"B
Brindisi
1 maggio 1971
Quando
il ritratto di Stalin fece infuriare i sindacalisti brindisini, ovvero
la disavventura di un giovane capellone ...apprendista maoista Autor
Antonio Camuso
(è consentita
la riproduzione a fini non di lucro dei materiali dell'Archivio
Storico Benedetto Petrone con l'obbligo di riportarne la fonte e
il nome dell'autore)
(vedi
anche ...a volte ritornano... Brindisi,
30 ottobre 69 cacciati dal sindacato i maoisti dal corteo operaio!
e il lupo perde il pelo ma non il vizio
Centrale
in costruzione di Cerano 24 luglio 1987, il giorno della vergogna per il
sindacato brindisinoSindacalisti
aggrediscono deputati ambientalisti )
Pino S. ancora oggi inforca un paio di
occhialini cerchiati in metallo color oro, in stile anni 70, e se pur
non porta più i lunghi capelli di cui andava fiero, quando lo
s’incontra, è sempre pronto ad accoglierti con un sorriso e ridere un
po’ sul nostro passato. Grazie a lui e a
Giulio Sarcinella, attraverso
le foto che hanno scattato durante gli anni 70, in occasione di cortei
manifestazioni, happening, o semplici foto di gruppo, è possibile
rivivere momenti della nostra giovinezza e scherzare su tanti nostri
sogni rimasti pure illusioni. Una foto purtroppo non è nella sua
collezione, perché allora non c’era possibilità di farsi un selfie e
riguarda un episodio in cui lui, suo malgrado, si trovò coinvolto,
giovanissimo, poco più che quindicenne.
Quel primo maggio del 1971 a Brindisi, è uno di
quegli episodi di cui certo il movimento sindacale brindisino non ci
si può vantare, e dove Pino fu vittima incolpevole di un ottuso
pregiudizio portato avanti sino alle estreme conseguenze da parte di
un’area della classe sindacale brindisna nei confronti dei cosiddetti
“ maoisti”.
Un episodio di cui il sottoscritto, presente a
quell’aggressione, ne vuol parlare, senza rancori e con molta
autoironia, perché qualcuno dei protagonisti non c’è più e noi, allora
giovanissimi “contestatori e capelloni”, oggi quei pochi peli che
abbiano sulla zucca son diventati grigi.
1 maggio 1969
Via Bastioni San Giacomo, sede dell’Unione dei
Comunisti Italiani (marxisti –leninisti)
Nicola Lioce,
che funge da segretario politico
della locale sezione dell’UCI
(m-l),
ha passato la notte ad affiggere per
i muri della città i manifesti che il “partito” ha inviato per
l’occasione nelle sedi di tutta Italia: w il Primo Maggio rosso!
Insieme
con essi ci sono stati inviate delle gigantografie dei numi tutelari
del marxismo –leninismo: Marx. Lenin, Engel, Stalin e Mao. Queste
enormi foto sono state incollate su dei cartelloni che Nico ha fatto
commissionare da un falegname e che impugneremo durante il corteo che
si svolgerà da lì a poco per le vie della città.
Ci ritroviamo in
poco più di una decina tra studenti, operai e dirigenti politici:
Nicola Lioce studente-operaio, Giacomo operaio
nel Petrolchimico, Stefano operaio
della SACA,
Gino Carrino
operaio della Sidelm, il
sottoscritto, Pino S e Lucia P
studenti
dell’ITIS G Giorgi di Brindisi, Giovanna studente del classico da poco
simpatizzante, Carlo P. studente dello Scientifico e qualcun altro di
cui non ricordo il nome.
Attendiamo
impazientemente l’arrivo dei compagni del nucleo di Mesagne
che ci hanno garantito la presenza,
ma a quanto pare, il treno che li conduce a Brindisi quel giorno è in
ritardo. Giunta l’ora stabilita della partenza del corteo, si decide
che un gruppo di noi
lo raggiunga mentre qualcun altro,
ovvero io e Pino si attenda i compagni di Mesagne.
