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Osservatorio sui Balcani di Brindisi
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ANNUARIO

 

Brindisi:

Pagine dell'annuario 1963/1

 

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1967

Benussi Bruno


Una rivista del 1963 con i segreti dell'ipersonico russo che acquisterebbe la CIA…

Eravamo quattro amici al bar…ed inventammo il missile ipersonico… ma dimenticammo di brevettarlo.

Maggio, 2023.Ogni scavo archeologico presenta le sue sorprese e il ritrovamento di un particolare reperto può scatenare emozionanti flash-back nel “ricercatore”. Così è stato per il sottoscritto durante lo “scavo archeologico” nella Valigia delle Indie, dando una mano all’amico Galiano Lombardi nell’organizzare il definitivo trasloco di ciò che rimane dello storico negozio di antiquariato, in via Tarantini, a Brindisi.

Nelle mensole di una polverosa libreria è spuntata una rivista tecnica di sessant’anni fa, la cui copertina mi ha riportato indietro agli anni della mia adolescenza e a un episodio che avevo ormai dimenticato, ma che ha attinenza con l’attualità.

Prima di leggere il racconto, le avvertenze: Non provate a giocare con qualsiasi materiale infiammabile o esplodente!!!Se vedete un oggetto che può sembrare un ordigno o anche un petardo abbandonato, avvisate subito le forze dell’Ordine! Non fate avvicinare nessuno sino all’arrivo degli esperti!Le dimensioni anche piccole dell’oggetto, non devono indurvi a pensare che esso sia innocuo e quindi da maneggiare! Anche i fuochi d’artifizio natalizi non metteteli mai nelle mani dei minori!

…Era l’estate del 1967, gli esami di scuola media si erano felicemente conclusi per noi quattro amici per la pelle, ragazzini appena quattordicenni, salvo Giuseppe che da ripetente ne aveva un paio più di noi.

In tre, il sottoscritto, Lorenzo e Franco c’eravamo iscritti all’ITIS G. Giorgi e ci auguravamo di ritrovarci nella stessa classe, mentre Giuseppe, figlio di ragazza madre, dalle difficili condizioni economiche, e con un carattere ribelle, aveva scelto l’istituto professionale, sperando di trovare nel frattempo un lavoro da apprendista. Negli ultimi mesi di frequenza della terza media in via Asmara noi quattro, incoraggiati dal nostro indimenticabile professore di applicazioni tecniche Benussi Bruno, profugo giuliano di Fiume, c’eravamo sbizarriti nel campo delle costruzioni dilettantistiche, e trascinati dal sottoscritto, appassionato di aereonautica, avevamo prodotto riproduzioni di aeroplani della Seconda Guerra Mondiale in balsa e compensato, e poi cimentati nella costruzione e nel collaudo di alianti e veleggiatori a molla.   Lavori che avevano preso spunto dai progetti pubblicati su vecchie riviste, del “fai da tè”, eredi della storica “Sistema A “ (A come arrangiarsi) e che mi ero procurate, attingendole dalla libreria di mio zio Pedote Giacomo, operaio elettricista, che da anni ne faceva collezione.

Da tempo avevo adocchiato tra esse, un numero di Tecnica Pratica,in edicola quattro anni prima, nel marzo del 1963 (esattamente sessanta’anni fa) con una copertina allettante e che aveva messo l’acquolina in gola al sottoscritto e il prurito nelle mani a noi piccoli scienziati aerospaziali in erba.

“Castor “missile per principianti.

Emulare il ragazzo che stringeva un missile che poi prendeva il volo, era il nostro obiettivo di quell’estate e col quale avremmo festeggiato alla grande il nostro ingresso nell’età giovanile e nel mondo della tecnica.

 L’articolo, come nelle precedenti autocostruzioni, era stato letto e riletto decine di volte dal sottoscritto ed avevo convinto gli altri miei amici a unire le nostre forze e conoscenze.  Paradossalmente, se oggi qualcuno pubblicasse lo stesso articolo, correrebbe il rischio di ritrovarsi dinanzi la porta di casa una squadra speciale dell’antiterrorismo e sorbirsi un bel processo perincitamento a produzione di ordigni da guerra … spegnendo così ogni giovanile entusiasmo nella sperimentazione.

