nella seduta conclusiva, si ritrovò l’onorevole democristiano Giorgio La Pira, alzarsi e proporre un preambolo non di poco conto da apporre al testo costituzionale  che stava per andare in votazione finale:

“-Nel nome di Dio…. Proposta logica in un Paese religioso e cattolico come l'Italia, proposta confortata da tanti precedenti in altre Costituzioni estere e rispondente al sentimento della grandissima maggioranza dei cittadini “-

Con garbo il comunista Terracini evitò di entrare nel tema religioso e rimanendo sul formale ribattè che la questione dei preamboli era già stata esclusa in commissione.

La pattuglia dei  maggiori rappresentanti della sinistra Togliatti, Concetto Marchesi e Calamndrei pur con molto reverenza nei confronti dei sentimenti religiosi del popolo italiano,  riaffermarono la loro opposizione ventilando una frattura che avrebbe messo in pericolo l’intero lavoro di quei 18 mesi. Al contrario la destra monarchica e nostalgica coglieva al balzo la difficoltà del momento.

 A salvare la situazione fu  uno dei decani delle aule parlamentari d’Italia,  il liberale. Francesco Saverio Nitti, che rivolgendosi a La Pira gli chiese di ritirare questa sua proposta, rendersi conto della situazione, ed evitare che proprio nel momento in cui bisognava dar prova di unità, ci si dividesse:

 «E non facciamo — egli disse — che ci si divida, nel nome di Dio»

 Così la proposta fu ritirata ed ebbe seguito la votazione conclusiva.

A riappacificare gli animi, nel nome di Dio, fu  subito dopo l’intervento dell’on Vittorio Emanuele Orlando, rappresentante delle tre generazioni che fecero l’Italia :”- La  Costituzione è al disopra delle discussioni e si deve ad essa obbedienza assoluta perché non si possono concepire democrazia  le  libertà se  non sotto forma di obbedienza  alle leggi che un popolo libero si è date..Viva l'Italia! Dio salvi l'Italia!”
Nel discorso dell’onorevole Terraccini, Presidente dell’Assemblea, a suggello del voto, si possono cogliere  le preoccupazioni sulle tante attese rimaste deluse, ma anche il sollievo poichè un solo granello di sabbia nei difficili equilibri politici stabilitisi, avrebbe potuto avere  conseguenze fatali sul difficile  varo della Costituzione:

“- Ma forse,  non tacciamolo,  molta parte del popolo italiano avrebbe  voluto dall'Assemblea Costituente qualcosa altro ancora. I più miseri, coloro che conoscono la vana attesa estenuante dì un lavoro…: coloro che avendo lavorato per un’intera vita, fatti inabili dall'età, dalla fatica dalle privazioni ancora inutilmente aspettano dalla solidarietà nazionale una modesta garanzìa contro il bisogno; coloro che frustrano i loro giorni in una fatica senza prospettiva…essi si attendevano tutti che l'Assemblea realizzasse le loro ardenti aspirazioni…Noi lo sappiamo che ciò avrebbe superato le nostre possibilità Ma noi sappiamo di avere posto nella Costituzione altre parole che impegnano inderogabilmente a non ignorare tali attese..Mancare all'impegno sarebbe nello stesso tempo violare la Costituzione e compromettere forse definitivamente l’ avvenire della Nazione italiana”-

IL telegramma con cui il presidente De Nicola ringraziava l’Assemblea Costituente per il suo lavoro è ancora oggi un messaggioattualissimo di incitamento all’intero Paese di trarre dalla Costituzione quella unità di intenti  per risollevarlo dalle difficoltà contingenti offrendo il meglio che sa dare il popolo italiano, quando  ha di fronte a sè ostacoli che sembrano insormontabili.

"- L'Italia nostra amata e martoriata, dalle sventure sofferte e dai sacrifici affrontati saprà trarre ancora una volta, nella concordia degli intenti e nelle opere dei suoi figli, le energie necessarie per il suo sicuro avvenire, offrendo al mondo un nuovo esempio di eroiche virlù civili e un nuovo incitamento al progresso sociale”-

 

 

ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE

BRINDISI 22 DICEMBRE 2022,  RICORDANDO I 75 ANNI . 

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