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C’è un fantasma che si aggira
nei mercati finanziari mondiali…il suo nome
China Evergrande Group
ovvero il rischio crollo dell’impero del
più grande studioso moderno di economia marxista nonché un degno
organizzatore leninista.
Di Antonio Camuso(18/9/2021) articolo sconsigliato per coloro
che mettono un like ai titoli senza leggere i contenuti…
premessa:
La leggenda,
tra mito e realtà
L’uomo di cui parliamo è
Hui Ka Yan, figlio di un povero taglialegna cinese e
che sin da piccolo volle riscattare la sua umile condizione attraverso lo
studio dei classici del marxismo nelle scuole Quadri del Partito Comunista
Cinese.
I suoi excompagni di scuola, e di giochi, ricordano
come lui si ostinasse a studiare per comprendere i meccanismi
oscuri del saggio di profitto, del plusvalore e cercasse di applicarli sui
suoi coetanei, scambiando le loro colazioni con le figurine raffiguranti
i membri del Comitato centrale che
il giovane Hui Ka Yan dipingeva la notte, a lume di candela nella
sua capanna.
Alla domanda dei ragazzini
dove poter riporre le figurine, HUI riuscì a risolvere
il quesito, inventandosi l’equivalente dell’album Panini,
corrompendo un funzionario di partito con il primo stok di pane e
prosciutto di cane, in cambio di vecchie pubblicazioni della cellula
locale del Partito, rimaste in bianco a causa dell’avaria della vecchia
macchina tipografica e stoccate in un sottoscala.
Nei seguenti 35 anni di vita di Partito la sua intraprendenza
crebbe a dismisura, così come cresceva la sua conoscenza delle debolezze e
delle illusioni di cui vive l’animo umano.
La parola d’ordine
comunista:”- ad ognuno secondo i suoi bisogni!- riuscì a coniugarla
con l’accrescere della sua influenza
nel Partito.
I principi leninisti dell’organizzazione bolscevica del Partito,
studiati così a lungo , furono i principi fondanti della rete con la quale
riuscì a costruire in seguito il suo impero che, al momento giusto, con il
nuovo corso economico cinese e la sconfitta della banda di Shanghai, prese
il nome di China Evergrande Group, nel 1996.
A distanza di 20 anni, il
figlio del povero spaccalegna, nel 2017 fu nominato dalla rivista Forbes,
l’uomo più ricco dell’Asia,
con un patrimonio netto di circa 45 miliardi di dollari, gestendo la metà
del mercato immobiliare di lusso cinese, ovvero fornire case e quartieri
da sogno per la classe dei nuovi ricchi cinesi, radendo al suolo ed
espropriando i terreni dove insistevano le abitazioni contadine ed operaie
nei quartieri storici, al grido:-“ diamo un nuovo volto e un
bel biglietto da visita
agli investitori occidentali.-“
La capacità di drenare soldi da un infinità di fonti legali e
“underground” e contemporaneamente
la capacità di mettere sul mercato milioni di azioni della sua
società proveniva dai suoi profondi studi da marxista leninista , nei
tempi bui in cui andava scalzo a scuola, leggendo il Capitale, i
Grundisse, le lotte operaie in Francia tra il 1948 e 1950, di Marx ed
Engels.
Di quest’ultima parte ne aveva approfondito sin da giovane lo
studio degli scandali finanziari legati
alle vicende della Banca di Francia
di cui si occupò Marx nel suo epistolario con Engels.
L’arte del Fallimento.
Ma, come ogni bravo studioso marxista proseguì questi studi con
la disanima di altri scandali finanziari, quali per esempio quello della
Banca Romana di fine 800 , in Italia, Da questi studi si convinse che
per un buon
speculatore finanziario come ogni bravo
banchiere per non correre il
rischio di essere linciato, fucilato, impiccato, fatto a pezzi fisicamente
e politicamente,dai suoi creditori, deve far sì che il suo rischio di
fallimento sia il più grande
possibile e che esso possa ricattare
il Gotha politico e finanziario del suo paese
messo in pericolo da quel fallimento e quindi costringerlo
a salvarlo. La cronaca dei nostri giorni
Mentre i media in
queste ore si ostinano a porre l’attenzione sulle frizioni
politico-industriali tra USA e Francia per via della vendita dei
sottomarini nucleari anti-Cina venduti all’Australia, si tengono lontane
dalllle prime pagine le voci allarmanti che vengono dai mercati finanziari
mondiali sul possibile crollo di uno dei pilastri dell’economia rampante
cinese: il colosso China Evergrande Group.
