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Il mio giorno del ricordo Dedicato al mio professore di disegno ,Benussi Bruno, Istriano . Scuola media via Osanna , quartiere Cappuccini , Brindisi,anno 1964 Ragazzini di seconda media, dai nostri compagni più grandi fummo informati che avremmo avuto per i due anni a venire un professore di disegno e di applicazioni tecniche di eccezione : Benussi Bruno, esule istriano, dal viso e i capelli rossicci e gli occhi azzurri come il mare del suo paese. Di lui si diceva che fosse capace come Giotto di fare con il gesso, su una lavagna, un cerchio perfetto e poi dividerlo in ennesime parti perfettamente uguali per trarne poligoni dalle innumerevoli facce. Ben presto avemmo la conferma che queste voci erano totalmente vere, come anche il suo carattere rude e schietto col quale sapeva imporsi a un branco di teenager come noi, del corso A, difficili da far stare a freno sui banchi. In quei due anni ci fornì del necessario bagaglio culturale per poter poi accedere agli istituti tecnici, che in quegli anni sfornavano il personale per le giovani industrie brindisine , ma richiestissimi anche in Nord Italia e incontrandolo anche dopo molti anni, lo salutavamo con affetto e tanto rispetto. Lui aveva lavorato, prima di lasciare la sua terra presso le industrie navali e aeronautiche e fu contentissimo quando, invitandoci a produrre dei lavori di piccolo artigianato, io e un paio di amici, stanchi dei soliti ghirigori col seghetto di traforo ci dedicammo all’aeromodellismo. In via Osanna la mattina , ci radunavamo mezz’ora prima che suonasse la campanella d’ingresso e trasformavamo la strada in un piccolo aeroporto con lanci di alianti e veleggiatori a molla, mentre per fine d’anno producemmo un mostra di modellini statici di aerei della seconda guerra mondiale. Al poveretto gli facemmo passare un mezzo guaio poiché questa esposizione di aerei con coccarde, croci uncinate e fasci littori fu presa con sospetto dal preside credendo che lui ne fosse l’artefice per qualche nostalgico scopo politico. Fu l’unica volta che, messo in difficoltà, chiese a noi bambini di aiutarlo. Io feci la mia parte costruendogli una serie di modellini in balsa, di caccia americani ed inglesi ristabilendo la par conditio violata e la riabilitazione del professore. Benussi viveva in una modestissima casa popolare insieme alla moglie ed era uno dei pochi “fiumani” rimasti in città negli anni 60, dopo che la maggior parte di quelli che erano giunti dal 43 in poi , avevano lasciato Brindisi dopo aver atteso inutilmente per anni che i loro progetti di insediamenti industriali ed edilizi fossero approvati da una burocrazia malevola ed una classe politica interessata solo a sfruttare dei profughi l’immagine negativa del “comunismo titino”.Vedi Il consorzio Fiume -Brindisi Benussi non si prestò mai a far da megafono a tutto ciò, a lui interessava trasfondere nei bambini a lui affidati la conoscenza del lavoro di fabbrica, imponendoci di ragionare con la nostra testa, di esser capaci di risolvere i problemi pratici usando le mani ed il cervello e trarne da ciò un’immensa soddisfazione e di tutto ciò noi, suoi alunni , ne fummo eternamente grati . Nelle domeniche d’inverno, quando il vento del nord , spazzava i moli del porto usualmente utilizzati per la passeggiata dai brindisi, lo si trovava in compagnia di un pugno di suoi compaesani che, dopo aver bevuto un bicchierino di grappa si scambiavano ricordi e confidenze , imperterriti del freddo polare, guardando quel mare che bagnava la loro lontana tramontana penisola istriana. A noi bambini , in quei giorni ventosi , quando lo si incontrava , ci accoglieva con un sorriso smagliante e stropicciando le sue grandi mani ci diceva: ”-Aria di casa mia!”- Brindisi 18 febbraio 2010 Antonio CamusoOsservatorio
sui Balcani di Brindisi
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