Archivio storico"Benedetto Petrone"
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LA BATTAGLIA DI NATALE 1941 La lezione della STORIA ai Nazifascismi NATALE 1941, fronte Russo, l’inizio della fine di Hitler e Mussolini. una caricatura del pittore sovietico Efimof Provare ad immaginare di cambiare la Storia con i “se…” è stato un esercizio nel quale molti ci hanno provato e continueranno a farlo. Lo fecero Hitler e Mussolini oltre 70 anni fa aggredendo l’Unione Sovietica, credendo di dare una lezione al più grande stratega europeo sino allora conosciuto:Napoleone Bonaparte, ipotizzando che se avesse avuto carri armati ed aviazione non avrebbe fatto la fine che conosciamo. Purtroppo non credettero al coraggio del popolo russo e dell’alleato Generale Inverno che in quel dicembre 1941 si manifestò con temperature di oltre 40 gradi sottozero. Nota inserita dicembre 2022: nell'attuale fase della guerra tra RUssia e UCRAINA/NATO, le operazioni di bombardamento sulle strutture ergetiche ucraine, sono un evidente richiamo a quella strategia russa di utilizzare il fattore inverno
A sentire le previsioni meteo di questi giorni ( il testo è stato redatto nell'inverno 2015 , eccezionalmente caldo) con i moscoviti che fanno il bagno nei fiumi e corrono allegramente per i parchi di Mosca, farebbe venire da dire che “se i nazifascisti avessero avuto a disposizione queste condizioni, la Storia avrebbe potuto-purtroppo- cambiare corso” Fortunatamente sappiamo che invece la neve e il gelo resero impossibile la vita anche alla lubrificata macchina da guerra nazista, mentre peggio si trovarono i 60.000 soldati italiani del CSIR (Corpo di spedizione Italinao in Russia) , nonostante gli sforzi del generale Messe che li comandava di dotarli di autocarri e indumenti invernali consoni acquistati in tutta fretta in Romania ed Ungheria . In cambio per averli comandati in quelle condizioni, il generale Messe ricevette da Hitler la Croce di Ferro che portò al collo con orgoglio. Alla fine di quell’inverno durissimo del 1941, si contarono tra essi oltre tremila congelati con relative amputazioni di arti ed una percentuale di congelati del doppio in confronto ai tedeschi che erano schierati lungo un fronte che raggiungeva il Baltico. Con il carburante che congelava nei serbatoi, e la neve che bloccava le ruote, gli stessi muli non ce la facevano ad avanzare . Così, quando la mattina del Natale del 1941, contro le divisioni italiane schierate sul fronte Sud, si lanciarono migliaia di cosacchi a cavallo , appoggiati da artiglieria e carri armati, tutte le fandonie della propaganda fascista che parlavano loro della imminente file del bolscevismo, andarono in frantumi, tramutandosi in una battaglia all’ultimo sangue e tantissimi morti sotto la neve. Chi riuscì a sopravvivere a quella battaglia non se lo dimenticò mai e i numeri parlano chiaro. Quando la sera di Natale la battaglia andava a concludersi e giungevano a rinforzo i carri armati e le truppe di rincalzo tedesche che avrebbero permesso una piccola controffensiva sino al 28 dicembre , si potè capire quanto era costata quell’offensiva sovietica di poche ore: 168 morti, 715 feriti, 207 dispersi, 305 congelati da parte italiana , mentre da parte russa giacevano sul terreno duemila soldati e oltre a 1500 prigionieri. Nella neve i morti dell’una e dell'altra parte erano praticamente indistinguibili, sottolineando ancora una volta come quella fosse una folle strage di proletari, la maggior parte figli di contadini, scatenata da un criminale disegno di conquista e di sopraffazione razzista ideato dal regime nazista ed appoggiato dal fascismo italiano.Poco valsero le decine di Medaglie al Valore distribuite dopo quella battaglia. Poco più di un anno dopo i superstiti dell’Armata italiana sconfitti sul DON furono fatti rientrare di nascosto in Italia, senza medaglie, come se quella ritirata fosse colpa loro. A molte migliaia di chilometri più a nord, la battaglia di Mosca era irrimediabilmente perduta e i tedeschi che nel giorno dell’anniversario della Rivoluzione Russa erano nei sobborghi di Mosca, a dicembre erano costretti ad arretrare sotto il rullo compressore del Maresciallo Zukov, che si sarebbe fermato solo a causa del grande Gelo. Il 30 dicembre 1941 i carri armati e la fanteria russa riconquistano Kozielsk e ai margini delle strade giacciono i cadaveri dei soldati tedeschi. Emblematica è una foto scattata quel giorno di un cadavere di un fante tedesco schiacciato come una sardina sotto i cingoli di un carro “Stalin”. Arrendersi o perire! E’ il monito con il quale è diffusa quella foto dall’Armata Rossa! La strada per Berlino sarà lastricata di decine di milioni di morti. Arrendersi o perire! Sarà scritto sul proclama del CLN Alta Italia a nome di tutta la Resistenza , il 25 aprile del 1945, chiamando all’insurrezione, 70 anni fa. Oggi come ieri sappia chi crede di attentare alla libertà e alal dignità umana in nome di ideologie e credi razzisti, nazisti e fascisti , che si troverà dinanzi allo stesso monito. Antonio Camuso Archivio Storico Benedetto Petrone Natale 2015 archiviobpetrone at libero.it pagina rivista dicembre 2022 pubblicato anche su http://pugliantagonista.blogspot.it/ e Bellaciao.it
Foto pubblicate da :Sette Anni di Guerra e provenienti da cinegiornali d'epoca
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