Poco dopo i mesagnesi
giungono: tra di loro c’è il loro leader
Coco
F., (che in seguito diverrà un famoso avvocato del diritto di lavoro
della CGIL), c’è Cochis, c’è il simpaticissimo “Cicora”,
poi l’indimenticabile Tullio Caramia
e le loro
relative ragazze.
Indossati i
fazzoletti rossi e impugnati i cartelli con le gigantografie, ci
s’incammina verso il corteo. Perché sicuramente esso è già
partito dalla stazione ferroviaria, imbocchiamo
la
scorciatoia che risalendo la salita dei giardini prospicienti la Croce
Rossa, incontri il corteo dinanzi al Classico, dove Via indipendenza si
congiunge con il Corso Roma.
Il sottoscritto a causa
dei postumi di un grave incidente motociclistico di
qualche
mese prima, ancora sofferente, arranco dietro i compagni, largamente
staccato e giunto finalmente
su Corso Roma mi ritrovo in un
bailamme incredibile tra urla e spintoni, nopn comprendendo
cosa stia succedendo.
-“-Possibile che i
fascisti brindisini abbiano avuto l’impudenza di attaccare il corteo
sindacale del Primo Maggio?-
mi domando incapace di
realizzare ciò che sta avvenendo.
Alcuni individui
si sono lanciati sui miei compagni che imbracciavano i
cartelli, volano schiaffi e insulti,
mentre il corteo
è praticamente fermo.
Il povero Pino S
è praticamente disteso sul cofano di
una macchina parcheggiata su Corso Roma dal lato ingresso secondario
della “Pietà”, circondato da un gruppo di energumeni che gli hanno
sfasciato il cartellone
in testa.
La cosa
se non fosse
tragica politicamente, andrebbe bene
per uno di quei film comici di Stalio e Ollio, poichè
il viso del povero Pino S
occupa nel cartellone l’immagine
baffuta di Giuseppe Stalin… Impedito dall’intervenire dall mio
momentaneo problema fisico a una gamba, tiro fuori dalla mia testa uno
slogan da urlare:
-“Fascisti carogne
uscite dalle fogne!”-
Trascinandomi
appresso
i miei compagni e qualche altro
simpatizzante della sinistra extraparlamentare.
I sindacalisti che si
erano lanciati inferociti sul povero Pino-Giuseppe Stalin, come tori
che vedono sventolare il mantello rosso del toreador,
rimangono interdetti da tanta
veemenza e abbandonata la loro vittima sacrificale all’anti comunismo
viscerale, se ne vanno soddisfatti in testa al corteo.
Una soddisfazione,
molto simile
a quella
che si leggerà sul viso di
soggetti
simili, se non proprio gli stessi, che anni dopo assaliranno i
deputati verdi dinanzi al Cantiere della Centrale a Carbone di Cerano…
Il lupo perde il pelo ma non il vizio…
Oltre il danno anche la beffa
Durante l’estate
incontrai
Pino, che dopo quell’episodio era
rimasto un po’ in disparte dalle attività politiche del nostro gruppo,
e mi raccontò come quella disavventura avesse avuto un seguito
altrettanto spiacevole.
Il proprietario dell’automobile sulla
quale Pino era stato scaraventato, si era rivolto in questura per
sapere con chi se la doveva prendere per
i graffi che aveva riscontrato sulla
carrozzeria
e quei bravi agenti, invece di
fornire i nomi dei sindacalisti assalitori, diedero il nome del povero
Pino, l'assalito,
con la conseguenza che suo padre fu costretto a rinfondere i danni dell’auto….
Tratto da “ i ricordi di un giovane maoista”
Di Antonio Camuso
Brindisi 1 maggio 2019
NEL CASO FOSSE STATA VIOLATO IL
DIRITTO DI AUTORE SIAMO PRONTI A RIMUOVERE QUANTO SEGNALATO.
Inviare segnalazioni a archiviobpetrone at libero.it o
pugliantagonista at libero.it |