Dovendo attenermi alle normative attuali vi posso solo dire che recuperai da mio nonno agricoltore lo zolfo in quantità industriale, Giuseppe fece una “visita” presso l’ex-infermeria del campo di accoglienza degli ebrei emigranti per la Palestina (Babylandia), ormai vandalizzato da anni, e trovò il clorato di potassio.

La polvere metallica misteriosa (che non cito, così evito una denuncia), Lorenzo riuscì a trovarla grazie al padre che lavorava da operaio nel cantiere dell’ENEL di Brindisi Nord (Costa Morena).  A “dar fuoco le polveri” con le dovute precauzioni sarebbe dovuta essere secondo la rivista, una miccia “Jetex” per aereomodellismo che naturalmente a Brindisi non riuscimmo a reperire, ma in questo caso i manuali di mio padre artificiere capo, che aveva sparsi per casa , mi diedero una mano.

Ne costruimmo una con la polvere da sparo che utilizzava mio nonno Pietro per ricaricare le cartucce da caccia e del filo di canapa di un sacco per agricoltura che lui aveva in magazzino.

Il primo lancio fu incoraggiante, anche se il missile (di formato ridotto) ricadde dopo un volo di meno una decina di metri in un area deserta delle campagne della Minnuta, con il rischio che ci cadesse sulla testa. E grattandoci la testa che ci venne l’idea di apportare una modifica sostanziale al progetto della rivista: perché non fare in modo che dopo il primo stadio non si innescasse una seconda combustione che aumentando la spinta  lo accellerasse portandolo più in alto???

In questo caso occorreva fare costruire un razzo con una camera di combostione più capiente e come propellente qualcosa di più potente e non potevano essere quei pochi grammi di polvere da sparo, sottratti a mio nonno cacciatore. Ricordai che l’anno prima avevo ricevuto una sonora ramanzina da parte di mio padre per aver fatto incetta presso Punta della Serrone, dove erano le batterie navali, di proiettili di mortaio in cattivo stato di conservazione, oltre che cartucce di mitragliatrice,  abbandonati dalla fine della seconda guerra mondiale.

Approfittando di una gita al mare con mia zia Maria, rifeci un’incursione presso il luogo ove ancora si trovavano queste munizioni corrose dalla salsedine e dalla ruggine, e dalle quali fuoriusciva la polvere esplosiva di cui feci incetta. Come ottenere da essa una combustione lenta a stadi e non un unico botto che avrebbe mandato in pezzi la nostra V2?

L’aver aiutato mio nonno a ricaricarsi le cartucce da caccia e i manuali di mio padre artificiere mi diedero l’idea, anche se poi mancò il tempo di procedere a step nella sua messa punto. Il problema di passare la polvere da stato “granulare” a stato solido e fare in modo che essa bruciasse per tappe, fu risolta con la colla Artiglio che mio padre utilizzava per ripararsi le scarpe e dei cartoncini di cartone pressato e “opportunamente trattati” furono usati come diaframmi …

Insomma, giunse il giorno del giudizio,: Franco,  quello con la testa più a posto,  disse che aveva un impegno, Lorenzo, disse che aveva truccato il suo primo motorino cinquanta e che andava a fare le gare di scommessa di velocità con quelli del “Paradiso” … ci ritrovammo Giuseppe ed io, da soli a collaudare la nostra V2. 

Grazie ad una miccia più lunga facemmo sì che dopo averle dato fuoco potessimo ripararci in una vecchia costruzione rurale abbandonata.  Il missile, a quanto pare appesantito o mal equilibrato, partì ondeggiando, poi come in un film comico incominciò a zigzagare a velocità impressionante e quando terrorizzati lo vedemmo puntare verso di noi…esplose con un botto che a casa ci dovemmo cambiare le mutande e chiudemmo definitivamente la nostra carriera di scienziati aerospaziali.

In questi giorni, a sessanta anni di distanza scopriamo che il principio di quel missile è applicato dai russi per i missili ipersonici e che la CIA sembra paghi bene per scoprire il loro segreto… quanto varrà la copia di questa Tecnica Pratica del 1963, se scrivo a Biden e la vuole?  I dollari poi, li dividiamo a metà tra il sottoscritto e Galiano, e brinderemmo in ricordo dell’assente buon’anima Giancarlo…

Antonio Camuso

Archivio Storico Benedetto Petrone

 mail : archiviobpetrone at libero.it

Brindisi, 18 maggio 2023, sessant’anni dopo

 

 

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