Too big, to fail
C’è una frase che sta tornando a
circolare presso le agenzie di fixing e che sta facendo impallidire più di
un operatore di borsa, ed è la stessa che circolava al tempo della crisi
del 2008 e del crollo della
bolla del mercato immobiliare USA, che a sua volta innescò una crisi
mondiale con gravi ripercussioni economiche e politiche anche in Italia,
facendo schizzare in alto il gradimento per i partiti sovranisti-populisti
d’Europa.
La frase è : too big, to fail,
ovvero troppo grande per fallire…
La tigre di carta cinese e il crollo
delle China Evergrande Group.
Il diagramma delle quotazioni del
secondo più grande gruppo immobiliare cinese , La Chine Evergrande, mostra
una corsa impietosa verso il precipizio,con la perdita del 90 percento del
valore delle azioni dall’inizio dell’anno.
I piccoli investitori, i piccoli
risparmaitori cinesi, in queste ore stanno
assediando gli uffici bancari della Evergrande, mentre il gruppo ha
rastrellato 9 miliardi di dollari per chiedere una boccata di ossigeno ai
suoi debitori a cui deve oltre 300 miliardi di dollari, a fronte di un
valore liquidabile in 43 miliardi.
Diversi agenzie di rating sono già intervenute tagliando il
rating, sino al limite di titoli spazzatura ma
trattenendosi dal
definirli inesigibili.
Perché dichiarare il
fallimento del gruppo avrebbe conseguenze catastrofiche e a valanga,
sia sui grandi fondi di
investimento internazionali, ma innanzitutto sull’economia cinese
trainante l’intera economia mondiale e da cui in particolare l’Europa e le
sue piazze finanziarie sono fortemente dipendenti.
Problemi per ricchi capitalisti e speculatori finanziari?
Lascio ai grandi cervelloni
studiosi di economia capitalista che si autodefiniscono marxisti,
che in questi anni si son dibattuti se essere o non essere per il
sovranismo, essere o non essere europeisti , cinesi o anticinesi , ma come
i vescovi bizantini che
continuarono a disquisire sul sesso degli angeli , mentre i Turchi stavano
per entrare a Costantinopoli assediata, e sterminati uno ad uno…
Il collasso del gigante immobiliare potrebbe avere un effetto
domino non solo nel sistema finanziario cinese, ma anche in quello
internazionale, visto che i maggiori creditori sono due importanti asset
manager come Amundi (il più grande gestore patrimoniale d'Europa) e UBS
Group e Vanguard
e Blackrock Institutional Trust, che negli ultimi tempi sono corsi ai
ripari riducendo il loro
portafoglio cinese, ma dietro di essi quanti altri “sottofondi” sono
coinvolti?
Quanti fondi non azionari ma obbligazionari, hanno in portafoglio
obbligazioni di società che potrebbero essere coinvolte
in questo vortice, se Evergrande fallisse?
Quanti piccoli risparmiatori,
pensionati in questi ultimi
anni hanno inconsapevolmente aderito a proposte di investitori
istituzionali, Banche Poste e non sanno
quanto potrebbero rischiare?
A mio avviso ognuno di questi
investitori dovrebbe avvisare i propri clienti, ma…
vogliamo correre il rischio di creare il panico e
far scoprire da quanti
exvenditori di Album Panini “alla cinese”
provenga il rischio di
scoppio della bolla finanziaria
più grande di questo secolo? E scoprire quindi
l’immensa fragilità del potere del
capitalismo dell’era della Globalizzazione?...
Fine Parte Prima
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